giovedì 24 dicembre 2015

Aspettando Natale: Auguri!






Ed è di nuovo Natale...
Il mio augurio è che questo Natale sia sereno per tutti, ci lasciamo alle spalle un anno 
difficile ed il futuro è pieno di incognite... a questo Natale chiediamo
il dono della comprensione, della pace, della sicurezza di un lavoro dignitoso per tutti,
di un sorriso per chi è solo.
Come gli scorsi anni desidero inviare i miei auguri e il mio abbraccio ai nostri marò
e in particolare a  Salvatore Girone dimenticato in India con la speranza di riaverlo presto tra noi.
Un abbraccio a tutti e Buon Natale!





martedì 22 dicembre 2015

Natività, Caravaggio








NATALE

di Lucia Porfiri


Si avvicina il Natale,
nell'aria si respira un profumo di gioia e di amore.
Se ti guardi intorno non vedrai che serenità!

Ma...cosa succede?
Là in quel piccolo paese non c'è gioia!
C'è solo dolore, gente che soffre, gente che muore...

E là? Guarda là! C'è solo indifferenza,
in quel paese alle persone non importa nulla del Natale!
Troppa gente soffre, troppa gente non sa!

E' Natale, cerca anche tu di portare pace e amore...
...dove ci sono guerra e odio.

domenica 20 dicembre 2015

Aspettando Natale, Danimarca: I folletti di Babbo Natale






Undici rintocchi risuonano nel silenzio della notte... La stelline pian pianino inizia a scomparire tra le nuvole che, come ombre magiche, trasformano il cielo in un manto bianco. Gli adulti sono ancora presi dai loro discorsi seri mentre i bambini continuano a raccontarsi storie e tradizioni.

<<Manca poco alla mezzanotte>> Grida Nerea cercando di portare l'attenzione su di se.

<<vero!!! Abbiamo giusto il tempo per un'ultima storia, chi vuole raccontarla?>> Domanda Ahanu, un piccolo e simpatico indiano d'america curioso di scoprire altro.

<<io...io...io...>> Diversi bambini alzano la mano chiedendo la parola.

<<Facciamo un tocco, chi esce racconta cosi non litighiamo, vi va?>> Lucas muove la mano e con lui anche gli altri bambini gridando sasso, carta e forbice.

<<hai vinto tu! dai, racconta!>> Yvan si allontana prendendo la mano degli altri bambini mentre il protagonista dell'ultima storia si colloca al centro, ammira il grande albero illuminato, i suoi amici, la stellina che gli ha fatto compagnia e con un po' di tristezza nel cuore comincia a raccontare.









" C'è un folletto in soffitta, io l'ho visto! "
dice Lars tutto serio mentre fa colazione

" L'hai visto davvero? " domanda la sorella Mette a bocca aperta.
" Sì, ho visto il suo berretto rosso, proprio uguale a quello che ci mettiamo
noi il giorno di Natale. Però poi sono scappato via prima che mi vedesse...
sai quanto sono dispettosi i nisser! "

" Forse era proprio lo Julenisse, il folletto di Natale,
che ci sta preparando i regali! Non hai guardato se aveva una bella barba 
lunga e il suo vestito grigio con le calze rosse? "

" Ti ho detto che sono scappato! Anche se è il folletto di Natale, io non
ci voglio parlare...Sai che è forte come sette uomini messi insieme?"

" Sì, ma è gentile e sa un sacco di cose....Ame piacerebbe parlargli!
Parla anche con gli animali, e quando una mucca deve avere il vitellino lui
l'aiuta raccontandole delle storie bellissime, lo sapevi? "

" Sì che lo sapevo! Comunque io non ci vado più in soffitta!"
" Allora ci vado io: bisogna portargli la sua scodella con la minestra di riso,
la notte di Natale, se no si arrabbierà e ci farà un sacco di dispetti! "

" Hai ragione, i folletti fanno sparire le cose quando non sono contenti! "
Mentre discutono arriva la mamma con una scatola piena di 
piccoli folletti di cartone, tutti con il loro grazioso cappellino rosso a punta:

" Forza bambini, venite ad aiutarmi a decorare la casa.
Dobbiamo riempire di folletti tutte le stanze per Natale! "

" E addobbiamo anche l'albero con tante palline e bandierine? "
" Quello lo faremo il giorno della vigilia, e per la cena preparerò il dolce
di riso alle mandorle! "

" Evviva! Ed io troverò la mandorla nascosta nel dolce e avrò un regalo in più! " 
Strilla Lars tutto eccitato.

