lunedì 30 giugno 2014

Le langhe e il pericolo Unesco




Evviva...Lnghe, Roero e Monferrato entrano a far parte dal patrimonio dell'Unesco.
Sono piemontese ed ho esultato come, credo, quasi tutti i piemontesi.
Queste colline sono splendide...chi le conosce non se le toglie più dalla mente,
non si riesce a smettere di pensarle...le langhe in autunno, con la terra che "fuma un po' "
la nebbiolina che sale, il profumo del vino, quello vero...in genere ci andiamo al mio compleanno,
a volte restiamo a dormire, altre volte vaghiamo semplicemente di collina e collina...







Terra di grandi scrittori Pavese, Fenoglio...di grandi vini Barbaresco, Nebbiolo, Barolo...
c'è di che festeggiare...anzi no, ferma tutto...
non c'è niente da festeggiare...quella delle colline piemontesi è una terra che ha sempre insegnato
ai suoi figli a cavarsela da soli...e mi spaventa l'idea che questo circo parigino possa distruggere quello
che qui c'è di buono. Saggiamente qualche vecchio contadino piemontese alzerà il sopracciglio
e dirà " esageruma nent ". Non esageriamo.






Ecco, non esageriamo, cosa c'entrerà mai l'Unesco con il Barbaresco e il Moscato?
Non credo proprio che qualche burocrate possa proteggere il Nebbiolo meglio e più di quanto
hanno fatto fno ad ora i vignaioli piemontesi, e tanto meno penso che possa dare qualche cosa in più 
al patrimonio delle nostre cantine, anzi...






Ecco, la paura è che possa succedere esattamente il contrario.
Del resto non sono pochi i casi in Italia e all'estero in cui l'arrivo dell' Unesco ha provocato
direttamente disastri, speculazioni, code polemiche con conseguenti rimpianti...
Il quotidiano britannico " The Indipendent " tempo fa ha dedicato un 'inchiesta al fenomeno.
Titolo " L'Unesco danneggia i suoi tesori? ".







Si citavano tra gli altri il paradiso naturalistico di St .Kilda in Scozia, con l'ecosistema completamente stravolto dopo la promozione nella lista dei Patrimoni dell'Umanità; quello delle miniere
d'argento Iwami Ginniere in Giappone,  inserite solo per compiacere qualche lobby
e sconvolte da torme di turisti delusi ed arrabbiati; e quello dei templi dei khemer rossi in Cambogia,
che hanno perso gran parte del loro fascino dopo il riconoscimento perchè sono stati sepolti
da una miriade di circonvallazioni, hotel, ristoranti, centri commerciali...







Anche in Italia abbiamo i nostri esempi " uno l'ha citato il professor Settis, storico dell'arte
e grande esperto di battaglie per la tutela dei beni artistici: quando nel 2004 venne
dichiarata Patrimonio dell'Unesco la Val d'Orcia in Toscana, iniziò nella zona una folle corsa
 alla costruzione di villette a schiera . La battaglia finì in tribunale tra mille polemiche senza che
l'Unesco, peraltro, battesse ciglio. O si opponesse."







Non sarebbe meglio dunque lasciare che le Langhe siano difese dai piemontesi
che fino ad ora lo hanno fatto egregiamente conservando intatta una zona di rara bellezza?
Non sarebbe meglio evitare un'altra invasione di ultracorpi alieni con l'alto patrocinio
dell'organizzazione internazionale?






Qualche dubbio? Guardate cosa sta succedendo in questi giorni a Pompei ( patrimonio Unesco dal
1997 ) devastata dall'incuria e dagli scioperi, o al Circo Massimo a Roma ( Patrimonio
Unesco con tutto il centro storico dal 1980) svenduto per meno di 8.000 euro al devastante
maxi concerto dei Rolling Stones.







Siamo il paese al mondo che ha il maggior numero di siti Unesco, fino al 1979
non avevamo siti Unesco ed eravamo il primo Paese al mondo per visitatori stranieri, oggi
abbiamo 50 siti Patrimonio dell'Umanità e siamo precipitati al quinto posto.
Sarà una coincidenza? Forse E forse sarebbe meglio che certe coincidenze stessero ben lontane
da Langhe, Roero e Monferrato.E l'Unesco pure.








