venerdì 27 febbraio 2015

Il Profumo dei miei viaggi





Il tema di questo mese per " Il Senso dei miei Viaggi"  è proposto da Norma
autrice del blog Voglio il mondo a colori
, Norma ci chiede di raccontare i Profumi
dei nostri viaggi e incomincia, per fortuna poi torna un po' sui suoi passi, definendo questo
tema " banale ", invece non lo è per niente, oltre ad essere un tema bellissimo, è un tena che mi è
molto congeniale, infatti il mio senso più sviluppato è proprio l'olfatto.
Ho un naso sensibilissimo, colgo al volo e sono affascinata da qualsiasi odore. Per me 
non esistono profumi o puzze, per me esiste l'odore e mi piace l'odore in sè, non importa di che
odore si tratti. Mi piace l'odore della pelle delle persone, per esempio uno dei ricordi più 
nitidi che ho dei miei genitori è sicuramente l' odore della loro pelle, a volte mi sembra ancora di sentirlo, i visi, certo, li ricordo ed è un ricordo continuamente rinverdito dalle fotografie, la voce è già un po' più difficile ma per fortuna esiste qualche vecchio filmato con sonoro, ma l'odore...
quello è un ricordo vero, che viene da dentro. Mi piace l'odore delle strade, quelle strade piene di traffico e di gente, dei viali che attraversano parchi fioriti,  dei vicoli in cui abitano gatti randagi.
Adoro il profumo del bucato, del pane, delle montagne, del mare, dei boschi ma allo stesso modo
amo l'odore delle stalle, delle persone sudate dopo aver lavorato, gli odori un po' corrotti dell'estate,
mi piace l'odore dei miei cani quando sono bagnati..
Anche a tavola certe cose le gusto più con il naso che con la bocca; ad esempio il vino,
per me il vero piacere non è berlo ma annusarlo, oppure i piatti ricchi. d'aglio ( e qui in Piemonte
non sono pochi ) al palato non mi entusiasmano ma il naso ne è estasiato.
Pensate che succede che appena mio marito entra in casa dall'odore che ha addosso capisco
immediatamente in compagnia o a casa di chi è stato.
E poi c'è il naso in sè...io sono affascinata dai nasi. Si parla sempre di occhi, di bocca
ma fermatevi un attimo a considerare quanto carattere, quanta sensualità, quanta forza un naso
riesce ad imprimere ad un viso, quanta forza il vostro naso da al vostro viso.
.
E questi sono i Profumi dei miei viaggi



Pescopagano e i profumi mediterranei




"Nulla è più memorabile di un odore. Un profumo può essere inatteso,
momentaneo e fuggevole, e tuttavia evocare un'estate della nostra infanzia su 
un lago di montagna. Un altro una spiaggia al chiaro di luna. Un altro ancora un pranzo
di famiglia con una teglia di arrosto e patate dolci  durante un mese d'agosto 
in una città del Midwest. Gli odori esplodono morbidamente nella nostra memoria
come mine terrestri cariche nascoste nella massa cespugliosa degli anni. "
( D.Akermann )










C'è un odore, un odore particolare che mi riporta sempre, ogni volta che lo sento,
agli anni della mia infanzia ed alle mie origini.
E' l'odore della pizzaiola che io e mio marito chiamiamo " l'odore di Pescopagano ":
pomodoro, aglio, origano che insieme alla carne cucinano lentamente.
Quando la cucino, appena l'aroma inizia a sprigionarsi dalla pentola, io ritorno con la memoria
a questo piccolo paese della Basilicata dove è nato il mio papà.
Come per incanto la mia cucina sparisce e io mi ritrovo in quelle strette vie assolate
in quel paese dove trascorrevamo, da bambini parte delle vacanze estive e dove, da
adulta, ho trascorso periodi meravigliosi con mio marito.
Tornano alla memoria i vicoli pieni di sole, le donne, allora, sempre vestite di nero con sottane 
su sottane ( incredibile la storia di un'anziana signora che una sera, seduti nella sua cucina,ha spiegato a mia marito e a me perchè non aveva paura a stare da sola...si è alzata in piedi ed ha iniziato
ad alzare strati e strati di gonne e sottane fino ad arrivare alla giarrettiera nera in cui
aveva infilato un coltello...), gli uomini che a sera tornavano dalla campagna, i campi di grano maturo,
il bosco dove andavamo a raccogliere le fragole, le torte di pan di Spagna e crema fatte in
casa, i dolci con il miele, i ravioli di ricotta e menta,le feste in piazza, tante, perchè
in estate tutti quelli che avevano dovuto, per lavoro, lasciare il paese tornavano e quindi era sempre festa, il volo dell'Angelo, le processioni dei Santi...e su tutto quel profumo: pomodori
maturi, trecce d'aglio e origano...con una leggera nota di cacio cavallo e pecorino...
Il profumo dell'infanzia, il profumo dell'Italia.




