domenica 29 novembre 2015

Aspettando Natale, Favola Russa: Babouchka e i tre Re






La ville lumiere sembra dormire, il buio avvolge ogni strada, ogni cosa, ogni persona.
Nonostante il cielo prometta neve una piccola stella brilla nell'oscurità e curiosa
 sembra scrutare qualcosa o meglio qualcuno. Pare essere particolarmente interessata a ciò che sta accadendo accanto alla Tour Eiffel dove, un gruppo di bambini provenienti da ogni parte del mondo, 
si sono riuniti  attorno ad un enorme abete e mano nella mano parlano e ridono.
<<Chissà perchè i grandi complicano tutto>> afferma Boris, un bambino russo dalle guance rosse e paffute.
<<perchè, come dice la fiaba del Piccolo Prince,  non si vede bene che col cuore
 e loro spesso usano solo la vista>> risponde Giulia 9 anni, amante dei libri e ottima osservatrice.
<<vero! Infatti adesso sono tutti riuniti in quel ristorante costoso a parlare di futuro, di soldi, 
di religione e si perdono questo>> John alza gli occhietti e ammira il grande albero
 poi sospira felice.
<<allora? chi comincia per primo?>> Karim lo svedese dagli occhi di ghiaccio sorride impaziente.
<<Io!! Comincio io!!!>> risponde Boris stringendo la mano della sorellina Ludmilla.
Tutti e due alzano gli occhi verso il cielo, guardano la piccola stella che adesso sembra sorridere
e cominciano a raccontare la storia del loro Natale.









Boris e Ludmilla non ne volevano sapere di andare a dormire.
" Non abbiamo sonno! " strillava Boris.
" Vogliamo giocare ancora un po' ! " Aggiungeva Ludmilla.
" Se fate tutti questi capricci Nonno Gelo non vi porterà un bel niente, questo Natale" Li sgridò la mamma.
" E nemmeno la vecchia Babouchka! " aggiunse il papà.

" E chi è la vecchia Babouchka ?" chiese Ludmilla, curiosa.
" Non lo sapete? Se vi mettete a letto da bravi potrei anche farmi convincere a raccontarvi la sua storia..."
" Sì, sì, dai papi racconta! " e i due si infilarono di corsa nei lettini

" Allora, tanto ma tanto tempo fa, viveva in Russia una vecchietta che accoglieva
sempre i viaggiatori che passavano davanti a casa sua. Si chiamava Babouschka.
Una sera d'inverno, bussarono alla sua porta tre uomini con abiti esotici e preziosi, chiedendo
ospitalità per la notte.

Babouschka li fece entrare, offrì loro quel poco che aveva, un po' di pane nero e 
una tazza di tè, e si mise a dormire a terra per lasciare a loro il suo letto.
Il mattino dopo Babouschka chiese agli ospiti dove fossero diretti e quelli risposero:

" Noi siamo re di paesi lontani e stiamo seguendo una stella che ci guida verso il luogo
 dove è nato Gesù " " Vorrei tanto venire con voi " disse lei, " ma sono troppo vecchia! "

Così li lasciò partire, ma poco dopo si sentì tanto dispiaciuta di non averli seguiti che si mise in
cammino anche lei. Come dono a Gesù portava in pezzo di pane nero, la sua sola ricchezza.

Camminò e camminò, ma non trovò mai nè i tre re nè il Bambino! E ancora oggi Babouschka 
viaggia alla ricerca di Gesù e ad ogni bambino che incontra offre un pezzetto del suo
pane nero!"

" Povera Babouchka" sussurrò Ludmilla mezzo addormentata. Boris dormiva già.
" Forse anch'io la incontrerò...domani...ma il pane nero...non mi piace...
diglielo tu, papà! Buona notte!"








