giovedì 24 novembre 2016

Il russo ateo e violento convertito dallo sguardo di una ragazza picchiata.






Sergei Kourdakov nacque a Novosibirsk Oblast,. Siberia Occidentale, il 1° marzo 1951. Il padre Nikolai Ivanovich, era stato soldato dell'Armata Rossa durante la seconda guerra Mondiale. Con l'avvento di Nikita Kruscev e la condanna dello stanilismo ( febbraio 1956 ), Nikolai scomparve insieme a tanti altri seguaci di Stalin e di lui non se ne seppe più nulla. Rimasto solo con la madre Svetlana e con un fratello, Andrej, ricoverato in un istituto per malattie mentali, Sergei alla fine del 1956 perse anche la mamma, si disse per problemi di alcol peraltro mai chiariti.










Collocato per imposizione presso una famiglia imparentata con il padre, dalla sua autobiografia apprendiamo che Sergei preferì trasferirsi spontaneamente in un orfanotrofio " per avere a che fare con bambini della mia età e non con grandi pieni solo di odio ". Presso l'istituto di Novosibirsk fino al 1961, per tre anni cambiò residenza entrando a far parte di una organizzazione denominata " Octobrian " dove ai bambini venivano inculcati i dettami del più duro comunismo, fatto solo di cose reali e , soprattutto di ateismo estremo.








" Giovane Pioniere " a 13 anni in un orfanotrofio di Verkh - Irmen, località a 60 chilometri dalla capitale, a 125 anni Sergei tornò a Nivisibirrsk per entrare in un'organizzazione destinata a creare terrore in tutti quei luoghi dove ancora si esercitavano pratiche religiose. Ovunque si sapesse di una cerimonia liturgica in corso, l'organizzazione entrava in azione all'improvviso, picchiando tutti i presenti, distruggendo suppellettili e immagini votive, disperdendo e bruciando quanto fosse rimasto.









In questo clima non mancava, ovviamente, il ferimento delle persone presenti, quando non addirittura l'uccisione.
Presto Sergei divenne un leader dell'organizzazione e sempre da''autobiografia apprendiamo che fece circa 150 incursioni punitive con un numero impressionante di morti. e feriti.









Nel 1968, durante una di queste spedizioni Sergei incontra una ragazza, Natasha Zhanova, che viene ciome tutti ripetutamente picchiata fino a svenire. La luce negli occhi di questa fanciulla colpisce profondamente il giovane ( che, non dimentichiamolo, ha solo 17 anni ), ma poi tutto sembra rientrare nella norma. Natasha però è presente durante un altro raid, ancora convalescente dalle percosse precedenti, ma con la stessa determinazione negli occhi. Sergei sta volta le si avvicina, la strattona, le chiede perchè in nome di un Dio che non esiste si lasci picchiare senza lamentarsi e minaccia di violentarla. Ma Natasha non retrocede di un millimetro. Infuriato come non mai, le strappa di mano una Bibbia e va via.Non sappiamo dove sia finita Natasha ma per lui sarà un cambiamento radicale.









Agente del KGB a vent'anni, parte per il servizio militare e si imbarca a bordo di un sommergibile. Raggiunto il Canada per partecipare a manovre militari congiunte, a Vancouver chiede asilo politico e si converte al Cristianesimo Evangelico. Nel giugno 1972 viene affrontato all'uscita della metropolitana di Toronto da tre personaggi che in perfetto russo gli raccomandano di " rigare dritto 





".




Si trasferisce allora a Los Angeles dove il 1° gennaio 1973 viene trovato morto, ufficialmente suicida. Il suo libro autobiografico uscito postumi nel novembre dello stesso anno, è intitolato Forgive me, Natasha. Cioè: Perdonami.