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Il tè nel deserto




" Voglio che tu beva il mio tè. Sentirai , il profumo ti arriverà all'anima "
Parlava di un tè prezioso, giuntole da Calcutta...Un profumo acuto 
si spargeva nell'aria...Ella versò in una tazza la bevanda e l'offerse ad Andrea,
con un sorriso misterioso. Egli rifiutò " non voglio berlo in tazza ma da te "...
" Ora prendi un bel sorso"...Maria, teneva le labbra serrate, per contenerlo...
E Andrea la baciò, suggendo da essa tutto il sorso"...
( G.D'Annunzio, Il Piacere )








Sono una grande appassionata di tè, si può dire che a casa mia ci sia sempre la teiera fumante.
Mi piace tutto del tè, l'aspetto, le varie varianti, le tazzine di porcellana in cui lo bevo,
i gesti stessi di preparare, servire ed infine gustare il tè sono qualche cosa che mi trasmette gioia
e un'idea, forse un po' demodè, di femminilità..
Ma la cosa che mi piace di più è l'aroma del tè, tè verde, tè, nero, tè bianco, tè al gelsomino,,
speziato, alla frutta...quando questi profumi iniziano ad espandersi dalla teiera mi
mandano letteralmente in visibilio.
Però...il tè che non scorderò mai sia per la situazione sia per l'aroma che sprigionava è il tè bevuto una sera nel deserto.
Eravamo in Tunisia, un viaggio molto bello, ci eravamo fatti organizzare solo per noi questo tour nel deserto, otto giorni fantastici con giornate indimenticabili e notti ( quasi
sempre ) da mille e una notte. Avevamo " cavalcato i cammelli " e poi ci eravamo fermati tra le dune che apparivano bianche nella luce abbagliante. La nostra guida, che ricorderò sempre
per le bellissime esperienze che ci ha fatto vivere, accese il fuoco con rami secchi 
e preparò il tè in una sgangherata teiera...così tra la sabbia e il fumo dei rami di palma
con un tramonto infinito che faceva esplodere il cielo...
I cammelli riposavano, noi sorseggiavamo il tè seduti accanto all'improvvisato focolare...
e quel profumo: tè, cenere, fumo, l'odore dei cammelli, il sudore...una miscela fantastica,
ogni volta che ci ripenso questo profumo riesce a coprire e superare il profumo dei tè più sofisticati del mondo. Il  " nostro " tè nel deserto! "




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Il Circolo Polare Artico e il profumo del Mare del Nord




" Qualsiasi vento è vento di mare, è qualsiasi città, anche la più
continentale, nelle ore di vento, è marittima. C'è odore di mare, no, ma:
c'è aria di mare, l'odore lo aggiungiamo noi. Anche il vento del deserto è di mare,
anche quello della steppa è di mare. Giacchè al di là di ogni steppa e di ogni
deserto c'è il mare, l'oltredeserto, l'oltresteppa...
Ogni viuzza in cui tira vento è la viuzza di un porto.
( M.Cvetaeva )








Quel viaggio in Norvegia navigando da Amsterdam a Capo Nord è stato,
come ho già scritto in altre occasioni  uno dei viaggi più belli e più coinvolgenti
dal punto di vista emozionale. Di quel viaggio tutto mi è entrato nell'anima, il silenzio,
la natura stupenda ed a tratti spaventosa, l'aria, la luce che navigando sul 
Circolo Polare Artico regalava a tutto un colore perlaceo indimenticabile., ma,la cosa che
per prima torna alla mia mente ogni volta che ripenso a quel viaggio è l'odore del mare.
L'odore del Mare del Nord, l'ho sentito subito che era un odore diverso, non era
l'odore del Mediterraneo...ricordo che continuavo a chiedere a mio marito e a chiunque mi capitasse sotto gli occhi: " Ma lo sentite che odore ha il mare? Lo sentite come questo odore è diverso 
da quello del nostro mare?"...mi guardavano tutti come se fossi impazzita.
Anni dopo ho conosciuto un Capitano di Marina che aveva navigato per lungo tempo il 
Mare del Nord e ricordo che una sera a cena gli raccontai questa mia sensazione...
che soddisfazione quando, appoggiando le posate, mi guardò e disse: " Caspita, che naso!
Certo che il Mare del Nord ha un odore differente dal mar Mediterraneo, succede a causa del Krill...
ma quasi nessuno se ne accorge...a naso! "
L'odore di quel mare, a distanza di anni, è ancora con me e ogni volta che ripenso
a quel viaggio mi pare di risentire quel " sapore di mare".




