lunedì 18 novembre 2013

Pinocchio, un'altra lettura




Quest'estate mi è capitata tra le mani la rivista Monsieur
e ho letto questo saggio di Stefano D'Anna
che mi è molto piaciuto e che mi pare interessante riproporvi
prima dell'inizio delle feste natalizie anche come spunto di riflessione







" Pinocchio è il libro più letto al mondo, dopo la Bibbia e il Corano.
La ragione è che dietro la superficie, travestito da favola si nasconde il più
audace testo mistico della letteratura mondiale.
Con l'ironia spietata e sublime di una " black fable ", Pinocchio racconta
la parabola impietosa dell'avventura umana, il viaggio iniziatico dell'uomo, da pupazzo
guidato dai fili invisibili delle sue pulsioni a uomo vero, dotato di volontà.






Se la letteratura universale, da Aristofane a Beckett, conta innumerevoli, grandi prosatori,
forse non ce n'è mai stato una così intelligente, ironico e defilato come Carlo Lorenzini
alias Collodi. Si sa. Siamo una specie suscettibile ed anche violenta (... )
Lorenzini scopre il più terribile dei segreti:
l'umanità è fatta di milioni di marionette, pupazzi biochimici e per di più bugiardi inguaribili.






Il celebre burattino è in realtà la caricatura ferocemente ironica di un'umanità 
menzognera, tirannicamente mossa dai fili dell'accidentalità, dalle emozioni negative e
dall'infelicità del suo destino ineluttabile. Volendo rivelare la sua scoperta decide 
di camuffarla in favola. E così passa alla storia come un autore per bambini
piuttosto che come un antropologo, un profondo conoscitore della nostra natura 
e dell'etologia umana.






Usando questo stratagemma ha potuto rivelarci la cruda verità senza sgradevolezza
e senza rischiare che la sua opera fosse messa al rogo, facendoci persino sorridere
delle disavventure di Pinocchio, lontani mille leghe dal riconoscere in lui l'immagine
speculare del burattino biochimico cui si è ridotto l'uomo.

Chissà se Collodi, ovunque sia, soffra o rida di milioni di lettori, d'innumerevoli
generazioni di bambini che a tutte le latitudine si sono addormentati, cullati dalle parole
e dalle immagini incantate di questa fiaba, e dei loro genitori che l'hanno raccontata
senza neppure sospettare della sua vera natura di parabola cupa ed impietosa della natura umana.






Eppure la realtà alla fine è sotto gli occhi di tutti.
Certo è che per un secolo abbiamo interpretato in modo capovolto quella favola perchè
siamo restii a riconoscerci nell'immagine grottesca del personaggio di Collodi,
ci ripugna identificarci con quel legno parlante guidato da forze esterne,apparentemente vivo,
ma in realtà mosso da terribili fili invisibili, più forti di un cavo d'acciaio..
Nello specchio scorgiamo l'immagine di Pinocchio, la sua imbarazzante, delatrice, appendice
ma, proprio come nel mito di Narciso, ci rifiutiamo di riconoscerci in quell'allucinato riflesso,
nella legnosità di quell'essere.






In questo rifiuto c'è compresa tutta la tragedia della nostra specie che,
non conoscendo la sua vera natura, non può guarirsi e che più coerentemente
dovrebbe chiamarsi homo mendax più che sapiens.
Nella cronica slealtà di Pinocchio, nella sua inguaribile mendacia, Lorenzini ha scoperto
e ci ha rivelato con la sua geniale trovata, con il sublime stratagemma del naso allungabile,
il peccato originale della nostra specie, le sue stimmate psicologiche.
Là dove sono le vere radici di ogni nostra sventura.






Il racconto delle avventure di Pinocchio fa parte dell'arte dei misteri, l'arte di rivelare
nascondendo. Il segreto, che da oltre un secolo è sotto il naso di milioni di lettori di tutto
il mondo è tremendo.
Di tutte le fiabe mai scritte, Pinocchio (... )  appartiene di diritto al genere delle " black fable "
alla Orwell e la sua spietatezza è eguagliata soltanto da " La fattoria degli animali ".
Essa ci mette di fronte  all'orrore di una subumanità burattinesca che non siamo pronti ad accettare.






