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mercoledì 4 novembre 2015

Expo, considerazioni





Qualcuno per caso sa dove sono finiti i No Expo? Guardate sotto i tavoli, cercate nelle cantine, esplorate i pensionati. E se non ne trovate traccia chiamate " Chi l'ha visto? ". AAA cercasi No Expo Disperatamente.
Nelle ore in cui la rassegna internazionale di Milano chiude i battenti fra gli squilli di tromba e i proclami trionfali, la nazione italiana piange la prematura scomparsa dei contestatori. Erano giovani, erano forti e sono tutti morti ( ovviamente mediaticamente parlando). Cioè sono andati a nascondersi che per loro è persino peggio.






Ricordate il primo Maggio? Fu indimenticabile: le manifestazioni in piazza, Milano occupata, le vie del centro messe a ferro e fuoco. La vernice, gli striscioni ( " Grande evento - grande bufala " ), il black cloc che diceva " E' giusto spaccare tutto per protesta ". E poi avanti con il festivalno expo, il noexpocamp, il noexpopride, il dossier Exit Expo del collettivo Offtopic con il noexpo coupon. Ecco: ve lo ricordate? Tutto spazzato via. Cancellato. Oggi non si trova nessun No Expo che parli, nessuno che sfili, nessuno che dica bah: la rassegna, iniziata in mezzo alla tempesta della contestazione, si chiude tra i cori angelici della beatificazione.
Niente più fumogeni al massimo solo troppo incenso.








Partecipiamo al lutto: a guardare il sito internet ufficiale dei No Expo c'è da farsi stringere il cuore. E' cupo come una messa di trigesima, meno frequentato di una mulattiera di montagna. Triste y solitario, forse anche un po' final: l'ultimo messaggio risale al 20 giugno, cioè prima delle ferie. " Documento collettivo per il No Expo pride: siamo collettivi, singole, frocie, lesbiche, trans, migranti che lottano..." più che altro siete zombie.
Desaparecidos. I Fantasmi Formaggino della contestazione. Che lottano? No, al massimo che lottavano.
Cioè che hanno lottato fino a quando non si sono imbattuti in un evento che volenti o nolenti, è stato un successo. E così ha rificcato loro tutti i "no " giù per la gola.
Per carità, ognuno è libero di pensare quello che crede relativamente a qualsiasi argomento, devo ribadire che personalmente ad Expo 2015 non ci credevo, e mi sbagliavo, ma c'è modo e modo di esprimere il proprio parere e certamente la violenza non è uno di questi. Comunque tant'è d'accordo o meno Expo
c'è stato ed è stato ed è stato un successo e di questo non posso che esserne felice.






La prima lezione che si può trarre  a manifestazione finita è questa: il partito del no, il partito della violenza si può sconfiggere. Sapete bene, e l'ho ribadito poche righe più sopra che il partito dei grandi eventi non sempre mi convince. Anzi spesso non mi convince. Capita che spesso dietro al grande evento si nascondano soltanto tangenti, truffe, opere inutili, incompiute, grandi sprechi e corruzione. Ma questo non è un buon motivo per trasformare l'Italia nella Repubblica del No: No Expo, No Tav, No Mous, No Discarica,, No Inceneritore, No Strada, No Bretella, No Biomassa,No Gas, No Diga...Ci manca solo il comitato che dice No al No e poi le avremmo viste tutte, in questo povero, disgraziato Paese. Che però oggi, forse, può trarre un sospiro di sollievo nel dire per una volta Sì. Sì Expo. E' andata.
E la seconda lezione, appunto, è capire perchè sia andata. Il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti: food&beverage per dirla come quelli che sanno.Cibo per dirla semplice. Pappa buona per dirla come le nostre nonne. Riconosciamolo l'Expo ha avuto successo  perchè ha puntato sulla nostra arma segreta, ciò che veramente ci rende diversi da tutti gli altri. E cioè quello che mangiamo e quello che beviamo. Ve le immaginate da noi code per una rassegna su " coste  e oceani " o sulle soluzioni urbanistiche delle città?
No, non le avremmo certo viste.







E allora però viene ancora più il magone a pensare come normalmente viene trattato il nostro Sacro Graal, in  tutte le altre occasioni che non siano Expo.Mi viene il magone a pensare come l'Europa offenda i nostri formaggi e il nostro vino, come si consenta regolarmente la vendita di Parmesan e Regianito, dell'Asiago del Wisconsin ( noto altopiano tra Marostica e l'Illinois ) e della Robiola di Roccaverano prodotta in Canada, come non si riesca a fermare il flusso del Tuscan Oil made tunisino, del San Daniele ham olandese o del Taleggio cheese made in USA. Anche l'ultima battaglia mondiale contro la carne non è forse un modo di danneggiare i nostri produttori di qualità, magari a vantaggio dei paesi del Nord che producono soia?