Boris e  Ludmilla hanno finito di raccontare la loro storia,
 e con la loro storia hanno raccontato una parte delle loro tradizioni che sentono di non voler perdere...
I visini dei bambini splendono nella scarsa luce Parigina, si sorridono in silenzio e la stellina
lassù in cielo continua ad osservarli.
Dopo qualche minuto di silenzio una vocina comincia a cantare una canzone natalizia
ad uno ad uno i bimbi si uniscono al coro...Matteo, un bambino italiano si alza e lentamente, l'espressione
del viso concentrata, si avvicina al grande albero e, con delicatezza, appoggia tra i suoi rami
una candelina accesa...ad uno ad uno i bimbi si alzano e depongono la candelina tra i rami dell'abete.
Ora ci sono tante candeline che brillano...sembra che anche la stellina lassù sia diventata
più luminosa...comincia a cadere qualche fiocco di neve e noi, osservatori distratti, ci accorgiamo solo
ora che nel deporre la candelina ogni bimbo sussurra un nome:



Per le vittime dell'attentato di Parigi:Valeria Solesin ( Italiana )
Pierre Antoin Henry ( di madre italiana ) Alexander Nick
SAyad Thomas, Ben Khalifa Saadi Halima,  Ben Khalifa Saadi Houda, Benmbarek Mohamed Amine, 
 Boulanger Quentin, Bouffard Maxime, Breuil Elodie, Calciu Ciprian, Classeau Nicolas, 
Correia Precilia, Decherf Guillaume B., Delplace Elsa,  De Peretti Aurélie,  Diakite Asta, 
Lassana Diarra,  Dias Manuel,  Dogan Elif,  Milko Jozic,  DuBois Fabrice, 
Dymarski Mathias, Ferey Germain, Garrido Juan Gonzalez, 
 Gil James Michelle.



 Per le vittime dell'attentato all'aereo russo::Ylenia Domashnyaya   Darina Gromova,
 Alexei Gromov,Tatiana Gromov
Alisa Mosgina, Maria Maxiniva, Yurij Shein, Anastasiia Shein, Olga Shein,
AntonBodganov, Anastasia Bodganov, Victoria Golenkova, Diana Golenkova, Vladimir Golencov,
Alena Moiseeva, Elena Moiseeva







Clicca  QUI   per andare da Audrey e poter leggere la fiaba raccontata dai 
bimbi francesi )





domenica 22 novembre 2015

Fatterellando Natale: calendario appuntamenti

Aspettando Natale- Calendario appuntamenti

fattarellando speciale notale
Il vero spirito del Natale alberga nel tuo cuore. Polar Express


La parola Natale deriva dal latino : natus nato, più il suffisso -alem che indica appartenenza. Il Natale quindi rappresenta la nascita, il calore, la compartecipazione dell'arrivo di qualcosa o qualcuno. Per questo esso non rappresenta solo un momento di gioia, i preparativi per il famoso pranzo o lo scambio dei doni, bensì racchiude in se quelle che sono le fondamenta della nostra religione. Ormai sono oltre tre anni che, io ed Antonella, attraverso Fatterellando, cerchiamo di festeggiare questo lieto evento con voi. Quest'anno però, alla luce dei fatti accaduti, del dolore, della tristezza che come un velo invisibile aleggia tra le anime della gente abbiamo pensato di trasformare questo imperdibile appuntamento in un qualcosa di speciale. Nulla di eclatante, prolisso o noioso, ma solo tanti piccoli post che hanno il fine di sottolineare l'importanza delle tradizioni cattoliche e cristiane in un momento ove quello che appartiene alla nostra fede vine ripetutamente colpito, offeso, denigrato e calpestato da chi pensa di credere in qualcosa di giusto e uccide per pura follia trascinato dal delirio di qualcosa che non ha seno e che religione non è.  Proprio per questo, questa nuova stagione di “Aspettando Natale” prevede la presenza di 8 bambini provenienti da 8 parti diverse del mondo che, ogni domenica, a partire dal 29 novembre sino al 20 dicembre vi racconteranno 2 storie. Gli otto racconti, in realtà, sono delle piccole fiabe: leggere, semplici, delicate, di poche righe, a tratti infantili ma che affondano le sue radici nelle tradizioni più belle legate all'arrivo di quella famosa nascita tanto importante per la nostra fede.
Questo Natela passate da noi e scoprite, domenica dopo domenica, quello che hanno da raccontarci questi bambini e con noi, accendete una candela per le vittime degli ultimi due attentati terroristici che hanno colpito pesantemente Francia e Russia. Una candela per l'Europa finita nel mirino dei terroristi, una candela per esprimere la nostra solidarietà, una candela per la voglia di  vivere,una candela in memoria di chi non è più con noi, una candela del no al terrorismo e del si alla vita.

