mercoledì 15 novembre 2017

Rosazza, il paese disegnato dagli spiriti





Domenica scorsa, non sapevamo proprio cosa fare  alla fine abbiamo deciso di visitare il piccolo, piccolissimo, paese montano di Rosazza ( 95 abitanti ) nella valle del Cervo
In realtà era parecchio tempo che mi ripromettevo di andarci, poi, non lo so, mi prendeva sempre una sorta di " avversione " e lasciavo perdere.
Diversi anni fa ho letto un libro, " Il segreto della rosa. Una chiesa tra spiritismo e massoneria " -scritto , tra l'altro, da un mio professore delle superiori Don Angelo Stefano Bessone,  - che analizza la singolarità di questo paese pietra per pietra, simbolo per simbolo.
Proprio da  questo libro e dell'articolo di Isabella Della Vecchia  sono tratte le notizie e la storia che sto per raccontarvi e che mi ha affascinata e trasportata nel mondo esoterico e surreale di quello che è definito il " paese più misterioso d' Italia "









Ci siamo ritrovati immersi in un luogo denso di mistero che sembra uscito da un romanzo di Dan Brown. Cosa rende questo paesino (semi) fantasma così speciale? A rendere questa località una meta estremamente appetibile per gli occultisti o gli appassionati di simbologia esoterica sono le tante tracce massoniche presenti nel borgo. Non è un caso se Rosazza sia stato ribattezzato la Rennes-Le-Chateau italiana.
Per chi non lo sapesse Rennes-Le-Chateau è un piccolo paese dell’Aude a sud della Francia che, ogni anno, è meta di migliaia di amanti del mistero e cercatori di tesori, richiamati dalla presenza di un presunto “tesoro” che sarebbe nascosto in paese o nei dintorni, presumibilmente ritrovato dal parroco che eresse la locale chiesa di Santa Maddalena.








Rosazza , come un fiore prezioso, è così ricca di elementi esoterici da sembrare essa stessa un’illusione. Porta il nome di colui che ha saputo stravolgerla, Federico Rosazza, Senatore del Regno, Gran Maestro Venerabile della massoneria biellese e membro della Giovine Italia di Mazzini.  Non ci si può recare a Rosazza come semplici turisti, perché si viene catapultati all’interno di un luogo surreale, carico di simbologie massoniche ed esoteriche, distribuite lungo un percorso iniziatico di difficile comprensione.








La nascita della “Nuova Rosazza” – Federico Rosazza Pistolet nacque a Rosazza il 4 marzo 1813 e trascorse l’infanzia in seminario, che però abbandonò per indirizzare i propri studi in giurisprudenza. Nella sua vita ebbero grande rilevanza  due avvenimenti negativi dei quali non è mai riuscito a farsene una ragione, la morte prematura della moglie e, ancora più terribile la morte della sua unica figlia che lo avvicinarono  al mondo dell’occulto, sempre sostenuto dall’inseparabile amico Giuseppe Maffei, con il quale attuò ogni progetto.  La sua manifesta appartenenza alla massoneria procurerà diversi dissapori con il mondo ecclesiastico, nonostante ciò seppe realizzare una tra le più belle ed interessanti chiese dell’età moderna.  Risulta rilevante il fatto che Federico azzardò non poco, demolì la vecchia chiesa, spostò un cimitero e ne costruì una nuova discostandosi dai canoni cristiani, allontanandosi da un facile consenso della curia. Ma era talmente incalzato dai suoi interessi spirituali, che era disposto ad affrontare ogni avversità, con una sicurezza nelle sue azioni che lo ha portato a creare ciò che oggi  non può non affascinarci. Camminando per le vie di Rosazza si è avvolti da un senso di Ragione e Spiritualità, Corpo e Anima, Concretezza e Astrattismo. Anche un neofita coglierebbe che luoghi come la chiesa parrocchiale, il cimitero monumentale, il Municipio, il Castello e le numerose fontane portano in sè qualcosa di ultra terreno.










