mercoledì 30 aprile 2014

Sogni di rose e di fuoco





Sogni di rose e di fuoco, scritto da Johnson ( premio Nobel 1974 )
nel 1949 si basa su di un processo di stregoneria ed eresia realmente avvenuto
nella città di Loudun nel 1634 al tempo del Cardinale Richelieu, intentato contro il prete
Urbain Grandier, accusato di essere il seduttore delle giovani monache di un
convento di Orsoline; i personaggi sono quasi tutti esistiti, anche se nel libro i loro nomi
sono modificati ( per esempio Grandier, Mignon, Barrè diventano Grainier, Minet, Barrot )







Il romanzo ha una straordinaria ricchezza di motivi ideologici e di riflessi
psicologici e morali, dall'esaltazione della passione e dell'istinto come suprema difesa
dell'individualismo al riscontro del gelido razionalismo della " ragione di stato " ( che d'altronde
non implica il rispetto della legge, come si crede comunemente, ma il contrario ),
dalla denuncia delle sopraffazioni e repressioni operate dal potere e del conseguente
opportunismo piccolo borghese dei suoi agenti all'analisi della meccanica infernale dei 
processi di regime ( con palesi richiami ai processi di Mosca e alla "caccia alle streghe " di
McCarthy negli Stati Uniti).



Eyvind Jhonson




Come esempio del modo dissacrante e nel contempo " imparziale " con cui
Jhonson giudica personaggi storici ( sottolineando originalmente la loro irrazionalità
superstiziosa) vi propongo queste righe dedicate a Richelieu:


" Il Cardinale, che seguiva lo sviluppo della vicenda da lontano, e talvolta
da vicino attraverso il suo confidente, Padre Giuseppe, chiamato l'Eminenza Grigia,
non era proprio incredulo nei riguardi della stregoneria e dei demoni.
Quando nel letto di morte gli si chiese s e perdonava i suoi nemici, pare che abbia risposto
di non avere nemici e di non essersi mai sentito ostile verso nessuno se non verso i nemici dello stato.
Durante tutta la vita mantenne la sua fede d'infanzia, cioè credette ai demoni. 
Accanto a questa fede, come un corollario di essa, lui si rendeva conto di come la superstizione
e anche la fede vera potessero venire utilizzate e sfruttate a servizio del pubblico,
per esempio per rafforzare una politica che, nonostante la sua forza, aveva avuto bisogno e 
necessitava sempre di sostegni di ogni genere e di ogni mezzo, cioè si trattava di quella
politica che si appoggia su una sola persona o sulle sicurezze e sulla protezione
di un piccolo gruppo di persone (...)
Lasciò dietro di sè una grande eredità. Possiamo dire che essa era cattiva o buona,
che era una mescolanza di tutte e due le cose, che era piena di crudeltà occasionale o 
programmata e freddamente eseguita, di ampie visioni, di ristrettezze, di costruzioni e di
demolizioni. Tuttavia non possiamo negare che essa fosse grande, sia che noi
diciamo che era grande come quella di Nerone o come quella di Augusto, di Erasmo 
o di Lutero, dei Medici o di Savonarola. Essa aveva un peso e le conseguenze di essa furono talmente
durature che ancora adesso ne notiamo delle tracce "







L'opera di Jhonson è in sorprendente sintonia con " Umanesimo e terrore " di 
Maurice Merleau - Ponty, uno dei testi capitali della cultura politica del dopoguerra,
apparso due anni prima di Sogni di rose e di fuoco in cui il filosofo francese dice:
" Gli uomini più pacifici parlano di Richelieu e Napoleone senza fremere. Si dovrebbe immaginare
come Urbain Grandier vedeva Richelieu, come il Duca d'Englien vedeva Napoleone.
La distanza,  il peso dell'evento acquisito trasformano il delitto in necessità storica e la vittima
in visionario " E' interessante notare come Jhonson dopo tanti anni rievochi con la stessa
intenzione nel suo ultimo romanzo, Qualche passo verso il silenzio, anche il secondo
binomio citato da Merleau - Ponty.
Tre anni dopo l'apparizione del romanzo di Jhonson, Aldous Huxley pubblicherà
" The Devil of Loudun " e più tardi Ken Russell si sarà certamente anche ispirato 
all'autore svedese per la realizzazione del film The Devil.