Il motivo è che se Pinocchio è un burattino, noi possiamo continuare a ritenerci uomini.
Ma se Pinocchio è un uomo allora dobbiamo riconoscerci come essere ancora ai 
primordi della coscienza, larve chiuse in un bozzolo in attesa di perforarlo per evolverci.
Per questo ci ostiniamo a credere, e a far credere ai nostri bambini, che Pinocchio
sia una marionetta. Questo modo di leggerne e di raccontarne la storia è un inganno fatto
a noi stessi nel tentativo di eludere il passaggio ad una vera umanità e di scansare
il faticoso lavoro necessario per diventare una specie proattiva, responsabile.






Il Vangelo secondo Collodi. L'idea iniziale, il sospetto che questo racconto nasconda una parabola
del destino dell'uomo, un Vangelo, una bibbia senza tempo, si rafforza e guadagna terreno 
man mano che proseguiamo nella lettura.
Il primo personaggio che balza in scena è un falegname, Mastro Ciliegia. E la figura genitoriale
si chiama Geppetto, nome socievole di Giuseppe. Geppetto non è un falegname ma ha strumenti
e intaglia il legno. E' molto più di una coincidenza. Procedendo scopriamo una carica inesauribile di simboli,
enigmi e allegorie di una storia senza tempo, sotto la corteccia rugosa e dura del burattino più
celebre del mondo, nasconde l'uomo alla ricerca di se stesso.






Che prestigiatore e illusionista è questo Lorenzini - Collodi che nasconde la verità
sotto il naso di tutti!
Per di più Geppetto ha in testa una parrucca gialla che somiglia, è vero, a una polenta
povera e calda, ma anche al giallo d'oro di un'aureola..
Ma allora.  come abbiamo fatto a non capirlo...Pinocchio è...
Il progetto magico della nostra redenzione / evoluzione è racchiuso in quella fiaba
come un vangelo di trasformazione da burattino a uomo vero padrone del suo destino.






Un enigma da risolvere. Sul racconto di Pinocchio aleggia un enigma che vorremmo risolvere.
Come mai a uno scrittore come Carlo Lorenzini che in tutta la sua carriera
non si mai levato al di sopra dell'ordinarietà, ad un tratto sfugge dalla penna una storia 
immortale, un opera oggettiva, un capolavoro mondiale che ha la profondità
insondabile di una parabola evangelica?






E' mai possibile che una favola concepita di getto, senza un piano preciso, 
da un uomo probabilmente segnato da delusioni personali e politiche,
scritta in toscano, possa diventare eco di un messaggio universale?
E perchè, a differenza di tutte le altre sue opere, non la firma con il suo vero nome
e sceglie il paese della madre, Collodi, per farne il suo nom de plume?






Le due domande possono ridursi a una, nel senso che c'è una spiegazione, o meglio
un'ipotesi, che risponde ad entrambe: che quel testo sia ispirato, sia cioè
l'effetto di una folgorazione.
L'avventura di Pinocchio, il romanzo per l'infanzia più letto nel mondo, cela il più
grande e audace testo mistico mai scritto prima.
In realtà il legno in cui è intagliato Pinocchio è l'umanità stessa e quello che
vediamo nel burattino sono i trucioli della nostra anima sperduta.






Questo spiega la sensazione che in Pinocchio il testo sia reale e l'autore
un'ipotesi superflua, come nell'Antico Testamento, come nei Vangeli.
Ci sono Libri Sacri, non autori sacri.






Carlo Lorenzini non si è sentito di firmare una storia universale, scritta nei cieli e che egli 
si era limitato a trascrivere. (... )
La menzogna è uno stato d'essere costante a cui l'uomo viene "educato "per tutta la vita.
Mentiamo a tutti quelli che ci circondano, per il nostro tornaconto personale.
Ma quel che è peggio è che mentiamo a noi stessi.