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" Certi ricordi bastano a profumare un'anima
per sempre "
( G.D'Annunzio )


Con questo post partecipo a Il Senso dei miei Viaggi
questo mese gestito da Norma

martedì 24 febbraio 2015

Ponson du Terrail, il visconte che inventò l'epica di Rocambole





Il visconte Pierre - Alexis Ponson du Terrail, nato nel 1829, scrittore di romanzi popolari,
dopo una serie di pubblicazioni di scarso successo, apparse su quotidiani e riviste, nel 1857 inventò
di sana pianta un personaggio molto particolare, eroe del male che vive avventure inverosimili
nel tentativo ambizioso di conquistarsi una vita agiata e aristocratica, salvo poi convertirsi al bene e tornare
squattrinato.









Il successo  quasi immediato lo porterà in poco tempo ad avere proprio la vita agiata che sognava il suo
protagonista, diventando addirittura sinonimo di iperbole tuttora presente nella descrizione esasperata dell'agire estremo.









Oggi infatti se parliamo di impresa, evasione o fuga audacemente e avventurosamente messa in atto,
 parliamo di un avvenimento " rocambolesco ", dal nome del personaggio 
di du Terrail: Rocambole.









Nel 1865, dopo sei libri su di lui già editi, uscì  " La ressurection de Rocambole ", forse il
più geniale, pazzo ma avvincente tra i 22 romanzi incentrati sull'avventuriero.









Inevitabilmente Pierre - Alexis, frastornato dal crescente successo, iniziò, pian piano, se non
ad identificarsi con il personaggio inventato, almeno a scimmiottarne le caratteristiche, rendendosi
interprete di atteggiamenti e comportamenti assai discutibili, avventure galanti più millantate che effettive,
debiti di gioco accumulati con fughe ridicole e poi regolarmente pagati e tentativi grotteschi di passare
per un agente segreto al soldo di non precisati governi rivoluzionari.









Il questo senso du Terrail non si fece mancare nulla e se non altro la sua vita pseudo - turbolenta
servì a vendere ancora più copie, anche se con problemi personali molto rischiosi.









Entusiasta poi, sta volta per davvero, delle gesta di Napoleone III, quando questi venne sconfitto 
dai prussiani a Sedan il 2 settembre 1870 e dovette capitolare abbandonando la Francia, 
Pierre - Alexis decise di darsi alla guerriglia contro gli usurpatori.









Abbandonata l'adorata Parigi per Orleans, di lì a poco però devette rifugiarsi a Bordeaux, sfuggendo alle truppe tedesche con molto affanno.









Nella capitale dell'Aquitania, il nostro eroe trovò un ambiente assai diverso da quello di Parigi,
fatto di cose concrete, di lavoro, di impegno sociale, senza dunque quel livello di fantasia e 
di internazionalità della metropoli  che aveva contribuito al suo fascino scriteriato.









Intenzionato a rinverdire le gesta del suo Rocambole, iniziò a scriverne le nuove avventure,
ma la morte lo colse il 10 gennaio 1871, poco più che 40enne, probabilmente a causa dell'alcool.





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lunedì 23 febbraio 2015

Passeggiata in Paradiso, Il lago d'Arpy





Piove, è tutto tristemente grigio, l'unico rumore fuori dalle finestre è quello delle gocce
che cadono...mentre guardo attraverso le tendine di pizzo la nebbia bassa che avvolge le montagne
mi torna in mente la più radiosa delle giornate trascorse lo scorso settembre in Valle d'Aosta
e mi rendo anche conto di non avervi mai raccontato di questo bellissimo luogo che sembra davvero
un Paradiso in terra: Il lago d'Arpy.




















