Il seguito di un romanzo dal successo straordinario come "La solitudine dei numeri primi"
di Paolo Giordano, era atteso con aspettative circospette.
La seconda prova è sempre delicata e in molti si saranno buttati
su "Il corpo umano" con l'inconfessata speranza di trovarlo debole e inadeguato al clamore dell'esordio.
Il successo porta sempre invidia.
Invece Giordano ce l'ha fatta e il suo secondo passo non finirà in un
inglorioso scivolone.
Abbandonate le atmosfere adolescenziali ed intimiste, presenta un'opera corale,
con molti personaggi, prospettive e punti di vista.
La vicenda è in gran parte ambientata in una base avanzata delle
nostre cosiddette forze di pace in Afghanistan, nella regione del Gulistan. Posti dove l'autore è stato di persona a scrivere reportage per una rivista, e dove si è
documentato con precisione.
Protagonista principale è il Tenente medico Alessandro Egitto, in missione da
molti mesi e con poca voglia di ritornare a casa;
a Torino, la sua famiglia di origine, solidamente borghese ( anche il padre deceduto da poco era medico,
sebbene non militare ), si è sfasciata all'improvviso per una serie di
incomprensioni. In particolare la sorella di Alessandro, Marianna, si è
ribellata alle aspettative dei suoi, che aveva soddisfatto
per oltre vent'anni.
Intorno a questa storia si sviluppa una delle tre grandi domande del libro:
cos'è la famiglia?
Un altra domanda è: come si diventa un soldato?
In larga parte l'attenzione del lettore è concentrata sulla vita di un plotone
di 27 militari sotto il comando diretto del Maresciallo Antonio Renè,
uomo onesto e scrupoloso che vive con puntiglio la responsabilità della sicurezza altrui.
Renè, nervi d'acciaio, ha 25 anni, piace molto alle donne
è un modello di virilità e affidabilità.
Ma in guerra non ci son o certezze.
Lo apprenderanno sulla loro pelle i soldati del plotone,
il timido Ietri, lo strafottente ma anche valoroso Cederna.
Camporesi nostalgico della famiglia lontana, Zampieri, l'unica ragazza,
Mitrano, oggetto di scherzi nella noia dell'inazione, Torsu,
il sardo più debole di salute, e così via.
Il punto di vista dello scrittore si sposta spesso dall'uno all'altro,
entra nelle loro teste, li mette a fuoco nelle loro ambizioni, nelle loro insicurezza psicologiche,
ma anche nella ferma volontà di compiere il loro dovere.
Per un pelo questo di Giordano non è un romanzo patriottico.
La tentazione di renderlo tale può esserci stata e sarebbe stata una bella novità,
ma su ciò ha prevalso un modo di sentire più neutro,
una piccola scaltrezza.
Comunque non ci sono vigliacchi tra i soldati.
Un po' meno simpatici risultano invece i superiori, in particolare
il Colonnello Ballesio, comandante della missione,
disincantato e cinico.
L'impalcatura del libro è nel gioco dei rapporti, nella loro
quotidianità vissuta in un territorio ostile ma dai paesaggi unici.
Sabbia, pietre, polvere ma anche montagne che sfumano come sipari
nelle albe e nei tramonti colorati.
L'avamposto chiamato FOB è una specie di bolla di sicurezza in campo nemico.
Oddio, sicurezza è una parola grossa. Così scrive l'autore:
" Una consapevolezza nuova, però, li fa tremare impercettibilmente.
I veterani, che conoscono la sensazione da altre missioni, la accolgono flemmatici
e alle reclute in cerca di conforto rispondono e dove credevi di essere, alla colonia estiva?
Eppure anche loro, combattenti esperti e coriacei, vedono per la prima volta la fortezza
inespugnabile che hanno eretto per ciò che è davvero:
un recinto di sabbia esposto alle avversità."
Questo unisce chi la abita.
Alla terza grande domanda che aleggia nell'aria:
che cosa provoca una guerra?,
è ben difficile dare risposta. L'Umanità ci prova fin dai tempi di Omero.
Di sicuro c'è che gli impulsi alla sopravvivenza
sono più forti di tutto.
La missione è un rito di passaggio, di iniziazione.
Quelli tra i ragazzi soldato che torneranno in Italia si troveranno ad
affrontare una società civile dai contorni estraniati.
Non tutti resteranno militari.
La parte più enigmatica del libro è il titolo.
Di quale corpo umano stiamo parlando? E perchè?
E' pur vero che il protagonista è un medico, chiamato a prendersi cura di
quasi 200 persone, E in zona di guerra.
La visione meccanicistica dell'uomo-soldato è adombrata:
un ingranaggio di una grande macchina di morte e distruzione.
Ma ogni corpo descritto da Giordano è una coscienza individuale,
con caratteri ben definiti.
Forse la quarta domanda, inespressa, dell'opera, poteva essere:
che ne è dell'anima che abita il nostro corpo?