Mette fa un sorrisetto e sospira:
" Potrei trovarla io...oppure un grande! Chi lo sa? "









Lars finisce il suo racconto e, come gli altri bimbi, volge gli occhi pieni di meraviglia
verso il grande albero che ormai è reso scintillante dalle fiammelle delle candeline accese.
Ha smesso di nevicare, anche il manto di neve che ricopre ogni cosa scintilla sotto la luce e sembra
illuminare la notte...adagio, adagio anche le nuvole sembrano lasciare spazio ad un po' di sereno nel cielo. La stellina sta lì, affacciata a guardare dall'alto i bambini che, così diversi eppure così uguali l'uno all'altro, si alzano e, ancora una volta, con le loro candeline in mano si avvicinano all'abete accanto al quale questa sera c'è un piccolo presepio a testimoniare una storia di pace
I bambini intonano un canto natalizio " Tu scendi dalle stelle " e le loro voci chiare riempiono la notte,
ad uno ad uno appendono la loro candelina all'albero e tornano a sedersi accanto al presepio...sono
tanti i nomi che per ogni candela vengono pronunciati, sono i nomi dei morti negli attentati di Parigi, di quelli, dell'aereo russo, sono i nomi di tutti i morti causati da ogni tipo di terrorismo...
La stellina sorride, con i suoi raggi sposta le nuvole e scopre un cielo limpido, limpido trapuntato di tante altre stelle, poi, con una capriola inizia a scendere attraverso il cielo...e finalmente si posa sulla capanna,
stupenda stella cometa che porta un messaggio di pace.


Per i morti degli attentati di Parigi: Marian Lieffrig - Petard, Gilles LeclercStephane Albertini
.Anns Petrard Lieffrig,
Hugo Sorrade, Guilleume Le Dramp, Thibault Rousse Lacordaire, Sebastien Proisy
Romain Didier, Suron Gairigues, Gregory Fosse, Fanny Minot,  Pierro Innocenti
Alban Denuit, Thomas Duperron, Cedric Gomet, Veronique de Geofffroi Baurgies,
Quentin Maurier, Ariane Theiller, Claire Camox, Christophe Lellanche, Ludovic Baumbos
Elodie Breuil, Lola Salines, Nicolas Degenhardt, Jean- Jaques Kirchheim, Stella Verry
Marion Juanneau, Lola Ourounian, Emmanuel Bonnet, Maynel Gaubert, Cecil Misse
Jean Jaques Amiot, Julien Gallison, Matthieu de Rorthais, Oliver Hauducoeur


Per i morti dell'attentato all'aereo russo:   Dmitry Oeleansky, Natalya Osipova, Irina Pavlova,
Alexsandra Panina,
Maria Podlevskikh, Nadezhada Ponomareva, Nellya Pyatochenko,
Alla Lavareva Radlevich, Natasha Rostenko, Pavel Savelyev, Ilya Sakerin, Vloda Sakerina.








vi invito a passare da Audrey per leggere la fiaba Spagnola

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martedì 15 dicembre 2015

Fine settimana a Milano: Rubens, L'adorazione dei pastori





Anche quest'anno, come ormai succede da tantissimi anni, abbiamo trascorso il fine settimana
dell'8 dicembre a Milano con una parte per me tanto importante della mia famiglia.
Fine settimana lungo che ci ha permesso di stare insieme tanto tempo e ci ha dato modo di vedere e fare tante cose. La prima giornata l'abbiamo dedicata alla città ed in particolare all'arte. Sono tanti gli eventi artistici
milanesi in questo dicembre 2015, quello che vi voglio raccontare oggi è il grande regalo che ogni
anno il Sindaco e la città offrono ai milanesi in occasione delle festività natalizie: la possibilità di ammirare, a Palazzo Marino, una splendida opera d'arte. Quest'anno L'Adorazione dei Pastori di Rubens,
quasi a voler anticipare la grande mostra dedicata a questo artista che si terrà, sempre a Milano, a Settembre 2016.








