«Sono nata a Firenze il 29/6/1929 da genitori fiorentini: Tosca ed Edoardo Fallaci.
Da parte di mia madre, tuttavia, esiste un “filone” spagnolo: la sua bisnonna era di Barcellona.
Da parte di mio padre, un “filone” romagnolo: sua madre era di Cesena.
Connubio pessimo, com’è ovvio, nei risultati temperamentali. Mi ritengo comunque una fiorentina pura. Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento.
Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione.
All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo:
Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa».
Così Oriana Fallaci racconta le sue origini ne La vita di Oriana narrata da Oriana stessa per i lettori dell’«Europeo», un testo inviato al collega Salvatore Giannella
e destinato ai lettori della rivista cui collaborava.
A Firenze vive l’infanzia e la prima adolescenza.
Le condizioni economiche della sua famiglia non sono certo agiate
(«i miei genitori erano abbastanza poveri. Mio padre possedeva
una piccola “bottega artigiana” fiorentina, con tre o quattro operai che gli costavano tutto il guadagno») e lei, prima di quattro figlie, si assume fin da bambina le maggiori responsabilità,
anche nei confronti delle sorelle Nerea e Paola; la più piccola, Elisabetta, arriva quando Oriana è già adulta.
I genitori hanno un ruolo fondamentale nella formazione del suo carattere e
nella sua crescita intellettuale: da una parte il padre Edoardo, fervente antifascista, perseguitato politico, sorvegliato dal regime, nel 1944 arrestato e torturato
a causa di un deposito di armi ricevute dagli americani;
dall’altra la madre Tosca Cantini, una donna forte e coraggiosa,
sostenitrice delle idee del marito con il quale condivide anche la passione della lettura.
I pochi risparmi della famiglia vengono investiti nell’acquisto di libri, ed è forse la loro presenza in casa a spingere Oriana, fin dalla più tenera età, sulla via della scrittura
(«quando avevo cinque-sei anni non concepivo nemmeno un mestiere che non fosse il mestiere di scrittore.
Il giornalismo all’inizio per me fu un compromesso, un mezzo per arrivare alla letteratura»).
E scrittore, non scrittrice, sarebbe rimasto per sempre il suo modo di definire se stessa.
A soli 14 anni Oriana si trova già in prima linea nella Resistenza partigiana:
quella prima linea che non avrebbe mai più abbandonato,
Con la sua bicicletta e il nome di battaglia Emilia
accompagna verso le linee alleate i prigionieri inglesi e americani fuggiti dai campi di concentramento italiani dopo l’8 settembre,
e questi viaggi «duravano giornate intere: 50 chilometri, anche, ad andare, e 50 a tornare».
È inoltre «staffetta di città ed anche di montagna», e si occupa di consegnare ai compagni partigiani
armi, giornali clandestini e messaggi segreti,
superando i posti di blocco dei nazifascisti che di lei non potevano dubitare
(«per me era abbastanza facile in quanto ero una bambina dall’aspetto molto infantile.
Portavo ancora le trecce»).
Quegli anni, per i quali avrebbe poi ricevuto un attestato al valore,
la aiutano a sviluppare quell’autodisciplina e quell’acutissimo senso del dovere
che l’avrebbero resa una lavoratrice instancabile fino agli ultimi giorni di vita
(«sono un soldato. Lo sono fin da ragazzina, quando nella mia famiglia di antifascisti diventai anche io un partigiano. Un soldato»).
Insieme al rifiuto della guerra cresce dentro di lei l’amore per la letteratura,
ed è così forte da portarla a disubbidire all’adorata madre, come racconta nella Rabbia e l’Orgoglio:
«Sa, quand’ero bambina dormivo nella Stanza dei Libri.
Nome che i miei amati e squattrinati genitori davano a un salottino stracolmo di libri
comprati faticosamente a rate.
Sopra lo scaffale del minuscolo divano da me chiamato il mio letto c’era un librone
con una dama velata che mi guardava dalla copertina.
Una sera lo ghermii e... La mamma non voleva.
Appena se ne accorse, me lo tolse di mano. “Vergogna! Questa non è roba da bambini!”
Ma poi me lo restituì. “Leggi, leggi. Va bene lo stesso.”
Così Le Mille e una Notte divennero le fiabe della mia fanciullezza e
da allora fanno parte del mio patrimonio libresco».
Una sera lo ghermii e... La mamma non voleva.
Appena se ne accorse, me lo tolse di mano. “Vergogna! Questa non è roba da bambini!”
Ma poi me lo restituì. “Leggi, leggi. Va bene lo stesso.”
Così Le Mille e una Notte divennero le fiabe della mia fanciullezza e
da allora fanno parte del mio patrimonio libresco».
A stregarla è Jack London. Scrittore e giornalista, quell’uomo che per mantenere vivo il sogno della scrittura lavorò come cameriere e cercatore d’oro diventa per lei un esempio da seguire a tutti i costi.