Con l'invenzione del naso di Pinocchio, Collodi ci mette davanti all'imbarazzante
scoperta della nostra caratteristica psicologica dominante e più inquietante:
l'inclinazione a mentire a noi stessi prima che agli altri.
Qui sta il punto. Possiamo farla franca con gli altri ma non riusciremo a uscire
indenni dal faccia a faccia con la nostra coscienza,
a zittire con un colpo di martello il Grillo Parlante (... )



























22 commenti:

  1. Un'interpretazione decisamente nuova e originale. Aggiungerei, forse azzardata. Mi nasce un dubbio. Possibile che Collodi non abbia mai fatto cenno alle simbologie che sarebbero rappresentate in Pinocchio? Anche se la lettura di Stefano D'Anna ha un riscontro oggettivo con il libro, fatico a credere che questi fossero il taglio e l'intenzione di Collodi.

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    1. Ciao Ambra, io ho trovato l'ipotesi molto affascinante e per questo ho pensato di proporla come spunto di riflessione. Naturalmente trovarla affascinante è una cosa condividerla in toto un'altra.

      Fino a un certo punto segue il pensiero di D'anna poi confesso che anche a me certe interpretazioni sembrano un azzardo. In famiglia siamo grandi appassionati di Pinocchio e la sua storia mi è sempre piaciuta anche se, in realtà, non l'ho mai vissuta come una favola vera e propria, forse anche per questo ogni interpretazione nuova e anche un po' azzardata è per me un invito a una nuova lettura e a una nuova riflessione.

      Grazie del bel commento, buona giornata.
      Antonella

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  2. Secondo me Collodi e Orwell sono su piani molto diversi, Collodi non è spietato ma è realista quando mette i lettori davanti alle conseguenze che capitano quando si conduce una vita fatta di bugie; Orwell invece parla di politica, il suo romanzo è una pesante critica al partito comunista e alla filosofia della condivisione di Marx.
    Piuttosto avrei paragonato Orwell a Bradbury. Collodi non ha autori con cui fare paragone, è unico nel suo genere.
    Un abbraccio

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    1. In realtà, Melinda, il paragone non è tra Orwell e Collodi ma tra due " favole che D'Anna definisce "nere " e converrai che sia ne "La fattoria degli animali " sia in Pinocchio è palese la subumanità a cui veniamo messi di fronte e che tanto ci turba, animalesca per Orwell, burattinesca per Lorenzini ma comunque una realtà terribile da accettare.

      Per quanto riguarda Collodi come autore sono d'accordo con te, un autore unico per un libro unico, se vogliamo seguire fino in fondo il ragionamento di D'Anna un libro unico proprio come un libro rivelato.

      Ciao, un bacione.
      Antonella

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  3. Magia Pinocchio, un libro meraviglioso, valido per ogni momento!

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    1. E' vero Leovi, valido per ogni momento e per ogni età della vita.

      Buona giornata.
      Antonella

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  4. "L'umanità è fatta da milioni di marionette...

    Pinocchio racconta la parabola impietosa dell'avventura umana, il viaggio iniziatico dell'uomo, da pupazzo guidato dai fili invisibili delle sue pulsioni a uomo vero, dotato di volontà..."

    Riflettiamo...

    Grazie di questo post molto interessante, Antonella

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    1. Grazie a te Gianna del commento e per averlo apprezzato...

      Sicuramente una parabola impietosa sull'umanità e il suo viaggio iniziatico...interessante sarebbe sapere che ne sarà di Pinocchio ( e di tutta l'umanità ) quando finalmente sarà in grado di usare la propria volontà e il proprio libero arbitrio!

