Il cumenda Giovanni Borghi, milanese solo per nascita, è sempre stato l'orgoglio
varesino da esportazione. Nell'impresa come nello sport.
Il Borghi, Mister Ignis. Assieme a quei pezzi di industria vera, industria pesante che
rendevano Varese la provincia con le ali: Aermacchi, Agusta, Caproni. Ma anche
il Calzaturificio di Varese, la Poretti e la Cagiva.
Il Borghi è stato tutto quello che oggi c'è. Imprenditore di successo, padrone buono.
Ganassa fuori dagli stabilimenti, che frequentava più che casa propria.
Mecenate nello sport, uomo di sponsorizzazioni quando ancora lo sponsor non aveva regole e
soprattutto non dettava legge.
Certo, il Cumenda, padrone lo è sempre stato. E non poteva non esserlo perchè aveva una marcia
in più in ogni cosa, E se una cosa era capace di attirare il suo stupore, la sua attenzione lui
rilanciava: s'al custa? Cosa costa?
Masticare il brand Giovanno Borghi significava aver capito il tessuto industriale
di quel varesotto con le bollicine: capannoni, industrie, posti di lavoro, fatturato, esportazione,
modelli di sviluppo e tanto altro. In quel tessuto si sono poi innervate parabole politiche,
prima con la DC, poi con il PSI ed infine con la Lega.
Cambiavano i linguaggi dei partiti ma le catene di montaggio giravano che era una bellezza.
Fino a quando quel tipo di modello poteva restare in piedi.
Anche in questo il Cumenda, zio di Fedele Confalonieri, capì prima degli altri.
Lo capì agli inizi della propria avventura in solitaria dopo che ereditò l'azienda dal padre,
quando scommise sulle cucine a gas e poi sul frigorifero come elettrodomestico di largo consumo.
E lo capì alla fine, quando accettò di gemellare il suo marchio Ignis con
l'olandese Philips, ormai più forti di lui. Da lì a poco sarebbero arrivati gli americani
della Whirpool, nel cui stemma continuano a vivere il fuoco della vecchia Ignis e i
suoi stabilimenti italiani. Il Cumenda.
Quello che cel'aveva fatta a sfidare il mondo partendo dal gradino più basso, quello di
operaio, dopo la guerra e dopo lo sfollamento dal quartiere Isola di Milano a Comerio.
Il Borghi, quello che non gli bastava mai nulla e quindi tutto era una scommessa. In ogni senso.
Il Cumenda con la maiuscola. Il Cumenda generoso con i propri lavoratori, tanto da assicurarsi
che avessero una casa oltre che un lavoro. Il Cumenda che sapeva godersi la vita.
Varese è tatuata di Mister Ignis, pwechè fu una Varese da esportazione, una Varese di
successo. Con i suoi frigo e i suoi campioni. Già, perchè ancora oggi se dici Ignis ti immagini
non solo le cucine di casa diventate di colpo moderne ed attrezzate. ma dici anche canestri d'oro
con quella squadra di basket che giganteggiava in Italia e trionfava in Europa.
Ignis come sponsor e come valore: nel basket, dicevamo, e nel calcio; o nel pugilato e nel ciclismo.
Campioni forti come le lamiere: Meneghin, Bob Morse, Sandro Mazzinghi, Ercole Baldini.
Le donne avevano tanti motivi per amare il marchio Ignis.
Ignis esplose dentro l'esplosione di quell'Italia del boom, dove c'era spazio per tantissimi.
Borghi però svettò. Perchè aveva scarpe grosse e cevello fino. Aveva le intuizioni giuste.
Era un capitano d'industria, qualifica che oggi si concede a manager che non mettono nemmeno
un soldo di loro sul banco. Solo capitali presi in prestito. Allora c'era il boom.
Oggi c'è la crisi. Forse dentro questo mondo nemmeno il Borghi avrebbe potuto rifare mister Ignis,
come dice qualcuno. Io credo che ce l'avrebbe fatta. Lo credo perchè il Cumenda era una di
quelle persone che i tavoli da gioco li guardano dall'alto in basso. Perchè il Cumenda aveva la sicumera
di quello che veniva dall'Isola, di quello che non conosceva una ricchezza eredita, di quello che - senza appoggi politici - inseguiva la sua idea di imprenditore.
Ecco perchè Mister Ignis resta una bella storia. Italiana.
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L'unghiata di Antonella
Borghi ebbe l'intelligenza di andarsene al momento giusto, quando vide tremare il suo impero
decise di metterlo sul mercato. All'epoca non era normale vendere agli stranieri, qualcuno disse
che lo Stato lo aveva abbandonato, ma con il senno di poi meno male che la Ignis non è
diventata statale, perchè avrebbe fatto la fine della Cirio, della Motta e della Alemagna.
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Fatterellando special summer ediction
Cara Antonella, un grazie infinite di questo interessante post, che ci ha riportato indietro nel tempo, quando l'industria italiana era l'orgoglio di tutti noi che viviamo all'estero.
RispondiEliminaCiao e buona giornata cara amica, un abbraccio forte sempre con il sorriso.
Tomaso
Ciao Tomaso, eh sì, erano altri tempi...erano altri uomini e l'industria italiana era motivo di orgoglio in Italia e all'estero. Io vivo nel Biellese abbiamo avuto grandissimi industriali, persone illuminate che hanno fatto tanto per queste zone e che avevano reso il Biellese una capitale dell'industria della lana, oggi non c'è più niente, solo fabbriche che cadono in rovina.
