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martedì 8 novembre 2016

Tra te e me: I Medici






Oggi ritorniamo con " Tra te e me " la rubrica dove Audrey ed io ci scambiamo opinioni su argomenti diversi, dalla musica ai libri, dal cinema al cibo, al nostro modo di vivere e di sentire feste e ricorrenze.
L'occasione era ghiotta, il nuovo " romanzo sceneggiato che stiamo vedendo in TV " e così eccoci qua a dire, ancora una volta, la nostra opinione...










Viene da dire " La vecchia Rai di Bernabei batte la nuova Rai di Campo dell'Orto".
e un po' ci sta.









La Lux Vide del compianto Ettore - storico patron della Rai dei miracoli - è infatti, con Big Light Productions e Wil Brunch. il produttore del sontuoso sceneggiatone firmato da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer che ha avviluppato le famiglie davanti al piccolo schermo e che ha ridato ossigeno, attraverso la narrazione del nostro Rinascimento, a una tv di stato sempre più in imbarazzo di spesa e di Audince.









L'operazione Medici è stato un colpo di lombi ciclopico degno delle migliori produzioni Sky, specie dal punto di vista del marketing.  Presentazione luccicante a Palazzo Vecchio,; cast internazionale con Dustin Hoffman / Giovanni De Medici come testimonial pregiato.
Il risultato ha premiato l'imponente sforzo produttivo: e così il pubblico ha recuperato le radici del nostro romanzo storico e al settimo piano di viale Mazzini dopo le ultime defaillance ( vedi Veltroni e Politics ) finalmente sboccia qualche sorriso.









Qualcuno afferma che da questo momento, la Rai, che ha inforcato il modello narrativo delle grandi produzioni internazionali, non sarà più la stessa.








Forse è un tantinello esagerato. Per tre motivi. Primo perchè le grandi produzioni esportabili all'estero e specie ai polpettoni del cuore e dello spirito la Lux c'è abbastanza abituata. Secondo: il modello narrativo non è Dawnton Abbey o Il Trono di Spade, anche se il protagonista Richard Madden / Cosimo è lo stesso e in alcune espressioni ti sembra di vedere lo sguardo intenso e gonfio di mascara di Rob Stark.









No, il modello narrativo qui è quello degli sceneggiatori dei tempi Rai di Bernabei, come i Fratelli Karamazov, La Freccia nera, La Cittadella, Il Mulino del Po. E cioè: regia solida ma senza sprazzi sperimentativi ( l'inquadratura più ardita è quella a piombo che parte dal buco della cupola del Brunelleschi e s'inerpica verso il cielo alla fine del secondo episodio )









Ma pure dialoghi classici magari senza scintille e un po' appesantiti dal tempo: quello tra Cosimo e il padre Giovanni sul destino del figlio deciso dal padre, o quello di Cosimo sulla bellezza con l'amante Myriam Leone.








E poi una sceneggiatura sicuramente scorrevole, ma a tal punto che talora inciampa in qualche buco: quando, ad esempio, Filippo Brunelleschi interviene, comicamente, dal nulla a sbeffeggiare il nugolo d'architetti che s'accapigliano al capezzale della cupola della cattedrale come nella canzone di Bennato " Dotti, Medici e Sapienti ".









O quando il cardinale Orsini lascia aperta, giusto sul chiostro e allo sguardo di Cosimo, la porta della propria camera da letto, mentre il suo ragazzotto - amante sta rimettendosi i pantaloni, e quale occasione migliore per ricattare l'altro prelato in sede di Conclave ? "








" Penso a una cosa cattiva per ottenerne una buona..." dice Cosimo, astutissimo, ma con la morte nel cuore, al fratello Lorenzo.









E dunque, con una struttura narrativa di tal guisa, arriviamo al terzo motivo per il quale non esiste una vera e propria " rupture " coi modelli del passato, ma semmai un'adesione assai filologica dell'agiografia mediacea. Anzi qui il " modello italiano" si mangia tutte le innovazioni drammaturgiche che siamo abituati a sciropparci negli ultimi dieci anni di serie americane.









Gli unici " esprit" sperimentali nei Medici sono il ricorso continuo ai " flashback -vent'anni prima - e il bel seno di Myriam Leone, l'uno e l'altro apprezzabili a fasi alterne. Ciò detto non è affatto acclarato che tutto questo sia un male..







Bisogna ammettere che alla fine della prima puntata ti viene voglia di sapere se la nuora di Cosimo morirà per aver bevuto un vinello alla cicuta; o se il Papa reclamerà un compenso per aver fermato la guerra tra Firenze e Milano,e soprattutto se l'operaio caduto dall'impalcatura della Cattedrale ha davvero la peste nera  e alla fine della seconda si resterà in ansia per la sorte di Cosimo che lascia Firenze per l'esilio e per il futuro del matrimonio tra lui e Contessina.