      Ciao, buona giornata.
      Antonella

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  5. Pinocchio l'hanno riletto sotto molte luci, anche quella massonica (parrebbe che Collodi fosse iscritto alla loggia, ma non so dirti se è vero o meno). L'han riletto anche in chiave cattolica.
    Chissà in quale altra chiave.
    Io credo che sia semplicemente un'opera dal sapore universalmente neutro, un archetipo perfetto che si incastra dove vuole. Questa è la sua forza, e Pinocchio non è certo una favola per bambini :)

    Buon lunedì e buona settimana, Anto!^^

    Moz-

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    1. Ciao Moz, la sua universalità è proprio quella che lo fa leggere in diverse chiavi.
      Certo che tutto è meno che una favola e tanto meno per bambini.

      Buona settimana anche a te, a presto.
      Antonella

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  6. Io accosto la fiaba di Pinocchio al testo di una canzone di Renato Zero, Manichini:
    Chi ti muove i fili,
    E' Dio o satana ?!
    Chi ti muove i fili, è maschio, o femmina ?!
    Chi ti prega, chi ti odia, chi ti aspetterà…
    Qualcuno, o qualche cosa, i fili certo, muoverà!
    Manichini,
    senza volto, senza età…
    Fili sottili uniti, per fatalità…
    Un destino uguale, una stessa verità!
    Il manichino ha un'anima,
    e forse, non lo sa!
    E' troppo presto, per andare…
    Troppo presto, per capire…
    Troppo presto, per morire…
    Perché, presto, non si sa!
    Quando la ragione,
    che i tuoi fili muoverà,
    E'soltanto, il tempo…
    E troppo presto, arriverà!
    Chi ti muove i fili,
    È un padre ubriaco, da far pietà!
    Son pochi i fili,
    Che muove tua madre,
    Che troppi figli, ha!
    Il progresso gioca,
    Contro la tua ingenuità!
    Ma c'è la tua coscienza,
    E prima o poi, la spunterà!
    Manichini,
    Senza volto, senza età!
    Manichini,
    Nelle mani, di chi è manichino, già!
    Manichini,
    In vecchie facce!
    Manichini, noi!
    Manichini,
    Saremo sempre, fino a quando lo vorrai!
    Il manichino, si lascia andare…
    S'abbandona, al tuo volere…
    Il manichino, spera sempre,
    Che la sua sorte, cambierà…
    E' un fedele amico,
    Fino a quando scoprirà,
    Che può andare solo…
    I primi passi, muoverà!
    Quando ai manichini,
    Un significato, dai!
    Fra quei manichini,
    Tu, non resterai…
    I manichini, crescono,
    Ma in loro, crescerà…
    Nella pelle di un uomo…
    Come si sta!!!
    Andiamocene, noi due!
    Quando ai manichini un significato dai,
    Fra quei manichini tu non resterai…
    I manichini crescono ma in loro resterà
    La voglia di provare nella pelle di un uomo come si sta'!?!?
    Manichini, manichini ah! Ah!
    Manichini, manichini ah!

    Dimmi che non ci sono similitudini!
    Un abbraccio e buon inizio settimana :)



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    1. Ciao Xavier, non conoscevo questa canzone di Renato Zero.

      Sì, forse qualche similitudine c'è, anche se penso che il pensiero di D'Anna vada ben oltre arrivando a definirlo addirittura un testo mistico.

      Ma secondo me quello che è veramente interessante è il discorso sulla menzogna che nel testo della canzone non è nemmeno sfiorato: la scoperta, inquietante, dell'inclinazione a mentire a noi stessi a agli altri, e quindi potremmo anche riuscire a farla franca, come dice l'autore, con tutti gli altri ma non riusciremo mai ad uscirne puliti dal faccia a faccia con la nostra coscienza...e questo, anche secondo me, è il vero dramma dell'uomo.

      Un abbraccio e buona settimana.
      Antonella

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  7. Ciao
    Ma é bellissimo questo post. Pinocchio é e sarà sempre una bella favola, piena di significati....
    Un abbraccio.
    Thais

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    1. Ciao Thais, mi è sembrata una bella riflessione da proporvi questa su Pinocchio, mi fa piacere che ti sia piaciuto.