Per quanto mi riguarda spero di poter festeggiare ancora il mio compleanno
" andando per langa " lentamente, senza fretta, di collina in collina, di cantina in cantina,
di vigneto in vigneto...spero che questa meravigliosa fetta di Piemonte resti quella
che è stata fino ad oggi e che possa continuare a riempirmi gli occhi e la mente e che mi faccia
ancora cantare la gioia del buon vino...lo spero davvero!
.Chi conosce quelle colline sa che i filari sono molto stretti e non si
possono girare in carrozza. E nemmeno in carrozzone





( Le fotografie delle etichette dei vini sono tratte dal web )

sabato 28 giugno 2014

L'orto della vicina e le zucchine in carpione





Io ho una vicina di casa, la signora Tina, che coltiva un orto...
anzi credo che si coltivino a vicenda lei vive per l'orto e l'orto vive di lei.
Una passione che la fa rimanere china sulle " pros " di terra anche quando ormai è buio.
anche quando piove e soffia il vento e lei, considerata la sua età, dovrebbe starsene tranquillamente
a casa a guardare la televisione. Ma si sa con il cuore non si ragiona e una passione è una passione.
Inutile dirle " Tina vai a casa che è tardi, guarda che ti stanchi troppo ", inutile minacciarla: " Guarda
che avverto le tue figlie " non sente ragione...l'orto è L'ORTO e va curato...






e così cura dopo cura, arriva questa stagione  e la signora inizia a raccogliere i frutti del suo lavoro,
e, dato che è una signora molto gentile, di questi frutti siamo beneficiari anche noi.






Questa settimana c'è stata la raccolta delle zucchine...e allora che zucchine siano.






Zucchine in carpione


Ingredienti

Zucchine
4/5 cipolle gialle
uno spicchio d'aglio
qualche foglia di salvia
qualche chiodo di garofano
pepe in grani
sale
aceto
olio d'oliva






Tagliate a fette piuttosto regolari le zucchine , friggetele in 
abbondante olio d'oliva e, dopo averle fatte asciugare su carta da cucina
disponetele in un contenitore e salatele.






Tagliate a fettine sottilissime la cipolla e fatela appassire nell'olio senza 
lasciare che prenda colore fino a quando non sarà morbida.






A questo punto aggiungete circa due bicchieri e mezzo d'aceto,
le foglioline di salvia, il pepe, i chiodi di garofano e il sale.
Lasciate consumare girando spesso.






Quando le cipolle saranno ridotte quasi a una crema togliere dal fuoco
e versare sugli zucchini precedentemente preparati.
Condire con olio crudo e mescolare bene.






In frigorifero si conserva per parecchi giorni, è un contorno molto gustoso
e dal sapore estivo. Ottimo con la carne impanata e con i formaggi.
Splendida la versione invernale dove gli zucchini verranno sostituiti con le rape
( non fritte ma cotte al vapore ) in questo caso, però, la durata è di soli 2/3 giorni.
















venerdì 27 giugno 2014

Sogno




" Una volta sognai di essere una farfalla
 che svolazzava qua e là.
Poi mi svegliai ed ecco che ero ancora io.
Ora non so se sono un uomo che ha sognato di essere
una farfalla, o una farfalla che ha sognato di essere un uomo. "
( Chuang - Tzu )

mercoledì 25 giugno 2014

Fatterellando: Mister Ignis, l'imprenditore geniale di cui avremmo bisogno.




Il cumenda Giovanni Borghi, milanese solo per nascita, è sempre stato l'orgoglio 
varesino da esportazione. Nell'impresa come nello sport.
Il Borghi, Mister Ignis. Assieme a quei pezzi di industria vera, industria pesante che
rendevano Varese la provincia con le ali: Aermacchi, Agusta, Caproni. Ma anche
il Calzaturificio di Varese, la Poretti e la Cagiva.






Il Borghi è stato tutto quello che oggi c'è. Imprenditore di successo, padrone buono.
Ganassa fuori dagli stabilimenti, che frequentava più che casa propria.
Mecenate nello sport, uomo di sponsorizzazioni quando ancora lo sponsor non aveva regole e
soprattutto non dettava legge. 
Certo, il Cumenda, padrone lo è sempre stato. E non poteva non esserlo perchè aveva una marcia 
in più in ogni cosa, E se una cosa era capace di attirare il suo stupore, la sua attenzione lui
rilanciava: s'al custa? Cosa costa?