E poi , almeno per me, lo sceneggiato ha avuto il grande pregio di farmi nascere la voglia di conoscere molto di più su questa grande dinastia, la voglia di ritornare un po' su quella storia che finito il liceo era stata ritirata insieme ai testi scolastici.
 Nella mia " sterminata " biblioteca ho trovato alcuni libri estremamente interessanti dei quali ho iniziato la lettura e la rilettura.









I Medici, una famiglia al potere Marcello Vannucci


La fama dei Medici valicò ampiamente i confini delle mura fiorentine e della Toscana: da semplici, sebbene capacissimi, mercanti, gli appartenenti alla storica casata divennero regnanti, trasformando il solido potere economico in straordinario ed influente potere politico. Nelle pagine del libro sfilano, puntualmente evocati dall'autore, tutti i maggiori protagonisti della famiglia, ma anche quei comprimari che, sebbene destinati a leggere dal copione battute di minor effetto, meritano pur sempre di comparire sul palcoscenico di questa lunga rappresentazione.








Al gusto dello storico, che va a riscoprire notizie e personaggi del passato con grande rigore e scrupolosa attenzione alla realtà, si unisce la brillante esposizione del narratore che coinvolge il lettore in un racconto appassionante, in cui luci inattese si accendono continuamente su dettagli, volti e avvenimenti del tempo.








L'avventura comincia con Giovanni di Bicci e prosegue con Cosimo, con il Magnifico Lorenzo, lo sfortunato figlio Piero, il capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere e più tardi il figlio Cosimo, Lorenzino alis Lorenzaccio, Alessandro duca di Firenze, Caterina regina di Francia, Francesco I, Maria, seconda regina della famiglia, Ferdinando I  e il figlio Cosimoii, Ferdinando II, fino al lungo regno di Cosimo III e all'ultimo cinquantennio del potere mediceo, con Gian Gastone; l'ultimo Granduca della casata, e Anna Maria Luisa de' Medici, l'Elettrice Palatina, grazie alla cui indomabile volontà il mondo intero divenne erede di un immenso patrimonio di opere d'arte e splendide residenze.










Le donne di casa Medici, di Marcello Vannucci



Noto per i suoi studi sulla grande famiglia dei Medici, alla quale ha dedicato diversi libri di successo, in questo libro Marcello Vannucci torna sull'argomento disegnando un affresco straordinario della galleria di personaggi femminili della casata fiorentina. Donne legate alla famiglia da vincoli diretti di nascita o da quelle unioni matrimoniali che le hanno rese autentiche protagoniste di tre secoli di storia toscana.








da Contessina de' Bardi e Piccarda Boeri, che rappresentano il momento più " famigliare " dell'intera vicenda si passa ad una figura fondamentale come Lucrezia Tornabuoni, la madre di Lorenzo il Magnifico. E se scarsa sarà la luce di Clarice, moglie di Lorenzo, e di Alfonsina Orsini, particolare risalto ebbe invece Eleonora di Toledo, moglie del primo dei Medici.









E come non ricordare Giovanna d'Austria, moglie di Francesco I, che  si trova a combattere una battaglia persa fin dalla nascita con la bellissima Bianca Cappello, sua rivale in amore, o Caterina D' Medici regina di Francia, seguita al trono da Maria.









Più tardi arriveranno le follie di Marguerite - Louise, la moglie di Cosimo III. L'irrequieta francese che mette in subbuglio la corte di Palazzo Pitti, e infine la grande figura di Anna Maria Luisa de' Medici, Elettrice Palatina.









Un libro avvincente che ci fa leggere la storia come fosse un romanzo.








Lorenzo il Magnifico ( 2 volumi ), di Ivan Cloulas


Perfetto modello del Signore del Rinascimento. uomo di raffinata cultura umanista, di straordinario ingegno, di rara abilità politica e diplomatica, sposati a un potere economico senza uguali in Europa. Lorenzo d' Medici appare in prospettiva storica un punto di riferimento nell'instabile equilibrio politico di un'Italia dilaniata dall'avidità dei principi, dal nepotismo dei papi, dagli intrighi della monarchie straniere, delle quali riesce, tuttavia, ad evitare l'intervento.









Ma egli fu anche protettore delle arti e delle lettere, mecenate e poeta, promotore di quella splendida fioritura dell'Umanesimo e del Rinascimento che fanno dell'Italia il centro culturale d'Europa all'alba dei tempi moderni: perciò fu detto Il Magnifico.








