lunedì 30 aprile 2012

Per Elisa



Grazie Elisa per la gioia che mi hai dato donandomi il tuo premio, anzi due, ti ringrazio tanto e ti dedico questi fiori che ho fotografato lo scorso settembre nelle montagne della tua Genova (Parco naturale del Beigua, Foresta della Deiva)

Un altro premio, anzi due



Elisa del bellissimo "lacrime di carta e inchiostro"lacrimedicartaeinchiostre.blogspot.com ancora una volta ha voluto premiare il mio blog, ne sono felicissima ed anche orgogliosa. Ora non sto a spiegarvi di nuovo, l'ho fatto pochi giorni fa, quanto e perchè per me è importante il blog, vi direi le stesse cose...e adesso veniamo ai 5 blog a cui io offro il premio:

A thai pianist di Vaty

Il baule ideale di Grazia

Appuntario di Toinette

Beatris click

La stanza di Virginia di Silvia

Le regole sono che dovete dire due parole a chi vi ha dato il premio, spiegare quanto e perchè il blog è importante per voi e donare il premio ad altri 5 blog.




Questo premio, invece, Elisa lo ha donato a tutte le sue lettrici, anch'io questa volta passo e lo dono a tutti voi cari lettori e lettrici, ve lo meritate tutti perchè siete tutti splendidi

Amore



" L'amore significa pene e angoscia,
estasi, vergogna,
paradiso e inferno;
significa vivere intensamente
e noia indicibile,
significa libertà e schiavitù;
significa pace e tormento.
( Maugham)

domenica 29 aprile 2012

Sallustio/ La corruzione dei costumi



Ed eccoci  quasi alla fine di questo ciclo di post sui grandi del pensiero greco e latino. Ieri è uscito in edicola il diciottesimo volume e incontriamo Sallustio con "La congiura di Catilina", la prefazione è di Giuseppe Bedeschi.

" La congiura di Catilina è il primo capolavoro della storiografia latina. Scritta poco dopo il ritiro dalla vita politica, deciso in seguito all'uccisione del suo protettore Giulio Cesare, " La congiura di Catilina " tratta di fatti e persone che Sallustio conosceva bene: Catilina, il nobile spiantato e ambizioso,; Cicerone "homo novus"  autonominatosi  difensore delle istituzioni repubblicane; Catone e Cesare, i due soli e mirabili esempi dell'antica grandezza.
Ma scrivendo la storia della congiura, Sallustio indaga in realtà la crisi di tutto un sistema economico e sociale, descrivendo in pagine dal raro fascino narrativo e di acuta penetrazione psicologica le ragioni del malessere che di lì a poco avrebbero portato alla fine irrevocabile della Repubblica."


"La congiura di Catilina è opera assai ricca< di riflessione storica. A una attenta lettura essa mostra un'ambiguità di fondo, quasi che fosse composta di due strati, che corrono paralleli tra loro, senza fondersi o amalgamarsi.
E in ciò è da individuare uno dei motivi del grande fascino che emana da quest'opera."
( dalla prefazione di G.Bedeschi)

sabato 28 aprile 2012

Amicizia



" In realtà niente è più lontano
dall'infanzia che l'amicizia, 
nessun sentimento esige tanta maturità,
nessuno è altrettanto severo,
altrettanto fragile
e nessuno è più necessario.
C'è disperazione nell'amicizia.
( Hector Bianciotti, Il passo lento dell'amore)

venerdì 27 aprile 2012

Saffo/ Il linguaggio dell'amore



Ieri è uscito il diciassettesimo volume dei "Classici del pensiero/greci e latini" e ci viene presentata la poetessa Saffo con "Poesie" la prefazione è di Mario Andrea Rigoni

Per chi ama la poesia il nome di Saffo rappresenta ormai un mito senza tempo.
Ma la sua voce, così straordinariamente limpida e intensa, giunge dalle remote lontananza della Grecia antica, dalle emozioni vissute all'interno di un raffinato sodalizio femminile. Nata nell'isola di Lesbo intorno al 650 a.C., Saffo canta l'amore come malattia e turbamento sconvolgente dell'animo, come tenerezza che perdura nella nostalgia della memoria, ma anche lo strazio della solitudine e la malinconia del tempo che scorre e separa.


