mercoledì 9 aprile 2014

Oriana Fallaci / Niente e così sia





" Per quasi otto anni ho fatto il corrispondente di guerra in Vietnam.
Niente e così sia è il diario del primo anno che trascorsi laggiù
Quello che vide la battaglia di Dak To, l'offensiva di Tet, l'assedio di Saigon,
 e che per me si concluse altrove.
Cioè nella strage di Città del Messico dove rimasi gravemente ferita.
So che è stato definito un libro brutale, spietato, disperato. E forse lo è.
Ma io volevo soltanto raccontare la guerra a chi non la conosce."
( Oriana Fallaci )






Le riflessioni della Fallaci prendono spunto in questo libro da un’innocente domanda della sorellina Elisabetta: «La vita, cos’è?».
È il novembre del 1968 alla vigilia della partenza, e questo interrogativo la accompagna durante il lungo viaggio verso il Vietnam. All’arrivo a Saigon l’atmosfera è sospesa, surreale: del conflitto si sentono soltanto vaghi echi lontani, e più che in un Paese in piena guerra sembra di trovarsi in un Paese che dalla guerra è appena uscito.





L’Agence France Press di François Pelou sembra l’unico tramite tra quel microcosmo protetto e il resto del Vietnam; per quanto confuse, le notizie arrivano da ogni capo del Paese, e per la Fallaci e Moroldo, fotografo e compagno di viaggio, la guerra comincia da Dak To.
Bombardamenti, imboscate, attacchi incrociati ma soprattutto tanta paura: paura di morire, di sbagliare anche una sola minuscola mossa, che il «nemico» sia più rapido o più lucido nel momento della verità. 
«Chi dice di non avere paura alla guerra è un cretino o un bugiardo»
 asserirà in un incontro/intervista con Lucia Annunziata e Carlo Rossella pubblicato nel 2002 su «Panorama». «Guarda, alla guerra si ha sempre paura. Qualsiasi militare, di qualsiasi razza o nazione, te lo dirà.»  Ma proprio in Vietnam comincia «ad amare il miracolo d’essere nata».






Testimone di scontri atroci e di una violenza che spesso travalica ogni limite etico, la Fallaci dà vita a un reportage straordinario che tra le sue mani, giorno dopo giorno, si trasforma in un vero e proprio romanzo; in esso, oltre al resoconto dei fatti, propone un’analisi dell’animo umano, unendo il suo punto di vista alla pluralità di esperienze che i soldati degli opposti schieramenti le riferiscono nel corso di semplici chiacchierate o attraverso documenti preziosissimi (come lo straziante diario di un vietcong). 
Il Vietnam, Dak To, Saigon, americani e vietcong diventano una parte di sé dalla quale non può più prescindere. 






Sarà costretta a lasciare il Vietnam il 19 dicembre, ma «approfittando» dell’offensiva del Tet vi farà ritorno dopo neanche due mesi passati a New York. La guerra l’ha stregata, il mondo le appare vuoto e noioso, e il desiderio di capire gli uomini, partendo dal pascaliano 
«l’uomo non è né angelo né bestia, è angelo ed è bestia», 
la riporterà a quella prima linea, alla sfida cui non rinuncerà per l’intera vita.






Oltre trent’anni dopo svelerà il motivo reale di quel ritorno, della necessità viscerale di partecipare in prima persona alla «più bestiale prova di idiozia della razza terrestre»: «impegnata com’ero a condannare la guerra, della guerra io ho sempre raccontato gli orrori e basta. Non ho mai avuto la forza di confessare il fascino oscuro, la seduzione perversa, che essa esercita [...]. Una seduzione, Dio mi perdoni, che nasce dalla sua vitalità. La vitalità di quella sfida, appunto. [...] io non mi sono mai sentita così viva come quando, vinta la sfida con me stessa, viva sono uscita da un combattimento anzi da una guerra».