L’Adorazione dei pastori di Rubens racchiude in sé tutte quelle prerogative che rendono eccezionale un’opera d’arte. In primo luogo la qualità altissima che esprime tutta la forza della pittura di Rubens in questa fase di prima maturità, ma anche la sua storia documentata che ci permette di seguire tutto l’iter dell’esecuzione, avvenuta in un tempo molto breve e quindi di getto, senza ripensamenti, correzioni, difficoltà. Una situazione davvero unica.
Il dipinto viene commissionato per la chiesa di S. Filippo Neri a Fermo nel 1608, ultimo anno di permanenza in Italia di Rubens. Rubens era in quei mesi a Roma, impegnato nella difficoltosa esecuzione della grandiosa pala dell’altare centrale della Chiesa Nuova, considerata una delle committenze più prestigiose.








Padre Flaminio Ricci stima e apprezza molto il giovane artista fiammingo e propone di affidare a lui l’esecuzione della Adorazione dei pastori, destinata alla chiesa dell’ordine dedicata a San Filippo Neri solo l’anno precedente. Il 9 marzo Rubens riceve l’acconto di 25 scudi e si impegna a realizzare una Natività di cui enumera i precisi dettagli, come del resto era allora consuetudine.








Il lavoro va avanti velocemente e il 7 giugno Ricci scrive ai padri di Fermo che il dipinto è ormai finito, in anticipo sui tempi previsti, a riprova di un’esecuzione di getto, particolarmente felice, nella quale Rubens manifesta tutta la sua esperienza maturata in Italia.
La memoria dell’opera nei secoli è stata tramandata soltanto da alcune antiche fonti locali, anche per la sua collocazione appartata ed è stata quindi ignorata dagli studi specifici sul pittore. Solo nel 1927 Roberto Longhi nel corso di una sua visita a Fermo riconobbe la mano indubitabile di Rubens e comunicò la sua scoperta descrivendo la sorpresa e l’entusiasmo di un tale imprevisto incontro.








La grande tela celebra uno dei momenti più intimi e suggestivi della Natività, secondo la narrazione del Vangelo (Luca 2, 8-16) con una composizione dipinta a luce notturna, densa di bagliori in cui si stagliano le monumentali figure della Vergine, chinata leggermente verso il Bambino su cui volge lo sguardo amorevole. Le sue mani si incrociano con grazia, con stupenda invenzione, a scoprire il piccolo corpo di Gesù, che rivela così ancora di più la luce abbagliante e chiarissima che investe tutta la composizione.













Una bellezza quella della Vergine, carnosa e marmorea eppure non fredda ma densa di pathos. L’influsso della scultura classica e in particolare del volto di Niobe, rinvenuta in una celebre scoperta archeologica a Roma nel 1583, appare evidente, ma, come sappiamo, per Rubens è un’ispirazione da cui partire per superarla poi in un’evocazione sempre vitale, declinata al presente.








San Giuseppe , dipinto di getto e con una materia più veloce e diluita, giunge le mani in preghiera e guarda verso l’alto, alla turba degli angeli che incombe quasi sulla scena. I pastori, dalle membra poderose attorniano il Bambino adorandolo, in atteggiamenti diversi che creano un senso ancora più vibrante nella composizione. Il pastore in piedi sulla sinistra, abbigliato con poveri panni scuri, risalta nella scena per il volto raggiunto dalla luce accecante che si irradia dal Bambino e da cui egli cerca di ripararsi con la grande mano sinistra, la destra intenta a reggere il bastone del gregge.








Al centro una vecchia rugosa con la testa coperta da un panno bianco, anch’essa raggiunta dalla luce chiara che attonita esprime la sua meraviglia con le mani aperte, dipinte con meravigliosa destrezza naturalistica.
In questo personaggio si è inteso recentemente identificare la figura di Salomè, anziana levatrice che assiste la
Madonna, dapprima incredula della sua verginità, poi testimone della miracolosa nascita.









Ma il vero protagonista è il pastore giovane in primissimo piano, inginocchiato, dalla abbagliante veste rossa, che indica con la sinistra la figura del Bambino, a sottolineare il fulcro della tela, di cui egli occupa tutta la parte sinistra. Anche per lui, figura centrale dell’opera, Rubens si è ispirato alla statuaria antica come rivela la maestosità delle membra e la bellezza del volto classico. In particolare possiamo proporre un inedito confronto con il rilievo romano degli Uffizi raffigurante Pastore seduto, proveniente dalle raccolte di Villa Medici, caratterizzato dalla bella testa poderosa e da una analoga posa con il ginocchio in primo piano e il lungo bastone nella mano.