"Nella poesia di Saffo emerge e regna l'io: quella soggettività che, sul piano teorico, potrà affermare i suoi pieni diritti solo in epoca romantica"
( dalla prefazione di M.A. Rigoni)

giovedì 26 aprile 2012

Dedicato a Audrey


Grazie Audrey per il graditissimo premio!

Il mio quinto premio



Ho ricevuto il mio quinto premio e devo confessare che sono felice e orgogliosa perchè vuol dire che il mio blog significa, anche per le altre persone, qualche cosa. Ringrazio tanto Audrey autrice di "cafè noir chic" per avermelo assegnato. 
 Adesso devo assegnare questo premio ad altri 5 blog. Per me è sempre molto difficile questa scelta in quanto , come ho già detto in un precedente blog, seguo solo blog che veramente mi piacciono per cui è evidente che il premio lo darei volentieri a tutti...ma devo scegliere e quindi ecco i miei 5:

1) Le cose che piacciono a me 

2) Le mille e una idee di vale

3) Il cast della nostra vita

4) Macchie di colore

5) L'agenda di Lella

Adesso dovrei dire quanto e perchè è importante per me il blog.
Sicuramente questa esperienza ha superato le mie aspettative, il blog e le persone che ho conosciuto attraverso il blog hanno adagio, adagio preso un posto nella mia vita, sono tutte persone che per un motivo o per l'altro mi piacciono, mi interessano, hanno tante cose in comune con me e tante altre da insegnarmi e questo mi sembra tantissimo.
Grazie a tutti!




Il Giudizio Universale dei quattro Torresani



Tratto da Libero del 19 aprile 2012

" La caserma Attilio Verdirosi di Rieti ricorda l'eroe della I guerra mondiale, pluridecorato ( medaglia d'argento per Caposile e d'oro alla memoria per Losson della Battaglia) , originario di Longone, paese delizioso  arroccato sui monti nel cuore della Sabina. La struttura ospita la Scuola Interforze per la Difesa N.B.C. ( nucleare, biologica, chimica)  che ha inglobato nel suo ambito alcuni edifici di particolare rilevanza storica quali un chiostro del '400, ristrutturato nel '700,  con lunette affrescate che riportano i fatti della Beata Colomba del 1634 e  l'Oratorio di San Pietro Martire, un frate domenicano di origine veneta, vissuto nel XIII secolo, che si attirò l'odio dei seguaci del movimento ereticale dei Catari,venendo da questi ultimi ucciso durante un viaggio pastorale a Milano.






E proprio all'interno dell'oratorio, ora cappella della Scuola Interforze, il veronese Bartolomeo Torresani, nel 1552,  dipinse il Santo martire  nell'elegante trabeazione di un altare a sinistra dell'ingresso secondario che accede al chiostro. Il priore della confraternita domenicana, Bernardino di Lone Stanizi, restò favorevolmente impressionato dal dipinto e propose a Bartolomeo la decorazione della volta e di tre pareti dell'oratorio per raffigurare il tema del Giudizio Universale.






Considerata la vastità dell'opera, Torresani chiamò il fratello Lorenzo con i suoi due figli, Alessandro e Pierfrancesco; e i quattro iniziarono un lavoro tanto straordinario quanto pregevole che si protrasse ininterrottamente dal 1553 al 1556.
Va detto subito che l'intero ciclo pittorico ricorda, anche nelle dimensioni globali, l'analogo Giudizio di Michelangelo nella Cappella Sistina e anche quello del Beato Angelico e Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto





Chi ha avuto la fortuna di vederlo è rimasto sconcertato dalla particolare bellezza dell'opera, oltretutto molto ben conservata, che ricorda originali interpretazioni dogmatiche, brani pittorici molto plastici e abilità di narrazione che esaltano le capacità dell'intera famiglia Torresani, stranamente dimenticata dagli studiosi.
L e autorità militari, comunque, pur nella necessaria riservatezza che impone loro l'intero comparto della Scuola, sono molto disponibili ad accogliere eventuali interessati a visitare l'opera pittorica dei fratelli Torresani, autentico gioiello del tardo Rinascimento italiano.





