mercoledì 31 luglio 2013

Vita e opere di Murena, l'architetto ombra del grande Vanvitelli




Carlo Murena, architetto, nacque  Collalto Sabino, oggi in provincia  di Rieti
il 16 luglio 1713. Appassionato di studi umanistici, si dedicò inseguito all'architettura
 attraverso un amico fraterno del padre Giuseppe, Nicola Salvi, romano,
vincitore nel 1732 del concorso per la costruzione nel 1732 della celeberrima
Fontana di Trevi.
Un piccolo ma significativo lavoro effettuato nel palazzo di famiglia, intorno
al 1737, attirò l'attenzione del Cardinale Francesco Barberini, nipote dell'omonimo
istitutore della famosa Arazzeria, che lo segnalò all'architetto Luigi Vanvitelli
( Figlio di Gaspar Van Wittel, olandese ), mentre questi era intento
alla costruzione del Lazzaretto di Ancona.



Da quel momento e fino alla morte avvenuta improvvisamente a Roma
il 7 maggio 1764, il Murena fu costantemente al fianco del vanvitelli, 
sostituendolo più volte soprattutto a partire dal 1750, quando Luigi vinse 
il concorso per la costruzione della Reggia di Caserta e praticamente  si trasferì
nella città campana.






Partecipe nel 1739 della progettazione e realizzazione del convento 
di Montemorcino nei pressi di Perugia per conto dei monaci olivetani,
l'anno successivo divenne direttore dei lavori del monastero di Santa Maria in Campis,
presso Foligno, sempre su commissione del medesimo ordine.



Santa Crose di Sassovivo



A Gubbio, Carlo costruì insieme ad altri l'ospedale Grande
della città e progettò la chiesa di Santa Croce di Sassovivo, sempre in Foligno.
Nel 1748, a Roma, sostituì il Vanvitelli nella direzione dei lavori 
in Santa Maria degli Angeli e nella chiesa di Sant'Agostino, mentre all'inizio
del 1750 il Cardinale Federico Marcello Lante gli commissionò 
la costruzione dell'omonimo palazzo, vicinissimo al Pantheon.



palazzo Lante



Chiamato al santuario della Santa Casa di Loreto, Carlo fu l'unico responsabile 
della realizzazione del campanile del Palazzo Apostolico e poco 
dopo entrò nel novero degli degli Architetti del Capitolo di San Pietro
in Vaticano



Loreto


La costruzione della Cappella Sampajo in Sant'Antonio dei Portoghesi
a Roma venne accolta con particolare favore e gli aprì le porte
per la nomina ad accademico di San Luca, titolo che gli permise di aprire
una scuola di architettura dove appresero e lavorarono tra gli altri
Andrea Vici, Giuseppe Piermarini, Simone Cantoni e il giovane
Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, nato nel 1739



San Silvestro in Capite


Progettista e costruttore all'interno della chiesa di San Pantaleo, 
vicino a Piazza Navona, concluse i lavori di sistemazione per le suore clarisse
di San Silvestro in Capite che si protraevano da anni con imbarazzanti sostituzioni
di conduttori incapaci. La morte lo colse quando si stava per ufficializzare l'incarico
prestigioso di Architetto Soprastante della Fabbrica di San Pietro
proprio in sostituzione del Vanvitelli, sempre più preso dalla costruzione della
reggia e che morirà nove anni dopo di lui senza vederla completamente realizzata.



Reggia di Caserta




( Luigi De Benedetti, Libero del 18 luglio 2013 )
( fotografie dal web )












lunedì 29 luglio 2013

Il bosco dell'Alevé




Ho già avuto modo di accennare alcune volte a una bellissima vacanza
che abbiamo trascorso tre anni fa in Val Varaita, splendida valle nel cuneese.
Durante questa vacanza abbiamo avuto modo di godere di meravigliose montagne,
impensate opere d'arte, come ad esempio ad Elva, e di questo 
splendido bosco che sembra davvero incantato.