Il rapporto con l’antico è per Rubens essenziale ma allo stesso tempo è disinvolto e personale, utilizzando i riferimenti in maniera sempre creativa, vitale e personalissima come precisa nella biografia dell’artista Bellori: “ Benché egli stimasse sommamente Raffaello e l’antico, li alterava tanto con la sua maniera che non lasciava in esse forma o vestigio per riconoscerle”.









Da Correggio Rubens media l'impianto generale con la Vergine e il Bambino, intensamente vicini
sulla destra, i pastori sul lato opposto. Anche la gloria dei grandi angeli in alto appare simile, ma se
in Correggio sono presenze leggiadre in volo verso l'alto del cielo, in Rubens appaiono come una minacciosa piccola schiera in picchiata verso il basso, con evidente omaggio alle invenzioni di Tintoretto, più volte citato dall'artista.














Ma è evidente che Rubens guarda con interesse al grande protagonista del momento, appena
più anziano, Caravaggio. Lo testimonia il forte contrasto chiaroscurale, la densità delle ombre che
lasciano improvvisamente scorgere nella tela di Fermo brani brani di colore, in una concitazione movimentata che si rivela molto suggestiva oer l'artista. Come poteva, del resto, essere diversamente per un giovane artista appena giunto da Anversa con il mito dell'Italia? A roma, dove Rubens soggiorna una prima volta nel 1601, Caravaggio costituiva una novità assoluta nel panorama figurativo e la sua invenzione ardita e stravagante lascia nell'artista una traccia profonda.








L’Adorazione dei pastori di Fermo conclude l’esperienza italiana di Rubens racchiudendone tutta l’energia creativa maturata in questi brevi ma intensi anni. Un capolavoro assoluto dunque, non soltanto un’opera eccezionale, ma anche il saluto o meglio l’addio all’Italia di Rubens che il 28 ottobre riparte per Anversa per non fare più ritorno nel nostro paese.








A Milano  l'Adorazione dei pastori di Rubens
  Palazzo Marino fino al 10 gennaio
Entrata libera
( Vi ricordo che a causa del periodo di massima allerta in cui le città europee stanno vivendo
dovete mettere in conto una piccola attesa in quanto all'entrata tutte le persone, borse, zaini, ecc.
vengono perquisiti. )





( Fonte Saggio in catalogo di Anna Lo Bianco )
( Fotografie dal web )

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domenica 13 dicembre 2015

Aspettando Natale: Svezia, La coroncina di Santa Lucia





Sulla collinetta situata nella zona nord di Parigi, esattamente sulla rive droite, il punto più alto del XVII arrondissement, vi è Montmartre e la Basilica del Sacro Cuore centro della vita bohémienne della Belle époque. Nelle sue strade risuona "Comptine d'un autre été-L'après-midi" di Yann Tiersen, brano colonna sonora del "Il favoloso mondo di Amélie". Le meravigliose note del pianoforte, come gocce di pioggia invisibili, cadono su ogni cosa portando serenità e un senso di pace. La stellina, dall'alto della sua postazione privilegiata, guarda soddisfatta i bambini riuniti attorno all'albero e ascolta felice i loro discorsi.

<<Secondo voi Babbo Natale esiste?>> Chiede Dimitri.

<<Le cose e le persone esistono se noi ci crediamo e vogliamo. Se io non voglio posso anche far finta che tu non esisti, anche se ci sei, parli e ti posso toccare>> Risponde Amélie.

<<Ha ragione lei! Babbo Natale è un po' come il nostro Dio. Io credo che Gesù ci sia, lui crede che ci sia Allah, per lei esiste Buddha, per loro YHWH... Non possiamo vederli, toccarli ma se per noi esistono ci sono.>> Blake guarda tutti i bambini in cerca di consenso.

<<Siiiiiiiiiiiiiii...>> rispondono in coro.

<<Chissà perchè i grandi non hanno ancora capito questa cosa. Alla fine è molto semplice, no? Ognuno crede in quello che vuole...Comunque per me esistono tutti, esiste Babbo Natale, il mio, il suo, il tuo e anche i vostri vari Dei. Io li voglio rispettare come rispetto il mio>> Aggiunge Noah pieno di enfasi e gioia.