( Immagini dal web )

lunedì 28 aprile 2014

Il libro " sospeso "

Libreria a Bologna



Alcuni giorni fa ho letto un articolo di giornale che, da grande amante dei libri
quale sono, mi ha molto colpita.
Dunque...accade come in quei racconti rarefatti di  Paul Aster.
Un piccolo bancario sconosciuto entra in una piccola libreria di Milano 
- Il mio libro - in un giorno di pioggia.
Chiude l'ombrello, lo infila nel porta ombrelli e con calma pulisce gli occhiali appannati.
E assiste alla presentazione di un piccolo libro di culto 
- David Golder, il capolavoro francese, colpo di sciabola di Irene Nèmirovsky-.






Poi soddisfatto, lentamente, l'uomo passa alla cassa e compra il libro.
Ne compra due copie. Sorride alla libraia con in leggero imbarazzo:
" Questo lo acquisto a condizione che domani lo regali a un cliente, a chi vuoi tu. Io ho 
deciso di regalarlo alla prima persona che sarebbe entrata in libreria e così è stato.
" La prima persona entrata " pochi secondi dopo è una sciura di una certa età.






Una di quelle volenterose in modo simpatico, che vagano un po' spaesate tra gli scaffali,
cercando lo sguardo del commesso. La sciura si ritrova il David Golder tra le mani 
e si commuove del gesto; e, a sua volta, compra due copie di un altro libro,
raccomandando che venga donato ad un'altro sconosciuto avviluppato
anch'egli in quella catena di Sant'Antonio letteraria.



Libreria a Parigi




E così da qualche giorno in quella piccola libreria milanese,
così piccola da essere stata ribattezzata " La scatola di lillà " per le sue
pareti catarifrangenti, frotte di lettori compulsivi. o di flaneur della carta stampata, o di 
semplici passanti possono essere omaggiate di un libro pagato da un precedente,
generoso, cliente. E senza sentirsi in dovere di ricambiare.
Anche se in realtà, dopo, ricambiano sempre.


Libreria "Il mio libro " Milano





In sei giorni i libri passati di mano, con questo sistema di munifica matrice partenopea,
sono stati oltre cinquanta.
Il quotidiano " Italia oggi " segnala che è proprio come il " caffè sospeso ", ma la differenza
principale è che " Il mio libro " ha creato un hashtag diventato un esempio di marketing virale.



Libreria a New York



#librosospeso  è apparso all'inizio di aprile in 1099 Twitter in soli sette
giorni di esistenza, e ha avuto oltre 3 milioni di impression:
è comparso 3 milioni di volte nelle timeline degli utenti.



Libreria a Bruxelles




In un momento in cui la crisi che stiamo vivendo ammazza l'acquisto, e in cui
le librerie, soprattutto quelle indipendenti, si liofilizzano; e in un Paese dove i libri
sfornati all'impazzata e invenduti servono ormai a rimpolpare il business della resa per i 
soli distributori; bè, questo è un evento incoraggiante. Un virus benefico.



Libreria a Vienna



Che ci rimanda, per certi versi, all'utopia della letteratura condivisa di Borges.
Il quale Borges bibliofilo incallito, ( nel 44 scrisse, come tributo ai libri " La Biblioteca di Babele ":
" ...a regore basterebbe un solo volume, di formato comune, stampato in corpo nove o in 
corpo dieci, e composto da un numero infinito di fogli infinitamente sottili" ) era pure
bibliotecario della biblioteca di Buenos Aires. E riteneva che i libri dovessero essere
divorati, scorticati, inalati anche è soprattutto dal popolo, dalla povera gente che non poteva acquistarli.