( Immagini dal web )

( Sergio De Benedetti, Libero del 6 ottobre 2016 )

venerdì 18 novembre 2016

Lieti Calici: Il Picolit dei Colli Orientali ( Friuli venezia Giulia )





" Si è sapienti quando si beve bene:
chi non sa bere, non sa nulla. "

Nicolas Boileau (1636-1711)









Carta d'identità




Denominazione:         Colli Orientali del Friuli Picolit


Vitigni principali:       Picolit


Gradazione alcolica minima:      15 gradi


******************************************************************************



Caratteristiche

* Colore:         paglierino con sfumature dorate

* Odore:          intenso, fiorito con sentori di frutta matura

* Sapore:         amabile tendente all'abboccato o al dolce; pieno, ricco e ben strutturato



*********************************************************************************



Servizio

* Temperatura       12 °C

* Abbinamenti:      preparazioni di fegato quali patè, formaggi erborinati come gorgonzola, stilton e roquefort, pasticceria secca


*****************************************************************************









Il Picolit vanta un'origine antica, ma compare solo saltuariamente nella storia enologica. I l vitigno con tutta probabilità autoctono, era conosciuto già in epoca romana. Ma da quel periodo fino in età moderna se ne trova cenno solo in scritti del Settecento, dai quali possiamo sapere quanto fosse apprezzato nelle corti reali di Francia, Germania e Inghilterra.









Veniva commercializzato in ampolle da un quarto di litro, e contenitori così piccoli fanno presupporre che fosse un vino di grande pregio. Del resto gli acquirenti erano i regnanti d'Europa e gli alti prelati dello Stato della Chiesa.








In quel periodo i produttori dell'Udinese e del Goriziano pagavano parte delle imposte con il Picolit. Verso la fine del''Ottocento del Picolit non vi è più traccia scritta. In epoche più recenti questo vino ha finalmente ottenuto la considerazione che merita, grazie ai nuovi orientamenti dell'enologia italiana, sempre più indirizzati alla produzione di vini di altissima qualità.









E' comunque ancora, e probabilmente lo sarà anche in futuro, un vino difficile: assai costoso per l'acquirente e nel contempo estremamente impegnativo per il produttore.









Il Vitigno



Basta osservare un grappolo di Picolit per rendersi conto di quanto sia problematica la sua produzione. Dai tralci pendono grappoli spogli, con sparuti acini. Questo accade perchè il polline che feconda i fiori femminili è quasi totalmente sterile. Pertanto si verifica un vero e proprio " aborto floreale ", e solo una minoranza dei fiori genera gli acini prima di cadere.









La pianta potrebbe essere fecondata dal polline di altre viti, ma per riuscirvi occorrerebbe procedere con metodi manuali, troppo onerosi. Inoltre il vitigno dà risultati adeguati alle aspettative solo se viene messo a dimora nei terreni di origine vulcanica dei colli udinesi e goriziani.









Pertanto la produzione di Picolit, almeno per ora, è destinata ad essere assai contenuta. Ma tale sterilita, apparentemente negativa, in pratica ha caratterizzato il vino.
Infatti il " nettare " della pianta, anzichè distribuirsi tra migliaia di chicchi, si concentra solo su quelle poche centinaia ( quando non decine ) che sono giunti a maturazione e di conseguenza ne eleva il tenore zuccherino e l'ampiezza aromatica.









La Doc


Attualmente il Picolit viene prodotto nei Colli Orientali del Friuli e  nel Collio.
Quello vinificato nei Colli Orientali del Friuli è stato il primo ad essere riconosciuto doc. Il disciplinare stabilisce, oltre alla zona di produzione, con quali uve vada vinificato, cioè con almeno il 90% di uva picolit. La quantità di uva prodotta per ettaro non può superare i 40 quintali.









Al momento della commercializzazione, il Picolit presenta colore paglierino con sfumature dorate; profumo intenso, fiorito con sentori di frutta matura; il sapore è amabile o dolce, pieno, ricco e ben strutturato, il tenore alcolico minimo è di 15°. Il vino invecchiato per almeno 26 mesi può riportare la denominazione " Riserva ".









All'interno della zona di produzione è stata riconosciuta una sottozona denominata Cialla. Il Piccolit qui prodotto è vinificato in purezza ( uve picolit al 100% ) e la loro resa è di soli 35 quintali per ettaro. Ha la stessa gradazione minima dei Colli Orientali, caratteristiche organolettiche più accentuate e deve invecchiare almeno 22 mesi, periodo che sale a 50 mesi per la versione Riserva.