CALENDARIO ASPETTANDO NATALE




russia e francia



















finlandia e grecia


DOMENICA 6 DICEMRE
ANTONELLA-FIABA FINLANDESE
AUDREY-FIABA GRECA




svezia e messico



DOMENICA 13 DICEMBRE
ANTONELLA- FIABA SVEDESE
AUDREY-FIABA MESSICANA



danimarca e spegna


DOMENICA 20 DICEMBRE
ANTONELLA- FIABA DANESE
AUDREY-FIABA SPAGNOLA




E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.

E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.

E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.

E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
MADRE TERESA DI CALCUTTA
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domenica 15 novembre 2015

Siamo tutti la ragazza appesa al davanzale del Bataclan





Ricordiamo tutti l'immagine che divenne simbolo degli attacchi dell'11 settembre, l'uomo che cade.
Una foto scattata da Richard Drew, una delle più sconvolgenti raffigurazioni del male di ogni tempo.
Ritrae un uomo che  precipita a capofitto dalla torre del World Trade Center, una gamba piegata, l'altra estesa come chi discenda una scala. Quell'uomo , mai identificato, venne costretto a quella immane caduta da
un'irrazionale impulso di fuga, dopo essere rimasto intrappolato ai piani alti della torre invasi da fuoco e fumo.









L'immagine analoga all'uomo che cade è, negli attacchi di Parigi,, la ragazza appesa al davanzale. Un'immagine iconica, che resta impressa nella memoria e scava nel nostro cervello, nella nostra coscienza morale, come una potente profezia. A riprenderla è stato Daniel Psenny, giornalista di Le Monde, che stava lavorando a casa. Ai primi scoppi ha pensato che fosse la tv. Poi, racconta, si è affacciato alla finestra al secondo piano che da sull'uscita di sicurezza del Bataclan, ed ha visto i disperati che fuggivano cercando scampo dal tiro al bersaglio.








La ragazza, a differenza dell'uomo che cade, ha potuto appigliarsi a un davanzale, sostenersi con i piedi sulle sbarre di un' inferriata, aspettare in quella posizione di vulnerabilità assoluta che qualcuno, concluso lo sterminio, la tirasse dentro. Sull'uomo che cade uno dei grandi scrittori americani, Don DeLillo, ha costruito un romanzo. La ragazza appesa è un'immagine molto diversa, forse meno scioccante e romanzabile, ma perchè, nel guardare il video che mostra i ragazzi che fuggono zoppicanti nel vicolo, e gli altri fuori dalle finestre sui davanzali, l'occhio insistentemente torna a lei, solo a lei, alla ragazza appesa?








La risposta è che lei è il nostro alter ego, il nostro testimone storico di questa escalation nella scientifica distruzione europea da parte dei jihadisti. Così come l'uomo che cade era l'americano - tipo, il cittadino di Manhattan che lavora al World Trade Center, la ragazza aggrappata ha preso il posto della Marianna- l'incarnazione allegorica della Francia - e ci ha mostrato lo stato di cose in Europa.
Non si può parlare nemmeno di metafora: quella ragazza non è una metafora è una persona concreta, braccata nel locale dove era andata a sentire musica rock americana, a divertirsi, a bere, a godersi una serata ci civile libertà come tutti facciamo in Occidente.









Il suo peccato mortale, agli occhi dei jiadisti, sta semplicemente nell'essere andata a un concerto, non c'è da andare a trovare colpe nascoste, collettive, indirette.
Ciò che la ragazza aggrappata ci insegna è che infatti ci vogliono uccidere per quello che concretamente, normalmente facciamo ogni giorno. E' solo per queste cose : ascoltare musica rock dopo il lavoro, vestire in modo disinvolto, ballare, bere, guardare una partita di calcio - solo per questo che ci spingono fuori dai palazzi , appesi con l'ultima falange delle dita a un davanzale. Ragionando dal loro punto di vista ideologico, i jihadisti non vogliono terrorizzare, e nemmeno invadere. Vogliono disinfestare.
Sapete quando trovate la cucina piena di formiche, di blatte, o quando uccidete un ragno ( non bisognerebbe, portano fortuna ) e trovandovi vicino alla finestra lo scaraventate giù sull'asfalto?
Ecco, così!








