Il più vecchio violino mai costruito venne fabbricato dal cremonese Antonio Amati nel 1564
ed è conservato all'Ashmolean Museum di Oxford; nello stesso museo è conservato anche il violino
più famoso del mondo, il Messiah, costruito da Antonio Stradivari centocinquant'anni dopo e ancor oggi
perfetto perchè non è stato suonato praticamente mai.
Fin da subito, quando fu inventato all'inizio del '500 il violino attirò le ire e gli amori riservati a ciò che è destinato a sovvertire le cose: si cercò di snobbarlo e di liquidarlo come uno strumento da saltimbanchi, un ambiguo e secondario accompagnamento alle danze a cui preferire la viola o il violoncello o il liuto.
Poi, però. quando la regina di Francia Caterina de' Medici la sdoganò nel bel mondo, si cominciò addirittura a temerlo.
La Chiesa lo mise al bando e alcuni editti ne ordinarono la sistematica distruzione: in quel suono c'era qualche cosa che non andava. E sarà stata la sua impressionante assonanza con la voce umana ma le prime associazioni tra vilino e demonio cominciarono allora: di lì in poi, per qualche ragione, nessuno si sarebbe mai più sognato di immaginare che un demone potesse suonare, chessò, la tromba, la cetra, o anche solo la viola.
Il diavolo, allora e per sempre, avrebbe suonato il violino.
Tutto ciò accadeva mentre la famiglia Amati, a Cremona, aveva già portato lo strumento a livelli eccellenti di perfezione. Le sue diverse parti erano contraddistinte in termini corporei e sensuali: il collo, il dorso, le costole,la pancia, le curve concave e convesse, soprattutto quei fori armonici - già allora di inarrivabile perfezione e bellezza - che Man Ray disegnerà nel 1924 sulla schiena di una modella nuda, immortalandoli nel Violon d'Ingres.
Già allora, nel '500, i vari pezzi venivano costruiti con legni diversi e si comprese che la scelta della vernice condizionava l'acustica, impegnando i liutai in discussioni infinite che proseguono ancora oggi.
Capita che un violoncello Amati del '500 sia ritenuto migliore di strumenti modernissimi. Un violino deve essere vecchio per suonare bene, c'è poco da fare: deve cioè conoscere il proprio padrone e adattarvisi, dimostrare memoria e fedeltà. Non si sa bene perchè ma è così. Chiedere a un violinista di cambiare strumento è come chiedergli di cambiare moglie: una follia, o una tentazione vertiginosa. Maksim Vengerof, uno degli artisti più dotati dell'ultima generazione, parlò infatti di matrimonio: nel 1997 per il suo Stadivari Kreutzer pagò quasi un milione di sterline.
Le violiniste hanno con lo strumento un rapporto ancora più fisico, quasi fosse un'estensione di loro stesse: la tedesca Anne- sSophie Mutter rinuncia alla spalliera e suona il suo Stradivari appoggiato sulla spalla nuda, mentre la giovanissima sovietica Viktoria Mullova, nel 1983, riuscì a passare il confine dopo aver lasciato il suo Stradivari in albergo: il Kgb, che la sorvegliava, perse tempo prezioso perchè ritenne impossibile che lo avesse abbandonato.
Sulla supremazia dei violini Stradivari poi siamo al mistero nel mistero.
L'arte di questo artigiano cremonese, a oltre duecentocinquant'anni dalla sua morte,resta un enigma:
la potenza e la coposità ottenuta dal suono dei suoi strumenti sono impressionanti anche nell'eseguire i pianissimo.
Gli Stradivari in buone condizioni valgono milioni di euro e sono suonati dai migliori esecutori del mondo: solo un altro liutaio cremonese, Giuseppe Guarneri detto " del Gesù ", mantiene una reputazione paragonabile. Nè la scienza nè la moderna liuteria, per il resto, sono riuscire a fornire risposte convincenti sul perchè i violini costruiti da Antonio Stradivari siano incomparabilmente i migliori: non è chiaro chi gli abbia insegnato il mestiere, non è chiaro perchè la sua tecnologia rinascimentale sia rimasta insuperata, non è chiaro perchè i suoi successori non riuscirono minimamente ad eguagliarlo.
