mercoledì 24 febbraio 2016

Salviamo i lupi





I lupi hanno un ruolo importante in natura. Purtroppo sono in via di estinzione.


Serve una legge a livello nazionale che impedisca lo sterminio di questi bellissimi animali. Siamo noi che abbiamo invaso il loro ambiente, noi dobbiamo proteggerli.


Salviamo i lupi. Firma la petizione:

martedì 23 febbraio 2016

E' morta Harper Lee, la regina del gotico americano che oltre la siepe trovò la fama





Per capire chi era Harper Lee, scomparsa venerdì scorso, bisogna, certo, leggere i suoi romanzi, e non è un'impresa difficile: ne ha pubblicati soltanto due, di cui uno quasi in articulo mortis, vale a dire 
Go set a watchman, tradotto in Italia da Feltrinelli con il titolo Và, metti una sentinella.
Annunciato come il seguito dell'enorme successo del suo primo romanzo To kill a mockinghird, 
da noi Il buio oltre la siepe, in realtà ne era una prima versione scritta nel 1957, tre anni prima del clamoroso esordio.









Ma, subito dopo, bisogna guardare la carta geografica degli Stati Uniti, o, meglio ancora, essere andati a 
Monroeville, in Alabama, la immaginaria Maycomb dei romanzi. L'Alabama classifica Harper Lee come una delle regine della letteratura gotica americana, che è l'esalazione del sud di quel Paese, le altre sono le georgiane Carson Mc Cullers e Flannery O'Connor. Scrittrici imbevute di versetti biblici sin dalla tenera età, spesso attinti all'arcaico inglese della Bibbia di Re Giacomo, che leggevano più volte da cima a fondo, come equivalente americano della nostra Divina Commedia, con i suoi avverbi come " darkly ", oscuramente, a proposito dello specchio attraverso il quale, oscuramente appunto, in questo mondo, scorgiamo il divino.









Ma poi dobbiamo sentire l'afa opprimente di Maycomb, o Monroeville, cioè la città del giovane avvocato Atticus Flnch, che poi era il padre di Harper Lee, Amasa Coleman Lee.
Da bambina Miss Nelle, come la chiamavano nella sua cittadina, assisteva alle arringhe del padre in tribunale, che sta a nemmeno mille metri dalla casa di riposo nella quale la vecchia scrittrice, protetta dagli intrusi ( giornalisti che si illudevano di intervistarla ) dal bastione del suo avvocato, Tonja Carter, si è spenta.









L'ufficio dell'avvocato Carter sta nella piazza principale di Monroeville, di fronte al tribunale, a due isolati dal ristorante Mel's Dairy Dream, un tempo la casa dove crebbe Harper Lee, e dove, come vicino, viveva un biondino efebico, dalla voce contraltina, Truman Capote.









Non bisogna troppo effondersi, come fece con la sua debolezza per l'aneddottica la " compianta " Fernanda Pivano, sull'amicizia con Capote, considerate le opposte psicologie. Harper Lee autrice di un solo libro - abbiamo detto che il secondo è in realtà una prima elaborazione di Il buio oltre la siepe - un romanzo claustrofobico almeno quanto Monroeville, e quanto il mondo psichico della sua autrice, un racconto anti- segregazionista, ma senza illusioni verso rosei futuri, con un finale in cui giustizia ( sommaria ) è fatta da un folle, tipico strumento della Provvidenza di Dio.









Infine nonostante il successo planetario, l 'autrice sprofondò in un religioso riserbo. Tutto l'opposto, com'è noto, il percorso di Capote, che alternava momenti di grande prolificità a secche depressive, e che penetrò nella modernità come una serpe in seno, e alla fine, anzichè avvelenarla, come pretendeva, ne fu stritolato.
Capote, è vero, avrebbe fornito l'ispirazione per il personaggio di Dill, l'amico di giochi della narratrice, Scout, del Buio. Ma la cosa conta poco, quasi niente.