( Sergio De Benedetti ) ( fotografie dal web)






mercoledì 25 aprile 2012

Curarsi con i gatti

SE CI GIOCHI PASSA IL MAL DI TESTA, SE LI COCCOLI ADDIO ARTRITE E INSONNIA


" I gatti pensano ? Moltissimo. Sognano, fanno progetti, ricordano. Se ne stanno immobili per ore ma in realtà non dormono e sono attenti a tutto quello che succede. Certo il gatto è un animale complicato.
Gli scienziati li hanno studiati a lungo e hanno scoperto cose straordinarie, soprattutto sulla loro intelligenza.
E poi essere amico di un gatto vuol dire tenere conto di molti aspetti: la loro curiosità, la delicatezza, l'istinto, la loro indipendenza. Del fatto che sono permalosi, schizzinosi e riservati e che detestano i rumori forti.






Insomma ci sono almeno mille cose da conoscere anzi "1001 cose da sapere e da fare con il tuo gatto" come recita il titolo del libro di Roberto Allegri che sulla tigre in miniatura ha scritto un'enciclopedia dove spiega esattamente perchè tra le più alte intelligenze del regno animale c'è sua maestà il gatto.




Possiede un cervello molto simile al nostro in quanto a funzione e struttura. E qui la sorpresa: secondo gli esperti è molto più facile dialogare con il gatto che con il cane.




Gli studi più recenti dimostrano che, se il padrone di micio impara a comprendere il sottile linguagio del suo animale, i due saranno in grado di sostenere conversazioni ad alto livello.




Questi piccoli felini hanno elevate capacità di apprendimento, possono diventare molto utili ai portatori di handicap: sono in grado di svolgere incarichi domestici.
E contrariamente a quello che si pensa sono facilmente addestrabili, riescono ad imparare anche compiti complessi, come portare al supermercato la lista della spesa.






Avevano ragione gli antichi egizi che ritenevano il gatto dotato di poteri magici. Dai più banali come vedere al buio o lanciarsi da grandi altezze senza farsi male ( cade sempre in piedi )  al potere di prevedere la pioggia: si dice che durante le operazioni di pulizia se si passa le zampine sopra le orecchie la pioggia è in arrivo. Al superpotere delle fusa: più sono irregolari più danno piacere all'animale. Ma la novità è che pare facciano bene anche a noi. Sono benefiche per la nostra salute.



Quando accarezziamo il micio e lui emette sonoramente le fusa ci stiamo sottoponendo a una seduta terapeutica, degna del migliore fisioterapista. Le fusa, infatti,  avrebbero un forte potere curativo e sarebbero  
in grado ad esempio di portare giovamento alle persone che soffrono di dolori reumatici.
Recenti studi hanno dimostrato che con le fusa il micio emette delle microonde  con un campo di frequenza che varia tra 1,5 e 6 gigahertz. Si tratta della stessa banda di frequenza delle microonde che vengono usate nelle terepie contro l'artrite. Insomma tenere il gatto sulle ginocchia davanti alla TV è ottimo soprattutto per le persone anziane.




Che il gatto sia un ottimo rimedio contro l'ansia, lo stress e la depressione si sa, ma che la sua sola presenza sia più efficace di un sonnifero questa è davvero una novità. Lo conferma uno studio durato 5 anni: i gatti migliorano la salute psicofisica dei loro proprietari. Chi ha un gatto lo sa bene come sia più facile addormentarsi accanto al proprio micio arrotolato su se stesso.




E ancora: giocare con un micio risulta estremamente efficace per la cura delle cefalee nei bambini e negli adolescenti. I gatti,  come i cani, sono in grado inoltre di riconoscere i sintomi di una crisi epilettica ore prima  che questa avvenga.
Vivere con un gatto allunga la vita, neanche a dirlo. I suoi poteri curativi -ancora da scoprire completamente- risiedono anche nel fatto che è un animale esperto nell'appagare il nostro senso del tatto che, a detta dei medici, è di capitale importanza.




Altro che SPA e centri benessere. Ogni volta che il nostro amico a quattro zampe si strofina contro di noi, lo accarezziamo, la pressione sanguigna e il ritmo cardiaco diminuiscono e la tensione nervosa scompare.
Gli stessi risultati si ottengono con settimane di esercizi di rilassamento e meditazione.
Meglio l'amico peloso!