Si sa che Straduvari nacque probabilmente come falegname e che fu impareggiabile anche nel decorare i ricci del manico, nell'inserire i filetti ornamentali, nell'intagliare i fori armonici; si sa che ascoltava direttamente le richieste dei musicisti e che fece incessanti sperimentazioni alla ricerca del suono perfetto: anche i suoi violoncelli sono i più apprezzati del mondo. E dire che per svelare il mistero le hanno tentate tutte.
Gli strumenti di Stradivari sono stati smontati e rimontati, replicati, esposti alla luce ultravioletta, esaminati al microscopio, sottoposti ad analisi chimiche e sofisticate tecniche di imaging.
Non sono giunte testimonianze circa la composizione delle vernici che usava, sicchè gli strati residui sono stati analizzati con spettrometri e con la difrazione dei raggi X: ma senza risultati apprezzabili.
L' adozione di una tecnica usata in ambito archeologico - la dendrocronologia, che analizza gli anelli del legno ed è in grado di risalire alla datazione precisa dell'albero utilizzato- ha permesso di concludere che in Europa, tra il 1645 e il 1715, ci fu una piccola era glaciale che favorì la crescita di alberi dal legno eccezionale e che permise a Stradivari, forse, di costruire strumenti irripetibili: il dettaglio è che lo stesso legno proveniente per lo più da valli del Trentino, fu usato anche dagli altri liutai cremonesi ed europei.
La dendrocronologia in definitiva ha permesso soltanto di smascherare molti falsi Stradivari, costruiti quando lui era già morto da un pezzo.Altro uovo di Colombo era sembrata la scoperta di una polvere situata tra il legno e la vernice degli Stradivari, una sorta di cenere vulcanica che forse l'artigiano usava come impermeabilizzante: ma la maggior parte degli studiosi l'ha giudicata ininfluente.
Suggestiva, ancora, l'ipotesi che il declino degli strumenti cremonesi sia legato all'avvento di Napoleone: le strade da lui costruite soppiantarono i fiumi come mezzo di trasporto dei tronchi, e forse, l'acqua aveva effetti benefici sul legno; interessante infine l'idea che il segreto potesse nascondersi nell'utilizzo di ceppi della marina veneziana impregnati di salsedine. In entrambi i casi, però, si parla di legno che fu usato anche dagli altri liutai.
La morale è che gli strumentisti di oggi che preferiscono strumenti moderni restano un'esigua minoranza: con la complicazione che gli Stradivari sono destinati a un progressivo logoramento - come tutto, a questo mondo - e che i violini ancora validi non superano la cinquantina.
Insomma, tutto finisce: puoi tirarla lunga, ma stanno per finire anche gli Stradivari.
( Fonte Filippo Facci, Libero 28 dicembre 2015)
( Fotografie dal web )
Cara Antonella, è molto interessante la storia dei famosi violini, io grazie a te posso dire , ora, che qualcosa ne so!!!
RispondiEliminaCiao e buona giornata cara amica.
Tomaso
Che storia affascinante...ma è una pena scoprire che i famosi violini Stradivari stiano per finire!
RispondiEliminaUn caro saluto
Ci vorrebbe un novello Stradivari quale discendente della famiglia, che ne salvasse l'antico splendore e la meritatissima fama. L'ultimo incontro blogger è stato a Cremona e siamo stati al Museo del Violino. E' stato bellissimo, c'era qualcosa di "religioso" in quelle sale, potevi sentire il profumo del legno che aleggiava nell'aria e il suono lontano di mille violini.
RispondiEliminaE' la dimostrazione che la qualità,
RispondiEliminaquella altissima che solo pochi sanno raggiungere
(e spesso vengono dalle nostre terre)
dura e paga,
è questa strada che dobbiamo percorrere
se vogliamo che il lavoro Italiano cresca.
Non intendo certo dire che tutti ci si metta a far violini,
ma voglio dire che tutto quel che facciamo
deve avere come primario imput la qualità.
Ciao Antonella,
RispondiEliminanon conoscevo quest'aurea di mistero che avvolge questi pregiati violini e
stato davvero bello leggere questa storia e non immaginavo fossero stati addirittura controllati ai raggi x.
Un abbraccione e buon fine settimana
a presto
Un post molto interessante ! Io ammiro chi sa suonare bene il violino ed è un vanto per l'Italia avere avuto artigiani del calibro di Stradivari, peccato che la storia di questi violini, sta per finire. Un saluto.
RispondiEliminaInteressante questo post. Abitando a Cremona devo andare un giorno a vedere il museo del violino.
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