Masticare il brand Giovanno Borghi significava aver capito il tessuto industriale
di quel varesotto con le bollicine: capannoni, industrie, posti di lavoro, fatturato, esportazione,
modelli di sviluppo e tanto altro. In quel tessuto si sono poi innervate parabole politiche,
prima con la DC, poi con il PSI ed infine con la Lega.
Cambiavano i linguaggi dei partiti ma le catene di montaggio giravano che era una bellezza.
Fino a quando quel tipo di modello poteva restare in piedi.






Anche in questo il Cumenda, zio di Fedele Confalonieri, capì prima degli altri.
Lo capì agli inizi della propria avventura in solitaria dopo che ereditò l'azienda dal padre,
quando scommise sulle cucine a gas e poi sul frigorifero come elettrodomestico di largo consumo.






E lo capì alla fine, quando accettò di gemellare il suo marchio Ignis con
l'olandese Philips, ormai più forti di lui. Da lì a poco sarebbero arrivati gli americani
della Whirpool, nel cui stemma continuano a vivere il fuoco della vecchia Ignis e i 
suoi stabilimenti italiani. Il Cumenda.







Quello che cel'aveva fatta a sfidare il mondo partendo dal gradino più basso, quello di
operaio, dopo la guerra e dopo lo sfollamento dal quartiere Isola di Milano a Comerio. 
Il Borghi, quello che non gli bastava mai nulla e quindi tutto era una scommessa. In ogni senso.
Il Cumenda con la maiuscola. Il Cumenda generoso con i propri lavoratori, tanto da assicurarsi
che avessero una casa oltre che un lavoro. Il Cumenda che sapeva godersi la vita.







Varese è tatuata di Mister Ignis, pwechè fu una Varese da esportazione, una Varese di
successo. Con i suoi frigo e i suoi campioni. Già, perchè ancora oggi se dici Ignis ti immagini
non solo le cucine di casa diventate di colpo moderne ed attrezzate. ma dici anche canestri d'oro
con quella squadra di basket che giganteggiava in Italia e trionfava in Europa.






Ignis come sponsor e come valore: nel basket, dicevamo, e nel calcio; o nel pugilato e nel ciclismo.
Campioni forti come le lamiere: Meneghin, Bob Morse, Sandro Mazzinghi, Ercole Baldini.
Le donne avevano tanti motivi per amare il marchio Ignis.






Ignis esplose dentro l'esplosione di quell'Italia del boom, dove c'era spazio per tantissimi.
Borghi però svettò. Perchè aveva scarpe grosse e cevello fino. Aveva le intuizioni giuste. 
Era un capitano d'industria, qualifica che oggi si concede a manager che non mettono nemmeno 
un soldo di loro sul banco. Solo capitali presi in prestito. Allora c'era il boom.
Oggi c'è la crisi. Forse dentro questo mondo nemmeno il Borghi avrebbe potuto rifare mister Ignis,
come dice qualcuno. Io credo che ce l'avrebbe fatta. Lo credo perchè il Cumenda era una di 
quelle persone che i tavoli da gioco li guardano dall'alto in basso. Perchè il Cumenda aveva la sicumera 
di quello che veniva dall'Isola, di quello che non conosceva una ricchezza eredita, di quello che - senza appoggi politici - inseguiva la sua idea di imprenditore.
Ecco perchè Mister Ignis resta una bella storia. Italiana.







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L'unghiata di Antonella


Borghi ebbe l'intelligenza di andarsene al momento giusto, quando vide tremare il suo impero
decise di metterlo sul mercato. All'epoca non era normale vendere agli stranieri, qualcuno disse 
che lo Stato lo aveva abbandonato, ma con il senno di poi meno male che  la Ignis non è 
diventata statale, perchè avrebbe fatto la fine della Cirio, della Motta e della Alemagna.



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Cliccate QUI per andare da Audrey e leggere la straordinaria vita di Borghi



http://borderline83.blogspot.it/2014/06/fatterellando-mister-ignis.html


Fatterellando special summer ediction












lunedì 23 giugno 2014

L'utopia della bellezza, i preraffaelliti a Torino




Avevamo deciso che ci saremmo andati prima che scoppiasse il grande caldo,
poi il caldo era arrivato all'improvviso e avevamo accantonato l'idea...
Venerdì era una giornata splendida e non troppo calda e così abbiamo rispolverato il progetto di andare
a Torino a visitare la mostra Preraffaelliti, l'utopia della bellezza.