<<Bene! Se è cosi voglio raccontarvi io una storia, una molto particolare perchè parla di Santa Lucia...voi non la conoscete, ma se vi va posso iniziare!>> Karin non vede l'ora di condividere con gli altri bambini quella che è stata per lei una grande gioia e conquista..









 " Ehi, Karin , stai dormendo? "
" No, Gunnar, ma tu perchè sei sveglio? "
" Non lo so sono agitato per la festa di domani, anche se sei tu
quella che deve agitarsi...visto che farai Santa Lucia! "

" Sì, bè, sono un po' nervosa anch'io, anche se so che cosa devo fare! "
" Ma devi veramente alzarti alle quattro del mattino? E' così presto!"

" Pensavo di dormire un po' di più....comunque se devo preparare
il caffè e i dolci da portare a mamma e papà per colazione,
e devo andare da loro già tutta vestita da Santa Lucia, con il mio lungo abito bianco
e la fascia rossa, non posso alzarmi molto più tardi.

Poi i biscotti allo zenzero, i pepparkakor, li so fare bene, ma non sono
sicura di saper fare il lussekatter, la focaccia dolce di Santa Lucia!

Ci vogliono frumento e zafferano, ma non mi ricordo bene tutti i passaggi.
Eppure sono stata attenta quando la mamma me l'ha insegnata! Uffa..."

" Ma sì, vedrai che te la caverai benissimo! L'unica cosa che io non
saprei mai fare è camminare tranquillo con tutte quelle candele accese sulla testa!
Sono sicuro che le farei cadere subito! "

" Invece non è così difficile, le candele sono sette, ma sono montate su una coroncina:
se la fissi bene sui capelli non si muove più. Non è pericoloso! "

" E dopo colazione devi andare alla processione con tutte le altre ragazze? "
" Certo, quella non mela perderei per tutto l'oro del mondo! E devi venirci anche
tu, lo sai! Mamma ti ha preparato il cappellone di carta alto alto e
il bastone con la stella...le parole della canzone le sai? "

" Sì, senti -Sul mare luccica l'astro d'argento, placida è l'onda, prospero 
è il vento. Venite all'agile barchetta mia, Santa Lucia, Santa Lucia! "

" Bene, ma non credere di potertela svignare a metà...Ti terrò d'occhio,
fratellino! "
" Sei veramente una strega....altro che Santa Lucia "









Anche la fiaba svedese raccontata da Karin è terminata...i bambini si sorridono e chiacchierano tra loro:
si divertono a scoprire in che cosa sono tutti uguali e in che cosa differiscono gli uni dagli altri., le loro vocette squillano come campanellini d'argento nella notte parigina, e ogni tanto i loro occhietti vivaci si alzano
verso il cielo a cercare il sorriso di quella stellina che, nonostante ormai stia nevicando, si ostina a non
voler sparire dietro le nubi ma resta lì a guardarli con amore...
I fiocchi di neve volteggiano e si posano dolcemente su ogni cosa, anche sulle testoline dei bimbi che,
ancora una volta, si alzano e posano le loro candeline sul grande albero che ormai è scintillante di luci...


Per le vittime degli attentati di Parigi:  Vincent Detoc, Baptiste Chevreau, 
Anne Cornet - Guyomard, Pier - Yves Guyomard, Helene Muyal Leiris, Fabian Stech
Lamia Mondeguer, Yannik Minvielle ,Thierry Hordouin, Raphael Hilz, RomainFeuillade
Armelle Pumir Auticevic, Estelle Rouat, Renaud Le Gen, Hyacintha Kama, Victor Munoz
Oliver Vernadal, Antoin Mary, Maud Serrault, Nathalie Jarden, Richard Rammant
Lacramioara Pop, Bertrand Navarret



Per le vittime dell'aereo russo:  Yulia Gerosina, Elena Rodina, Andrey Dobritsa, Svetlana Dudochkina,
Galya Ivanyuk, Maria Ivleva,Alexandra Illarionova, Lyudmila Kim, Olga Kirillova, Alexey Klochov,
Ekarerina Kozhamya Kova, Lyubov Kozlova, Marina Kondroskova, Yulia Kulicova, Vera Lapshina,
Tatiana Mokievskaya






Vi invito a passare da Audrey per leggere la fiaba Messicana






sabato 12 dicembre 2015

Calendario dell'Avvento - dedicato ad Alessandro. Natività, Raffaello







Chi ascolta il pianto del bambino? 
di Salvatore Quasimodo

Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti.
Alla povera stalla di Betlemme.
Anche i re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è ancora chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce tra due ladri?