EliminaTi auguro una buona serata, un abbraccio.
Antonella
Un reportage stupendo, Antonella, sulla vita e la storia di un uomo umile, ma grande e geniale. E' storia di ieri, ma sembrano passati i secoli da quegli anni, perché la piatta banalità dell'oggi li ha spazzati via completamente.
RispondiEliminaCiao Ambre, hai usato le parole giuste: la piatta banalità di oggi...è proprio vero oggi tutto è banale più nessuno osa, più nessuno ha un guizzo d'inventiva, più nessuno osa mettersi in gioco veramente. E', davvero, il declino di una nazione.
EliminaTi auguro una serena serata.
Antonella
Ciao Antonella,
RispondiEliminaanche questo post è andato. Spero che piaccia come quello che dedicammo tempo fa al grande Olivetti.
Mi complimento con te per il lavoro fatto, questa volta non era facile visto il poco materiale a disposizione. mi piace questo graffio finale, ci voleva ;)
baci
Ciao Audrey, sì, anche questa volta è fatta...un altro grande imprenditore che ha fatto la storia dell'industria italiana. E' vero questa volta la ricerca è stata più difficile e il materiale non era molto ma mi sembra che siamo comunque riuscite a ricavarne un bel post.
EliminaGrazie, felice che l'idea del graffio ti sia piaciuta, in realtà fin dall'inizio intendevo una cosa di questo genere.
Un bacione.
Antonella
Ciao Antonella, ho letto prima da Audrey e poi sono venuta da te.
RispondiEliminaMi piace questo intersecarsi di racconti tra il tuo bob ed il suo, l'idea è per me, brillante.
Grazie alle tua amica ho letto di te ed ora spero ti faccia piacere se qualche volta ti vengo a trovare. Ciao.
Ciao Pia, è un vero piacere incontrarti, Audrey mi aveva già parlato di te e sarò felice di incontrarti qui tutte le volte che ne avrai voglia.
EliminaL'idea geniale è stata di Audrey e risale circa due anni fa, è un idea bellissima anche perchè in due si riesce a trattare l'argomento in modo veramente approfondito.
Ciao, a presto.
Antonella
Una splendida storia! Quelli erano "Uomini" quelli erano giorni pieni di speranza.
RispondiEliminaUn forte abbraccio, auguro a te e famiglia buona estate*
Ciao Luisa, sì, quelli erano Uomini nel vero senso della parola...sembra che oggi più nessuno abbia questo coraggio...
EliminaUn grande abbraccio e buona estate anche a te e ai tuoi cari.
Antonella
Se non mi sbaglio, poco tempo fa ho visto in televisione una fiction su questo grande uomo e mi era piaciuta molto. I tempi sono cambiati e purtroppo anche le persone. http://www.corriere.it/sport/14_maggio_10/mister-ignis-storia-giovanni-borghi-raccontata-una-fiction-tv-9a1a089c-d848-11e3-8ef6-8a4c34e6c0bb.shtml
RispondiEliminaCiao.
Ciao Paola, Audrey ed io abbiamo visto la serie televisiva e da lì è nata l'idea del Fatterellando su mister Ignis.
EliminaCome Olivetti, grandi uomini che oggi non esistono più. Vado a leggere l'articolo che mi hai segnalato.
Buona serata.
Antonella
Love it, bei ricordi, Forno Ignis è stata la mia infanzia, e mi ricordo la Ignis Varese, una grande squadra di basket!
RispondiEliminaAbrazos!
Ciao Leovi...mi piace tantissimo il collegamento che fai del forno Ignis con la tua infanzia...
EliminaUn abbraccio.
Antonella
Anto un post interessantissimo, molte cose che ho letto non le conoscevo proprio, però a casa mia c'era un frigo "Ignis"
RispondiEliminaGrazie Anto,ora vado da Audrey.
Ti auguro una serena notte♥
Dani
Grazie a te Dani per apprezzare sempre questo nostro lavoro. Leggendo i commenti mi rendo conto che tutti abbiamo avuto in casa un elettrodomestico Ignis...
EliminaBuona serata, un abbraccio.
Antonella
Dove sono finiti questi imprenditori italiani?
RispondiEliminaQuanti ce n'è sul mercato...italiano? 2 o 3?
Tutta l'economia avrebbe bisogno degli imprenditori di un tempo quelli che si "facevano" da soli partendo dal basso.
Un caro saluto Antonella, sempre bello ed interessante il tuo blog.
E noi, in questa zona, ne sappiamo qualche cosa di imprenditoria...no, quegli uomini non ci sono più, non ci sono più quelle idee, non c'è più la voglia di lottare per qualche cosa.
EliminaUn abbraccio, è bello riaverti qui,
Antonella
Ho appena letto il post di Audrey e ora questo qui tuo completa il quadro: complimenti!
RispondiEliminaCome ho scritto da Audrey, io non sapevo praticamente nulla della storia di Borghi e della Ignis fino a quando poco tempo fa non hanno dato in TV la fiction in due puntate.
Ne hanno di cose da imparare gli imprenditori di oggi da uomini come Borghi!
Buon fine settimana, ciao :-)
Eh sì, Maria, ne hanno da imparare...io vengo da una zona di fabbriche e di grande imprenditoria, una zona che in passato ha avuto grandi uomini e ora è tutto finito in niente...mancano gli uomini, mancano le idee, non c'è più la voglia di fare...
EliminaBuon fine settimana.
Antonella