Oriana affronta dapprima la lettura di Martin Eden, e in seguito si abbandona al Richiamo della foresta,
libro del quale, ormai giornalista affermata, avrebbe scritto un’introduzione per la Bur:
«Non ricordo chi mi dette quel libro. Forse mio padre, forse mia madre.
Ma ricordo che aveva la copertina rossa e che stava, insieme a molti altri libri dalla copertina rossa,
in un mobile con gli sportelli di vetro.
I libri, a quel tempo, erano i miei balocchi. E il mobile con gli sportelli di vetro
era il mio paradiso proibito perché la mamma non mi permetteva di aprirlo.
“Sono libri del babbo, sono libri da grandi, non da bambini” diceva. [...]
Nella prima fila c’erano esclusivamente i volumi con la copertina rossa
e su quelli, non su gli altri, sognavo. Erano belli perché erano misteriosi. [...]
Proprio di fronte al paradiso proibito stava il mio divano-letto, e quel giorno ero malata.
D’un tratto qualcuno aprì lo sportello, disse leggi-questo-qui,
e un libro con la copertina rossa cadde tra le mie mani.
Lo afferrai con l’avidità con cui si afferra un regalo atteso troppo a lungo.
Era un libro di Jack London, Il richiamo della foresta.
Lo sfogliai con la delicatezza che si usa quando si tocca un velo. La carta era dura, pesante, quasi un cartoncino [...]».
Oriana affronta dapprima la lettura di Martin Eden, e in seguito si abbandona al Richiamo della foresta,
libro del quale, ormai giornalista affermata, avrebbe scritto un’introduzione per la Bur:
«Non ricordo chi mi dette quel libro. Forse mio padre, forse mia madre.
Ma ricordo che aveva la copertina rossa e che stava, insieme a molti altri libri dalla copertina rossa,
in un mobile con gli sportelli di vetro.
I libri, a quel tempo, erano i miei balocchi. E il mobile con gli sportelli di vetro
era il mio paradiso proibito perché la mamma non mi permetteva di aprirlo.
“Sono libri del babbo, sono libri da grandi, non da bambini” diceva. [...]
Nella prima fila c’erano esclusivamente i volumi con la copertina rossa
e su quelli, non su gli altri, sognavo. Erano belli perché erano misteriosi. [...]
Proprio di fronte al paradiso proibito stava il mio divano-letto, e quel giorno ero malata.
D’un tratto qualcuno aprì lo sportello, disse leggi-questo-qui,
e un libro con la copertina rossa cadde tra le mie mani.
Lo afferrai con l’avidità con cui si afferra un regalo atteso troppo a lungo.
Era un libro di Jack London, Il richiamo della foresta.
Lo sfogliai con la delicatezza che si usa quando si tocca un velo. La carta era dura, pesante, quasi un cartoncino [...]».
Promossa sempre con il massimo dei voti, dopo l’Istituto magistrale
si iscrive al Liceo Classico Galileo Galilei dove forgia il suo carattere e la sua grinta
(«In condotta però davo problemi. Non perché mancassi di rispetto verso i professori ma perché polemizzavo spesso con loro.
In terza liceo fondai e capeggiai un movimento studentesco chiamato “Unione Studenti”: US. [...]
Volevamo, infatti, fare un sindacato degli studenti»).
Nonostante alcune difficoltà nelle materie scientifiche (matematica e fisica),
con un anno di anticipo si presenta all’esame di maturità;
alla prova scritta di italiano consegna un tema fortemente polemico,
Il concetto di patria dalla Polis greca a oggi.
I professori si dividono, ne scaturisce uno scontro di vedute,
ma tra i conservatori che optano per l’insufficienza
e i più illuminati che scorgono del genio in quello scritto, sono i secondi a spuntarla.
Votazione: 10 –.
Gran donna oltre che grande scrittrice!
RispondiEliminaSe questo è il tuo modo di "ricordare" la festa della donna...l'hai fatto alla grande!
Ciao Antonella.
Ciao Pino, non non è un modo per ricordare la festa della donna, festa a cui non credo molto, è il primo di una serie di post per ricordare Oriana Fallaci e per riparlare di tutti i suoi libri, è un po' che ci sto lavorando, la data è casuale.
EliminaHai ragione è stata una grande donna e una grande scrittrice.
Ciao, buon pomeriggio.
Antonella
Personalità forte e convincente quella di Oriana.
RispondiEliminaDonna rispettabilissima.
Ciao Gianna, sì una grande personalità per una grande donna.
EliminaBuona giornata.
Antonella
Una fra le figure più importanti della nostra epoca e non solo nel campo della letteratura. E' sintomatico il fatto che a soli 14 anni fosse tanto attiva per un ideale che spesso a quell'età, manca. Del resto la famiglia ha sicuramente dato un forte contributo alla formazione della sua personalità.
RispondiEliminaUna personalità forte, volitiva, spesso controcorrente ma sempre grandissima.
EliminaCiao Ambra, a presto.
Antonella
Cara Antonella,
RispondiEliminaOriana Fallaci è forse la mia scrittrice preferita, rileggere parte della sua avventurosa vita nel tuo post mi ha fatto un grande piacere.