Questo Calendario dell'Avvento è dedicato al piccolo Alessandro che ci ha lasciati la notte 
del 23 novembre ed è volato in cielo
Domani la finestrella sarà aperta sul blog Attimi di Graziana

giovedì 10 dicembre 2015

Storie di Natale, I figli di Babbo Natale, Italo Calvino






Non c'è epoca dell'anno più gentile e buona, per il mondo dell'industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le società anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L'unico pensiero dei Consigli d'amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d'augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s'inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino dànno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d'affari le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.









Alla Sbav quell'anno l'Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale.
L'idea suscitò l'approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un'acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominciò a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.







Mentre il capo dell'Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l'idea: l'Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l'Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l'Ufficio Pubblicità si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.








Tutti erano presi dall'atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto - come ci ricorda il suono, firulí firulí, delle zampogne -, è ciò che conta.
In magazzino, il bene - materiale e spirituale - passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall'Ufficio Relazioni Umane; e ancora di più facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra " tredicesima mensilità " e " ore straordinarie ". Con qui soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i più sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell'industria e del commercio.









Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: - Ehi, tu! - disse a Marcovaldo. - Prova un po' come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d'agrifoglio. La barba d'ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.
La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. " Dapprincipio, - pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! "
I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. - Ciao papà.
Marcovaldo ci rimase male. -Mah... Non vedete come sono vestito?
- E come vuoi essere vestito? - disse Pietruccio. - Da Babbo Natale, no?
- E m'avete riconosciuto subito?
- Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
- E il cognato della portinaia!
- E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
- E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
- Tutti vestiti da Babbo Natale? - chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
- Certo, tal quale come te, uffa, - risposero i bambini, - da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, - e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.








Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po' ci avevano fatto l'abitudine e non ci badavano più.
Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. - Si può sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.
- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
- Regali per chi?
- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
- Ma chi ve l'ha detto?
- C'è nel libro di lettura.
Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: - Bambini poveri non ne esistono più!
S'alzò Michelino e chiese: - È per questo, papà, che non ci porti regali?
Marcovaldo si sentí stringere il cuore. - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.
- Li guadagni come? - chiese Filippetto.
- Portando dei regali, - fece Marcovaldo.
- A noi?
- No, ad altri.
- Perché non a noi? Faresti prima..
Marcovaldo cercò di spiegare: - Perché io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
- No.
- Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d'esser venuto a mani vuote, pensò di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne. - Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, - disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
- Andiamo, forse troverò un bambino povero, - disse Michelino e saltò su, aggrappandosi alle spalle del padre.









Per le vie della città Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all'automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un'aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell'enorme macchinario delle Feste.









E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all'altro segnato sull'elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
- La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosità, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
Suonò alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante. - Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
- La Sbav augura...
- Be', portate qua, - e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d'occhi, andava dietro al padre.








La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami più alti dell'abete s'impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c'era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un'aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.









- Gianfranco, su, Gianfranco, - disse la governante, - hai visto che è tornato Babbo Natale con un altro regalo?
- Trecentododici, - sospirò il bambino - senz'alzare gli occhi dal libro. - Metta lí.
- È il trecentododicesimo regalo che arriva, - disse la governante. - Gianfranco è cosí bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione è contare.
In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
- Papà, quel bambino è un bambino povero? - chiese Michelino.
Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s'affrettò a protestare: - Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente dell'Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator...
S'interruppe, perché non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
" Sta’ a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l'ha scambiato per me e gli è andato dietro... " Marcovaldo continuò il suo giro, ma era un po' in pensiero e non vedeva l'ora di tornare a casa.