Se siete in zona merita senz'altro che gli si dedichi una giornata,
una splendida passeggiata, molto facile, con montagne mozza fiato intorno
e una vegetazione meravigliosa.
Se state ancora pensando a dove andare in vacanza...bè, fateci un pensierino
Il colle di Sampeyre, il colle dell'Agnello,
Elva, Il Monviso, le sorgenti del Po' al Pian del re, Saluzzo, 
il castello della Manta, incredibilmente bello, con il suo ciclo di affreschi
 rappresentanti l'amor cortese
sono solo una piccola parte delle meraviglie racchiuse il queste valli.






Il bosco dell'Alevé è la cembreta più estesa delleAlpi.
Sceso in Italia dalla Siberia al tempo delle glaciazioni, il cembro è l'unico
pino con gli aghi riuniti in fasci di 5.
Ha pigne rosso brune con pinoli commestibili e vive anche a quote elevate.
Raggiunge i 1.000 anni d'età e può mantenere un bel portamento colonnare , alzandosi
fino a 25 metri oppure piegandosi e torcendosi alla forza del vento sui
rilievi più freddi ed esposti.






Qui in questi luoghi, alle falde del Monviso, ha trovato un luogo perfetto
per crescere e prosperare in questa estesa formazione boschiva:
Pensate che l'Alevé, 825 ettari nei comuni di Pontechianale, Casteldelfino, e Sampeyre,
fra i 1.000 e i 2.400 m. di quota, e il più importante e il più grande bosco
di pini Cembro delle Alpi Italiane






Il bosco dell'Alevé è citato goà in documenti romani e fu protetto  nei secoli, quale 
naturale prevenzione a frane e slavine, grazie al robusto apparato radicale
dei cembri.






Nel '700 fu parecchio depauperato per ricavarne legname da utilizzare 
in costruzioni, opere di fortificazione, trincee o semplicemente legna da ardere
per riscaldare le milizie in guerra.
Ora il bosco ha una foemazione stabile, un buon equilibrio ecologico evolutivo,
un ottimo rinnovo e gode di un o stato fitosanitario buono.
Fra le ragioni di questa prosperità  vi sono il declino della pastorizia e la minore
pressione  antropica e animale sul territorio.






E' preziosa inoltre la presenza della nocciolaia, uccello che si occupa della diffusione 
dei semi, di cui si nutre,  nascondendoli quali scorte nelle vecchie ceppaie, 
dando luogo a nuovi semenziali.






Ciò garantisce la funzione produttiva del pregiato legname, rosato e profumato, 
duraturo, evitato dai tarli, da sempre usato dagli artigiani locali 
per sculture, lavori di in taglio e mobili.
La vegetazione del sottobosco comprende mirtilli e rododendri,
ginepri nani e uva ursina, e molte specie tipiche delle Alpi Occidentali.






Ugualmente interessante la fauna, che include tra le altre specie, 
la marmotta, il capriolo, il cervo, il cinghiale, il camoscio e l'aquika reale.






Come potete immaginare è un luogo che difficilmente si dimentica...
resta nella memoria anche il silenzio calmo e leggero
che ci circonda, la frescura dell' acqua e dei pendii ombrosi...
a noi ha comunicato la sensazione di sentirci completamente parte della natura
e di essere " come a casa ".






Informazioni  che potrebbero esservi utili
Per visitare il luogo si può fare base a Castello ( m.1603 ) e salire il sentiero U8 
verso il lago Bagnour ( m. 2017; ore 1,20 );
oppure per il sentiero U9 al rifugio Vallanta ( m.2445; ore 2,45 ), passando ai piedi del bosco;
infine per il sentiero della GTA/U10, attraverso la foresta,
ai laghi Bertin e Lungo, fino al colle di San Chiaffredo ( m.2764; 4 ore )




( informazioni tratte dalla Guida Verde TCI
Cuneo e provincia )



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Ho appreso ora del terribile incidente in Irpinia
in cui tante persone hanno perso la vita...
...non ho più parole!





















sabato 27 luglio 2013

Anche per te...





Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffé 
che ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te 
che poi entri in chiesa e preghi piano 
e intanto pensi al mondo ormai per te così lontano. 
Per te che di mattina torni a casa tua perché 
per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te 
per te che metti i soldi accanto a lui che dorme 
e aggiungi ancora un po' d'amore a chi non sa che farne. 
Anche per te vorrei morire ed io morir non so 
anche per te darei qualcosa che non ho 
e così, e così, e così 
io resto qui 
a darle i miei pensieri, 
a darle quel che ieri 
avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi... 
al vento avrebbe detto sì. 
Per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi 
lo vesti e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai 
per te che un errore ti è costato tanto 
che tremi nel guardare un uomo e vivi di rimpianto. 
Anche per te vorrei morire ed io morir non so 
anche per te darei qualcosa che non ho 
e così, e così, e così 
io resto qui 
a darle i miei pensieri, 
a darle quel che ieri 
avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi... 
al vento avrebbe detto sì. 

( Lucio Battisti )




venerdì 26 luglio 2013

Quando il male si abbatte sull'uomo che cerca Dio




Compostela, campus stellae, il campo della stella, il luogo che i pellegrini
raggiungevano orientandosi con gli astri, seguendo il cammino indicato dalla via Lattea.
Oggi il Santuario di Compestela, dove sono custodite le reliquie di
San Giacomo patrono di Spagna, si raggiunge perlopiù in treno. anche se non mancano
ancora i viandanti, eredi dell'antico sentiero astrale.






Nel disastro ferroviario di due giorni fa in Galizia, il più grave in Spagna da mezzo secolo, 
che ha provocato 80 morti e centinaia di feriti, il treno stava appunto
raggiungendo Santiago e, come ha confermato il portavoce Vaticano, padre
Federico Lombardi, molti erano i pellegrini che andavano a Compostela per la festa
di San Giacomo del 25 luglio.






La responsabilità del disastro sembra tutta dei macchinisti: all'uscita di una galleria imboccando 
una curva in cui il limite era di 80 km. orari, il mezzo procedeva a 190.
Responsabilità umana, dunque, nessuna fatalità, eppure, anche per la prossimità geografica,
viene alla mente un altro disastro incomparabilmente più grande.
Era il 1975, e un terremoto devastante, che provocò uno tsunami con onde di 15 m.
distrusse Lisbona, causando circa novantamila morti.
Nel mezo dell'Europa illuminista, la notizia della catastrofe avvenuta nel cuore
di una potenza cattolica, che si era impegnata a diffondere il cristianesimo anche  e
soprattutto con la spada, venne interpretato come un segnale della collera divina, o viceversa
della sua in differenza o, semplicemente, inesistenza.







Famose polemiche, come quella tra Voltaire e Rousseau, si scatenarono 
circa la bonà o la crudeltà della natura. Crollò l'edificio di Leibniz, secondo cui 
viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Che mondo era mai quello che sterminava  decine di migliaia di innocenti
devoti al Signore?






Ritornando alle dimensioni fortunatamente meno apocalittiche dell'incidente
di Santiago, la suggestione di quelle domande, vecchie di secoli, 
torna a riproporsi.
Qui, si è detto, la natura è incolpevole: quasi certamente è stata la spericolatezza, 
l'impreparazione, la superficialità umana a stroncare tante vite.





Ma quelle vite andavano a pregare, in uno dei santuari maggiori della fede
cattolica, un santuario millenario, e non c'è dubbio che tra esse vi doveva essere
anche chi, com'è inevitabile nella preghiera, chiedesse non solo benevolenza nel
giudizio dopo la morte, ma di godere di una vita serena , lieta.
E invece è sprofondato in un " girone dantesco" , come lo ha chiamato il presidente
della regione Galiziana, con riferimento alla " Divina Commedia " che non può non far
pensare alle implicazioni metafisiche, religiose, di un evento così spaventoso.






In epoche in cui la filosofia era un a cosa seria, la si definiva " teodicea ": il tentativo 
di giustificare il male nel mondo, il quale mondo, se creato da Dio, dovrebbe essere
espressione della sua infinita bontà,
come può dunque esservi il male?
Il problema, sul quale pagine meravigliose sono state scritte dai Padri della Chiesa,
Agostino su tutti, in realtà non  trova mai una soluzione, perchè può
un argomento, sia pur sottile, consolare dal dolore di una catastrofe?






