Emergente dal nulla come uno scuro vulcano verde, dietro ogni curva una sorpresa: così dev'essersi presentata all'occhio di Giovanni Piacenza la collina della Burcina ai suoi inizi, bella e selvaggia. Fu amore a prima vista, se di lì a poco la comprò per ricavarne il parco da tutti ammirato. La popolavano spontanei arbusti delle ericacee, faggi e betulle, ma specialmente le felci, comparse sulla terra decine di milioni di anni fa ed ancora regine incontrastate delle brughiere e dei boschi, ovunque ci sia un luogo fresco ed umido da colonizzare
L'erica può vantare un diverso primato: aver dato il nome alla Burcina. " Brugo, infatti è il nome comune della Calluna Vulgaris e "brughiera" e "Burcina" ( attraverso il passaggio Brucina ) da esso derivano ( dal latini volgare "brucus") . Deve essere stata la disposizione originale del tappeto di eriche e felci ad ispirare a Piacenza il risultato finale del parco; nonostante la studiata messa a dimora delle specie floreali, arbustive e arboree, esso conserva infatti un'aspetto di creazione naturale, bandita per sempre la leziosità di certi giardini composti e intoccabili.
Mi è scoppiato il sole tra le dita. I lapilli incandescenti, eruttati dalla forza esplosiva, son caduti a valle seguiti da una pioggia di faville sfarfallanti.
Persino gli alberi ne son rimasti contagiati: frammenti di mille tonalità scintillano adesso intricati alle fronde come fiocchi di Natale.
Rosseggia il nucleo più scuro, scottato dall'ora già calda, spegnendo via via l'ardore nel rosa e nel giallo.
Impossibile, senza averla provata, spiegare l'emozione che la massa smagliante di azalee procura alla vista!
I liodendri nemmeno ci provano: verdi di bile, impotenti di fronte a tanta bellezza, logorano in sorda gelosia la rabbia di fiorire più tardi, lontani dagli sguardi ammirati dei visitatori.
Ma la loro è inutile collera: quando gli aranciati tulipani li adorneranno, sarà infatti visione per intenditori.
La quercia aperta a raggiera s'espande e stira con profondi sbadigli,
stormiscono con brusio attutito le floride foglie dei liriodendri.
Rotti gli argini, una rapida di rosse azalee esonda imprigionandomi i piedi.
Preso dagli affanni quotidiani, nessuno se n'era accorto,
ma i rododendri crescevano di giorno in giorno in numero e dimensioni.
Stamattina la notizia, portata da una rondine solitaria: il vallone nuovo è al completo!
Nasi incollati alle finestre dal Piazzo al Favaro , l'incontenibile voglia di volare lassù per constatare da vicino
il ripetuto miracolo, di correre a piedi nudi canterellando...
Già forano il manto terroso le rocce biancastre,in un insopprimibile anelito di vita,
si ritirano pigre le chiazza di neve.. Il Mucrone incombente non fa più paura, se una gialla farfalla
ha solcato più volte il suo spazio ristretto di cielo. Ritardo il momento,
finalmente sola, potrò rivivere nel mio intimo attimi di felicità assoluta.
Troppo intensi, i sentimenti soffocano.
Dalla metà di Maggio all'inizio di Giugno, a seconda delle condizioni atmosferiche più o meno favorevoli,
il Parco si riempie dei molteplici colori dei rododendri, la fioritura più sorprendente ed attesa dell'anno.
Qui siamo nella zona del giardino vecchio, che Felice Piacenza, figlio di Giovanni, genialmente concepì
sottostante al passaggio dei visitatori, che possono infatti comprenderlo con un unico colpo d'occhio
passeggiando sulla dominante strada panoramica.
La primavera è la stagione più propizia per recarsi al vallone, anche perchè- perduranti i rododendri-
si possono ancora vedere le azalee, mentre qualche rosa comincia a sbocciare.
Ricci capricci violetti di boccoli d'angeli, acque di polle sgorganti dal nulla di porpora e lilla...