A casa, ritrovò Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
- Di' un po', tu: dove t'eri cacciato?
- A casa, a prendere i regali... Si, i regali per quel bambino povero...
- Eh! Chi?
- Quello che se ne stava cosi triste.. - quello della villa con l'albero di Natale...
- A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
- Oh, li avevamo preparati bene... tre regali, involti in carta argentata.
Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
- Figuriamoci! - disse Marcovaldo. - Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
- Sí, sí dei nostri... È corso subito a strappare la carta per vedere cos'erano...
- E cos'erano?
- Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno...
- E lui?
- Saltava dalla gioia! L'ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
- Come?
- Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo...
- Cos'era?
- Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza... Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell'albero di Natale. Poi è passato ai lampadari...
- Basta, basta, non voglio più sentire! E... il terzo regalo?
- Non avevamo più niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. È stato il regalo che l'ha fatto più felice. Diceva: " I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! " Ha cominciato ad accenderli, e...
-E...?









- …ha dato fuoco a tutto!
Marcovaldo aveva le mani nei capelli. - Sono rovinato!
L'indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caricò sul furgoncino i pacchi da consegnare, già meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicità e quello dell'Ufficio Commerciale.
- Alt! - gli dissero, - scaricare tutto; subito!
" Ci siamo! " si disse Marcovaldo e già si vedeva licenziato.
- Presto! Bisogna sostituire i pacchi! - dissero i Capiufficio. - L'Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
- Cosi tutt'a un tratto... - commentò uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima...
- È stata una scoperta improvvisa del presidente, - spiegò un altro. - Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si è visto divertirsi...
- Quel che più conta, - aggiunse il terzo, - è che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d'ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacità al mercato... Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d'un bambino... Il presidente dell'Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, è ai sette cieli dell'entusiasmo...








- Ma questo bambino, - chiese Marcovaldo con un filo di voce, - ha distrutto veramente molta roba?
- Fare un calcolo, sia pur approssimativo, è difficile, dato che la casa è incendiata...
Marcovaldo tornò nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.








E la città sembrava più piccola, raccolta in un'ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d'un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s'udiva l'ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un'impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
C'era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là.
Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
È qua? È là? no, è un po' più in là?
Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina
( Italo Calvino )





mercoledì 9 dicembre 2015

Aspettando Natale, Finlandia: Il Natale degli uccellini





Le piramidi del Louvre si accendono dando luce alla piazzola sovrastante, un cane randagio si ferma ad ammirare la sua città mentre la piccola stella sposta nuovamente il suo sguardo verso Champ de Mars ove i nostri bambini continuano la loro notte magica.
<<Caroline, la tua mamma è proprio furba! Che bella idea ha avuto, quasi quasi lo faccio anch'io. Si si, bisogna far tesoro delle cose che scopriamo dagli altri>> Afferma Boris sorridente.
<<Dalle mie parti i doni non vanno messi nelle scarpe ma nelle calze, ma non quelle nostre che sono piccoline>>. Spiega Michele 5 anni.
<<Si, ma le cose cambiano. Non siamo tutti uguali. Noi siamo diversi, Ludmilla è bionda con gli occhi chiari. Ines ha i capelli neri e la pelle olivastra. Guardate gli occhi di Akira, sono a mandorla. Io credo che come siamo diversi noi sono diversi anche i mondi nei quali viviamo>> Afet, una bambina Turca di 8 anni, guarda i suoi amici aspettando una risposa.
<<Si, è vero!!! Siamo diversi noi, le nostre città, le nostre strade, le cose nelle quali crediamo...ma...un po' siamo anche simili...abbiamo delle cose simili e anche delle cose uguali!!!>> Liz prende la mano di Tom e poi quella di Merita.
<<Si, abbiamo anche cose uguali pensa ai biscotti e anche a Topolino, piace anche a voi vero? Tipo mia sorella ama Masha e l'orso, nelle vostre nazione lo trasmettano come cartone? oppure ... il gelato!!!>> Rafika, sorride contenta e stringe anche lei la mano ai suoi compagni.
<<Certo!!! Il mio fratellino lo vede sempre. Si, siamo uguali e diversi ma è bello cosi. Io voglio scoprire un'altra storia, chi vuole raccontarla? >> Chiede Erik, un bambino norvegese dallo sguardo scintillante.
<<Se volete vi racconto la mia di storia!>> Yannis si alza e si posizione al centro della scena, tutti lo guardano attenti e curiosi pronti a scoprire una nuova tradizione e un'altra fiaba.









" Cip!" cinguetto l'uccellino, volando da un alto albero giù fino
 al davanzale di una finestra.

Nella casa la luce era accesa e dei bambini correvano qua e là.
All'uccellino quella luce faceva sentire più caldo, invece fuori il freddo era
già intenso e la neve scendeva in larghi fiocchi gelidi.