Ma com'è successo che ci siamo trasformati in insetti da sterminare? Com'è successo che siamo finiti appiattiti sull'intonaco, appesi per la punta delle dita, ammutoliti di terrore, in una situazione di blocco assoluto che ricorda una delle carte più infauste dei Tarocchi: l'Appeso?
Lui sta a testa in giù, come l'uomo che cade,ma nella nostra situazione essere dritti o capovolti, visto che siamo ridotti alla completa impotenza, cambia poco. Come l'Appeso o l'appesa alla finestra del Bataclan, non abbiamo più un sostegno sotto di noi, la nostra esistenza ha perso improvvisamente ogni appoggio, ogni fondamento, siamo talmente storditi dalla violenza dell' aggressione, dall'inadeguatezza delle nostre difese, dalla vaporosità delle nostre chiacchiere a fronte dei proiettili di Kalashnikov, da saper solo mettere le forze in quelle falangi, ultimo residuo di un'energia appassita che ormai sappiamo indirizzare solo a conservare la nostra codarda sottomissione.









Di consolante c'è che la ragazza appesa oggi è viva mentre dell'uomo che cade non resta che quella foto. E ora immaginate una jihadista appeso come quella ragazza. Vi risulterà difficile. Odiano le nostre vite, e quanto alla loro, gli danno un senso solo in vista della morte, propria e altrui.
Evocherebbero l'inferno piuttosto che finire appesi a  un davanzale. In effetti è proprio quello che stanno facendo. Ci ridurremo come quella voce nel canto biblico, che chiede alla sentinella a che punto è la notte e si sente rispondere che è ancora notte, che il mattino verrà, di tornare a domandare un'altra volta o cominceremo a fare qualche cosa prima della defenestrazione?










( Immagini dal web, fonte G.T. )
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sabato 7 novembre 2015

Estate di San Martino tra leggenda e meteorologia

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“… ma per le vie del borgo dal ribollir dè tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar”. 
Chi non ha mai imparato o recitato a memoria durante le scuole elementari questi versi delle celebre poesia San Martino del Carducci? E chi non ha mai ascoltato almeno per una volta la leggenda del santo Martino che tagliò il suo mantello di lana e ne diede la metà al povero?









San Martino di Tours nacque intorno al 317 D.C ed è stato uno dei primi santi non martiri della Chiesa Cattolica. Figlio di un tribuno della legione, rivestiva la carica di "circitor" nella Gallia, dove visse l'esperienza che cambiò per sempre la sua vita e lo consegnò alla storia, alla leggenda e alla santità.








La leggenda narra che San Martino, una notte, mentre ispezionava i posti di guardia, incontrò un misterioso mendicante, il quale non avendo che pochi stracci addosso, era preda del freddo intenso. Così, il nobile Martino si dispiacque per quel poveraccio e gli offrì metà del suo caldo mantello militare, tagliandolo con la spada. . Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate.








Martino, militare romano non cristiano, andò a riposarsi e quella notte sognò Gesù che, vestito del suo mantello, raccontava agli angeli del soldato Martino che lo aveva riparato col suo mantello. Se questo sogno lo aveva profondamente impressionato, si può immaginare cosa provò San Martino quando trovò, al risveglio, il suo mantello completamente integro.








San Martino, dopo la mistica esperienza, si convertì, fu battezzato e dopo vent'anni di carriera militare, divenne Vescovo di Tours, dove acclamato dai suoi cittadini, proseguì umilmente fino alla morte la sua opera pastorale. Il suo mantello miracoloso divenne reliquia e fu conservata dai Re Merovingi. Da allora chi conservava il mantello corto, detto appunto "Cappella", venne definito cappellano.








La leggenda di San Martino ha ispirato quella che molti conoscono come l'estate di San Martino, cioè quella diffusa presenza di bel tempo, che nei giorni intorno alla prima decade di Novembre, caratterizza il clima, dovuta, secondo la leggenda, alla volontà di Dio per ricordare il nobile gesto del Santo.








La Festa di San Martino celebrata l'11 Novembre, giorno della sepoltura del Santo, è vissuta in vari modi, in Germania ad esempio dà inizio alle Feste di Natale, per la quale i bambini organizzano una processione con le lanterne e recitano una filastrocca propiziatrice.