Il Lago d'Arpy è situato nella conca racchiusa a est dalla Becca Poignenta e il mont Charvet e a ovest dalla punta della Croce, mentre l'apertura verso nord permette allo sguardo di spingersi verso la catena del monte Bianco.
Il lago D'Arpy è una delle passeggiate classiche della Valle d'Aosta, adatta a tutti. Il suo percorso facile, quasi pianeggiante, non faticoso lo rende accessibile  anche ai neofiti dell'escursionismo.


















Nella prima parte del percorso si attraversa la bella foresta di conifere che si dirada man mano che ci si avvicina al lago che offre uno spettacolo meraviglioso. Volendo si può proseguire l'escursione fino al lago di Pietra Rossa ma il percorso diventa un po' più faticoso.


















Noi abbiamo avuto la fortuna di fare questa passeggiata in una giornata meravigliosa,  con un sole magnifico e senza nemmeno l'ombra di una nuvola nel cielo turchese, unico errore avremmo dovuto
spingerci fino al Belvedere del Colle San Carlo per ammirare a un palmo dal naso il Monte bianco
nelle prime ore del mattino, invece la temperatura ancora fredda ha fatto sì che decidessimo di 
ammirare la maestosa montagna al ritorno...questo è stato un piccolo errore perchè si sa , verso sera
la montagna, soprattutto sopra i 4.000 m. diventa facilmente turbolenta.


















Epperò è stata una giornata splendida, prima la passeggiata fino al lago attraverso il riposante bosco,
poi la vista che improvvisamente si apre meravigliosa sulle montagne, e poi sdraiati sul bordo del lago a goderci pace e serenità, un buon libro, un panino, tante fotografie, qualche gioco con i cani...





























Platone si è fatto anche un bel bagnetto nelle acque cristalline e gelide del lago, e a proposito di acque
non posso non dire due parole sul tritone alpino che le abita.
Nell'antichità classica era diffusa la credenza che i vari luoghi, fossero essi foresta, montagna, lago, 
avessero un legame magico con un particolare " nume " ( una propria divinità tutelare, un dio minore e locale ) che risiedeva negli stessi. Questa divinità, la cui presenza garantiva specificità e spiritualità ad un particolare ambito, e che cercava di mantenere in esso un equilibrio tra elementi naturali ed umani era conosciuta come Genius Loci


















Per questi motivi si è ritenuto che per il lago d'Arpy il tritone alpino potesse essere considerato un'espressione attuale del Genius Loci, è infatti una presenza caratteristica e preziosa di queste zone umide, altrove quasi dappertutto assente in Valle d'Aosta. La sua scomparsa, dovesse malauguratamente avvenire
impoverirebbe irrimediabilmente questi luoghi, li priverebbe della loro specificità, li banalizzerebbe. Il lago d'Arpy ha bisogno del suo Genius Loci.


















Nel tardo pomeriggio cominciamo a scendere  e giunti al Colle San Carlo ci dirigiamo verso 
il Belvedere, adesso tira un vento forte, la montagna si annuvola e comincia a scendere la temperatura...fa freddo...ma non vogliamo perderci questo spettacolo...


















Vista così in questo turbinio di vento e così vicina la montagna fa un po' paura, d'altra parte nel mio immaginario ho sempre pensato al maestoso Monto Bianco come a una montagna cattiva, ho sempre considerato materno il Monte Rosa e percepito come la montagne totem, la montagna sacra il Monviso...
mha, la psiche percorre strane strade e fa nascere strade idee...













Guardo fuori dalla finestra l'acqua si è tramutata in neve ed ha iniziato a ricamare, nel mio piccolo
giardino, un paesaggio meraviglioso...il Paradiso può essere ovunque!








"  Se un giorno dovessi scoprire che esiste davvero
un luogo che molti chiamano " Paradiso ", vorrei tanto
che somigliasse ad un luogo come questo. "






















venerdì 20 febbraio 2015

L'Oriana di Rivombrosa




C'era da aspettarselo... a un certo punto mi son anche chiesta se non l'abbiano fatto
 apposta a banalizzare così la grande figura e la grande forza della Fallaci, e sì, anche quella 
di Panagulis, privati entrambi di tutte le caratteristiche che li hanno resi grandi ed immortali.
Penosa a dir poco l'interpretazione della Puccini.








Gli spettatori di RAI 1 lunedì e martedì sera hanno incontrato, come mi aspettavo, i toni 
melodrammatici 
e un po' caricaturali  tipici della fiction all'italiana. Come già detto mi aspettavo la scarsa profondità d'espressione e la mancanza di forza di carattere sul bel viso della Puccini. Ero preparata alla 
semplificazione che gli autori di casa nostra amano riservare al grande pubblico, forse perchè
pensano che sia troppo stupido per capire altro.
E purtroppo mi aspettavo anche l'ennesima edulcorazione, l'ennesima mannaia calata sul pensiero della Fallaci. Anche se, alla fine, speravo tanto che non fosse così.