Sarebbe bello , perciò, se l'Expo che si è concluso sabato scorso ci lasciasse in eredità questo:
l'orgoglio del nostro cibo, la consapevolezza che su quello possiamo costruire il nostro futuro e il nostro successo. A patto che impariamo a difenderlo sempre,non solo per i sei mesi della rassegna. E soprattutto che impariamo a difenderlo come si deve. Cioè valorizzando la produzione del vino, senza farcela dare troppo da bere. E valorizzando il cibo, magari senza che ci mangino tutti su...

sabato 31 ottobre 2015

Expo, l'Albero della Vita



































Grazie a tutti quelli di voi che durante queste sei mesi mi hanno seguita in questo lungo e 
meraviglioso viaggio attraverso Expo!

( Immagini dal web )



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venerdì 23 ottobre 2015

Expo, dolcezze in passerella





Un viaggio non si puiò dire concluso se non si assaggia almeno un dolce tipico locale.
E quale migliore occasione se non Expo 2015 per assaporare i dessert appartenenti alla tradizione di
Paesi lontani? Passeggiamo, allora, per il Decumano alla scoperta dei dolci simbolo di nove padiglioni differenti.
I sapori , alcune volte, non mancheranno di stupirvi. Altre volte, invece, vi ricorderanno i dolci che preparavano le vostre nonne, e altre ancora, perchè no, rimarrete profondamente delusi.









Il viaggio inizia in Brasile dove, tra i dolci da provare nel ristorante situato nel retro del padiglione,
vi è senza alcun dubbio il manjar de coco, un budino al cocco con caramel di prugne. Fresco, dal sapore delicato, la ricetta tipica brasiliana viene riproposta ad Expo dalle mani dello chef Alberto Citterio che
cura la proposta culinaria della churrascaria Brasil.









Se i dolci morbidi a base di latte sono la vostra passione, sicuramente una tappa imperdibile è al ristorante del padiglione Cile, Situato al primo piano, con vista sull'Open Air Theatre, ordinate il dolce al latte cotto al forno. Semolicissimo, molto simile al nostro Creme Caramel ma sicuramente meno dolce, viene servito
in una terrina di terracotta grezza, come nella migliore tradizione cilena.









Passeggiate per il bosco dell'area espositiva dell'Austria e soffermatevi nel bar, situato al termine della prima 
rampa immersa nel verde. Qui oltre ai celebri( eppur non così particolari )dolci del bosco, ordinate il tipico strudel arricchito da panna montata. Le mele e le uvette si scioglieranno tra le vostre labbra creando
un gioco di sapori delizioso grazie al tocco di cannella nell'impasto.




















Le mele sono le protagoniste indiscusse di moltissimi padiglioni all'interno di Expo e i dessert a base 
di questo frutto non sono certo rari. Se siete alla ricerca di qualche cosa di davvero goloso eppur dalla parvenza estremamente salutare, il vostro padiglione è quello del Principato di Monaco.
Qui ordinate le mele in pastella con gelato e panna. Un piatto piccolo, semplicissimo, ma che soddisferà fino 
l'ultima delle vostre papille gustative.













Sono le 5 ed è ora del thè? Rivisitate il più classico dei riti inglesi e provate a sedervi all'ombra del giardino d'aranci del padiglione Marocco. Qui, nel piccolo bar esterno, ordinate la classica pasticceria marocchina ( composta da biscotti secchi speziati e datteri ) e abbinatela al thè alla menta. Chiudete gli occhi,
non vi sembra di essere in un'oasi nel deserto?




























Pasticceria per tutti i gusti anche nel padiglione Kuwait dove,tra i dolci imperdibili, vi ricordo il balah
el siam ( un dolce popolare croccante fuori e morbido dentro, del tutto simile ai più noti churros che viene fritto ed immerso nello sciroppo di zucchero), la basbousa ( una torta dolce a base di semolino ricoperta di sciroppo di zucchero e decorata di granella di pistacchi su ogni fetta ) e - soprattutto - il kunafa ( un
fagottino ripieno con un misto di pistacchi, mandorle o noci tritate e cannella che viene infornato e una
volta cotto cosparso con una soluzione composta di miele, zucchero, cannella, acqua di rose e scorza di 
limone tritata )






















Spostatevi poi nel cluster delle spezie e nell'area espositiva dell'Afghanistan dove, i redei dolci, si chiamano
ferni ( un dolce simile al pudding, fatto di latte, riso, cardamono e pistacchio) e jelabi ( un dolcetto
di pastella fritta inzuppato nello zucchero e aromatizzato al limone o al kewra )









Qualche cosa di goloso e take - away? Ai padiglioni Olanda e Ungheria dove poteteacquistare, rispettivamente, dei mini pancake arricchiti di Nutella, burro e zucchero o cioccolato bianco e i pi noti 
kurtoskalacs, dei cannoncini in piedi da farcire a proprio gusto.