Quando l'anno scorso venne annunciato che Harper Lee aveva scritto un " secondo romanzo " e addirittura il sequel del Buio oltre la siepe il mondo letterario era come incredulo. E faceva bene. In quella prima stesura , la vicenda era spostata dagli anni della Grande Depressione ai Cinquanta, e Atticus Finch , anzichè un giovane e pugnate avvocato " negrofilo ", come lo appella sprezzantemente la gente della sua cittadina, perchè osa difendere un uomo di colore dall'accusa di violenza sessuale su una donna bianca, è un razzista incallito ( e anche un po' rincoglionito ) di 72 anni, che partecipa a un raduno del Ku Klux Klan e intimidisca così la figlia Scout: " Vuoi vedere i negri a carrettate nelle nostre scuole, chiese, teatri? "









Insomma , è un opposto Atticus Finch, anche se uscito dalla stessa mano che aveva vergato quello protagonista del romanzo che, 55 anni prima, si era avviato a vendere 40 milioni di copie.
Quasi uno sdoppiamento stevensoniano, alla Dottor Jekyll  e Mr. Hyde.









Da Il buio oltre la siepe fu tratto, nel 1962 il film che fece vincere l'Oscar a Gregory Peck e che risulta 23esimo nella classifica delle migliori pellicole USA di tutti i tempi ed è il premio Pulizer che più velocemente fu tradotto sullo schermo nella storia del premio. Il Pulizer arrivò nel 1961 e nello stesso anno la Universal metteva in cantiere il film.









Gregory Peck, incredibilmente, non fu la prima scelta per la parte  di Atticus Finch, il primo divo ad essere convocato fu James Stewart, l'interprete da sempre delle più cristalline virtù americane. Ma Stewart rifiutò. " Too liberal " fu il suo commento alla trama. Tra le virtù di Stewart non ci fu mai il progressismo. Repubblicano convinto sostenne Eisenhower e Reagan, e in quegli anni ( l'era di Kennedy ) si teneva ostentatamente in disparte. L'Universal si rivolse al suo divo sotto contratto, Rock Hudson, ma lo bloccò il produttore. Troppo bello, aitante, vincente per la parte ( Atticus doveva essere un vedovo di mezza età, d'aspetto trasandato e dimesso).









Peck stesso venne ritenuto troppo decorativo, ma il costumista e il truccatore vennero in aiuto.
Occhialuto, mal vestito, con difetto fisico ( autentico ) accentuato ( una spalla più alta dell'altra) Peck diventava giusto per l'avvocato Finch, il leggendario padre di Harper. Fin troppo. Quando Harper se lo vide davanti scoppiò a piangere. Gregory non era un attore, ma il suo papà redivivo. Non fu solo un attimo d'emozione. Harper adottò Gregory e nei 40 anni successivi lo amò come una figlia ( c'era al capezzale di Peck quando morì nel 2003 ).









Del resto l'adozione non fu il solo coinvolgimento di Harper nel film tratto dal suo libro. Ormai era scatenata e " mise becco " nel casting dei secondari. Scelse lei il piccolo John Megna dalla dentatura cavallina perchè le ricordava le foto da bimbo del suo amico Truman Capote.





( Fonte Giordano Tedoldi e Giorgio Carbone )
( Fotografie dal web)

venerdì 19 febbraio 2016

Fatterellando Luisa Spagnoli








"Chi corre verso il futuro dimenticando il suo passato smarrisce la propria identità"

NICOLETTA SPAGNOLI

Luisa Spagnoli: colei che ha creato la Perugina- bacio compreso - nonchè la linea di abbigliamento che porta il suo nome. Il tutto in un epoca come i primi del novecento, dove un'imprenditrice donna incarnava un ossimoro piuttosto che una consuetudine. 
Non solo, biografia alla mano si apprende che la Spagnoli era di umili origini e che la sua carriera ha preso il volo grazie  alla caparbirtà della donna, decisa a combattere i pregiudizi dell'epoca e pronta a scommettere sulle proprie intuizioni commerciali.
Ad aiutarla contribuivano il suo naturale talento per la dialettica, la cucina e il cucito.