Per conoscerlo un po'



20 novembre mattina. Non è facile. La paura sta dentro di me, mi ghiaccia i piedi, e le mani, e non mi abbandona. Era quasi scomparsa mentre andavamo all’aeroporto, forse perché mi sentivo eccitata, ma è riapparsa appena siamo saliti sul cargo militare che ci avrebbe condotto a Pleiku: prima tappa per raggiungere Dak To. Era un grande cargo, un C130. Trasportava ottanta soldati diretti alla zona del fuoco, i soldati se ne stavano lì col fucile ritto fra le gambe, il volto chiuso in una rassegnata tristezza, e non ti dedicavan neppure un sorriso, uno sguardo curioso. Qualcuno dormiva, con l’elmetto calato sugli occhi. Poi, volavamo da un’ora, un sergente ha aperto bocca.
«Ragazzi, sapete che ieri un C130 è precipitato fra Pleiku e Saigon?»
«Chiudi il becco» ha risposto qualcuno.
«E perché?»
«Già, perché?»
«Un sabotaggio forse, o una cannonata. Nessuno ha fatto in tempo ad usare il paracadute, del resto il paracadute a che serve, mettiamo che ora succeda lo stesso, mentre cali a terra ti sparano.»
«E chiudi il becco!»
Allora lui s’è rivolto a Moroldo.
«Siete giornalisti voi due?»
«Sì.»
«Andate a Dak To?»
«Sì.»
«Idioti, chi ve lo fa fare?»
Me lo chiedo anch’io, ora che siamo a Pleiku, sotto questa tenda dove aspettiamo l’elicottero che ci porterà a Dak To, e la guerra non è più una parola, un’immagine sul giornale o alla televisione, un tintinnare di vetri, è qualcosa che stai per veder da vicino e toccare, in mezzo a questa pianura dove non c’è nulla fuorché una tenda e un’attesa, un nome che ripetono tutti: Dak To, Dak To, Dak To. Dak To è un villaggio situato a dieci miglia dal confine col Laos e la Cambogia, proprio dove sbocca la Pista Ho Ci Min, vale a dire la strada da cui arrivano i rifornimenti di Hanoi alle formazioni vietcong e alle truppe nordvietnamite infiltrate nel Sud. Verso la fine d’ottobre a Dak To c’era solo un battaglione di americani, una piccola base aerea. Poi un disertore vietcong rivelò che i nordvietnamiti erano riusciti ad ammassare sulle colline ben settemila soldati, con questi si accingevano a sferrare un attacco. Westmoreland parò il colpo concentrando diecimila fra paracadutisti e Marines, il 1° novembre ebbe inizio la più sanguinosa battaglia combattuta finoggi in Vietnam. A Saigon si dice: «O gli americani vincono entro sette giorni a Dak To, o Dak To diviene la loro Dien Bien Phu».
No, non è facile non avere paura.





( Immagini dal web )









28 commenti:

  1. Ciao Anto, questo libro della Fallaci non l'ho letto e la tua recensione mi è piaciuta molto. Appena avrò un pò di tempo lo leggerò!
    Un abbraccio

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    1. Ciao Melinda, te lo consiglio è uno dei suoi libri migliori, ovviamente secondo me.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  2. Ciao Antonella,
    uno scritto forte e importante. Oriana ha ragione "l'uomo è angelo ed è bestia".
    La guerra, quando la vivi, la vedi e la scruti da vicino non può non cambiarti la vita.
    Gran bel post
    un abbraccio e buona giornata ;)

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    1. Grazie Audrey, già le due facce, l'ambivalenza che alberga in ogni uomo.
      Un bacione.
      Antonella

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  3. Grazie per questo post/recensione, mi è piaciuto moltissimo e mi hai fatto venire voglia di leggere questo libro...
    un abbraccione :)

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    1. Ciao Vivy, a mio parere è uno dei libri migliori della Fallaci, ti consiglio di leggerlo...poi mi dici cosa ne pensi..
      A presto e buona giornata.
      Antonella

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  4. Non ho letto questo libro, ma ricordo che le sue dichiarazioni fecero scalpore.