Libreria a Budapest



E l'idea del "libro sospeso " è da applauso, potrebbe salvare l'editoria.
E' fascinosa anche solo per chi, e io sono certamente tra questi, vivrebbe le sue giornate
tra risme di carta confusamente e gioiosamente impilata in scaffali con la mansione
di lettini da psicanalista..



Libreria a Londra





Qui non si danno libri gratis. Te li pagano persone di cui non sai nulla.
Di cui non hai mai visto il volto, ignori i gusti, non conosci speranze e delusioni
nè opinioni politiche. Ma si parte sempre dal principio che chi ama i libri sia comunque
abitato da una buona coscienza.


Libreria a Parigi



Tra l'altro questa non è un'iniziativa nuovissima.
 Era nata anni fa, dalla " Libreria Ex Libris Cafè "  di Michele Gentile a Polla
provincia di Salerno. Ma in quel caso si poteva arrivare al donatore.
Il " donatore " acquistava due libri, in questo caso uno era per sè, l'altro per
" un ragazzo sconosciuto dai 10 ai 18 anni ".



Libreria a Firenze ( purtroppo scomparsa )



Il libro acquistato era consegnato dal libraio a un ragazzo che si doveva
recare in libreria nei successivi sette giorni.
Se il donatore voleva sapere a chi fosse andato il volume" sospeso " , poteva
chiedere alla libreria di persona o via mail.
Una trafila abbastanza complicata.



Libreria a Genova




Personalmente ritengo che sia meglio non sapere che ha 
maneggiato il libro che ti apre il sorriso...e un po' di mistero rende tutto
anche molto più affascinante.
Meglio sperare che il contagio si diffonda...



Libreria a Milano

( Immagini dal web )
( Fonte Francesco Specchia, Libero del 6 aprile 2014 )












giovedì 24 aprile 2014

Per Audrey




" Non è il nostro compito quello di avvicinarci,
così come non s'avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra.
La nostra meta non è di trasformarci uno nell'altro,
ma di conoscerci l'un l'altro e di imparare a vedere e rispettare
nell'altro ciò che egli è:
il nostro opposto e il nostro completamento."
( H.Hesse, Narciso e Boccadoro )

martedì 22 aprile 2014

Pasqua a Vigevano




La giornata di Pasqua l'abbiamo dedicata alla visita di Vigevano,
con la sua splendida piazza Ducale, considerata una delle più belle piazze d'Italia,
e all'Abazia di Morimondo splendido esempio di abazia cistercense in
terra lombarda.
Fortunatamente, contro ogni previsione, il tempo era splendido, la giornata calda, 
e in compagnia dei nostri ragazzi pelosi abbiamo potuto godere appieno 
di queste grandi opere d'arte.







Lunga 134 metri e larga 48 metri, rappresenta uno dei migliori esempi di piazza rinascimentale.

Il salotto di Vigevano venne costruito tra il 1492 e il 1494 per volere di Ludovico Maria Sforza, detto "il Moro", abbattendo le case della contrada mercantesca. La piazza fu così costruita senza costrizioni e senza condizionamenti.

L'attuale aspetto comunque non rispecchia totalmente il progetto rinascimentale originale.







Infatti a livello della Torre del Bramante invece dell'attuale scalone costruito alla fine del XVII secolo da Juan Caramuel Lobkowitz, i portici si interrompevano per far posto ad una rampa fiancheggiata da due scalinate e che permetteva così l'ingresso in Castello sia in carrozza o cavallo sia a piedi.  Il ruolo della rampa, durante il periodo della dominazione spagnola, perde il suo valore per questo il Vescovo - Architetto decide di sostituirla con l'attuale scalone e aggiungere le colonne per uniformare il porticato.







Un occhio attento può trovare le otto nuove colonne aggiunte negli anni ottanta del seicento, infatti pur cercando di imitare i capitelli del xv secolo, in realtà quelli nuovi sono un poco più piccoli e  rozzi, non variano nella decorazione come i quelli più antichi. Con un'eccezione: infatti due capitelli "nuovi" presentono il riccio di pastorale, quasi come firma del vescovo.