Dulcis in fundo, dal punto di vista personale pare sia stata  tra le prime donne a cedere al fascino del toy boy: nonostante il felice matrimonio Luisa ha subito il fascino ( più mentale che fisico ) del giovane Buitoni , di 14 anni più giovane della donna. Tra i due l'amore scoppia irrefrenabile ma il tutto si declina con molta dignità:  quando apprende del tradimento il marito decide di farsi da parte  e si allontana dalla moglie, continuerà però a sostenerla a " distanza " e  ad educare i loro tre figli.









Quanto alla Spagnoli e al suo giovane amante la coppia affronterà i pregiudizi dell'epoca per poi perdersi di vista e ricongiungersi in punto di morte.
Insomma una potente storia al femminile a prova di modernità








La storia dell’azienda ebbe inizio intorno al 1928 grazie allo straordinario spirito imprenditoriale di Luisa Spagnoli. Nata a Perugia nel 1877 dotata di straordinaria modernità e di grande creatività ha dato vita a due grandi aziende, la Perugina e la Luisa Spagnoli, che hanno svolto un ruolo primario nel processo di industrializzazione dell’Umbria e dell’Italia stessa.








Luisa anticipò di mezzo secolo l’evoluzione della presenza femminile nel campo del lavoro, non solo per la sua figura di imprenditrice, ma anche per l’inserimento della donna nell’attività industriale.









Nel 1928 Luisa introdusse per prima l’utilizzo del filato d’angora per produrre capi di maglieria. Dal pelo di una particolare razza di conigli, di cui avviò l’allevamento nel parco della sua villa a Perugia ottenne un filato sottile ed omogeneo con il quale iniziò la produzione di manufatti raffinati ed eleganti conseguendo un grande successo nel campo della moda di quel tempo e determinando lo sviluppo di una fiorente attività e la creazione di un centinaio di posti di lavoro.








Fino ad allora, l'allevamento del coniglio d'angora non aveva molto interessato gli allevamenti italiani. Nel nostro paese era in vendita del filato di provenienza estera che, lavorato ai ferri, forniva indumenti grossi e scarsamente considerati.









Luisa Spagnoli, già conosciuta per le sue molteplici attività industriali ed agricole, fu la prima a rilevare queste deficienze. Iniziò nel suo allevamento di Santa Lucia alcuni esperimenti di selezione del coniglio d'angora.

Nello stesso periodo mettendo a profitto l'abilità delle donne Italiane nella filatura a mano, raggiunse risultati mai fino ad allora ottenuti sia riguardo alla sottigliezza che all'omogeneità del filato. Nacquero così i primi indumenti d'angora italiani, che ottennero da subito un grande successo.








Le confezioni Spagnoli, per la consistenza del tessuto, la classicità e l'eleganza delle linee e l'armonia dei colori, suscitarono subito il favore dei compratori, sia italiano che esteri, i quali li giudicarono di gran lunga superiori a tutti i manufatti di angora allora in commercio. Si ponevano così i presupposti per un'attività nuova e prettamente italiana atta a valorizzare le pregevoli caratteristiche di una materia prima nazionale.








Alla prematura scomparsa di Luisa Spagnoli, nel 1935, la guida dell’azienda fu assunta dal figlio Mario. In 10 anni diffuse la conoscenza ed il prestigio dell’Azienda sul mercato nazionale ed internazionale dando all’attività le caratteristiche proprie di una vera industria, pur continuando a curare, nella manifattura dei capi, i requisiti di qualità e gusto propri di un prodotto artigianale.