 In Italia la Festa di San Martino fa rima con festa del vino, infatti, l'11 Novembre viene "battezzato" il vino novello durante allegri banchetti, accompagnato da carne, castagne arrosto e frutti di stagione.








La festa dei cornuti, è poi, una delle più curiose tradizioni associate alla festa di San Martino. Alcuni studiosi ritengono che questa derivi dal fatto che nel medio evo si svolgevano, in quel periodo dell'anno feste e fiere di animali con le corna. Altri, invece, la associano al potere rappresentato dai copricapo a forma di corna, come le corone o le mitre dei vescovi.








 San Martino è  celebrato come il protettore dei pellegrini, dei viandanti di un tempo, ed in alcuni casi la giornata in cui si festeggia il santo, diventa un giorno di festa per i camionisti, i viandanti di oggi









 La tradizione vuole che, più per una logica legata a ragioni meteo climatiche, che per credenze popolari, il giorno di San Martino è quasi ogni anno una bella giornata di sole che negli ultimi secoli è stata sfruttata dalle famiglie contadine,  per traslocare le aziende a termine della stagione agricola, secondo le regole della mezzadria. Questa usanza si è consolidata, a tal punto che nel lessico dialettale di provincia, il trasloco viene detto “san Martino”.








 l'”Estate di San Martino” è conosciuta praticamente ovunque, e perfino negli Stati Uniti, dove questo periodo di intervallo di bel tempo viene definito “Estate Indiana“.








Ma alla base dell’esistenza dell’estate di san Martino non ci sono soltanto la tradizione e le credenze popolari. Molti meteorologi infatti concordano sul fatto che questo periodo di tempo stabile che solitamente si verifica agli inizi di novembre è quasi sempre esistito.









 L’analisi è stata fatta dagli esperti sulla base delle mappe bariche dell’ultimo trentennio mostrando che in questo periodo sembra avvenire ciclicamente l’espansione dell’anticiclone dalla Spagna verso tutto il Mediterraneo, portando condizioni di alta pressione, di alte temperature e di bel tempo e proteggendo dalle perturbazioni la maggior parte dell’Europa occidentale e centrale.
































Le fotografie sono state scattate in una bellissima giornata di questo splendido Novembre 
al Parco Magni di Borgosesia









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mercoledì 4 novembre 2015

Expo, considerazioni





Qualcuno per caso sa dove sono finiti i No Expo? Guardate sotto i tavoli, cercate nelle cantine, esplorate i pensionati. E se non ne trovate traccia chiamate " Chi l'ha visto? ". AAA cercasi No Expo Disperatamente.
Nelle ore in cui la rassegna internazionale di Milano chiude i battenti fra gli squilli di tromba e i proclami trionfali, la nazione italiana piange la prematura scomparsa dei contestatori. Erano giovani, erano forti e sono tutti morti ( ovviamente mediaticamente parlando). Cioè sono andati a nascondersi che per loro è persino peggio.






Ricordate il primo Maggio? Fu indimenticabile: le manifestazioni in piazza, Milano occupata, le vie del centro messe a ferro e fuoco. La vernice, gli striscioni ( " Grande evento - grande bufala " ), il black cloc che diceva " E' giusto spaccare tutto per protesta ". E poi avanti con il festivalno expo, il noexpocamp, il noexpopride, il dossier Exit Expo del collettivo Offtopic con il noexpo coupon. Ecco: ve lo ricordate? Tutto spazzato via. Cancellato. Oggi non si trova nessun No Expo che parli, nessuno che sfili, nessuno che dica bah: la rassegna, iniziata in mezzo alla tempesta della contestazione, si chiude tra i cori angelici della beatificazione.
Niente più fumogeni al massimo solo troppo incenso.