Il Picolit in tavola



Il Picolit nella sua unicità, presenta sfumature di sapore che comprendono varie gamme di dolcezza.
In genere si dice che un vino è abboccato se ha presenza zuccherina appena accennata; amabile quando la dolcezza è maggiormente percettibile; dolce se la concentrazione zuccherina è molto marcata. Il Picolit sfugge a questa distinzione: è solitamente amabile con sfumature che possono tendere all'abboccato o al dolce.









Abboccato - amabile



I vini di dolcezza molto discreta si possono accostare ad alcuni cibi salati. Per esempio la presenza zuccherina molto tenue equilibra il sapore amarognolo delle preparazioni a base di fegato. Tra queste il foie gras, vale a dire il fegato grasso dell'anatra e dell'oca, il fegato di vitello cucinato con cipolle ( ortaggio che in cottura manifesta un gusto particolarmente dolce ), i patè a base di fegato d'oca, d'anatra, di pollo, di maiale, di vitello ecc.
Un vino di dolcezza accentuata risulterebbe invece distonico, così come uno decisamente secco.









Amabile



Il Picolit amabile unisce alla dolcezza una buona struttura ed è pertanto idoneo ad accompagnare cibi piccanti, ma nel contempo abbastanza grassi e strutturati. E' il caso dei formaggi piccanti e di quelli che vengono valorizzati dall'aggiunta di qualche goccia di miele.









Alcuni formaggi - come quelli così detti erborinati ossia con presenza di muffe ( da " erborin", che nel dialetto milanese significa prezzemolo e che ricorda il colore della muffa ), come il gorgonzola naturale, il roquefort, lo stilton - sono dotati di gusto penetrante, per certi versi piccante; questa caratteristica li rende di difficile abbinamento in quanto la nota piccante non si concilia con i vini secchi, ma trova un punto d'incontro nei vini amabili di buona corposità.








Dolce



I Picolit dolci  possono accompagnare alcuni formaggi come quelli descritti sopra, ma il il loro abbinamento ideale è con i dessert; i vini mediamente dolci possono accompagnare pasticceria da forno come biscotti, crostate, torte lievitate; quelli più zuccherini, dolci al cucchiaio come crema inglese, crema chantilly, bavaresi e così via.




La ricetta: Patè di fegato di vitello


Il Picolit abboccato tendente all'amabile si abbina ai patè; questi possono essere di solo fegato oppure arricchiti con carne o lardo. Anche altre preparazioni a base di fegato, da servire su crostini, possono essere accompagnate da questo vino purchè non contengano ingredienti agri, come per esempio i capperi sott'aceto.. I patè ricchi di burro sono tra i più equilibrati perchè il sapore amarognolo del fegato viene bilanciato dalla dolcezza del grasso impiegato; il gusto risulta più morbido, quindi in sintonia con l'amabile del Picolit. Inoltre per giungere all'abbinamento perfetto, se nel patè le componenti grasse ( burro, lardo ) sono impiegate in dosi rilevanti è preferibile accostarlo a quella varietà di Picolit in cui sia presente una vena acidula; questa rinfresca il gusto, lo " pulisce ", e bilancia la pesante presenza grassa.








ingredienti per 8 persone

500gr. di fegato di vitello
200 gr. di burro
1 cipolla
1 fetta di pancetta di 60 gr.
3 foglie di salvia
1 rametto di rosmarino
2 foglie di alloro
1 bicchiere di Marsala
1/ bicchiere di Cognac
sale.

* Fate sciogliere 40 gr. di burro in una casseruola e rosolatevi la cipolla affettata con gli aromi. Aggiungete al soffritto il fegato e la pancetta tagliata a dadini e lasciate soffriggere per 10 minuti a fiamma moderata.

*Irrorate con il marsala e il Cognac e lasciateli evaporare a fiamma viva, mescolate, regolate di sale, abbassate la fiamma e continuate la cottura per altri 10 minuti.

*Togliete la casseruola dal fuoco. eliminate gli aromi e passate il resto al mixer fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea.

* ponete la crema in una terrina, incorporatevi il rimanente burro, mescolando, e montate il composto a spuma. Ponetelo in un recipiente e passatelo in frigorifero per un ora prima di servire in tavola.