Ma Juan Caramule Lobkowitz è soprattutto ricordato per l l'erezione della nuova facciata in stile barocco del Duomo.






Altri cambiamenti della Piazza sono la pavimentazione con ciottoli provenienti dal fiume Ticino e  con lastre in serizzo fu effettuata a metà dell'ottocento; mentre la statua che sorveglia la Piazza Ducale e dedicata a San Giovanni Nepomuceno fu collocata nel 1731 da l'esercito austriaco che all'epoca era di stanza a Vigevano.






Gli affreschi che decorano i tre lati della piazza furono realizzati da Luigi Bocca e Casimiro Ottone nei primi anni del XX secolo grazie ad un lascito di Giorgio Silva. I due pittori rifecero  la decorazione seguendo alcuni lacerti di affreschi quattrocenteschi sotto gli intonaci dei secoli successivi e integrando con nuove decorazioni in stile rinascimentale.











La Piazza oggi


Piazza Ducale è il cuore antico e moderno della città, il salotto di Vigevano, uno spazio scenografico di grande suggestione e armonia. Il grande maestro Arturo Toscanini, seppure malato, chiese di essere portato a Vigevano per sedersi ai tavolini dei bar in quanto considerava Piazza Ducale una sinfonia musicale, una composizione orchestrale su quattro lati, simile ai quattro movimenti delle sinfonie.







Sotto i portici le botteghe, un tempo occupate dai commercianti di lana e seta, oggi offrono ai visitatori occasioni di conforto e relax (caffe- bar, gallerie d'arte) e di shopping di qualità (abbigliamento, gioielli, calzature).







La Piazza Ducale è ancora oggi l’accesso principale al Castello Visconteo Sforzesco. Salendo lo scalone, che si trova sotto la Torre del Bramante, si può infatti accedere al cortile del Castello e visitare gli spazi già recuperati o salire sulla Torre bramantesca per un visione d’insieme di tutta la città.






Ci siamo poi goduti una bella passeggiata attraverso questa piccola città ed una 
piacevole sosta nel parco cittadino, il tempo di una chiacchierata tra di noi,
due coccole ai cani, una sigaretta e poi siamo ripartiti, attraverso la verdissima campagna lombarda
alla volta di Morimondo...ma di questo vi racconterò in un prossimo post.









sabato 19 aprile 2014

Fatterellando, Fabergè e le uova dello Zar





Le Uova Fabergé furono una realizzazione di gioielleria ideata presso la corte dello zar di tutte le Russie ad opera di Peter Carl Fabergé, della omonima compagnia.










Le uova Fabergè sono manufatti splendidi, praticamente perfetti nella loro mancanza di utilità pratica, con l’unico scopo di deliziare e sorprendere chi li riceve in dono. Il guscio esterno, in apparenza compatto, si apre e rivela al centro un oggetto prezioso.







L’espressione più pura dell’arte per l’arte! La bellezza che allude soltanto a se stessa!






Il primo uovo della collezione imperiale fu realizzato dalle officine di Carl Fabergè nel 1885 per lo zar di Russia, che ne fece dono all’imperatrice Maria Fedorovna, che aveva visto creazioni simili da bambina, alla corte danese.





 La storia narra che lo zar volesse donare a sua moglie Dagmar (principessa di Danimarca) un regalo pasquale che fosse veramente speciale e che le ricordasse la sua casa e la sua patria. Dunque il primo uovo imperiale di Fabergé fu una copia in oro e smalto bianco di un uovo naturale, che conteneva un pulcino in miniatura (oggi conservato al Rosenborg Castle di Copenhagen).The First Imperial Egg







Da quel momento in poi, a Fabergè fu commissionato un uovo all’anno. L’orafo aveva carta bianca nel progettarli, quindi, potendo dare libero sfogo alla propria immaginazione li produceva sempre più elaborati.