    Moz-

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    1. Ciao Moz, il libro è molto bello ed interessante...io ringrazierò sempre lamia insegnante di lettere che forse ha rubato un po' di tempo a Manzoni e Dante ma ci ha avviati alla lettura di questa grande contemporanea.
      Ti auguro una buona giornata.
      Antonella

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  5. Ciao Antonella, hai scritto un bellissimo ritratto della Fallaci. Una donna senz’altro determinata, anche se a me non è mai piaciuta…

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    1. Ciao Silvia, credo che la Fallaci sia una di quelle donne che o piace moltissimo o non piace per niente...io l'ho sempre ammirata tantissimo per la sua tenacia e determinazione, per la sua vita, per i sui libri..
      Un abbraccio.
      Antonella

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  6. Sconvolgente sapere che a distanza di diciotto anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un'altra guerra forse ancora più feroce era scoppiata per finire solo dodici anni più tardi, lasciado ancora morte e distruzione, senza vincitori e vinti.
    Oriana ha testimoniato in prima persona tutto questo.
    Un abbraccio
    Xavier

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    1. Sconvolgente davvero e Oriana ha saputo darne una immensa testimonianza, non solo in questo libro ma anche in Saigon e così sia uscito alcuni anni fa dopo la sua morte e dove con i suoi scritti ci lascia un' altra grande testimonianza di quella guerra infinita

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  7. Come sembrano lontani quegli anni! Però, ci pensi, da allora c'è sempre stata qualche guerra in giro in cui andare a invischiarsi!

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    1. Sai che è una riflessione che ho fatto anch'io mentre rileggevo il libro...dopo non c'è più stata pace!
      Ti auguro una buona giornata.
      Antonella

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  8. Ciao cara Anto,la Fallaci è stata una donna forte, anche se molte cose non le ho condivise.

    Ti va di passare da me, c'è un gioco grazioso se hai voglia di partecipare.
    Un abbraccio.
    Dani

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    1. Ciao Daniela, sono passata da te e anche qui ti ringrazio...come ti ho detto ho il problema di non essere a casa ma se ti va bene appena rientro farò il post.

      La Fallaci è stata una grandissima donna e naturalmente riconoscerle questo merito non significa condividere tutto ciò che ha detto e scritto.
      Grazie ancora, un abbraccio.
      Antonella

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  9. Ciao Antonella...lo conosco ed è molto bello!
    Già!...bella domanda della sorellina...la vita cos'è?
    E bello è riuscire a dare una risposta certa....

    Ciao.
    Buona serata.

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    1. Ciao Pino eh sì, la domanda della sorellina è una di quelle che non ti fanno dormire la notte se inizi a pensarci...
      Buona giornata, a presto.
      Antonella

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  10. Non conosco il libro della Fallaci. Hai fatto un bellissimo post/recensione, complimenti. Ciao Antonella,
    Buona serata, a presto.

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    1. Ciao Ale, è un libro molto bello e anche molto crudo...la guerra, quella guerra così crudele, te la fa sentire davvero!
      Ciao, un abbraccio.
      Antonella

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  11. Grande donna e scrittrice...Oriana Fallaci.

    Bel post, Antonella.

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    1. Ciao Gianna, per me è veramente un "mito ", grande in tutto quello che ha fatto e scritto.
      Buona giornata.
      Antonella

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  12. ho letto molti libri della Fallaci di cui apprezzo la forza e la capacità di descrivere gli orrori ,anche se con molta crudezza
    un bel post ,grazie

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    1. Ciao Gabe, io ho letto tutti i suoi libri, questo è uno di quelli che amo particolarmente, certo lei non ha mai usato termini delicati o mezze misure nel descrivere la realtà, anche quella della guerra, e credo che questo sia il suo grande pregio.
      Grazie per aver apprezzato il post.
      Antonella

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  13. Un libro che promette di essere intensa e interessante, grazie!
    Abrazos!

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    1. Ciao Leovi, un libro bellissimo, a mio parere assolutamente da leggere.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  14. Concordo sul fatto che chi sostiene di non aver paura della guerra è un bugiardo; sono rimasta esterefatta dal tipo di reazione che ha avuto la Fallaci nei confronti della guerra definendone il fascino oscuro e una perversa seduzione.
    Bisogna davvero viverla per poterla descrivere e questo romanzo renderebbe bene l'idea.
    Bella recensione Antonella

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    1. Grazie Betty, gran bel commento...sì,perchè ci vuole anche il coraggio di dire che della guerra si ha paura, tutti ne abbiamo paura...però ne sentiamo anche il sottile e perverso fascino. Lei è stata grandissima nel descrivere questo .
      A presto.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")