La genialità di Mario Spagnoli risiede nell’aver dotato l’Azienda di una propria rete commerciale dedicata esclusivamente alla vendita dei propri prodotti. Il primo negozio Luisa Spagnoli fu aperto a Perugia nel 1940. Negli anni successivi seguirono Firenze, Roma, Venezia, Napoli e Milano, portando la presenza del marchio Luisa Spagnoli nelle principali piazze e vie delle più importanti città italiane.








Ereditando dalla madre fantasia e genialità creativa, sviluppò l’idea imprenditoriale. Il 12 Aprile 1937 l’azienda viene registrata presso la camera di commercio di Perugia come ditta individuale.

Nel 1943 l’Angora Spagnoli viene riconosciuta come l’industria più grande e moderna d’Europa nel suo settore: con 525 dipendenti e 8000 allevamenti diretti di conigli d’angora. Nel 1944, nonostante la distruzione dello stabilimento, l’azienda riesce a superare brillantemente la crisi bellica.

Mario diffuse, attraverso un efficace propaganda, l’allevamento del coniglio d’angora, tanto da portare il numero degli allevatori italiani agli inizi degli anni ‘50 a circa 20.000.








Formulò, seguendo le idee della madre, il progetto della Città dell’Angora, un modello di efficienza produttiva fondato sul soddisfacimento delle esigenze dei lavoratori. Da semplice luogo destinato alla produzione,l’azienda, circondata dalle abitazioni dei dipendenti, sarebbe divenuta una comunità autosufficiente, organizzata provvista di strutture ricettive come asili nido, doposcuola, chiesa, strutture sportive e ricreative. Anche se realizzato solo parzialmente il progetto contribuì a rinsaldare i legami tra azienda e dipendenti









Nel 1953 la responsabilità dell’azienda passa nelle mani di Lino Spagnoli, figlio di Mario, che rafforzò e valorizzò il patrimonio che gli era stato affidato, spingendo moltissimo sull’innovazione e sull’ampliamento della rete di vendita.

Con la sua abilità nel precorrere i tempi e la capacità di cogliere con tempestività la necessità di mutamenti organizzativi, produttivi e commerciali, Lino Spagnoli è stato l’artefice della progressiva valorizzazione di tutte le potenzialità dell’azienda creando le basi dell’attuale assetto dell’impresa. Egli ebbe il grande merito di diffondere una cultura d’impresa attenta all’orientamento strategico, al marketing, alla distribuzione e gestione finanziaria.

Sotto la sua dirigenza, infatti, la produzione della linea di confezioni, che affiancava quella più tradizionale di maglieria, fu potenziata e la rete di distribuzione diretta sul territorio nazionale fu ampliata di oltre 90 negozi nel periodo 1965-1985.









Decentrando la produzione attraverso la creazione di un gran numero di imprese artigiane satelliti, assicurò competitività e flessibilità all’Azienda, diffondendo la cultura d’impresa sul territorio umbro ed effettuando il più severo contenimento dei prezzi di vendita, garantendosi il favore di una più estesa fascia di mercato. Oltre ad essere un geniale capitano d’industria fu anche un valente sportivo.

Nel 1957 iniziò a praticare la motonautica , aggiudicandosi il titolo mondiale nella categoria «Racers» nel 1959 e quello europeo della categoria «Racers 800 kg» nel 1960.

Dal 1966 al 1973, diviene Presidente dell’Ass. Calcio Perugia , portando la società Umbra
 dalla serie C alla B.








Nel 1986, Nicoletta Spagnoli assume la guida dell’azienda.

Seguendo le orme del padre porta avanti un processo gestionale in grado di misurare l’azienda con le crescenti sfide dovute alla globalizzazione dei mercati, all’ingresso di competitors aggressivi.








Nicoletta Spagnoli, dà vita ad una nuova linea rivolta anche ad una clientela più giovane, mantenendo costante il valore del rapporto qualità-prezzo e dedicando particolare attenzione al total look, concretizzato nella ricerca ed uso di tutti gli accessori che completano un capo, rispondendo sempre a requisiti di buon gusto e qualità.