Iniziò così la tradizione annuale delle uova pasquali che continuò anche sotto Nicola II, che le regalò ad entrambe, sua madre, la vedova imperatrice, e sua moglie Alessandra. La consegna delle uova era l'evento dell'anno: in prossimità della Pasqua lo Zar cercava di scoprire cosa contenesse il prezioso uovo, ma Fabergé diceva invariabilmente: "Sua Maestà sarà soddisfatta". Questo ‘gioco prezioso' ebbe fine solo a causa della Rivoluzione del 1917. .






Dopo la rivoluzione del 1917, molti di questi oggetti sono stati confiscati o contrabbandati fuori dalla Russia e venduti a collezionisti.

 Nessun uovo venne fabbricato nel 1904 e nel 1905 per via delle restrizioni imposte dalla guerra russo-giapponese.

La preparazione delle uova occupava un intero anno: una volta che un progetto veniva scelto, una squadra di artigiani lavorava per montare l’uovo.










I temi e l’aspetto delle uova variavano ampiamente. Per esempio, sulla parte esterna, l’uovo del 1900 (dedicato alla costruzione della Transiberiana era decorato da una fascia grigia metallica con inciso il programma dell’itinerario della ferrovia, ma all’interno aveva un intero treno molto piccolo in oro.







La realizzazione di ciascun pezzo era un segreto gelosamente custodito, sempre con una sorpresa all'interno; le uova gioiello di Fabergé diventarono dei capolavori leggendari, ornati in platino e pietre preziose.








Dopo la rivoluzione, appresa la morte della Famiglia Reale, Fabergè espatriò dalla Russia. Per tre anni non aprì le valigie sperando di tornare, e nel 1920 venne a mancare. Due anni dopo le Uova pasquali imperiali furono trasferite al Cremino e da allora iniziò la loro vendita criminosa ed irresponsabile.













La tecnica di lavorazione



Fabergé aveva iniziato nel 1870 a disegnare gioielli a San Pietroburgo, combinando stilemi appartenenti a vari periodi, dall'arte gotica alle forme della nuova arte, l'Art Nouveau appunto.






Egli decise di impiegare maestri orafi specializzati in tecniche antiche, i quali lavorarono su metalli e leghe speciali, utilizzando una varietà di colori, come il giallo, il bianco, il rosso e l'azzurro: provenivano da molti paesi europei e portarono con sé la loro maestria ed il loro substrato culturale.






Ma la caratteristica principale delle opere più note è data dall'uso dello smalto traslucido secondo la tecnica francese dello champlevé ("a incavo"), su uno sfondo arabescato (con tecnica "guilloche") 


















Le uova di Fabergé erano tempestate di diamanti, incise con la tecnica "guilloche" (tecnica che risale al 1624) sull'oro, l'argento, il platino, impreziosite con lacche finissime, ispirate a soggetti legati alla storia e alle vicende della casa imperiale russa.






Le sorprese di solito erano uccellini meccanici cantanti, cammei, miniature, perle rare.



A partire dal 2006, appena ventuno uova erano ancora in Russia, per la maggior parte in esposizione al museo dell’arsenale del Cremlino. Nel mese di febbraio del 2004 l’imprenditore russo Viktor Vekselberg acquistò nove uova precedentemente possedute dall’editore americano Forbes, facendole ritornare così in Russia. Altre collezioni più piccole sono nel museo delle belle arti della Virginia, nel museo di New Orleans dell’arte e in altri musei nel mondo. Quattro uova sono nelle collezioni private mentre otto mancano ancora.







Imperial Blue Serpent Clock Egg 

San Pietroburgo, 1895
Dono di Alessandro III a Maria Fyodorovna






Il Blue Serpent Clock Egg è realizzato nei vari colori dell’oro, diamanti, smalto traslucido blu reale e bianco opalescente. Progettato come gli orologi della tradizione Sévres, questo uovo è un bellissimo esempio della capacità di Fabergè di usare la tecnica dei quattro colori nell’oro. L'uovo si erge su una base in oro, dipinta in smalto bianco opalescente. I tre pannelli della base, con caratteristici motivi in rilievo nei quattro colori dell’ oro, rappresentano le arti e le scienze.