Architettura e occultismo – Secondo quanto descritto dal libro “Il Segreto della Rosa” (Angelo Stefano Bessone e Sergio Trivero), Federico Rosazza e Giuseppe Maffei erano uniti da un legame che andava oltre la semplice amicizia, un sodalizio spirituale, un interesse comune per l’occultismo. Partecipavano a sedute spiritiche per evocare le anime dell’aldilà ed essere così guidati per compiere le proprie azioni sulla terra. Il Maffei era fermamente convinto che le nostre scelte e i nostri movimenti fossero guidati da entità superiori, per questo  invocava spiriti di un certo livello, del calibro di Dante, Sant’Agostino, Giulio Cesare. Dopo ogni contatto egli creava, assecondando quanto suggerito dalle anime trapassate, molto più vicine a Dio di quanto lo sono gli uomini, dopotutto lo stesso tempio di Salomone venne costruito seguendo i dettami di Dio.
























Un percorso iniziatico attorno alla chiesa – Nel portico della chiesa si trovano le statue di marmo di Federico Rosazza, Giuseppe Maffei, Battista Rosazza Bertina e la “donna portatrice”, una donna che trasporta sulle spalle la pietra della fondazione della chiesa. Costeggiando la chiesa sulla destra, ci si immette in un vicolo che ci fa abbandonare alle nostre spalle due importanti simbologie posizionate rispettivamente su due porte, una stella a 5 punte e una svastica. A metà strada è appoggiato su una panca un bassorilievo di una clessidra, emblema del trascorrere del tempo. Un monito a ricordare che “abbiamo i minuti contati” e ogni secondo è unico perché in quello successivo la terra è già completamente mutata.Nella piazza principale, di fronte alla chiesa parrocchiale, come un orto magico, spuntano ad ogni angolo frutti esoterici di ogni tipologia e dimensione, rose ed edera che si contorce nell’aria. Essa, presente anche nel cimitero, è simbolo di fedeltà e amicizia perchè sa avvolgere qualsiasi oggetto in un abbraccio caldo e soprattutto eterno, essendo oltremodo molto difficile da tagliare. Delizioso è coglierli e assaporare ciò che sanno offrire, sbocciano in ogni angolo come a definire un giardino segreto.
Nel pavimento del sagrato vengono sovente creati disegni con ciottoli bianchi e neri, ricorrenti nei templi massonici e impiegati dai templari, a raffigurazione della dualità di bene e male, di luce ed ombra. . Di fronte alla casa parrocchiale, incastonata nell’ acciottolato della piazza vi è una scala a pioli bianca. Essa da sempre  rappresenta il collegamento con l’aldilà, il punto di contatto tra terra e cielo, le piramidi egizie, le ziqqurat mesopotamiche e i templi Maya e Aztechi, sono enormi scale verso l’alto, oltre ad essere elemento importante nella simbologia massonica. Incontriamo tutti questi messaggi ancor prima di entrare in chiesa, essi ci trasmettono un profondo insegnamento spirituale e cioè quanto sia importante soffermarsi ad osservare l’esterno degli edifici di culto, mai entrare prima di leggere le parole del marmo. La meditazione su noi stessi e su ogni nostro passo, occorre farla ancora prima di varcare la soglia, ma soprattutto una domanda dovrebbe insinuarsi naturalmente nei nostri pensieri “Siamo davvero degni di entrare in questo luogo sacro?”

































L’incredibile simbologia della chiesa parrocchiale – Come detto in paese esisteva una chiesa precedente che fu demolita nel 1881 per volere di Federico, risparmiando il campanile che divenne torre ghibellina, ubicata oggi accanto al Municipio. La nuova chiesa venne orientata ad est. L’orientamento è la prima regola da seguire nella costruzione di un qualsiasi tempio, non da meno quello massonico. Non a caso nelle prime chiese cristiane l’abside era rivolta verso il nascere del Sole divino, esattamente come i templi pagani. Il fedele cristiano, il pagano, l’iniziato massone, accedeva da occidente e dunque dall’oscurità e camminava verso la luce della consapevolezza, seguendo un preciso rituale che lo avrebbe condotto all’altare, in direzione del sorgere del sole, per essere illuminato ed investito dalla conoscenza assoluta. La chiesa parrocchiale venne costruita sopra il vecchio cimitero che fu spostato, non senza disappunto, dalla parte opposta del fiume Cervo, collegandolo alla città con un ponte a tre campate decorato con croci e stelle a 5 punte.  Sulla facciata risaltano tre piccole aperture, apparentemente decorative, sono i tre puntini massonici che troviamo anche in altri angoli, come ad esempio all’interno della fontana della Pace, a rappresentanza dei tre vertici di una piramide. Poco più in basso appare lo stemma di Rosazza (è presente identico anche nel Castello) circondato dall’iscrizione “circumdo vepres astra imitata rosa”, (io, rosa, avvolgo i rovi imitando gli astri).
. Sopra l’ingresso principale sboccia una rosa aperta da cui esce una croce, dall’indubbio riferimento ai “Rosa Croce”. Essa è circondata da altre rose e stelle a 5 punte, elementi che ritroviamo ovunque aggirandoci per Rosazza. Ci sono rose nelle finestre della facciata, nei capitelli e nei piloni in ferro battuto nella piazza centrale intervallati da stelle di pietra.