L'altezza delle felci, pur ragguardevole, spiega a malapena quella dei rododendri, che raggiunto il secolo di vita possono superare i 10 m. Un esemplare dai rossi germogli smaltati
La parte nuova dellaBurcina, su verso la punta, ha un voluto aspetto di disordine ordinato
con le kalmie delicate riunite in forma di cespugli ed i rododendri di diverse altezze che le sovrastano.
Infine l'erba, spettinata e smossa dal vento.
Per goderne l'intera meraviglia, bisogna calcolare di essere là alla fine di maggio,
quindi lasciarsi prendere dal lieve stordimento dell'aria fine
e dalla vertigine che dà l'apertura verso la Serra, una linea che pare tracciata col righello.
All'imbrunire qualche lume punteggerà il vallone; sarà facile allora
veder salire al cielo pennacchi di fumo: gli sterpi bruciati dai contadini per tener pulito il Parco.
Si potrebbe credere d'essere in un accampamento pellerossa, le tende nascoste dal prato che digrada in scalini, dove le corse dei bambini faticano ad arrestarsi per la velocità della discesa.
La Serra vista dal Parco, attraverso il dondolio dei liriodendri,
nelle serene mattine autunnali dai contorni indistinti dà la perfetta illusione di essere al mare.
Così doveva presentarsi l'acqua a creazione conclusa: un filo pulito all'orizzonte
teso per un immaginario bucato di stelle,
non una vela a spezzarne la liscia superficie
Anche quando si avvicina l'autunno non manca niente a questo paesaggio agreste e dolce che s'appresta al dormiveglia ,
nulla a questo perfetto quadro di Delleani, che proprio a Pollone ebbe i natali.
Guardiani della natura del parco sono i contadini,
che già Giovanni Piacenza volle mantenere presenti ed importanti.
Essi, infatti, falciano e concimano i prati
riparano i danni prima che degenerino, allevano le mucche e mondano i pascoli.
Placida si sposta la mandria per l'erba ormai rada, seguita a vista dalla vigile donna.
appena un puntino sulla vastità del pendio, ma per il vitellino è giunto il momento di essere allontanato dalla madre. Straziano i due muggiti nel momento dell'addio, dileguandosi nella sera incipiente sempre più fievoli.
sempre più fievoli. Persino la sofferenza è ugauale negli esseri viventi
L'altezza delle felci, pur ragguardevole, spiega a malapena quella dei rododendri, che raggiunto il secolo di vita possono superare i 10 m. Un esemplare dai rossi germogli smaltati
gareggia in imponenza con gli arbusti di lillà, ma in Burcina ci sono anche quelli bianchi e rosa,
il capino tondeggiante come le girandole del Luna Park. Un soffio di vento più forte, chissà, potrebbe far ruotare, le piccole pale tremanti, confondere i bimbi col vero giocattolo tra le mani...
Trovarsi nello stesso momento sciorinate davanti innumerevoli varietà di rododendri ibridi
adagiati in due conche di cinquantamila metri quadrati totali non è esperienza da poco
e giustifica appieno l'improvviso silenzio che coglie i turisti alla loro apparizione.
Come la felicità e il dolore, anche lo stupore non ha parole adeguate per essere comunicato:
lascia increduli e disorientati
La parte nuova dellaBurcina, su verso la punta, ha un voluto aspetto di disordine ordinato
con le kalmie delicate riunite in forma di cespugli ed i rododendri di diverse altezze che le sovrastano.
Infine l'erba, spettinata e smossa dal vento.
Per goderne l'intera meraviglia, bisogna calcolare di essere là alla fine di maggio,
quindi lasciarsi prendere dal lieve stordimento dell'aria fine
e dalla vertigine che dà l'apertura verso la Serra, una linea che pare tracciata col righello.
All'imbrunire qualche lume punteggerà il vallone; sarà facile allora
veder salire al cielo pennacchi di fumo: gli sterpi bruciati dai contadini per tener pulito il Parco.
Si potrebbe credere d'essere in un accampamento pellerossa, le tende nascoste dal prato che digrada in scalini, dove le corse dei bambini faticano ad arrestarsi per la velocità della discesa.