Le strade del vino









Vi invito ora a passare da Audrey per gustare il suo cocktail  a base di Picolit

Brulè con Picolit dei Colli Orientali



Un grazie ad Audrey per il wall d'apertura
post signature

giovedì 17 novembre 2016

Vie oniriche







" A casa non si arriva mai, mai
ma dove confluiscono vie oniriche, il mondo per un istante
 sembra casa nostra "

martedì 15 novembre 2016

Democrazia addio





Trump ha creato un cortocircuito democratico. Non nel senso che la democrazia ha prodotto un risultato sbagliato ( per quanto mi riguarda vale il contrario ), ma nel senso che il Partito democratico è andato in corto circuito e si è fuso.









La situazione è tanto più paradossale quanto più negli stati uniti la campagna elettorale è stata caratterizzata da accreditati analisti che, invece, davano per morto proprio il Partito Repubblicano.
I democratici sono implosi perchè hanno dimostrato di essere lontani dal popolo che vorrebbero rappresentare ed anche lontani da quei valori che cercano di sbandierare, spendendo moneta falsa.
Solo alcuni esempi.









La rappresentanza delle fasce più deboli, che dovrebbe essere cara alla sinistra, ad Obama ed ai suoi amici: questa sconosciuta. La Clinton infatti, era espressione dell'establishment, di una ristretta e super classista elitè. Avrà avuto il sostegno delle star ma non della gente normale.








Valori. Trump avrebbe dovuto essere bocciato perchè uno spregiudicato imprenditore. Invece la bilancia è andata proprio dall'altra parte. Senza contare il fatto che certi appelli, come quello di Madonna, hanno fatto proprio toccare il fondo anche alla ex first lady, personalmente ho trovato molto più grave ed offensivo per le donne il non prendere le distanze della Clinton dalla frase di Madonna che i discorsi da bar o da campo sportivo buttati, volgarmente,lì da Trump.









Donne. Sarebbe stato bello avere una donna presidente degli Stati Uniti, ma una candidata non può pensare di essere eletta presidente soltanto perchè è una donna ( come non lo può pensare un uomo soltanto perchè è un uomo). Tra l'altro quella che ha caratterizzato l'investitura in casa democratica è stata la ricerca del potere ad ogni costo, assai poco femminile..









Poi c'è un altro aspetto: i democratici hanno dato proprio in queste ore una manifestazione di massima antidemocraticità. L'Ambasciatore in Italia Phillips ( quello che ha invitato a votare sì al nostro referendum del 4 dicembre ) sostiene che, avendo vinto Trump, bisogna cambiare il sistema elettorale che è in vigore dalla notte dei tempi.Lady Gaga, nota esperta di politica, si è fatta promotrice di una petizione per costringere i grandi elettori a votare in modo difforme rispetto alle indicazioni del popolo. Tutto perchè ha vinto Trump. Quando la sinistra non vince la democrazia è in serio pericolo, quando la sinistra non vince il risultato del voto non va rispettato ma contestato...









Senza contare le proteste e le violenze di piazza, una novità negli Stati Uniti che, guarda caso sono scoppiate perchè non ha vinto la candidata democratica.
Negli Usa c'è proprio un corto circuito democratico, Renzi da anni pende dalle labbra di Obama e della Clinton, ma il cortocircuito è alle porte...






( Immagini dal web, fonte Libero )

sabato 12 novembre 2016

Harry Potter strega il teatro





" Harry Ppppooooottteeerrr..." le parole di Lord Valdemort risuonano in ogni libro della sagra di Harry Potter e tornano ad essere ripetute anche nell'ultimo Harry Potter e la maledizione dell'erede, uscito in Italia il 24 settembre per Salani editore. Ebbene sì, lo confesso, sono una grande appassionata del maghetto e delle sue avventure e anche questa volta sono stata fedele alla mia "passione " e il giorno 24 sono entrata in possesso del mio prezioso volume.









