mercoledì 27 novembre 2013

Oriana Fallaci / Quel Giorno sulla Luna




Dopo aver passato quattro anni insieme agli astronauti, in particolare quelli impegnati nei progetti Gemini e Apollo 11, la Fallaci ha acquisito una conoscenza davvero profonda delle ricerche che porteranno l’uomo ad approdare sulla Luna. Come semplice giornalista, inviata dell’«Europeo» prima, come amica e confidente poi, ha assorbito in pieno il clima di sfida, non solo tecnologica, tra Stati Uniti e Urss.







Ha osservato e compreso i mezzi tecnici e finanziari necessari alla partenza, al volo, all’attraversamento dell’orbita terrestre, all’atterraggio sulla Luna. Ha assistito alla selezione degli astronauti da lanciare nello spazio, rintracciandone le motivazioni principali. Ha poi intervistato gli stessi astronauti, gli scienziati impegnati nella missione, gli economisti che si occupavano di reperire i fondi indispensabili all’operazione, gli scrittori di fantascienza che intorno al mito della Luna avevano basato un genere letterario.
Ne è nato subito un libro pubblicato nel 1965 da Rizzoli, Se il Sole muore, che sulla base di queste conoscenze Oriana ha impreziosito di un fitto tessuto romanzesco. In seguito, tornando ai grandi reportage pubblicati per «L’Europeo» e arricchendo la cronologia di tutte le conseguenze che l’allunaggio ha innescato, la Fallaci ha ricostruito quegli anni di cambiamenti così rivoluzionari e repentini, sviscerando ulteriormente i dilemmi morali e psicologici già affrontati in Se il Sole muore.







Ne è nato così Quel giorno sulla Luna, resoconto minuzioso delle missioni nello spazio e ritratto disincantato degli astronauti, personaggi diventati ormai mitici nell’immaginario collettivo ma che per la Fallaci nulla rende speciali. Condividendone le angosce, le speranze e le delusioni, i momenti di tristezza e debolezza, si è infatti convinta che non si tratti di eroi o persone particolarmente sopra la norma («E chi sono loro? Diciamolo subito: borghesi di provincia. Non ti aspettare da essi un’intelligenza pari alla responsabilità che hanno, o una visione nuova della vita»), ma di uomini normalissimi che il caso ha portato a vivere in prima linea la più grande avventura dell’uomo.






Per conoscerlo un po'


Un uomo, messo accanto a quel razzo, sembra meno di una formica. È un razzo così ciclopico che la sua altezza equivale a quella di un grattacielo con trentasei piani, la sua ampiezza è quella di una stanza di sette metri per sette. Pieno di carburante, pesa tremila tonnellate. Per alzarsi, ha bisogno di una spinta pari a quattromila tonnellate. Se ne raggiungi con un ascensore la cima, io l’ho fatto, ti coglie il terrore. E di ciò non ti rendi conto alla televisione o quando lo guardi dal recinto della stampa che è il più vicino alla pista di lancio: un chilometro e mezzo.







 La torre che lo sostiene è altrettanto grossa, tutto intorno la pianura è deserta: ti mancano i termini di paragone, e solo il boato che segue la fiammata da apocalisse ti riconduce alla realtà. Poi lo spostamento d’aria che ti investe come un mastodontico schiaffo. Ma è una realtà irreale: mentre lui sale dentro l’azzurro sputando una cometa di fuoco arancione, tuonando l’esplodere di mille bombe, non credi ai tuoi occhi e ti senti quasi offeso nelle tue dimensioni umane. Offeso, ricordi che in fondo è una bomba, nacque da una bomba che si chiamava V2 e non serviva a volare nel cosmo, serviva a distruggere le città, a massacrare gli inermi. Pensaci al momento in cui partirà per la Luna, il 16 luglio. La data è il 16 luglio. L’ora le nove e trentadue del mattino. Il luogo, Cape Kennedy in Florida. 






Avrebbe potuto essere Baikonur nell’Unione Sovietica: la corsa dei due paesi andava di pari passo e anzi sembrava che a vincerla fossero i russi. Poi i russi rimasero indietro, non s’è mai saputo perché, e a meno di una sorpresa in extremis sembra proprio che a vincerla siano gli americani. Hanno tenuto fede all’impegno. Entro il 1969, dicevano, sbarcheremo sulla Luna. Ed entro il 1969 ci sbarcano: 
per darci il Grande Spettacolo.
Naturalmente gli uomini non cambieranno per questo: allo stesso modo in cui non cambiarono il giorno che la prima zattera si staccò da una spiaggia e navigò il mare e approdò a un’altra spiaggia. Coloro che ancora vivono come bestie dimenticate da Dio, e sono centinaia di milioni, non sanno neppure che esiste il razzo Saturno, che si va sulla Luna. Se lo sapessero, direbbero ciò che dicono le due spazzine della vignetta pubblicata anni fa da un giornale satirico di Mosca: «Ora ci tocca spazzare anche lei». Quanto a coloro che invece lo sanno e ne comprendono il significato, non illudiamoci.