La Serra vista dal Parco, attraverso il dondolio dei liriodendri,
nelle serene mattine autunnali dai contorni indistinti dà la perfetta illusione di essere al mare.
Così doveva presentarsi l'acqua a creazione conclusa: un filo pulito all'orizzonte
teso per un immaginario bucato di stelle,
non una vela a spezzarne la liscia superficie
Anche quando si avvicina l'autunno non manca niente a questo paesaggio agreste e dolce che s'appresta al dormiveglia ,
nulla a questo perfetto quadro di Delleani, che proprio a Pollone ebbe i natali.
Guardiani della natura del parco sono i contadini,
che già Giovanni Piacenza volle mantenere presenti ed importanti.
Essi, infatti, falciano e concimano i prati
riparano i danni prima che degenerino, allevano le mucche e mondano i pascoli.
Placida si sposta la mandria per l'erba ormai rada, seguita a vista dalla vigile donna.
appena un puntino sulla vastità del pendio, ma per il vitellino è giunto il momento di essere allontanato dalla madre. Straziano i due muggiti nel momento dell'addio, dileguandosi nella sera incipiente sempre più fievoli.
sempre più fievoli. Persino la sofferenza è ugauale negli esseri viventi
L' autunno ha lavato i pennelli nel lago ma incredibilmente i colori non si sono fusi.
Così duplicata, s'affaccia sull'acqua la "Casina blu" serrando ben stretto al suo muro
l'affresco dipinto per commemorare la promulgazione dello Statuto Albertino, il 4 marzo 1848.
La pittura vuol così esaltare un alto magistrato della famiglia Piacenza.,
primo Presidente della Corte d'Appello di Torino, che aveva collaborato alla stesura della carta costituzionale.
Dopo l'unificazione, questa ebbe valore nel Regno diItalia fino a tutto il 1947,
quando venne sostituita dalle norme repubblicane.
Cavaliere di vedetta dalla lancia in resta, che novità dalla torre di vedetta?
Truppe d'assedio dal Mucrone imbiancato, nemici in vista pronti alla conquista,
o giorni difficili che s'approssimano per tutti?
Tavolozza di colori, ripete a risposta la prodiga stagione sul terreno zuppo e muschiato,
battaglioni di foglie turbinanti s'insediano sui cedri e le querce, gli abeti e le betulle
ma di nuovo predomina il potere del vento, che lungo il vallone allarga il suo lamento.
Nelle fredde e serene giornate d'inverno quando una vena di primavera si sente già scorrere sotto la neve
se si scorre l'orizzonte si può scorgere il Monviso, affilato come punta di matita sulla linea mista
delle Alpi Cozie. Vi nasce con irrisorio zampillo il Po, " il grande fiume" che nella Pianura Padana non permetterà poi di individuare l'altra riva neanche a vegetazione caduta
Sculture astratte, contorte e bizzarre si sussurrano segreti millenari con l'affanno nella voce,
per paura di non arrivare a tempo al prescritto incontro con le fate. Si distinguono le campagnole
col fazzoletto annodato al mento e i figli appesi alle sottane, gli uomini col canestro di funghi e noci ed i vecchi con la schiena inarcata. Metafora di un umanità solidale,
s'avventurano per luoghi poco noti senza mai disperdersi, complottando durante la marcia sul destino della gente.
Di fatto, il dialogo si svolge tra le radici aeree del cipresso di palude, le quali, come in molte piante tropicali palustri, non trovando nell'ambiente in cui vivono l'ossigeno necessario alla respirazione,
s'ergono verticalmente fuori dal terreno alla sua ricerca,
Somigliamo anche noi un poco a loro quando siamo felici: sazi di gioia potremmo vivere d'aria
La Burcina è un grande sogno realizzato, è luogo di pace incantato e pieno di magia.
E' una collina di perle, una collana di fiori fatata!