E così siamo arrivati all'ottavo capitolo che si concentra sul rapporto padre - figlio ( il quarantenne Harry e il secondogenito Albus Severus, che non accetta il peso dell'eredità paterna ) ma non manca il solito contrasto tra male e bene, che a sua volta si sviluppa intorno alle scelte che ogni singolo individuo compie e a quanto esse siano legate a un destino preordinato o al libero arbitrio. Temi già sviscerati centinaia di volte da Edipo a Star Wars.









L'ottavo capitolo della saga letteraria più fortunata e ricca del nuovo millennio ( oltre 450 milioni di copie vendute in tutto il mondo, senza parlare dei film, del parco divertimenti a tema, dei gadget) è tutto tranne che un brutto libro. La penna della Rowling rimane ottima, e anche la trama è solida, ancorchè un po' prevedibile. Il successo in termini di vendita forse sarà superiore a tutte le puntate precedenti.









Ma non si può pensare che l'autrice abbia agito solo per soldi ( è già una delle donne più ricche della Gran Bretagna ). L'aspetto senza dubbio più interessante di tutta la vicenda sta nello strumento scelto per riportare in vita, letterariamente parlando, Harry Potter. Il libro è una sceneggiatura teatrale ( ecco l'esigenza di ricorrere ai due coautori John Tiffany e Jack Thorne ) il che pone davanti a una riflessione su quale sia il futuro di uno dei generi letterari più antichi.








Se nell'antica Grecia andare a teatro era uno dei momenti più importanti della vita sociale, e lo stesso si può dire per l'età elisabettiana in Inghilterra e poi anche per l'Italia settecentesca, è indubbio che dall'avvento del cinema prima e della televisione poi il teatro abbia perso gradualmente appeal  nei confronti del grande pubblico.









Nonostante la maggior parte degli attori consideri il palcoscenico il padre nobile del grande schermo, è ipocrita ignorare che negli ultimi decenni il teatro abbia esercitato una sempre minor attrattiva e nei confronti del pubblico, e in particolare del pubblico giovane. Gli under 30 sono sempre meno attirati dal fascino magico del sipario che si alza davanti a protagonisti in carne ed ossa. E' un problema di lungo corso, le cui motivazioni ognuno ricerca ed attribuisce a diversi responsabili.









Ma il punto qui è un altrò: la fortuna largamente preannunciata di Harry Potter e la maledizione dell'erede sia in versione cartacea sia ( a Londra per il momento ) in versione teatrale, testimonia che un presente che metta insieme giovani e teatro è possibile. Allo stesso tempo questo successo pone delle domande sul futuro del teatro per le nuove generazioni perchè Harry Potter è rivolto ai ragazzi, ma anche a quegli adulti under 30 poco propensi ad andare a teatro che sono cresciuti con le peripezie del maghetto ( il primo libro è del 1997, ma il successo planetario arriva negli anni duemila con il film ).









Serge allora spontaneo l'interrogativo, magari provocatorio, se il nuovo Harry Potter possa essere di stimolo per una rinascita del teatro o rischi al contrario di certificarne la morte definitiva. Se, in altre parole, questo successo possa aiutare i giovcani a scoprire il fascino e la bellezza del teatro. Perchè l'alternativa è che questo magico " contenitore " possa continuare a vivere solo quando sia riempito da un contenutoblockbuster.









Il teatro inteso come forma d'arte non morirà mai, ma non si può considerare realmente vivo qualche cosa che ormai è rivolto quasi solo a classi sociali colte. Qualcosa che invece non mostri nessuna attrattiva nei confronti delle classi meno colte e, più in generale , di chi rappresenta il futuro, cioè i giovani. La risposta non può darla un singolo libro o una singola piece teatrale.









Ma Harry Potter mette di fronte a due diversi scenari, uno tanto entusiasmante quanto inquietante l'altro. Che il problema vada risolto è evidente, a maggior ragione in un Paese che si vanta di avere il primato culturale sul resto del mondo, dove, tranne pochi grandi teatri, la maggior parte delle compagnie viene sovvenzionata da fondazioni private. E a decidere del futuro del teatro non può essere la magia.