Un pò ti assomiglia, secondo me avete la stessa decisione.
Un abbraccio
Beatrice
Beatrice...non me l''aspettavo per me il fatto che mi dici"un po' t'assomiglia, avete la stessa decisione "non è solo un complimento è molto, molto di più....come ho già scritto in un altro post avrei voluto avere qualche cosa di Oriana Fallaci e adesso tu mi dici questa cosa bellissima. Grazie!
EliminaCi saranno ancora molti post su Oriana, sia sulla sua vita che sui suoi libri.
Ciao, un abbraccio.
Antonella
Uno dei nostri miti! le notti a leggere "Niente e così sia!", "lettera ad un bambino mai nato", Un uomo... a seguirla sulle pagine di Epoca e dell'Europeo
RispondiEliminaHai ragione Renata è stata uno dei miti dei nostri anni, " niente e così sia e Se il sole muore, insieme ad Intervista con la storia hanno accompagnato i miei anni "ruggenti".
EliminaMa in realtà poi l'ho seguita per tutta la vita raccogliendo ogni suo articolo, ogni sua intervista, comperando tutti i suoi libri e rileggendoli sempre con grande piacere.
Tutte le settimane parlerò un po' di le, della sua vita vissuta intensamente e dei libri.
Ciao, a presto e buona serata.
Antonella
Il nostro libro preferito è Intervista con la Storia: bellissimo post e il disegno ci ha inteneriti.
RispondiEliminaUn abbraccio zamposo
EliminaAnche voi lettori della Fallaci...bellissimo ritrovarsi nelle stesse letture.
Anche a me piace molto "Intervista con la Storia" ma, forse, quello che amo di più è "Niente e così sia"
Più avanti ne parlerò dettagliatamente.
Ciao, un abbraccio zamposo anche a voi.
Antonella
Un interessante ritratto di questa grande scrittrice. Una donna molto combattiva e determinata.
RispondiEliminaSin da piccola era una divoratrice di libri... non mi meraviglia!
Ciao e buona giornata!
EliminaCiao, è bellissima l'immagine del libro rosso che le "cade" in mano durante un periodo di malattia quando era bambina e il suo innamoramento per i libri.
Una donna, una grande donna tenace, combattiva, volitiva, dura...a me piaceva molto.
Ciao e buona serata.
Antonella
Ne l'avevi scritto che avresti pubblicato dei post su Oriana ed eccolo qui il primo, è bellissimo!
RispondiEliminaNon conoscevo queste cose su di lei, grazie mille, ora apprezzerò ancora di più i suoi libri.
Un baciotto
Ciao Melinda, finalmente è partita questa serie di post a cui tengo veramente tanto.
EliminaSono contenta che ti piaccia inizialmente i post saranno dedicati a lei, alla sua vita e alla sua carriera poi passerò ad analizzare i suoi libri...credo che tutto quello che voglio scrivere occuperà buona parte dell'anno...quindi al giovedì ricordati che hai un appuntamento.
Un grande bacio.
Antonella
Quando penso a lei, nelle interviste, nei primi piani ricordo due occhi tristissimi...
RispondiElimina
EliminaCiao Grazia, davvero? Non ho mai associato Oriana Fallaci alla tristezza, anche i suoi occhi non mi sembrano tristi ma determinati, occhi profondi e volitivi.
Sono contenta del tuo passaggio, a presto.
Antonella
Una donna volitiva e forte, una scrittrice piena di talento. Non conoscevo queste cose di lei, grazie per averlo postato.
RispondiEliminaCiao Stefania
EliminaCiao Stefania, secondo me una donna magnifiche, una donna che ti fa sentire orgogliosa di essere donna.
Da parte mia sono contenta di avervi raccontato una parte un po' meno nota della sua vita, ti invito, se ti fa piacere, a seguire anche gli altri post dedicate a lei che pubblicherò ogni giovedì.
Ciao, buona serata.
Antonella
Ciao Antolella,
RispondiEliminascusami ma ho letto solo un pezzo ho problemi di connessione la sera, proprio quando posso usare il pc ci si mette anche la adsl ufff....me lo leggo con calma sabato perchè è bellissimo ;)
un abbraccio
Ciao Audrey, mi spiace, già sei stanca e si mette anche la connessione a crearti problemi.
Stasera sono stanchissima anch'io,ne riparliamo sabato dopo che avrai letto.
Ciao, un bacione.
Antonella
Bello scoprire attraverso la lettura una grande donna, forte, decisa...
RispondiEliminabuona serata Antonella
un abbraccio
lella
EliminaCiao Lella, io ho sempre ammirato tantissimo Oriana Fallaci sia come donna che come scrittrice.
Hai ragione, una grande donna.
Ciao, buona serata.
Antonella
ciao
RispondiEliminami è piaciuto molto leggere questo post.
La Fallaci una grande donna.
EliminaCiao Robby, sono contenta che ti sia piaciuto leggere questo post che è il primo di una serie dedicata a questa donna che per me rappresenta il mito.
Ciao, buona serata.
Antonella