Con la neve, non sarebbe stato facile trovare qualche cosa da mangiare!
" Cip!" L'uccellino si avvicinò ancora di più alla finestra, per vedere meglio e sentire
il calore di quella luce attraverso il vetro.

Nella stanza una famiglia era impegnata ad addobbare un grande albero
con festoni e palline luccicanti.

" Ormai non manca molto a Natale! Chissà quanto starà lavorando Babbo Natale
a Korvatunturi? " diceva il bambino.

" Che cos'è Korvatunturi?" chiedeva un altro.
" Come fai a non saperlo? E' una montagna dove vivono Babbo e Mamma Natale,
con tutte le loro renne ed elfi che li aiutano! E' una montagna con tre orecchie
dove arrivano i messaggi da tutto il mondo!"

" Davvero?! Ma, se sappiamo dove sta, perchè non andiamo a trovarlo? "
" Certo che non sai proprio niente! Perchè l'entrata della montagna è segreta e 
nessuno è ancora mai riuscito a scoprire dov'è! "

" Cip! " l'uccellino guardava e ascoltava, con le piume gonfie gonfie 
per stare più caldo. Sembrava una gran bella cosa il Natale!

Qualche istante dopo la porta si aprì di colpo e Cip volò via spaventato:
il padre dei bambini uscì portando un grosso covone profumato, pieno di semi appetitosi!

" Anche gli uccellini devono festeggiare il Natale! " spiegò ai bambini
che lo guardavano da dietro la porta. Sistemò il covone 
in un angolo riparato e rientrò in casa scrollandosi via la neve.

Cip si avvicinò saltellando a quel dono inaspettato: che profumino!
Lanciò qualche cinguettio di richiamo, poi si mise a becchettare avidamente,
presto raggiunto da altri uccellini.

La famiglia li guardava dalla finestra:
" Hyvaa Joulua! Buon Natale , uccellini! "








La fiaba è finita, i bambini continuano a stringersi le manine quasi a volersi dare coraggio uno con l'altro...coraggio per cercare di cambiare questo mondo dei grandi che nel loro costoso ristorante
continuano a parlare, parlare e, in fondo, a non dire niente.
Solo ora, che i bambini si stanno chinando, ci rendiamo conto che davanti ad ognuno di loro è posato
un foglio bianco e adesso vediamo le loro testoline, nere, bionde, castane, chine su quei fogli e i loro
visini intenti mentre scrivono poche parole. Piccoli pensieri di pace.
Quando finiscono di scrivere le loro manine tornano a stringersi e loro restano assorti ad osservare
i fogli sulla leggera corte di neve che ricopre lo spiazzo. Improvvisamente un delicato refolo di vento
soffia su di loro e porta via con sè  i fogli che salgono in cielo come fossero farfalle luminose e raggiungono
la stellina che sorride con dolcezza.
In silenzio, anche questa notte i bambini si alzano e si avvicinano al grande albero dove brillano già
molte candeline e ognuno di loro ne depone un'altra tra i rami...per ricordare chi non c'è più.





Per le vittime degli attentati di Parigi: Giroud Mathieu,  González Juan Alberto, Gonzalez Nohemi,
 Hoche Mathieu,
 Houd Djamila,  Jaimez Michelli Gil, Jozic Milko,  Elif Dogan Lausch Mauduit Cedric,
Mosser Marie, Perez Manu,  Prevost Francois,  Prenat Caroline,  Ribet Valentin,
San Martin Patricia, Ricardo NunezSahbi Kheireddine, Salines LolaThome Eric,
Valle Luis Felipe Zschoche, Christofe FoultierRomain DunayFrank PitiotFrederic Heminot



Per le vittima dell'attentato all'aereo russo: Yulia Buleiva, Kristina Krylova, Mikhail Krylov, Svetlana Krylov,
Natalia Donilova, Aleksandra Chernova
Alexander Alexandrov, Andrey Amosov, Viktor Anisinorov, Eugenia Vinigradiskaja,
Armen Vishnyov, Anna Volshenkova, Yulia Volkova, Dimitri Firin, Alina Gaydamak, Elena Galonova







( Clicca qui per andare da Audrey e leggere la fiaba del bambini greco ) )



Questo post è dedicato al nonno di Audrey che ci ha lasciati .




Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")