Oggi Nicoletta Spagnoli ricopre il ruolo di Amministratore Delegato e Presidente della Luisa Spagnoli S.p.A.










" RICERCA INNOVAZIONE TRADIZIONE IN UN COMPLETO EQUILIBRIO, RINNOVAMENTO NELLE LINEE, SPERIMENTAZIONE DI NUOVI STILI SONO PARTE DELLA FILOSOFIA LUISA SPAGNOLI. "


.  Oltre ad essere una delle prime e più grandi imprenditrici italiane, Luisa Spagnoli fu anche una delle prime femministe ed ebbe una grande influenza sulla società dell’epoca.
Agli inizi del ‘900, quando la donna non poteva fare altro se non assecondare la volontà del padre o del marito, Luisa Spagnoli si batté sempre per l’affermazione e la conquista della sua indipendenza. Una lotta che non scaturì dalla sua cultura o da un’ideologia (L. Spagnoli imparò tardi a leggere e scrivere), ma dall’osservazione dei profondi cambiamenti sociali nati dalla prima guerra mondiale e dalla certezza che la vita non sarebbe più continuata come prima. Per questo cercò in tutti i modi di migliorare le condizioni di vita delle operaie che lavoravano nella sua fabbrica e, prima in Europa, inventò per loro una serie di agevolazioni, che vennero poi adottate da numerosi paesi.
La lotta di Luisa Spagnoli per l’affrancamento della donna e la conquista della sua indipendenza, la sua splendida libertà di pensiero, il suo senso di giustizia, la sua passione, la sua straordinaria creatività,
ancora oggi ci conquistano.









La creatività e la qualità come punti indiscutibili del prodotto, restano le caratteristiche di un brand che in tutti questi anni ha utilizzato con grande attenzione la sinergia tra passato presente e futuro.
Una continuità che non esclude un'evoluzione dei modelli delle forme, una assidua ricerca legata ad alcuni principi di cura che contribuiscono a mantenere altri i valori del prodotto.
Una realtà al femminile che segue l’ audacia e la genialità della fondatrice Luisa Spagnoli, caratterizzata da un'attenta gestione del capitale umano come importante fattore che da sempre accompagna l’azienda.








"LA FORTE IDENTITÀ, UNO STILE ALTAMENTE PERSONALE E LA QUALITÀ INDISCUSSA SONO I VALORI CHE IDENTIFICANO ANCORA OGGI L'UNIVERSO LUISA SPAGNOLI."
È un mondo che utilizza un linguaggio legato la ricercatezza, alla raffinatezza al gusto e alla contemporaneità.
Tessuti e filati vengono selezionati per garantire ad ogni capo di maglieria e sartoria la massima ricercatezza e, uniti all'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e a un attento controllo di tutte le fasi di lavorazione, assicurano quell'importante vantaggio competitivo proprio dell'italian style.








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La curiosità di Antonella

Lunedì 1 e martedì 2 febbraio, in occasione della messa in onda su Rai1 della fiction Luisa Spagnoli, il teatro Erios di Vigliano ( Biella ) ha aperto le sue porte per consentire a chi lo desiderava di seguire la trasmissione insieme e sul maxischermo