A che giova  dire che " il male non esiste, è solo carenza di bene" ?
Quando Lisbona fu distrutta, Kant, cristiano, si mise subito a studiare l'origine geologica
dei terremoti: il male non può essere giustificato. ma può essere compreso. spiegato nelle sue cause meccaniche. Solo questo ci è dato.
E così sarà per  la sciagura di Santiago: spiegheremo cause ed effetti dell'errore umano
( e della stupidità umana ).
La fede  riposa su un piano diverso, sulle ragioni del cuore.





( fotografie dal web )











mercoledì 24 luglio 2013

Felicità è...




Felicità è...l'arcobaleno dopo il temporale!






E queste sono le vostre piccole, grandi felicità di questa settimana:

Per Simona felicità è...saper apprezzare l'attimo

Per Pino felicità è...sfogliare l'album delle fotografie dei ricordi
e avere per ognuna un motivo di commento...e non riuscire a stracciarne nessuna! 
nemmeno quelle sfocate.

Per Beatris la felicità è ...nascosta in ogni suo più piccolo e semplice gesto quotidiano..
un abbraccio, un sorriso, un saluto...

Per Daniela la felicità è...lo stupore delle cose attorno a te,
può essere un bellissimo tramonto, un cielo stellato, il ron ron del peloso che si sfrega sulle tue gambe,un complimento inaspettato..

Per Ale felicità è...star bene con se stessa e con gli altri.

Per Betty la felicità è... mettere la cuffia, e ascoltando la mia musica preferita, 
far volare la mente e il cuore…. e sentirmi meravigliosamente leggera.

Per Arwen felicità è...
condividere la vita ed i bei momenti con qualcuno di umano e animale
 - un gatto che ti dorme vicino un cane che abbaia.
 Una camminata nel verde e la possibilità di immortalare certi momenti magici.
Felicità è anche assistere ad uno spettacolo di Pattinaggio artistico ...... e poter rivedere pattinare dal vivo il pattinatore che preferisco. Sono emozioni forti.
Una felicità più "di tutti i giorni" è frutti di bosco con gelato alla panna 

Per Valter Cevenini la felicità è...
La felicità è qualcosa di talmente forte che è giusto duri qualche ora, in quei momenti mi sento immortale,sono a contatto diretto con l'universo, mi sembra di comprendere il vero senso della vita.Il tutto comincia con dei brividi lungo la schiena che salgono fin sopra la testa e arriva la "pelle d'oca" su tutto il corpo. Ecco perchè dico che è giusto che la felicità duri poco tempo, sono talmente su di giri che non avvertirei nessun pericolo. Mentre è la gioia, che deve essere continua, la gioia di vivere e capire che siamo attorniati da una forza di vita e che essa desidera che noi siamo felici e che ci impegnamo a conoscerla; in tal modo essa ne trae gioia a sua volta.

Per Robby felicità è...passeggiare in un bosco,
 godersi la natura che ci circonda, 
vedere le bellezze del creato e poi se nel bosco incontri un uccellino, uno scoiattolo è una cosa bellissima


Per Gloria la felicità è...
mutante...oggi è cantare a squarciagola con la musica a palla in auto da sola.

Per Grazia la felicità è...amare ed essere amati, 
ma la piccola-grande felicità di ogni giorno è rimanere soli con se stessi ed essere " in pace "

Per Korè la felicità è...l'amore che ieri il suo gatto Max le ha trasmesso 
attraverso il suo caldo sguardo arancione e le sue fusa..

Per Stefy felicità è...
 un attimo rubato alla quotidianità...

Per Il Cavaliere oscuro del web la felicità è...
 un fattore importante della nostra esistenza.

Per Vaty felicità è...
Passare di qua finalmente un sabato in cui non si ha impegni
 per leggere tra le tue righe sempre parole e foto che trasmettono serenità

Per Audrey felicità è...
quando passeggio con la mia cuginetta  e lei mi tiene il braccio, quando le tolgo la mano, per paura di perdermi.