      Un abbraccio.
      Antonella

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  8. Ciao Antonella,
    come ti ho già detto telefonicamente, io da piccola ero turbata da Pinocchio, infatti, non ho mai pensato fosse una fiaba. Detto questo concordo con parte della teoria nel senso che adesso sono adulta e capisco il perchè delle mie perplessità di bambina. Ecco per me Geppetto è come se fosse il padre dell'umanità che guarda suo figlio disperato, ma al contempo non può smettere di amarlo e aiutarlo. Mentre il caro Pinocchio e il suo naso allungabile, come dice D'Anna, è lo specchio di un'umanità bugiarda, mossa da fili invisibili e forti come l'acciaio . Sicuramente il messaggio è stato nascosto sotto mentite spoglie al fine di essere visibile solo a chi voleva realmente vederlo, travestito da favola Pinocchio rappresenta un po' il mondo della debolezza e delle bugie. E sempre grazie al suo travestimento poteva essere visto come un'insegnamento per i bambini, quindi come ogni fiaba (anche se fiaba secondo me non è), aveva la sua morale, quella di non farsi manovrare dal gatto e dalla volpe, di ascoltare i genitori perchè dicono le cose per il nostro bene, di non dire le bugie perchè ci mettono nei guai e di non essere sciocchi e ingenui (non tutto ciò che brilla è oro) infatti il paese dei balocchi è tutt'altro. Diventare un burattino può far male e quell'isegnamento è reale e riguarda l'umanità e la vita di tutti.
    Non so se sono stata capace di far capire il mio pensiero in un commento, ma ci ho provato :D
    Un abbraccio e buona serata

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    1. Capace? Grazie Audrey, è un bellissimo commento. Naturalmente ne abbiamo parlato telefonicamente a lungo, come sai era da parecchio che pensavo di pubblicare questo post e ci tenevo molto.

      La tua lettura di Pinocchio è perfetta e per un certo verso e fino a un certo punto va di pari passo con la lettura che ne fa D'Anna.

      Per quanto mi riguarda l'ho sempre considerato una grande opera letteraria, forse non proprio mistica ed ispirata ma ricca di contenuti universali ma devo dire che l'ho guardata spesso anche dal punto di vista della simbologia in particolare quella psicoanalitica, e anche qui c'è da rimanere sorpresi, ma sicuramente l'aspetto morale del discorso sulla menzogna e in particolare dell'incapacità di non mentire è uno di quelli che mi intriga di più.

      La menzogna come la vera tragedia dell'umanità...potrebbe essere la mia bandiera!

      Grazie ancora per questo commento, un bacio.
      Antonella

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  9. Durante un anno scolastico alle Scuole Medie ho adottato Pinocchio come libro di narrativa,ed infatti anch'io ribadisco che il testo non è una favola : l'interpretazione che io ne ho dato è di natura metaforica-allegorica ,in quanto la storia non è altro che la descrizione della metamorfosi dal bambino all'adulto attraverso varie fasi (gioie ,dolori ,bugie, sacrifici e conquiste).Una parabola della vita per arrivare a diventare uomo. Sempre interessanti i tuoi post. Buona serata

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    1. Grazie Cettina, questa mi pareva proprio una riflessione da condividere!

      Bellissima l'idea di adottare Pinocchio alle medie come libro di narrativa...le chiavi di lettura sono molteplici e fornisce spunto per tanti approfondimenti morali e psicologici. Bello!

      Ti ringrazio per l'interessante commento, buona settimana, a presto.
      Antonella

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  10. Wow... confesso,non avevo mai pensato a Pinocchio sotto questa veste... ci rifletterò su :)
    Ciao Lieta

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    1. La proposta era proprio questa...riflettiamoci su!

      Certo che non è una delle solite chiavi di lettura di Pinocchio a cui siamo abituati...ma è uno spunto interessante.

      Ciao, a presto.
      Antonella

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  11. Grande riflessione sulla favola di Pinocchio!
    Bellissimo post!
    Buona giornata da Beatris

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    1. Grazie Beatris, anche a me è sembrato uno spunto su cui valeva la pena riflettere...una rilettura forte della più nota delle favole.

      Ciao, un abbraccio.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")