Intorno al piedistallo, un serpente avvolto a spirale, incastonato di diamanti, con la testa e la lingua indica l’ora in numeri romani su una fascia bianca che gira attorno l'uovo. Il tempo può essere letto sul guscio superiore, che ha un quadrante rotante.






Su ogni lato dell'uovo si inarca una maniglia in oro scolpito a forma di “C”, collegata alla uovo sulla sommità vicino all'apice e sulla metà inferiore, vicino al centro. Una caratteristica interessante è che l'uovo identificato come il Blue Serpent Clock Egg è descritto negli archivi storici di stato russi (inventario del 1917) come contenente zaffiri. Ma nessuno di quegli zaffiri è visibile sull’ uovo e ciò ha portato a credere che l’uovo del 1887 sia mancante. Nel 1995 tuttavia, Tatiana Muntian ha confrontato questo uovo con le descrizioni imperiali, e ulteriori ricerche pubblicate nel 1997 nei cataloghi Fabergé's Imperial Easter Eggs, confermano la data di questo uovo come 1887. La posizione degli zaffiri descritti è ancora un mistero.

L'orologio Serpente costò allo zar 2.160 rubli, anche se alcuni studiosi sostengono che il prezzo dovesse essere più vicino ai 6000 rubli, per la sofisticata ed elaborata lavorazione.

Non si sa quando o come lo zar ordinò il terzo uovo di Pasqua, ma il Blue Serpent Clock Egg fu presentato a Maria Fyodorovna dallo zar Alessandro III il 5 aprile 1887; è quindi probabile che fosse una tradizione già consolidata presso la corte imperiale. Questo spiegherebbe in parte perché questo uovo è molto più elaborato rispetto al primo uovo imperiale di Pasqua.

Di questo uovo non è nota la sorpresa, molto probabilmente perché l’orologio stesso è la sorpresa.
 Blue Serpent Clock Egg è molto simile al "Duchess of Marlborough egg", progetto che Fabergé realizzò per la sua duchessa di Marlborough nel 1902. Quest’ultimo è più grande del Blue Serpent Clock Egg ed è smaltato in rosa, anzichè blu.








L'uovo è stato ospitato nel Palazzo Anichkov fino alla rivoluzione del 1917 . Insieme con le altre uova Fabergé presenti nel palazzo, fu poi trasferito al Palazzo dell'Armeria del Cremlino a metà settembre 1917.
Nel 1927 fu acquistato da Michel Norman della sede parigina della Australian Pearl Company, probabilmente da un ufficiale russo dell’ Antikvariat. Nel 1972 fu venduto all’ armatore Stavros Niarchos. L'uovo entrò nella collezione del Principato di Monaco nel 1974, come dono al principe Ranieri III in onore del suo Giubileo d'argento - il 25 ° anniversario della sua ascesa al trono Grimaldi.

Il Blue Serpent Egg Clock divenne ben presto uno dei beni più preziosi della principessa Grace: che lo adorava e lo teneva sulla scrivania nel suo studio privato. Dopo la sua tragica scomparsa nel 1982, il Principe Ranieri ha sigillato la sua suite, conservando la stanza come un memoriale, preservandolo in tal modo dalla vista del pubblico.
Nell’ aprile 2005 il Blue Serpent Egg Clock è stato ereditato dal Principe Alberto II, figlio di Ranieri III e nell’ottobre 2008 è stato esposto in mostra a Londra. (M.@rt)