Non è andata così e forse non poteva andare diversamente, visto che a coprodurre la fiction è la 
Fandango di Domenico Procacci, produttore molto amato dai democratici per bene.
E a firmare la sceneggiatura sono Rulli e Petraglia, i gran visir della sinistra cinematografara.









Dunque il pubblico ha visto l'Oriana innamorata di Alekos Panagulis, ma senza il grande travaglio e le grandi sofferenze che questo amore ha causato. Ha visto quella in prima linea in Vietnam con l'elmetto in capo, anche se rappresentata in modo superficiale, insomma non posso non dirlo, quella Fallaci lì sembrava la Vispa Teresa.
E per fortuna ha visto anche quella che non si fece intimidire dall'ayatollah Khomeini. Perchè difendere le donne va bene ma criticare la religione musulmana è proibito.
E però, anche qui, quella scena del velo a me onestamente è sembrata un po' caricaturale, con una Puccini completamente fuori parte...ben altra forza e vigore e anima e mente avevo trovato leggendo le interviste della Fallaci.










Abbiamo visto la scena di una giovane Fallaci che incontra una versione più anziana di se stessa
all'indomani dell'11 settembre e " quasi non riconosce la se stessa avanti negli anni perchè le appare integralista nella sua battaglia contro l'islam, le contesta di pensare che tutti i musulmani sono terroristi, quando è stata a contatto con loro e sa che non è vero.. Ma l'altra rivendica il diritto di dire, dopo l'11 settembre, di odiare con tutte le sue forze la jihad"








Però non abbiamo sentito le parole della Fallaci tratte dai libri come  La forza della Ragione.
Allo spettatore non è stato raccontato nulla degli insulti che ricevette. delle minacce, delle irrisioni,, dei cantanti come jovanotti che la accusavano di amare la guerra perchè le ricordava i tempi in cui era " giovane e bella ". Gli spettatori non hanno sentito le sue grida di rabbia e di dolore per le sorti dell'Occidente. Urla feroci, appunto, estreme quanto volete. Ma provenienti dal fondo del cuore, parte integrate del suo pensiero, che è ingiusto e vergognosamente offensivo bollare come i deliri di una vecchia pazza malata.
La scena che racchiude tutto il pensiero della Fallaci dopo l'11 settembre dura quattro minuti, dalle 22,47 alle 22,51...vergognoso!









Ancora una volta Oriana è etichettata come una Cassandra e le sarà tappata la bocca.
Lo sapevo, lo sapevamo tutti perchè da anni si vedono avvoltoi in circolo sopra la sua eredità culturale. Le sue opere sono state ripubblicate da Rizzoli con prefazioni affidate a sole persone di sinistra. Nello spettacolo teatrale che le ha dedicato Monica Guerritore ( leggi Qui ), i giorni della rabbia e dell'orgoglio sono messi in scena come se si trattasse di un attacco di delirium tremens. E adesso la fiction. che al solito ne banalizza la figura e che per l'ennesima volta sputa su alcuni libri da lei accuditi e amati come figli.









Nel frattempo le profezie della Cassandra fiorentina si sono avverate, Questo scialbo sceneggiato esce
dopo gli attentati a Charlie Hebdo e i massacri di Parigi. Chissà che ne avrebbe scritto la Fallaci, che fu accusata di islamofobia proprio come il francese Michel Houellebecq, ora costretto a vivere sotto protezione. Fu vilipesa e maltrattata la Fallaci, perchè osò affrontare di petto l'islam. Si permise di proferire le proprie idee e prese a sberle l'Europa molliccia e sottomessa. Dedicò gli ultimi anni della sua vita a questa lotta. E ora che finalmente le dedicano una fiction, tutto questo viene tolto, al pubblico si offre di lei una visione islamicamente corretta, buona per le coscienze pulite progressiste, una sorta di " Oriana di Rivombrosa " da madamine svenevoli. Peggio, decisamente peggio di quello che avevo immaginato.









Fortuna che la Fallaci televisiva si può spegnere: sullo scaffale ci sono ancora i suoi libri pronti per essere sfogliati.
Tutti, come li ha voluti e amati lei.





( Immagini dal web )

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")