 " La felicità è..."
è una rubrica settimanale
dove vorrei raccogliere le piccole cose di tutti i giorni
che però se guardate con l'animo giusto possono regalare un sorriso
alla  giornata.
Naturalmente potete mandarmi, se vi fa piacere,
le vostre piccole, grandi felicità quotidiane.
Sarò ben lieta di pubblicarle insieme alla mie.















Storia e leggenda della rocca di Gibilterra terra d'assedio




Trecento anni fa ( il 13 luglio ) veniva firmato nella città olandese 
di Utrecht il Trattato che sanciva  il definitivo passaggio alla Gran Bretagna
del Territorio di Gibilterra, già militarmente conquistato dai
britannici il 5 agosto 1704 ad opera dell'ammiraglio - filibustiere
Sir George Rooke.






Il Trattato prevedeva il passaggio alla Gran Bretagna anche dell'isola 
più orientale delle Baleari, Minorca,  che dopo un batti e ribatti tra 
Francia, Spagna e la stessa Gran Bretagna, tornrrà definitivamente agli 
iberici nel 1802 attraverso la pace di Amiens.






Prima del 1713, gli Spagnoli tentarono disperatamente di tornare in possesso
di Gibilterra ( nel 1705 e nel 1712 ) ma furono sempre respinti dalle forze inglesi.
A dire il vero anche dopo il Trattato ( nel 1720 3 nel 1727 ) ci furono
tentativi andati a vuoto e poi, con il Trattato di Siviglia nel 1729,
la questione venne definitivamente risolta, ancora in favore degli inglesi.






Ma, inutile a dirlo, agli Spagnoli l'idea di avere truppe inglesi nel 
proprio territorio proprio non andava giù e 50 anni dopo.
nel 1779, approfittando dell'im pegno bellico inglese dall'altra
parte dell'Atlantico, contro i ribelli Americani, gli Spagnoli operarono
un blocco navale e terrestre contro Gibilterra.






L'assediop terminato nel 1783, fu senza dubbio uno dei più memorabili
della storia e divenne presto leggenda con gesta ed atti di coraggio e sacrificio
che esaltarono tutta la popolazione e che fecero del generale
George Augustus Eliott, Governatore della Rocca,
l'eroe degli eroi, aiutato peraltro dalle navi degli ammiragli
George Brydges Rodney e Richard Howe
che in due occasioni riuscirono a forzare il blocco navale spagnolo
portando sollievo alla popolazione stremata.






Il tentativo fallito e l'espansione coloniale della Spagna, fecero
dimenticare per tutto l'800 la ferita di Gibilterra e gli inglesi ne approfittarono
per rendere il Territorio una piazzaforte militare inespugnabile.
Durante le due Guerre Mondiali del '900, Gibilterra fu una imprendibile
base per sommergibili ma nel 1950 la Spagna riprese a rivendicare la sua sovranità
sul Territorio.






Nel 1967 fu indetto un Referendum tra la popolazione per conoscere 
il loro orientamento che diede una vittoria superiore all'80% per il mantenimento
di dipendenza a favore della Gran Bretagana così come una successiva
proposta di condivisione gestionale Anglo - Spagnola
indetta nel 2002 attraverso la Comunità Europea per dirimere le tensioni
tra i due Paesi membri, fu clamorosamente bocciata dai Gibilterrini
con un bulgaro 98%.







La vicenda si tinse anche di rosa quando nel 1981  
il Principe Carlo e Diana Spencer vollero iniziare il loro viaggio di nozze
partendo da Gibilterra e lo stesso è accaduto l'anno scorso
nel 60° anniversario dell'ascesa al trono della regina
Elisabetta II dove la Casa Reale di Spagna era totalmente assente
alle celebrazioni.






Gibilterra resta inglese e la leggenda dice che finchè
l'ultimo macaco sarà sulla Rocca
nulla potrà cambiare.








( Sergio De Benedetti, Libero dell' 11 luglio 2013 )
( fotografie dal web )












Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")