( Daniela Mastromattei, Libero)
( Immagini: accessorigatti.com)

martedì 24 aprile 2012

Vercelli: la Basilica di Sant'Andrea, gotico all'italiana



Domenica il programma era la montagna, ma il tempo incerto e il freddo ci hanno fermati, così a mio marito è venuto in mente di andare a Vercelli a visitare la basilica di sant'Andrea. Detto, fatto ci siamo messi in macchina e siamo partiti.




Ogni citta ha la sua "epoca d'oro" . Vercelli la ebbe tra l'XI e il XIII secolo. L'affermarsi dell'autorità comunale e la presenza entro le mura di  alcune forti personalità religiose, di spessore europeo, le diedero rango di primo piano tra gli abitanti subalpini. Come spesso succede, questa fioritura economica, politica e culturale trovò espressione anche in un notevole programma edilizio: costruzione degli edifici destinati ad ospitare lo studio, v ale a dire l'università che fu la prima del Piemonte, nuova cerchia di mura con inclusione dei sobborghi costruzione di chiese.
Tra queste spicca per mole, valore artistico, significato espressivo la Basilica di Sant'Andrea, massima realizzazione religiosa e artistica cittadina.




Che, tuttavia, più che espressione artistica di una comunità, fu la grande impresa di un unico uomo, il cardinale Guala Bichieri: una di quelle sorprendenti, volitive figure di prelati di cui era ricca l'epoca. Era , in effetti, un personaggio di natura continentale: eminente dignitario ecclesiastico, diplomatico finissimo incaricato delle missioni più spinose, politico pieno di risorse, raffinato cultore dell'arte. Al culmine della carriera, fu legato pontificio in Inghilterra, dove incontrò re Enrico III Plantageneto: gesto che fu ripagato dal sovrano con la concessione delle rendite all'Abbazia di Chesterton.




Invece di installarsi nella proprietà inglese, Guala Bichieri ritornò a Vercelli. Ma si adoperò per trasformare la sua città natale in un centro di cultura ed arte paragonabile alle grandi abbazie d'oltre Manica, di cui aveva ammirato l'organizzazione e il prestigio.








Non a caso, prima ancora di cominciare i lavori, scelse l'abate destinato a reggere il nuovo complesso: Tommaso, grande studioso e teologo, alla cui scuola si formò anche sant'Antonio da Padova.




Quanto all'edificio vero e proprio, Guala, e per lui Tommaso, cui fu forse conferita la delega per la direzione dei lavori, decisero di ricalcare sia l'impianto, sia lo schema costruttivo delle grandi cattedrali abbaziali del Settentrione. Agivano però in Italia, con maestranze italiane ( forse lombarde, forse, come è stato sostenuto, emiliane) e con materiali tipici della pianura padana, come il cotto.
E per di più si trovarono a costruire in un'epoca di transizione, in cui le nuove forme gotiche di origine francese stavano prevalendo sulla radicata costruttiva del romanico.




Il risultato finale fu però un affascinante miscuglio di influssi e tecniche edificatorie, quasi unico nel suo genere. Forme romaniche e forme gotiche si alternano con disinvoltura, archi a tutto sesto si aprono sopra o accanto ad altri a sesto acuto, raffinati intagli in pietra di gusto transalpino stanno disinvoltamente accanto a volte e pareti in mattoni di schietta derivazione padana.






Eppure l'insieme ha una sua evidente e raffinata unitarietà aiutata anche dal fatto che, caso quasi unico tra le grandi costruzioni ecclesiastiche, il complesso non ha avuto sovrapposizioni o manipolazioni in altre epoche, e si presenta perciò ancora oggi sostanzialmente nella forma originale.
Questa singolare unità espressiva mette in secondo piano i singoli elementi, alcuni dei quali di grande valore artistico e storico. Pregevole è, per esempio, il portale, le cui lunette sono attribuite a Benedetto Antelami, o a un suo diretto seguace.






Eccellente e ardito è il tiburio a doppio volume, che lo stesso Leonardo indicò come modello da imitare per l'erigendo tiburio del Duomo di Milano, per cui avanzò alcuni studi.




Tuttavia ciò che resta negli occhi è il gioco di linee, tese e scattanti, della struttura gotica dell'interno, sottolineato dalle profilatura rosse contro le superfici bianche delle pareti.