 Gli uomini continueranno come prima a soffrire, a uccidersi nelle guerre, a offendersi nelle ingiustizie, e con la Luna allargheranno i confini della loro perfidia e del loro dolore. Ma allargheranno anche quelli della loro intelligenza, della loro curiosità, del loro coraggio e, se le insidie non si materializzano, può anche darsi che il Grande Spettacolo diventi una buona avventura. Certo le insidie sono cupe. La prima è che un microscopico germe lunare invada la biosfera e contagi il genere umano, gli animali, le piante, le acque: senza che la natura e la scienza sappiano difendersi. La morte fisica insomma. La seconda è che la tecnologia prenda il sopravvento e addormenti i nostri cuori, i nostri cervelli, ci trasformi in robot incapaci di fantasia, sentimenti, rivolta. La morte spirituale insomma. La terza è che tutto si risolva in un avvenimento giornalistico, uno show televisivo dietro cui non c’è nulla fuorché qualche dato scientifico per far guadagnare chi guadagna già troppo. La morte morale insomma. Per destino o per scelta, ci siamo imbarcati in un’impresa che rischia di annientarci o peggiorarci o deluderci. Ma non possiamo più tirarci indietro. E qui sta il lato eroico dell’intera faccenda, il suo blasfemo splendore, la conseguente retorica che l’ha sempre falsata."





( Immagini dal web )









10 commenti:

  1. Veramente molto interessante questo tuo post, con considerazioni molto azzeccate. Il fatto che l'uomo sia riuscito a viaggiare nello spazio e a compiere mirabolanti scoperte non ne ha migliorato la sostanza: continua ad essere uno sfruttatore di altri uomini, sia fisicamente che moralmente e non è ancora in grado di prevenire e combattere tutti i pericoli che incombono sull'umanità.

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    1. Ciao Katherine, in questa analisi dell'uomo a volte la Fallaci è anche spietata...tante sono state le conquiste, allora il mondo intero era in fermento per la conquista della Luna ma lei già presagiva che nulla sarebbe cambiato nell'animo dell'uomo...anzi...

      Ti auguro una buona giornata, un abbraccio
      Antonella

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  2. Ciao Antonella,
    questa volta mi sono lasciata prende molto dalla scrittura della Fallaci, mi sono proprio concentrata su di lei, su come scrive, descrive e racconta. Beh, la verità è che mi è piaciuto molto il suo stile , mi coinvolge sempre di più ;)
    bacione

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    1. Ciao Audrey, questo per me, come ti ho detto al telefono, è un grande successo...il fatto di aver invogliato te, che eri un po' scettica nei suoi confronti, a conoscerla meglio, a leggerla con più attenzione per me è meraviglioso.

      Se solo uno di questi post invoglierà uno solo di voi a leggere uno solo dei suoi libri, bene, questa serie di post è stata un successo.

      Un abbraccio e un bacione.
      Antonella

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  3. Ciao Antonella, non ero a conoscenza di questa esperienza di Oriana Fallaci, ora sì!
    Oriana Fallaci l'ho sempre ritenuta una grande donna. Ho letto molti anni fa:"Lettera a un bambino mai nato", dedicata al figlio, poi perso, che aspettava da Panagulis.
    Grazie di questo post.
    Un abbraccio.
    Dani
    Dani

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    1. Ciao Daniela, la Fallaci ha scritto due libri su questa sua esperienza fra gli astronauti americani del programma per la conquista della Luna, questo e " se il sole muore" di cui ho parlato qualche settimana fa qui:

      http://iltemporitrovatodiantonella.blogspot.it/2013/11/oriana-fallaci-se-il-sole-muore.html

      e sono i libri insieme a " Niente e così sia " con cui la mia insegnante di Lettere me l'aveva fatta conoscere.

      Presto scriverò anche qualche cosa su "Lettera a un bambino mai nato " o soprattutto su " Un uomo " racconto dell'amore grande e tragico per Panagulis.

      Ciao, a presto e buona giornata.
      Antonella

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  4. Ormai su Oriana non so più che dire perchè diventerei ripetitivo. La sua morte ha messo fine al vero giornalismo, quello fatto con il cuore più che con la ragione1
    Un grande abbraccio :)

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    1. Ciao Xavier, secondo me su ogni libro di Oriana c'è sempre tanto da dire, forse perchè la amo molto, le mie letture sono cresciute anche con lei e adesso mi piace molto riproporre i suoi libri anche perchè rileggerli a questa età è un'esperienza diversa...

      Ciao, buona giornata e un bacione.
      Antonella

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  5. Certo è questa questa donna era un portento… ce ne fossero di donne così…
    Condivido le sue considerazioni sull’uomo… può compiere migliaia d’imprese grandiose, ma resterà sempre un piccolo e minuscolo essere egoista.
    Un abbraccio cara Antonella e grazie per questo interessante post, dolcenotte

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    1. Grazie Betty, sono felice che tu lo abbia letto volentieri.

      E' stata davvero una donna come ce ne sono poche e quello che mi sorprende sempre è come i suoi libri che erano libri d'attualità negli anni '60, come questo, alla fine siano pieni di considerazioni di un'attualità a volte addirittura sconcertante. Dopo più di cinquant'anni l'uomo, questo essere piccolo ed egoista, è rimasto sempre lo stesso.

      Un bacione e ti auguro una giornata serena.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")