( fotografie dal web )
bella faccia 'sto giordano.. non l'ho mai letto, ma non si mai..ciao
RispondiEliminaLeggilo, non è male, a me non piace molto la letteratura contemporanea ma lui non mi spiace.
RispondiEliminaBuon fine settimana.
Antonella
Ciao Anto,
RispondiEliminacalda accoglienza natalizia nel tuo angolo!
Quando regalai a Lorenzo il primo romanzo, lui ebbe una reazione di disagio alla lettura,forse richiamata dalla cruda visione dell'adolescenza, per lui ancora molto vicina e di certo non indolore.
Mi propongo di leggere anche questo e ti ringrazio per la dettagliata recensione che ne offre una panoramica interessante.
Saluti cari
Marilena
Anche a me, sebbene ormai lontana dall'adolescenza, "La solitudine dei numeri primi"
RispondiEliminaaveva provocato un grande disagio, ma proprio per questo mi era piaciuto...gli scrittori italiani contemporanei non riescono a suscitarmi nessuna emozione, quindi non mi sembrava vero che qualcuno ci fosse riuscito. Questo libro è molto diverso e comunque molto bello.
Mi fa piacere che la mia atmosfera natalizia ti piaccia, da domani qui da me sarà davvero Natale!
Ciao, buon pomeriggio.
Antonella
Il primo mi è piaciuto tantissimo e il secondo è da leggere dopo la tua splendida recensione.
RispondiEliminaBuon pomeriggio, Antonella.
Ciao Gianna, mi sono piaciuti tanto tutti e due anche se in modo molto diverso. Se lo leggi mi farai poi sapere cosa ne pensi.
EliminaBuon pomeriggio a te e buon fine settimana.
Antonella
L'ai recensito in maniera stupenda e penso sia un libro da leggere
RispondiEliminaciao Antonella buon weekend.
Tiziano
Sì, è da leggere, non vi voglio dire di più perchè alla fine vi rovinerei la lettura però io l'ho trovato un gran bel libro.
EliminaCiao, buona giornata.
Antonella
Proveremo a leggere anche questo, dopo "La solitudine dei numeri primi"
RispondiEliminaCiao, Antonella! ♥
Ciao Lella, mi sembra di sentirti un tono rassegnata, a te non era piaciuto "La solitudine dei numeri primi" oppure il tono rassegnato è come il mio che ormai sono rassegnata al fatto che per ogni libro che leggo se ne aggiungono altri 10 nuovi che voglio leggere?
EliminaCiao, buona serata.
Antonella
Ciao Antonella,
RispondiEliminaio non l'ho ancora letto, però l'altro giorno da Feltrinelli l'ho preso diverse volte in mano. Ma come sai non compro mai libri se non sò prima la trama, ora grazie a te sò di cosa parla e quali tasti tocca, quindi ho tutto ciò che mi serve per comprarlo. Grazie!!!
Splendida recensione;)
bacione e buona serata
p.s. scusa se ti tormento con le mie paranoie
Ciao Audrey, per prima cosa smetti di dire che mi tormenti...hai avuto un momento di sconforto perchè temevi di non riuscire a fare tutto per domani...e per le altre cose avevi ragioni.
EliminaIl libro come avrai capito a me è piaciuto e penso che potrebbe piacere anche a te.
Ci sentiamo domani mattina, un bacio.
Antonella
Mi spaventa sempre l'idea di leggere libri di guerra... di solito lascio perdere... la tua recensione mi ha incuriosito... ci penserò.
RispondiEliminaBuon fine settimana, saluti cari!
Ciao Cinzia, io leggo spesso libri in cui uno dei protagonisti è la guerra. Comunque, per il mio modo di intendere, questo non è un libro di guerra ma un libro di uomini.
RispondiEliminaSpero tu stia meglio, buon fine settimana e auguri per uno splendido dicembre.
Antonella
Non saprei. Non credo sia un libro in grado di catturarmi. Ma non si sa mai. Per il momento mi sono immersa nella lettura di Céline, che conoscevo solo per "Mort à crédit".
RispondiEliminaCiao Ambra, non conosco molto Celinè, ho da anni due suoi libri sul comodino, ogni tanto li inizio ma poi non arrivo mai alla fine. Giordano a me non spiace, è uno dei pochi, nel grande mare di scrittori che sfornano libri come il fornaio sforna pane, che scrive bene e non è banale. Non amo la letteratura contemporanea e in particolare non mi piacciono gli scrittori contemporanei italiani, ma lui è bravo.
RispondiEliminaCiao, buona serata, a presto.
Antonella
In effetti la tua recensione così accurata fa proprio venire la voglia di leggere questo libro. Credo che ci farò un pensierino!
RispondiEliminaGrazie e buon weekend!
IAO kATHERINE, non è un capolavoro della letteratura però è un bel libro, scritto bene che analizza bene l'animo degli uomini...oggi in un libro questo, secondo me, è tantissimo.
EliminaBuon fine settimana.
Antonella