Entrare e pregare in Sant'Andrea , e lasciarsi avvolgere dall'atmosfera elegante e serena, dove le strutture  sono delicatamente illuminate dalla luce chiara che piove dalle pareti , è un'esperienza con pochi confronti, un'immersione in un'atmosfera fatata, a cavallo tra il mistico mondo nordico e il razionale, sereno mondo mediterraneo: una visione eccellente di " gotico all'italiana".







Subito dopo abbiamo visitato la cinquecentesca chiesa di San Cristoforo che nel suo scenografico interno a tre navate, conserva uno dei tesori artistici più belli e significativi dell'Italia Settentrionale: un ciclo di dipinti di Gaudenzio Ferrari.








Nella cappella della Maddalena, " Crocifissione e scene della vita della santa"; nella cappella della Beata Vergine, "Assunzione e vita di Maria"; nell'abside pala della Madonna degli Aranci" uno dei suoi capolavori.




Alla fine un gelato da Grom ( in ogni città in cui vado io vado a mangiare il favoloso gelato di Grom), una passeggiata per la città e poi sulla strada di casa ammirando la meraviglia delle Alpi coperte di neve fresca che si specchiava nelle risaie.






( informazioni tratte da "Cattedrali d'Italia" )


http://iltemporitrovatodiantonella.blogspot.it/2012/04/abbazia-di-san-nazzaro.html

lunedì 23 aprile 2012

Virgilio/ Il poema della natura



Sedicesima uscita per i "Classici del pensiero libero/greci e latini" e incontriamo Virgilio con le "Bucoliche" la prefazione del volume è affidata a Paolo Di Stefano.

" Opera prima di Virgilio, le "Bucoliche" mostrano già un'incredibile maturità  e una perfezione formale che le hanno rese uno dei modelli imprescindibili della poesia occidentale. Nate durante i sanguinosi anni delle guerre civili che seguirono l'assassinio di Cesare, sono lo specchio di un Virgilio alla ricerca di un difficile equilibrio interiore.
Un equilibrio infine trovato in una poesia che celebre il dolce abbandono allo spettacolo della natura e alla soavità del canto come rifugio contro i drammi dell'esistenza.

"Virgilio inventa una terra fuori del mondo, un Eden in  cui inserire brandelli di realtà perdute, allusioni autobiografiche e frammenti del presente, con sentimenti molto umani, gelosie, passioni, rimpianti, disperazione e dolori provocati non solo dai fallimenti d'amore, ma anche dalle turbolenze della storia."
( dalla prefazione di P.Di Stefano)

domenica 22 aprile 2012

Il mio quarto premio!


Oggi Elisa autrice del bellissimo blog "Lacrime di carta e inchiostro" mi ha assegnato questo premio, ne sono felice e lo dedico a tutti i miei lettori.
Grazie Elisa!

Sapori biellesi


Ogni anno, all'inizio della Primavera, una mostra mercato raduna alla "fabbrica della ruota", a Pray Biellese, un interessante esempio di archeologia industriale, o produttori selezionati che propongono le loro specialità in un contesto culturalmente stimolante arricchito dall'allestimento di mostre collaterali sul tema della cultura del cibo e della tavola. Un' idea carina per passare il sabato pomeriggio e così ieri ci siamo andati.
Nell'ambito del recupero di preparazioni e ingredienti tradizionali a rischio di estinzione Sapori biellesi ha suggerito la produzione  e la rivalutazione di alcuni prodotti

La bergna



Il termine deriva probabilmente dal latino"perna", cioè coscia, prosciutto, con cui fino a tutto il Medio Evo  si indicava la carne di coscia conservata con il sale. La bergna dei pastori e dei malgari biellesi è carne di capra disossata, conservata con il sale, aromatizzata con abbondante pepe e asciugata all'aria o al calore del camino. In passato veniva prodotta quasi esclusivamente  per recuperare la carne degli animali morti o feriti in seguito a cadute, incidenti, fulmini. La carne accuratamente spellata e disossata, veniva salata e cosparsa di pepe abbondante ( la spezia aveva non solo la funzione di aromatizzare e conservare, ma soprattutto serviva a tenere lontane le mosche) e quindi posta ad asciugare all'aria, non di rado sulle lose di pietra che ricoprivano il tetto delle baite. In caso di maltempo la si poneva ad asciugare a lato del camino il che conferiva alla carne un apprezzato sentore di affumicato. La si consumava cruda tagliata a fette sottili, o, suddivisa in piccoli pezzi, arrostita tra le braci del camino. Si conserva a lungo ed è a ragione considerata il prosciutto dei pastori.