Il libro, dopo un rapido sguardo alla biografia laurenziana antica e moderna - a partire dal ritratto che tracciò Macchiavelli nelle Istorie Fiorentine -, ripercorre le tappe della fortuna di Lorenzo e della famiglia Medici fin dagli inizi, attraverso una ricostruzione di ampio respiro, sostenuta da una documentazione vastissima, la cui presenza, tuttavia, nulla toglie alla godibilità di una lettura facile e accattivante.








Ne emerge un ritratto suggestivo, in cui l'immagine dell'uomo pubblico trova una più precisa definizione delle qualità più segrete del Signore di Firenze, mettendo in luce le inquietudine del politico, la profonda sensibilità del poeta, lo struggimento interiore dell'uomo








Giovanni dalle Bande Nere, il " Gran Diavolo "
Marcello Vannucci


Il Gran Diavolo, l'Invincibile, un uomo d'armi che niente teme, un combattente senza pari, un maestro di strategia,, un incomparabile comandante questo è il ritratto più accreditato di Giovanni dalla Bande Nere.








Indomito così come era stata sua madre Caterina Sforza, pronto come lei a ferocemente reagire alle provocazioni, e anche - questa è una sua personale virtù - a saper provocare. Tutto vale per lui, purchè sia nel segno dello scontro.








Accetta i brevi momenti d'ozio come istanti che ridiano rinnovato vigore al corpo e ira nell'animo contro il nemico da affrontare. Un nemico che di volta in volta può anche mutare a seconda delle circostanze politiche di quella che fu l'Italia del Cinquecento.
Può mutare ma è il trovarselo di fronte che lo rende tale.








Non vale allora bandiera o memoria di precedenti alleanze: il nemico è quello che ti si dichiara contro. E' l'inesorabile logica della guerra. E Giovanni dalle Bande Nere è un guerriero. Che fermamente crede nella sua professione.










La sagra di Cosimo. Lorenzo e Caterina
Sesso e sangue per l'ascesa al potere



Se invece guardare lo sceneggiato Rai vi ha fatto venire voglia di un succoso romanzone storico ma scritto con un linguaggio privo di tabù, ricco di immagini forti, in linea con i tempi eccovi servito,  Medici., autore il padovano Matteo Strukul, appena uscito in libreria.







E' il primo volume di una trilogia dedicata alla più potente famiglia del Rinascimento e inizia 
 nel 1429 con la morte del capostipite Giovanni, figlio di un mercante di lana, per continuare con la narrazione dell'ascesa al potere del primogenito Cosimo e del fratello Lorenzo, quando già in molte città italiane esistevano filiali del loro primo Banco che aveva sede a Roma, inizio di una fortuna accumulata attraverso prestiti al Vaticano e la raccolta delle decime del Papa.









Dire che il romanzo è intessuto con un " fil rouge " non è soltanto un'espressione retorica, perchè il colore rosso guizza reale e costante tra le righe e domina la scena in tutte le sue sfumature, da quelle del sangue che scorre a fiumi alla seta dei sontuosi abiti delle dame, ai rubini dei gioielli, al colore fulvo delle loro capigliature e alle labbra carnose, ai damaschi degli arazzi , alle sei palle dello stemma mediceo ( la leggenda le attribuiva al segno dei colpi inferti dalla clava del gigante Mugello contro lo scudo del fondatore della dinastia, Averardo ). Già nel primo capitolo gli elementi costanti si intravvedono: il potere del denaro, le passioni, amori, sesso, appetiti senza freni, inclusa l'attrazione per l'arte, quasi una componente fisica.









Intanto Giovanni muore, affiora nei figli il sospetto che sia stato avvelenato, si veleggia tra personaggi storici e quelli fittizi per esigenze romanziere. C'è una donna irresistibile dai profondo occhi verdi, Laura Ricci, una profumiera che conosce l'arte di mescolare le erbe, ed è contemporaneamente l'amante dei due nemici irriducibili dei Medici, il mercenario svizzero Reinhardt Schwartz e Rinaldo degli Albrizzi, una delle più potenti famiglie fiorentine, invelenito dall'odio per i loro guadagni e perchè Giovanni aveva fatto varare il catasto dei beni immobili contro i nobili evasori di tasse: Rinaldo userà ogni mezzo contro di loro, dal veleno alla spada e all'alleanza con Francesco Sforza, condottiero mercenario delle truppe milanesi di Filippo Maria Visconti.