L'invito  parte dal sindaco di Vigliano Cristina Vazzoler e dalll'Atl di Biella. E in fondo tutto si compie là dove era cominciato: il teatro Erios è stato la sede del casting, che ha consentito al regista Lodovico Gasparini e ai produttori di scegliere le circa 250 comparse che hanno arricchito le riprese. E a poche decine di metri c'è l'imponente edificio della Pettinatura Italiana che non sarà difficile riconoscere nelle scene girate a Vigliano nelle quasi tre settimane di permanenza della troupe. "Un appuntamento, quello con il Biellese, che ha portato anche un indotto per il territorio" sottolinea Luciano Rossi, presidente dell'Atl. "Sommando i pagamenti per il lavoro delle comparse, il vitto e l'alloggio per il cast e per i tecnici, le forniture richieste a imprese locali, possiamo stimare un giro d'affari di almeno 150mila euro". «Luisa Spagnoli» aggiunge il sindaco di Vigliano Cristina Vazzoler "è vicina per certi aspetti a quelle figure di industriali che vollero, accanto alla nostra Pettinatura Italiana, il teatro stesso, il dopolavoro, la biblioteca, l’asilo, la chiesa per supportare la fatica quotidiana di quegli uomini e delle tante donne che, con determinazione e fatica, fra i turni della fabbrica ed il lavoro in casa, si stavano così faticosamente conquistando, con l’indipendenza economica, il diritto a determinare il proprio futuro. Ci auguriamo che l’operosità della fabbrica della Perugina, ricostruita nella nostra Pettinatura, sia d’auspicio per una nuova idea di lavoro e di valorizzazione storica e culturale per questi luoghi viglianesi, cosa che è al centro dei miei pensieri e della progettualità dell’amministrazione comunale".




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Prima di concludere vi propongo alcune foto scattate durante le riprese del film e
pubblicate da " Diario di Biella " sulla sua pagina Fb.












































Vi invito a passare da Audrey per continuare a leggere l'affascinante storia di questa
grande famiglia italiana.






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giovedì 18 febbraio 2016

Le vicissitudini del classico " Solo per te Lucia !






Nel 1914 Gennaro Righelli, regista e sceneggiatore cinematografico, venne ingaggiato dall Vesuvio Film per dirigere alcune pellicole. Le sue opere non resteranno lavori indimenticabili am incideranno sul cinema muto, trattando argomenti di cronaca ma anche di interesse sociale.








Film come Giovanna la pallida, La fidanzata di Messina e Il capriccio del principe furono visti da miglia di spettatori e scossero notevolmente la coscienza maschilista.









Nato a Salerno il 12 dicembre 1886, a soli 16 anni intrapprese l'attività di attore nella compagnia dialettale dei genitori ma preferì la sceneggiatura e la regia.









Passato alla Tiber Film divenne autore di trasposizioni di opere letterarie interpretate spesso dalla prima moglie Maria Mauro. Nel '23 Gennaro si trasferì a Berlino, realizzando oltre 15 film, alcuni dei quali raggiunsero un notevole successo in Francia ed in Nord Europa e videro protagonista la seconda moglie  Maria Jacobini.





Nel 1929 Righelli tornò in Italia richiamato da Stefano Pittaluga, leggendario patron della Cines Cinematografica e l'anno dopo girò il primo film sonoro italiano, La canzone dell'amore, tratto da Pirandello, In silenzio, preferito al giovane regista Alessandro Blasetti che la prese molto male ma che da gran signore qual'era e quale sarebbe sempre stato, non parlò mai dell'accaduto così penalizzante per lui.









Il 7 ottobre 1930 presso il " Supercinema " di Roma venne presentata la pellicola ad un pubblico comprensibilmente incuriosito ed eccitato. Il film in sè non era gran cosa ma, chiaramente, la presenza del sonoro fece dimenticare tutte le carenze, aiutato dalla colonna musicale dal titolo uguale a quello del film ma in breve notissima come Solo per te Lucia, composta da Cesare Andrea Bixio Cherubini.









I giovani interpreti della pellicola ( Dria Paola, Isa Pola e Elio Steiner) ebbero un discreto successo personale, ben coadiuvati da consumati caratteristi quali Mercedes Brignone, Camillo Pilotto, Olga Capri ed Ermate Tamberlani.









Nella seconda parte degli anni '30 Righelli diresse l'attore siciliano Angelo Musco in esilaranti commedie brillanti che ottennero grande successo. Dopo la guerra lavorò anche con Anna Magnani e Vittorio De Sica.
Morì a Roma il 6 gennaio 1949.





( Sergio De Benedetti, Libero del 16 gennaio 2014 )
( fotografie dal web )
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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")