Le navette di Biella



Le navette di Biella sono biscotti che intendono riallacciare, mediante il nome, la forma e gli ingredienti utilizzati nella preparazione un legame con la storia dell'operosità biellese e con la tradizione gastronomica locale. La navetta è lo strumento che, nel telaio, conduce il filo della trama nell'intreccio con i fili dell'ordito , costruendo in tal modo il tessuto: di forma affusolata con le estremità appuntite e cava per contenere la spola di filato, le antiche navette  di legno con le punte metalliche sono ancora conservate nei lanifici e nelle case biellesi  come preziosi testimoni di un epoca. Oggi la navetta è diventata anche una dolce idea, dove il legno si fa biscotto; nella sua preparazione vengono utilizzati ingredienti  largamente impiegati in passato nella cucina locale quali le noci e la farina di castagne, I gherigli di noce servivano soprattutto per l'estrazione dell'olio, prezioso condimento in cucina e indispensabile combustibile per le lampade; le castagne fresche o essicate, intere o ridotte in farina, hanno rappresentato per secoli l'alimento base per la sopravvivenza  delle popolazioni montane nei mesi invernali. ( le navette di Biella nascono da un'idea di Franco Grosso. La ricetta e gli ingredienti sono frutto della ricerca di Mina Novello e sono prodotti dai pasticceri selezionati da Sapori Biellesi.)

I canestrelli di Crevacuore




Dolci di antica tradizione i canestrelli si presentano a Crevacuore nella versione originale, come cialde croccanti preparete in casa in occasione di ricorrenze speciali. Il ferro da cialde, con le tipiche incisioni a quadretti, veniva conservato con cura e per consuetudine era lasciato in eredità alla figlia maggiore insieme con la ricetta per preparare l'impasto. I ferri più antichi presentano una cerniera a pinza che li rendeva adatti ad essere utilizzati sul fuoco del camino, mentre i ferri più recenti si aprono a libro e ciò ne permette l'utilizzo sulle stufe a legna. Gli ingredienti indispensabili sono farina, burro, zucchero, cacao, uova, vino rosso e spezie come prevede l'originale ricetta che a Crevacuore si fa risalire al XVII secolo. Dall'impasto, che deve risultare sodo e omogeneo, si staccano a mano piccole quantità che vengono messe nel ferro scaldato a fiamma viva e fatte cuocere per il tempo, si diceva, necessario a recitare un'AveMaria. La lavorazione tutta artigianale rende il dolce prezioso, le cialde friabilissime  e fragranti di spezie sono ideali da gustare con il caffè o con il Barolo chinato.










Pan d'Arbo




Per tutte le popolazioni dell'arco alpino il castagno costituiva in passato la risorsa vegetale più importante. Dalla produzione di castagne dipendeva la sopravvivenza di intere comunità, perchè esse ersno cibo sia per gli uomini, sia per gli animali; ma il valore dell' "arbo" non si esauriva lì, infatti, oltre ai frutti, si utilizzava accuratamente ogni parte della pianta ( foglie, ricci, rami secchi e, naturalmente, tronco e giovani polloni) Per tali motivi lo si è spesso considerato il corrispondente vegetale del maiale, talmente importante da non avere bisogno di un nome che lo distinguesse: lo si conosceva semplicemente come " arbo" o "erbu" , l'albero per eccellenza. Le castagne secche, reppresentavano una riserva importantissima per i mesi invernali e cotte con il latte e il riso servivano a preparare la quotidiana minestra serale; più raramente venivano trasformate in farina e con questa si cuocevano delle polentine da mangiare con il latte. 