In questo periodo anche Spirulina autrice del blog Spiga di lavanda scriverà un post sul Parco della Burcina, non dimenticate di passare sul suo blog a leggerlo ( spigadilavanda.blogspot.it )
è piantare un albero che farà ombra
a persone che non conoscerà mai"
( World Wildlife Found
( Alcune parti del testo sono liberamente tratte dal volume " Collina di Perle " )
Un bellissimo posto in cui trovare l'amore per la vita.
RispondiEliminaGrazie per averci illustrato questo incanto della natura.
Sandro
c
RispondiEliminaCiao Sandro, benvenuto! Sì, è un posto molto bello,ho la fortuna di abitare vicino e spesso è meta delle nostre passeggiate, in ogni stagione ha un suo fascino. Ciao, a presto, Antonella
Una ventata di meraviglia, grazie Antonella! Quanto amo la Burcina. E conosco il volume "Collina di Perle" che custodisco gelosamente tra i miei libri. Quanto può perdersi la vista e il pensiero nella valle dei rododendri? Bellissimo, uno spunto per far conoscere la mia terra ai giovani di qui. Ancora grazie!
RispondiEliminac
RispondiEliminaCiao Carla, grazie, in effetti a questo ci ho lavorato parecchio! Il volume Collina di perle è veramente meraviglioso, come tutti gli altri di quella collana. E la Buecina poi è veramente la realizzazione di un grande sogno. Ciao, un grosso abbraccio Antonella
Dalle foto e da quello che scivi deve essere sicuramente un posto fantastico!! felice serata....ciao
RispondiEliminaC
EliminaCiao Giancarlo, sì è veramente un posto fantastico in qualsiesi periodo dell'anno merita una visita. Ciao Buona settimana,Antonella
Fan-ta-sti-ca! Davvero brava, non conoscevo questi scritti, ma hanno colto l'essenza di questo posto magico.
RispondiEliminaE anche la parte storica...degna di History Channel.
E' un luogo magico, e tu sei stata bravissima a trasmettere l'amore per questo luogo.
Un saluto.
c
EliminaCiao Spirulina, sono contenta che ti sia piaciuto, mi è venuto un po' lungo ma erano troppe le coseche volevo dire. Sono contenta che, come dici tu, si sia capito che è un luogo cheamo. Aspetto con ansia il tuo. Ciao, a presto, Antonella.
La burcina è bellissima e complimenti per le tue belle parole! Un abbraccio
RispondiEliminaciao Diana, ha ragione è bellissima. Tu stai meglio?
EliminaUn abbraccio e grazie di essere passata, A
Ciao Antonella! Che reportage straordinario. Anche noi abbiamo un parco simile, anche se molto modesto. Il parco San Grato, a Carona. Ma il vostro è straordinario!!
RispondiEliminaSaluti cari
Cinzia
C
EliminaCiao Cinzia, sono contenta che sei passata e hai potuto vedere questo post perchè so che ami molto i fiori...potrebbe anche essere un'idea per una domenica fuori porta. Grazie dei complimenti, buona settimana, Antonella
Un fantastico post!!! Complimenti per le splendide immagini!!! Baci
RispondiEliminac
EliminaCia, grazie dei complimenti, ma non sono io, è il posto che è splendido. Baci anche ate, buona settimana, Antonella
beh certo che in questo blog sempre possiamo trovare belle idee turistiche se uno vuole farsi un giro dalle parti del Piemonte del nord!! :) che bello questo parco... e quante foto.. sembra di essere li!! sopratutto bellissime le foto con panorami mozzafiato.. io adoro la montagna :)
RispondiEliminaC
RispondiEliminaCiao, non sapevo che avevamo in comune l'amore per la montagna oltre a quello per i cani e penso gli animali in genere. E' un parco veramente stupendo fa anche capire quanto i nostri industriali di un tempo erano attenti alla natura e al benessere dei loro operai. Parchi come questo o come la nostra stupenda panoramica Zegna non sono mai stati privati ma fin dal primo momento sono stati a disposizione di chiunque volesse godere di questa pace e questa bellezza. Non è poco! Se deciderai di fare un viaggio in Piemonte non dimenticare questi posti. Ciao, Antonella