Finalmente varchiamo la soglia. – Capita sovente di trovare le volte delle chiese dipinte di azzurro intenso su cui si stagliano stelle a scopo decorativo per simboleggiare le volta celeste. Nella parrocchiale di Rosazza abbiamo qualcosa di totalmente differente. Sopra la nostra testa dilaga un autentico cielo stellato, come un qualsiasi planetario saprebbe ben imitare. Si distingue il grande carro e il piccolo carro, l’orsa maggiore e minore e perfino la via lattea perfettamente rappresentata al cospetto della stella polare, mentre nell’abside brilla in lontananza la Croce del Sud. L’alternanza delle finestre ai lati crea un gioco di luci che rende la volta celeste viva e brillante, una scelta architettonica di grande effetto evocativo, voluto e impeccabilmente creato dal Maffei. Ci si sente all’aperto, di notte e al buio restiamo immobili in contemplazione a rammentare che anche i templi massonici si distinguono per la volta dipinta di stelle, chiamata Volta Stellata. Ma ancor di più sembra si sia voluto far rivivere gli antichi templi egizi di Akhenaton, il faraone che più si è avvicinato alla religione cristiana, perché sostenitore dell’unico Dio, il Sole. Mai nessun luogo ha ben saputo “imitare gli astri”, e proprio in un ambiente come questo, in modo così mirabile, si resta con il naso all’insù a contemplarli, percepiamo l’immensità del creato e la debolezza dell’uomo di fronte al divino. Nel nostro viaggio cosmico, seguiamo la via lattea giungendo all’altare, luogo di presenza e manifestazione divina, luogo di illuminazione in cui, se sapremo gestire la luce correttamente “vedremo”, in caso contrario verremo accecati.

















 Il Castello dove pare che Rosazza tenesse le sue sedute spiritiche con accanto la torre guelfa simbolo di difesa, di unione con il cielo e di visione del mondo dall’alto, in realtà,  visto da vicino ci affascina con ben altri particolari.
L'edificio fu progettato da Giuseppe Maffei sfruttando il tema dell'estetica della rovina: false muratura sbrecciate trattate con acido nitrico, finti colonnati ed architravi, allo scopo di richiamare gli antichi templi di Paestum e chiari riferimenti esoterici alla massoneria
L'arco di accesso al castello riproduce quello della città di Volterra; qui campeggiano le teste di tre valligiane con una stella a cinque punte tra i capelli. Altre false rovine di Paestum ed uno dei due orsi scolpiti in pietra locale, collocati intorno al laghetto del giardino, furono portati via da un piena del torrente Pragnetta nel maggio 1916; i resti sono oggi conservati presso la fontana della Valligiana nel parco comunale.

















































L'attuale palazzo comunale,,anch'esso progettato dal Maffei nel 1880-81, fu voluto in origine da Federico Rosazza per ospitare la sede del municipio di Piedicavallo, paese dal quale al tempo anche Rosazza dipendeva amministrativamente. L'edificio divenne invece sede del comune di Rosazza nel 1909 a seguito dell'autonomia comunale ottenuta nel 1906. Dell'edificio, del quale Giuseppe Maffei curò anche i più minuti dettagli decorativi, sono particolarmente degne di nota la torre ornata da merlature ghibelline e l'armoniosa scala di marmo bianco che dà accesso ai piani superiori.
Il Municipio è sitò nella stessa casa dove Federico Rosazza, è nato e, 86 anni più tardi, è deceduto. La torre ghibellina era un tempo il campanile della vecchia chiesa, demolita nel 1880 e sostituita dal Maffei che anche qui trattò le colonne con acido nitrico per ottenere quel senso di “rovinato” e dunque antico, prerogativa in molte sue opere, come abbiamo visto. Anche nei capitelli delle colonne sono presenti rose e stelle a 5 punte.La singolarità dell’edificio municipale lascia a bocca aperta, non solo per i colori variegati della facciata, ma sopratutto per il colonnato in pietra e le sculture a foggia di cavalieri in armatura poste agli angoli come paracarri.













