Il ruolo della castagna in tavola è oggi marginale e sporadico: è tempo di dare nuova dignità in cucina al frutto che si è collocato nella storia come protagonista di una civiltà millenaria vissuta accanto all'uomo. Con questo intento è stato ideato il "Pan d'arbo" , un pane dolce e compatto, eppur morbido, in  cui le note rilevanti di sapore apportate dalla farina di castagne sono riequilibrate dall'aggiunta di ingredienti "di carattere" ( burro, canditi, marron glacè, spezie e marsala): ne risulta un dolce dal gusto pieno e appagante, che si apprezza al meglio se lo si accompagna con un bicchire di vino dolce locale come un passito di Erbaluce o un vino di uve stramature.





Mostarda di mele



Il termine mostarda deriva da mosto cioè succo di frutta ( uva, mele, pere ) fermentato. E' una salsa tipica della cucina biellese che non ha nulla a che vedere con le salse piccanti a base di senape che per un francesismo vengono definite mostarde,
La mostarda di mele biellese è un condimento fluido, scuro, aromatico, dolce con sfumature acidule che accompagna per tradizione bolliti e paletta, si accosta con originalità ai formaggi locali di vacca o di capra, è perfetta con la polenta o spalmata sul pane e diluita con l'acqua diventa una bibita dissetante assai gradevole. Un tempo quasi tutte le famiglie cuocevano in casa questa salsa, di cui facevano grande consumo, che aveva il pregio di conservarsi inalterata a lungo.
Una lunga e paziente cottura  (12-18 ore) è necessaria per concentrare, senza aggiunta di zucchero, il succo ottenuto dalla spremitura delle mele, la cui qualità è determinante per ottenere un prodotto di giusto sapore e dal corretto tenore zuccherino. Ricordo che il Biellese annovera oltre 150 qualità di mele di cui molte autoctone nonchè molte cultivar di pere, utilizzate per la preparazione di marmellate e torte del tutto originali.

Il miele d'erica cinerea





L'erica cinerea è endemica nelle Rive Rosse di Curino in un area di 2,5 kmq dove si trova raggruppata in macchie compatte  o associata alla più diffusa Calunna vulgaris (brugo)
Si tratta di una specie rarissima in Italia essendo la sua presenza circoscritta a questa zona e a quattro piccoli areali nella Riviera Ligure di Ponente. E' quindi una presenza di notevole importanza botanica la cui sopravvivenza è legata alle particolari condizioni di clima e di suolo e soprattutto alla ridotta antropizzazione  della zona. I fiori di colore rosa rosso a forma di campanula minuta appaiono fin dall'inizio di giugno ( a differenza dell'erica carnea che fiorisce a fine inverno e della calluna a fioritura autunnale) e la fioritura si protrae per tutto il mese di luglio creando vistose macchie di intenso colore.
Il miele è stato prodotto dall'apicultore Domenico Mander che ha trasferito al centro di uno dei più grandi areali di erica  due arnie durante il breve arco temporle successivo alla fioritura della gaggia e precedente a quella del castagno al fine di garantire la purezza del nettare bottinato. E' un miele dal profumo spiccato, colore ambra chiaro, dal sapore caratteristico piuttosto persistente


Paletta di Coggiola



Altro grande prodotto il "prosciutto della paletta di Coggiola" al quale ho precedentemente dedicato un intero post e al quale vi rimando (http://iltemporitrovatodiantonella.blogspot.it/2012/02/persucc-dla-paletta.html ) Vi dico solo che è un prodotto eccezionale che va assolutamente provato. Per me poi ha il particolare gusto delle cene in famiglia o con gli amici soprattutto nel periodo natalizio.





Naturalmente tanti altri prodotti dalle marmellata alla cioccolateria




 dai bellissimi e buonissimi prodotti a base di miele e nocciole (e il prezioso olio di nocciole)

ai nostri salumi



ai formaggi indimenticabili








senza dimenticare il famoso "Ratafià" di Andorno liquore dolce di ciliegie selvatiche di antica e rinomata tradizione, e i nostri vini
e le verdure dell'orto conservate "come una volta"



quest'anno un gemellaggio di sapori con i prodotti della Puglia, molto, molto interessante!


e, infine, la presentazione del bel libro di Mina Novello " Un secolo di menu biellesi" che naturalmente ho comperato ( insieme a una varietà di prodotti) e che è entrato a far parte della mia biblioteca. 




Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")