Infine l'Albrizzi riesce a farli processare e condannare all'esilio, un dolore terribile per contessina la bellissima moglie di Cosimo ( la troviamo anche tra le protagoniste di Le donne di Casa Medici  di cui ho scritto sopra ). Particolarmente intrigante, al limite dell'hard, la descrizione di una loro notte di passione.









Ma l'esilio non sarà la fine, anzi, solo l'inizio di un'altra storia, quella della rivincita. E poi ancora il massacro  della battaglia di Anghiari. Che Leonardo illustrò quasi fosse un reportage d'epoca: niente clic, solo la sua tavolozza.







Bene, penso di aver scritto tutto quello che so sui Medici, non mi resta che invitarvi a passare da   Audrey  per vedere come lei ha interpretato questo tema. Come sapete siamo una all'oscuro del lavoro dell'altra proprio per darci modo di palesare al meglio il nostro modo di intendere e di giudicare...e forse anche di sorprenderci un po' tra di noi, così simili eppure così diverse...
...e mi raccomando, non perdetevi la prossima puntata de I Medici!





lunedì 27 luglio 2015

Tra te & me: Castelmagno vs Caciocavallo






Tre Te&Me, come sapete, è una rubrica nata in collaborazione con Audrey del blog "L'atelier du Fantastique". Solitamente, questo piccolo e sporadico spazio, ci mette a confronto mostrando i nostri differenti punti di vista ma a partire da oggi ci permetterà anche di parlare di tipicità. Difatti, io e Audrey, vi mostreremo ogni volta un prodotto tipico delle nostre zone, in questo caso io parlerò del Castelmagno e lei del Caciocavallo. Voi, invece, nei commenti, potrete raccontarci una vostra tipicità appartenete allo stesso campo o semplicemente votare la vostra preferita. Una piccola "sfida", per mostrarvi qualche bontà e primizia da non perdere e, perchè no, apprendere anche qualcosa in più sul nostro territorio.





Il Castelmagno



Non lasciatevi ingannare dalla sua " faccia " pulita e da quell'aria " tenera " e " innocente ", 
perchè " lui ", il prezioso Castelmagno delle Valli piemontesi, vale tanto oro quanto pesa!
Volete le prove? Allora, dovete sapere che... Correva l'anno 1277 quando nei comuni tra
 Castelmagno e Celle di Macra, l'usufrutto di pascoli o piccoli appezzamenti di terreno si pagava
in...forme di formaggio Castelmagno. A dettare l'originale" canone di affitto " era stato
l'allora signore di queste terre il Marchese di Saluzzo, un autentico amante della stagionata
cagliata piemontese.








Da allora, la fama del Castelmagno ( che deve il suo nome proprio a questo comune, anche se di
formaggiai specializzati se ne contano pure nelle zone di Pradleves e Monterosso Grana, intorno a Cuneo )
non ha potuto che crescere, raggiungendo le vette che conserva ancora oggi. Perchè?








Semplice: le sue selezionatissime e " segretissime " origini, ossia il latte della
" pura razza piemontese ", nobile " stirpe " vaccina, abituata a nutrirsi solo di foraggio fresco
( anche se qualche formaggiaio non disdegna di unire piccole quantità di latte
caprino e ovino )








Chiamatelo pure " snob " , ma per il Castelmagno è solo una questione di tradizioni.
Le stesse che gli impongono lunghi periodi di ritiro nelle " risole " ( speciali fagotti
in cui resta appeso un'intera giornata ) prima di raggiungere, in fascera,  le esclusive
grotte di stagionatura. Solo qui, infatti, imparerà le " buone maniere " , le regole
per essere sempre all'altezza. in ogni luogo e...su ogni tavola.








Perchè una volta ridotto in " quarti " ( o in consistenti fette ), il Castelmagno non può non farsi 
apprezzare: e allora si lascerà affettare e gratinare su generose fette di polenta, soprattutto se 
fresco e ancora morbido, o ridurre a scaglie e servire nei carpacci, affettati e corposi vini rossi. 
Proprio come si fa nelle valli piemontesi, che lo hanno visto nascere, crescere e divenire " torto "
ossia duro, dall'aspetto giallo ocra con venature blu e molto, molto gustoso!








Dimagrire dentro a una...risola



Come tutti i migliori anche il Castelmagno si fa " in quattro " per arrivare in tavola
nella sua forma migliore. Come? Innanzi tutto con il latte che passa  dal secchio
della mungitura alle focose " braccia " ( 37 / 38 gradi ) di una caldaia.
Un incontro mozzafiato, certo, ma di breve durata, perchè una volta coagulata e
rotta a puntino, la cagliata viene raccolta e sistemata in appositi teli " risole ",
del tutto simili a grandi amache








Prima di godersi il meritato riposo, tuttavia, il latte viene pressato leggermente e
finalmente lasciato " sgocciolare " per circa 12 ore. Trascorso questo tempo è 
pronto per compiere il primo trasloco, ovvero entrare in speciali recipienti di legno
dove soggiornerà, in totale relax, dai 2 ai 5 giorni. E il meglio deve ancora arrivare.


