A raccontare tutto di questo movimento sono 70 opere provenienti dalla Tate Britain di Londra
e che resteranno in mostra a Torino fino al 13 luglio.






La Confraternita ( " Pre - Raphaelite Brotherhood " ) nasce, come è noto, in un
anno cruciale, il 1848, per volontà di un gruppo di giovani, capeggiati da Dante Gabriel Rossetti,
figlio di un italiano esule a Londra. Tutti poco più che ragazzi i fondatori della Confraternita -
William Michael, fratello di Dante, ha diciannove anni, come Jhon Everett Millais, e appena venti 
William Hunt -, ma i propositi sono ardimentosi: dar vita a una sorta di sacro sodalizio che,
lancia in resta contro gli accademici vittoriani, rinnovi completamente l'arte






Come?  Ritrovando lo spirito di quei pittori che , prima di Raffaello, avevano coniugato
l'amore per la natura, colta in ogni mirabile dettaglio, utopia della bellezza, tra ideale
platonico e sensualità, e misticheggiantìi suggestioni simboliche.






Il tutto alimentato dall'immaginario gotico, dalla poesia di Poe e di Baudelaire,
nonchè dall'eredità di Dante e del Medioevo, " ritrovati " attraverso i miti eroici di Catlyle.






Se questa " visione del mondo " risplende in Mostra da un opera all'altra-quindi da
Millais ad Hunt, da Ford Madox Brown ad Edwaed Burne - Jones,...- la "stella " più
luminosa è senza dubbio Dante Gabriel Rossetti.






A stimolare attenzione e curiosità ci sono infatti una ventina delle sue opere più significative
e tutte circondate da un fascino inquietante. Insomma luce stellare con misteriosi , magici aloni.






Del resto il padre di Dante Gabriel, l'abruzzese Gabriele, era non solo carbonaro e massone,
dunque in confidenza con crittografie e numerologie, ma anche studioso del Dante pitagorico, ermetico e Fedele D'Amore, caro a tutti gli anticlericali.






Ulteriori influenze gli venivano poi dalla madre, Frances Mary Lavinia, figlia di un altro esule in odor
di giacobinismo, Gaetano Polidori. Costui, uomo di lettere, nato a Bientina, in provincia di Pisa,
dove si era addottorato, era stato per qualche anno segretario di Vittorio Alfieri ed in Inghilterra si era 
poi fatto notare come autore di novelle, tragedie, dizionari e grammatiche.






Nonchè, nel 1843, di un " sogno poetico in endecasillabi sciolti ",  La magion del terrore,
che già nel titolo la dice tutta quanto a gotiche risonanze.
Con papà Gabriele e nonno Gaetano - entrambi ritratti dal suo pennello - il nostro
Dante Gabriel discuteva di arte, poesia e misteri vari: invece non aveva conosciuto lo zio.
John William Polidori, morto nel 1821, a ventisei anni, probabilmente suicida.
Ma certamente sentiva molto parlare di lui tra le mura domestiche.






Ed a ragione: perchè se il,nonno era stato segretario di Alfieri, lo zio non era da meno,
visto che era stato segretario e medico personale di George Byron, poeta e cultore dell'occulto
con varianti luciferine.






E proprio in nome degli spiriti - non esattamente santi- tre belli e dannati, e cioè John Polidori,
George Byron  e Percy Shelley, si erano ritrovati, nel giugno 1816, in una classica notte 
" buia e tempestosa " a Villa Diodati , sul lago di Ginevra. Com'è che si passa il tempo?
Ragionando e scrivendo d'oltretomba e dintorni in compagnia di due belle signore: Claire Clermont e
Mary Wollestonecraft, sorellastra di Claire e futura moglie di Percy.






Molto è stato detto sulla " notte degli spettri " e l'immaginifico Ken Russel l'ha
rievocata nel suo " Gothic " ( 1986 ). Mi limito a ricordare che, tra tuoni e fulmini, George
abbozzò un racconto " La sepoltura ", Mary mise mano a un monumento dell'orrore come 
" Feankenstein " e l'anglopisano John " Il vampiro ".