Partecipiamo al lutto: a guardare il sito internet ufficiale dei No Expo c'è da farsi stringere il cuore. E' cupo come una messa di trigesima, meno frequentato di una mulattiera di montagna. Triste y solitario, forse anche un po' final: l'ultimo messaggio risale al 20 giugno, cioè prima delle ferie. " Documento collettivo per il No Expo pride: siamo collettivi, singole, frocie, lesbiche, trans, migranti che lottano..." più che altro siete zombie.
Desaparecidos. I Fantasmi Formaggino della contestazione. Che lottano? No, al massimo che lottavano.
Cioè che hanno lottato fino a quando non si sono imbattuti in un evento che volenti o nolenti, è stato un successo. E così ha rificcato loro tutti i "no " giù per la gola.
Per carità, ognuno è libero di pensare quello che crede relativamente a qualsiasi argomento, devo ribadire che personalmente ad Expo 2015 non ci credevo, e mi sbagliavo, ma c'è modo e modo di esprimere il proprio parere e certamente la violenza non è uno di questi. Comunque tant'è d'accordo o meno Expo
c'è stato ed è stato ed è stato un successo e di questo non posso che esserne felice.






La prima lezione che si può trarre  a manifestazione finita è questa: il partito del no, il partito della violenza si può sconfiggere. Sapete bene, e l'ho ribadito poche righe più sopra che il partito dei grandi eventi non sempre mi convince. Anzi spesso non mi convince. Capita che spesso dietro al grande evento si nascondano soltanto tangenti, truffe, opere inutili, incompiute, grandi sprechi e corruzione. Ma questo non è un buon motivo per trasformare l'Italia nella Repubblica del No: No Expo, No Tav, No Mous, No Discarica,, No Inceneritore, No Strada, No Bretella, No Biomassa,No Gas, No Diga...Ci manca solo il comitato che dice No al No e poi le avremmo viste tutte, in questo povero, disgraziato Paese. Che però oggi, forse, può trarre un sospiro di sollievo nel dire per una volta Sì. Sì Expo. E' andata.
E la seconda lezione, appunto, è capire perchè sia andata. Il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti: food&beverage per dirla come quelli che sanno.Cibo per dirla semplice. Pappa buona per dirla come le nostre nonne. Riconosciamolo l'Expo ha avuto successo  perchè ha puntato sulla nostra arma segreta, ciò che veramente ci rende diversi da tutti gli altri. E cioè quello che mangiamo e quello che beviamo. Ve le immaginate da noi code per una rassegna su " coste  e oceani " o sulle soluzioni urbanistiche delle città?
No, non le avremmo certo viste.







E allora però viene ancora più il magone a pensare come normalmente viene trattato il nostro Sacro Graal, in  tutte le altre occasioni che non siano Expo.Mi viene il magone a pensare come l'Europa offenda i nostri formaggi e il nostro vino, come si consenta regolarmente la vendita di Parmesan e Regianito, dell'Asiago del Wisconsin ( noto altopiano tra Marostica e l'Illinois ) e della Robiola di Roccaverano prodotta in Canada, come non si riesca a fermare il flusso del Tuscan Oil made tunisino, del San Daniele ham olandese o del Taleggio cheese made in USA. Anche l'ultima battaglia mondiale contro la carne non è forse un modo di danneggiare i nostri produttori di qualità, magari a vantaggio dei paesi del Nord che producono soia?








Sarebbe bello , perciò, se l'Expo che si è concluso sabato scorso ci lasciasse in eredità questo:
l'orgoglio del nostro cibo, la consapevolezza che su quello possiamo costruire il nostro futuro e il nostro successo. A patto che impariamo a difenderlo sempre,non solo per i sei mesi della rassegna. E soprattutto che impariamo a difenderlo come si deve. Cioè valorizzando la produzione del vino, senza farcela dare troppo da bere. E valorizzando il cibo, magari senza che ci mangino tutti su...

lunedì 2 novembre 2015

Novembre







Queste ore di primo Novembre
Arrossano le foglie del rampicante
Come su uno scudo un fiotto intenso,
Improvviso di sangue, dal bordo all'umbone
Spargono oro e lo esaltano sul manto
Fatato di muschio che gli elfi han ricamato.
( R.Browning )




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Nono mese dell'antico calendario romano, che cominciava con Marzo.
Si riteneva che l'11 novembre segnasse l'inizio dell'inverno.
Gli anglosassono lo chiamavano " Blot - monath " ( mese del sangue ),
nome derivante dal fatto che a San Martino si uccideva il bestiame per preparare
la carne da mangiare durante l'inverno. ( Enc. Brit. )

( Da " Il diario di campagna di una signora inglese del primo novecento
Edith Holden )

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")