Pansy Egg - 1899 

Presentato da Nicola II a Maria Fyodorovna

Work-master Michael Perkhin

Dimensioni : altezza 14,6 cm

Proprietario: Collezione privata, New Orleans, USA 






Lo Zar ha presentato l'uovo a sua madre, l'imperatrice vedova il 22 aprile 1899.
Decorato in stile liberty, il Pansy Egg, precedentemente conosciuto come "Spinach Jade Egg", è realizzato in nefrite, argento dorato, diamanti, smalto opaco bianco, rosso, verde e viola.
Questo uovo sorge su un intreccio di foglie d'oro, da cui si diramano cinque fiori e cinque gemme di viola smaltate in diverse sfumature di violetto. La parte superiore dell’ uovo può essere aperta per rivelare la sorpresa: un tripode d'oro sul quale si trova un cuore rivestito di diamanti, perle, smalto color fragola, smalto bianco e madreperla, e sormontato dalla corona imperiale, con undici medaglioni scarlatti decorati con monogrammi.










La sorpresa reca undici ritratti nascosti dietro coperture in oro smaltato color fragola, recanti ciascuno il proprio monogramma. Essi sono collegati tramite un grande diamante a forma di M, a formare la decorazione frontale di questa placca






Il cavalletto pieghevole a forma di cuore, in oro, è sormontato da diamante “Stella di Betlemme”, incastonato all’interno di una corona, sopra la data, 1899. Premendo un pulsante i piccoli medaglioni scarlatti si aprono contemporaneamente e i ritratti di ogni membro della famiglia imperiale diventano immediatamente visibili






Leggendo in senso verticale, in prima fila si trovano: lo zarevic George Alexandrovich, fratello minore dello zar e il Granduca Alexander Michailovich, marito della Granduchessa Xenia Alexandrovna, sorella dello zar.

In seconda fila vi sono: lo zar Nicola II e la principessa Irina, figlia del Granduca Alessandro Michailovich e la Granduchessa Xenia.

In terza fila sono rappresentati: la Granduchessa Olga Nicolaievna, la prima figlia dello zar e della zarina; la Granduchessa Tatiana Nicolaievna , la loro seconda figlia, e il Granduca Mikhail Aleksandrovic, il fratello più giovane dello zar.

In quarta fila vi sono: la zarina e il principe Andrej Alexandrovich, fratello della principessa Irina e nella quinta fila vi sono le Granduchesse Olga e Xenia Alexandrovna, sorelle dello zar.

Nel 1930 fu uno delle dieci uova vendute dal Antikvariat. Nel 1947 fu il primo uovo acquistato dalla Galleria Hammer da Matilde Geddings Gray, erede del petrolio, e donato a sua nipote, la signora Matilde Gray Stream di New Orleans, Louisiana, come regalo di anniversario di matrimonio.

L'uovo Pansy è uno delle poche significative uova imperiali, rimasta in una collezione privata.










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La curiosità di Antonella


Negli Stati Uniti un uomo ha acquistato un preziosissimo Uovo Fabergè in un mercatino delle pulci, diventando inconsapevolmente possessore di un oggetto da svariati milioni di dollari. L'acquirente è stato subito incuriosito dalla maestosa bellezza dell'uovo e dalla rifinitura: interamente in oro, decorato con nastri di diamanti incastonati tra foglie e rose e con tre grandi zaffiri. Così, vedendoci una grande opportunità per ricavarci qualche soldo, lo ha acquistato per 14 mila dollari - 10 mila euro - con l'intenzione di rivenderlo a peso d'oro. L'uomo non sapeva però di avere tra le mani una delle uova extra rare della collezione Fabergè, con all'interno un orologio Vacheron Constantin, del valore di quasi 33 milioni di dollari. 










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Ora vi invito a passare da Audrey per leggere la sua
interessante biografia di Carl Fabergè



Il wall di Audrey





Da oggi in poi Fatterellando assume una nuova veste.
I wall che vedete saranno sempre curati da  Audrey   ( in questo caso 
quello di apertura e quello con gli auguri finali ),
mentre io mi occuperò dello spazio " Le curiosità di Antonella "

( Fonti e immagini dal web )









Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")