Il racconto ha come protagonista Lord Ruthven, modellato sul satanico /satanista Byron,
e considerato dagli esperti prototipo di tutti i vampiri che seguiranno, fino al più illustre:
Il Dracula dell'irlandese Bram Stoker (1897 ).






Dante Gabriel aveva letto il gothic partorito dallo zio? E' probabile.
Di sicuro, un'esperienza che aveva a che fare con il perturbante gli toccò e lo segnò
profondamente. Dunque, nel 1860, dopo una relazione durata anni, Dante Gabriel sposa
Elizabeth Siddal, la sua Beata Beatrix. Rossa di capelli e bianca di carnagione, Lizzie, fu una delle modelle 
predilette dai preraffaeliti e la " modella - musa " di Dante Gabriel.






Lei stessa affermata poetessa e pittrice, afflitta, però, da mal di petto e da mal di vivere
( anche a seguito di un aborto spontaneo ), Lizzie muore due anni dopo il matrimonio.
Overdose di laudano? Suicidio? Magari dopo un litigio con il tempestoso consorte? Sia come sia,
Dante Gabriel, distrutto dal dolore, la fa sepellire nel cimitero di Highgate. E nel sepolcro chiude anche le sue poesie cariche di cupa sensualità.






Qualche anno dopo, però,vuole recuperare il manoscritto. Segue esumazione.
E...orrore! Il corpo di Lizzie è intatto, la chioma si è fatta ancora più folta. Non sarà
che al notturno chiarore lunare Lizzie  vada a passeggio nei viali del cimitero?
Magari pettinando la lunga chioma?
Chissà...In ogni caso , Stoker, nel suo Dracula, si ispirerà alla Siddal per il personaggio della
vampirizzata Lucy, una delle tre amanti del conte. Ancora: a Londra, troverà alloggio nel quartiere 
di Chelsea, a due passi da casa Rossetti.







Bene, torniamo a noi, Il movimento dunque nacque in Inghilterra e si impose come risposta all'accademismo ufficiale. La volontà era quella di recuperare un'arte spontanea e ispirata alla natura, identificata con l'arte dei pittori vissuti prima di Raffaello.






La pittura si distingue per la brillantezza dei colori, per l'attenzione ai particolari naturali, per la grandissima semplicità e l'intensità dell'espressione: elementi tipici della pittura medievale che affascinarono il gruppo di giovani artisti inglesi.






L'Italia fu il punto centrale della loro ispirazione: l'arte, il paesaggio, la letteratura, la storia. I Preraffaelliti cercarono di riformare la pittura inglese attraverso soggetti emotivamente sinceri e personali, rifiutando le immagini convenzionali ed accademiche. 





Inizialmente l'arte dei Preraffaelliti fu ispirata all'esempio dell'arte italiana, mentre verso gli ultimi anni del 1850 volsero l'attenzione anche ai dipinti del sedicesimo secolo e in particolare a quelli veneziani.
Il Preraffaellismo mutò infine nel Movimento Estetico: gli scritti di Walter Pater ed Algernon Swinburne furono un riferimento per i pittori inglesi alla ricerca di una liberazione da prosaici argomenti narrativi.





John Ruskin supportò criticamente il gruppo preraffaellita e fu l'ispiratore di un gruppo di artisti che in quel periodo visitò l'Italia con l'intento di documentare l'architettura e le opere d'arte a beneficio del pubblico inglese e di studiare attentamente la natura. Tra i pittori e disegnatori che lavorarono direttamente per Ruskin ricordiamo G.P. Boyce, J.W. Inchbold e J. Brett, J.W. Bunney, F. Randall e A. Burgess.






Personalmente non li amo molto, sono però contenta di aver avuto l'occasione di visitare
questa Mostra che , lo confesso, a tratti mi ha molto affascinata...e poi è stata l'occasione per
approfondire un argomento del quale, in realtà, sapevo molto poco.
Finale di giornata...a casa di corsa per vedere la partita mondiale dell'Italia...
vabbè, sappiamo tutti com'è andata a finire...per fortuna avevo il mio libro sui Preraffaeliti
per riempirmi la serata!




( Fonti: web
M. Bernardi Guardi )
( Immagini dal web )
















Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")