Uscito dalle risole il formaggio è di nuovo" massaggiato " ( o meglio rimescolato da mani abili )
e preparato per il secondo trasloco: quello in fascera. Qui vi resta, compresso ben bene da 
un torchio, da 1 a 3 giorni, ma la " tortura " dura poco. Scoccato il terzo
giorno, il Castelmagno si libera di torchio e fascera, si lascia condire a dovere
( ovvero salare per quasi 48 ore ) e quindi si avvia verso lidi migliori, freschi e assolutamente
riposanti


















Sarà nelle umide grotte ( o nelle cantine di fondovalle come quelle di Caraglio )
che il suo spirito " crescerà " e si rinvigorirà fino al momento ( dopo 2 / 3 mesi,
anche se i formaggiai consigliano 5 ) di sbarcare in ...tavola.














Certo non tutti i fratelli hanno tanta fretta: i più difficili e snob ( quelli che per
definizione amano farsi aspettare), si lasceranno " coccolare " nelle muffe per molto,
molto più tempo, almeno quello necessario a cambiare " abito " !














Il loro " ingresso in società " , a quel punto, li vedrà ammantati di abiti arancioni,
" profumati " quanto basta da non passare inosservati e l'interno sarà tempestato di
" gioielli blu e verdi "








Il fascino delle tempie brizzolate

Paura di invecchiare? Se provate a chiederlo ad un formaggio di razza come il 
Castelmagno la sua risposta sarà semplicemente " no ". Come dargli torto...
Una volta indurito a puntino, macchiettato di strane e curiose " presenze " colore verde
o blu, e soprattutto avvolto da stagni abiti marroni o giallo intenso diventa il signore
indiscusso di tavoli e pranzi di tutto rispetto.








Ma non crediate, arrivare a simili altezze non è da tutti! Occorrono tempi lunghi, certo,
ma anche virtù innate che alcuni latticini hanno ed altri no.
 Durante la " maturazione " o " stagionatura "
( che è poi l'ultima fase della lavorazione del formaggio ), la struttura del latte cagliato
( quella massa che si ottiene una volta eliminato tutto il siero ) subisce delle variazioni.
In altre parole accade che le molecole del formaggio, ad opera di enzimi e microrganismi,
 si dividano e diano vita a prodotti completamente diversi con proprietà che cambiano  a seconda
del tipo e delle dimensioni delle scissioni che si sono verificate.








Un primo effetto?  Quando è ancora " giovane " il coagulo è friabile e poco
saporito; a mano a mano che " invecchia " il suo sapore diventa sempre più intenso e pronunciato.
Ma chi sono questi enzimi e microrganismi che tanta parte giocano nel successo
di un formaggio? Nient'altro che comuni muffe e batteri. La loro " azione " tuttavia non è
sempre uguale.








Nel caso dei formaggi erborinati come il Gorgonzola questi instancabili lavoratori agiscono 
dall'interno e solo dopo qualche tempo perchè è col tempo che si formano.
In formaggi come il Grana Padano o il Pecorino, invece, le trasformazioni avvengono, 
ancora all'interno della pasta, per opera di batteri che già inizialmente sono presenti nel latte.
E' di questa grande famiglia  che fa parte anche il Castelmagno stagionato.








Tutta un'altra categoria è invece quella che riguarda i latticini " avvolti " dalle muffe, 
ossia con trasformazioni solo all'esterno. Un esempio? In Taleggio e il
Camembert diventano "prime donne " solo una volta che le muffe li hanno avvolti per benino.
E ora la fatidica domanda: ma quanto tempo occorre perchè questo acceda?
Impossibile a dirsi. Molto dipende dal tipo di formaggio, dall'ambiente in cui si trova e,
soprattutto, dalle " cure " che riceve.





( Fotografie il Tempo Ritrovato: Castelmagno - Cuneo )
( Fotografie dei formaggi e della lavorazione dal web )









Bè, dopo tutta questa " signorilità " voglio proprio vedere cosa riescono ad inventarsi
Audrey e quel simpatico diavolo del suo amico Caciocavallo...mi sa che questa volta
non c'è storia la partita  la vince il Nord...
Dai, andiamo insieme a sbirciare cosa stanno combinando quei due e poi , se volete,
ci direte la vostra opinione.





Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")