Le fontane “parlanti”
Le fontane parlanti - Nel 1872 Federico Rosazza fece realizzare un’impresa idraulica di grande utilità pubblica distribuendo l’acqua in tutto il paese attraverso una rete di tubazioni in ghisa dal serbatoio sopra il Campopiano. A questo fece seguire la costruzione di moltissime fontane disseminate per tutto l’abitato, differenti tra loro ma contrassegnate sempre dagli stessi simboli, la rosa e la stella a 5 punte. I lavori furono seguiti dalla supervisione di Pietro Vittorio Gilardi Magnan, che ne disegnò anche la maggior parte. Bessone e Trivero le identificano come ”fontane parlanti”, perché oltre alla voce suadente dell’acqua, esse si rivolgono a colui che si disseta con alcune frasi scolpite nella pietra, di seguito ne riportiamo alcune tratte dal libro “Il segreto della Rosa”.













La fontana abbeveratoio ci dice “Sono onda che disseto - rammentando - il mio autore”, un’altra riporta la scritta “Era smarrita nel creato or mi guida – Rosazza Federico”.
La fontana della Colonna è una delle maggiori, costituita da una conca in sienite, ha una grossa colonna nel mezzo che sorregge la statuetta di Pietro Micca, un famoso minatore, in essa la scritta recita “O cielo - benedici - chi - nostra - la fè”.
Dinnanzi al municipio, nel luogo dove sorgeva la vecchia chiesa vive la fontana della rosa incorniciata da due colonne con una grande rosa nel mezzo in marmo rosso, una conchiglia in marmo bianco e tre stelle in marmo giallo, fu realizzata dallo scultore Albino Gussoni di Torino. Nel pavimento un disegno a “ciottoli” raffigura una stella alpina, dove viene ripetuto il nome in più lingue “leontopodium o edelweis, gnaphalium o ruhrhaut”.















Accanto alla chiesa nuova spicca la Fontana della fede con la statua della prima delle tre virtù teologali, alcune belle rose e un bassorilievo alla base con Adamo con la testa coronata di foglie di acacia (elemento maschile) ed Eva con in capo una rosa (elemento femminile). Dentro alla fontana tre puntini massonici in rilievo nascosti dall’acqua, giusto per chi li vuole scoprire. E’ riportata la frase “quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum - ita desiderat - anima mea ad te Deus”, che, secondo i Salmi di Davide, significa “come il cervo aspira/desidera le sorgente d'acqua, cosí l'anima mia sospira per voi, Dio mio”.










Il cimitero - Vi si accede come già accennato attraverso un ponte a tre campate che reca intagliate la stella a 5 punte, forse è il monumento che mi ha colpita di più in un luogo in cui tutto è improbabile, addirittura esagerato, il cimitero si può definire monumentale, ricco di iscrizioni, statue, alcune veramente inquietanti.
Nell’aciottolato del pavimento del cimitero sono presenti alcune “lacrime di pietra” distribuite intorno alle panche, simbolo del dolore spesso ricorrente nelle logge massoniche, infatti il candidato al grado di maestro veniva sdraiato su un tappeto disseminato di lacrime.


































 Nonostante ci siano pervenuti diversi diari dei fondatori della nuova città, nulla sappiamo degli autentici segreti che Rosazza preserva nella pietra, un messaggio recondito, da cercare con la propria mente e con la propria anima. Prima di salutarla rivediamo lo stemma che ci ha accolto con la frase “io, rosa, avvolgo i rovi imitando gli astri”. La rosa è un fiore-frattale che sbocciando si espande verso l’esterno, essa stessa, con la sua forma naturale imiterebbe gli astri, o meglio, una galassia. Viene “collegata a terra” attraverso il gambo irto di spine, come una scala da percorrere con dolorosi gradini. Se li percorriamo tutti possiamo avvicinarci al nostro divino Padre, e cercare di divenire noi stessi stelle luminose. Ma come possiamo “imitare gli astri”? Semplicemente “illuminandoci”.


( Fonti Isabella Della Vecchia
Il segreto della rose di A.S. Bessone e S. Trivero )
( Le fotografie non contrassegnate Il Tempo Ritrovato sono tratte dal sito Luoghi Misteriosi )






Il 16 novembre uscirà al cinema il film The Broken kay girato in parte proprio in questo paesino ed in altre meravigliose località del Piemonte




Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")