( Immagini dal web )

giovedì 10 novembre 2016

Dietro il terremoto di Visso il secondo " Infinito " di Leopardi







In pochi sanno o sapevano che a Visso colpito duramente dal terremoto del 26 Ottobre, da quasi 150 anni si conservano 27 manoscritti di Giacomo Leopardi tra i quali quello dell'Infinito, anzi, per la precisione a Visso si conserva, fra gli altri manoscritti del poeta di Recanati, il secondo manoscritto del celeberrimo idillio, perchè, il primo, più noto e studiato, sta presso l'Archivio di Stato di Napoli.








Pochissimi sanno che questo piccolo / grandissimo patrimonio filologico, era arrivato a Visso a causa delle ristrettezze economiche in cui venne a trovarsi Prospero Viani che lo vendette, al sindaco del paesino del maceratese Giovanni Battista Gaola Antinori, al prezzo di 400 lire del tempo.








Infine un numero ancor opiù ridotto di persone sa chi sia stato Prospero Viani, e questo è un peccato perchè la sua storia è assai bizzarra e interessante.









Prospero Viani nasce a Reggio Emilia nel 1812 e poichè viene educato alle idee liberali ( del tempo ) si trova coinvolto nei moti politici del 1830 - 31 - che videro protagonista il famoso e sfortunato Ciro Menotti ( finito sul patibolo ) e misero a soqquadro il ducato di Modena e lo Stato Pontificio - così quando chiede di potersi iscrivere alla Facoltà di Legge di Modena si vede la strada sbarrata da questi poco rassicuranti precedenti rivoluzionari.








Per fortuna il giovane Prospero coltiva la passione letteraria, scrive versi ( in verità non indimenticabili ) ma su suggerimento di Pietro Giordani ( sodale e amico di Leopardi ) decide di lasciar perdere la composizione poetica per dedicarsi agli studi di filologia, avendo preso coscienza del fatto che essi potevano diventare un'arma potente, alternativa a quella politica, nella guerra a favore dell'italianità.









Evidentemente non era nel carattere della personalità del Viani star fuori dai guai se nel 1836 viene condotto in carcere, su ordine del duca di Modena con l'accusa di praticare idee liberali, dove pare subisca anche un attentato con il veleno.








Liberato nel febbraio dell'anno successivo, viene comunque sottoposto all'occhiuto controllo della censura estense che verifica la sua corrispondenza e ne controlla l'attività tanto da provocare, nell'indomito e imprudente neo - filologo, una reazione di protesta, formalizzata in una lettera al Ministero del Buon Governo, contro l'ispezione arbitraria delle lettere a lui destinate provenienti da fuori i confini del ducato. Inutile dire che ricevette una secca risposta con l'invito a starsene tranquillo.








Così nella vita di Prospero Viani la passione politica viene sostituita da quella per la filologia e in particolare egli mostra un particolare interesse proprio per la corrispondenza al punto di diventare il primo editore e curatore dell'epistolario leopardiano nel 1849 che finalmente lo risarcisce dalla sfortunata all'edizione del terzo volume delle Opere ( 1845 ) del poeta di Recanati che, nonostante rechi in appendice 87 sue lettere raccolte dal Viani per una svista nella composizione del frontespizio, esce con i soli nomi di Pietro Giordani e Pietro Pellegrini.








Nel frattempo il nostro filologo si è spostato dalla natia Reggio vagando tra la Liguria e la Toscana, fino a quando gli viene concesso di tornare nella città natale, a patto che se ne stia tranquillo in una casetta di campagna a compiere i suoi studi.
Ma gli studi, come la poesia non dant panem.









Viani peregrina tra Genova e Reggio Emilia come insegnante di lettere nei licei, pagato poco.
Il filologo, avendo moglie e figli da mantenere, potendo contare su un piccolo patrimonio di manoscritti leopardiani acquisiti durante le sue ricerche per raccogliere le lettere del poeta, si trova nella necessità di disfarsene per sopravvivere.









E' così che il prezioso secondo manoscritto dell'Infinito arriva a Visso e qui viene custodito fino a pochi giorni fa, quando il terremoto lo fa tornare a Bologna, restituendolo ai luoghi natali di Prospero, e restituendo anche al filologo un po' di notorietà.









( Simonetta Bartolini, Libero del 30 ottobre 2016 )
( fotografie dal web )
post signature

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")