( Fonte Marianna Baroli, Libero del 20 agosto 2015 )
( Fotografie dal web )
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mercoledì 21 ottobre 2015

Expo porta in tavola anche l'arte





L'arte è il nutrimento dell'anima. In una esposizione universale in cui il tema principale è 
collegato al cibo e alle tecnologie alimentari del futuro, era impossibile tralasciare l'arte.
E' proprio lei che invece di soddisfare i palati, sazia gli occhi e la mente e apre nuovi orizzonti.
Proprio per questo motivo all'interno dell'Expo milanese, si possono ammirare decine di opere, 
da sculture a dipinti, che da semplici decorazioni diventano una nuova formula di nutrimento.
Più spirituale.Ed ecco quindi un itinerario speciale che vi accompagnerà passo a passo nelle bellezze artistiche ospitate da Expo, quelle più nascoste e che esulano dalla mostra " I Tesori d'Italia " curata da 
Vittorio Sgarbi, ambasciatore delle Belle Arti in questa esposizione.























Accedendo al sito espositivo da Ovest ( dagli ingressi di Rho Fiera  o Triulza ) si viene immediatamente
accolti da una parata di statue ispirate ai ritratti di Giuseppe Arcimboldo che rappresentano in forma
antropomorfa i lavori e i prodotti tipici della tradizione italiana. Sono i  Guardiani del cibo, realizzati
dallo scenografo tre volte premio OscarDante Ferretti. Sono loro ad aprire la raccolto di opere d'arte
di Expo

























Pochi passi più in là davanti all'imponente struttura del media center che ricorda le montagne
di Tatooine ( il pianeta semi desertico raccontato in Star Wars ) si trova Il Seme dell'Altissimo,
la scultura realizzata da Emilio Isgrò, simbolo della vita e della speranza per lo sviluppo dell'umanità
La scultura rappresenta un seme d'arancia ingrandito 1,5 miliardi di volte ed è visto come un'icona
universale del nutrimento.
























Ancora Dante Ferretti ci accompagna per tutto il Decumano con otto installazioni speciali:
bancarelle che diventano il punto d'incontro tra i contadini e le persone che proprio per questo 
ricordano quelle di un mercato e che offrono i prodotti tipici italiani e mostrano proprio quella faccia
del nostroPaese che si fa vanto delle proprie produzioni agricole.


















All'inizio del Decumano, nel padiglione Caritas, potrete invece ammirare Energia, l'opera
realizzata nel 1973 dall'artista tedesco Wolf Vostell e che rappresenta una carcassa
di una Cadillac riempita di fucili mitragliatori contornata da sfilatini di pane avvolti in carta di giornale.























Poco più in là, sulle scalinate dell'area espositiva della Veneranda Fabbrica del Duomo, perdete
qualche istante davanti alla copia della Madonnina di Giorgia Ciani, realizzata in scala 1:1, alta 4,6 metri e ricoperta da 4750 fogli d'oro.
























All'esterno dei locali di Eataly, invece, scattate una foto a La Quadriga di Francesco Messina,
il complesso di statue equine pensate per l'Expo di Roma del 1942, mai svoltai a causa della guerra.























Poco più avanti, invece, l'imperdibile Macchina di Santa Rosa, il simbolo della processione
che ogni anno fin dal Medi Evo si svolge a Viterbo è l'unica statua trasportata e ricostruita interamente
per Expo.



















Gli appassionati di dipinti, invece, non potranno perdersi Le Officine di Porta Romana
di Umberto Boccioni, ospite all'interno del padiglione waterstone di Banca Intesa.


















L'Ultima cena del Tintoretto all'interno degli spazi espositivi della
Santa Sede
























La Vucciria di Renato Gottuso e









Genio Futurista di Giacomo Balla, conservati all'interno di Palazzo Italia.













Spiritualità allo stato puro nel padiglione Messico dove la scultura Arbor Nodriza ( l'albero
della Vita ) di Daniel Lezama occupa un'intera parete per raccontare il miracolo azteco secondo
il quale, dopo la vita terrena, esisteva un giardino fiorito dominato da un albero dai cui rami
sgorgava il latte.



















Il viaggio nell'arte non può che concludersi in Piazza Italia, al centro del sito espositivo, dove
svettano le quattro Ali di Daniel Libeskind. Le techno sculture, apprezzabili più al calar del sole,
offrono deliziosi giochi di luci e rappresentano " le ali di un volatile e quindi il volo della mente "





( Fonte Marianna Baroli, Libero del 17 luglio 2015)
( Fotografie dal web )

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")