Racconto di Natale
di Dino Buzzati
Così, quella sera il Duomo; traboccante di Dio. E benché sapesse che non gli competeva, don Valentino si tratteneva perfino troppo volentieri a disporre l'inginocchiatoio del presule. Altro che alberi, tacchini e vino spumante. Questa, una serata di Natale. Senonché in mezzo a questi pensieri, udì battere a una porta. "Chi bussa alle porte del Duomo" si chiese don Valentino "la sera di Natale? Non hanno ancora pregato abbastanza? Che smania li ha presi?" Pur dicendosi così andò ad aprire e con una folata divento entrò un poverello in cenci.
"Che quantità di Dio! " esclamò sorridendo costui guardandosi intorno- "Che bellezza! Lo si sente perfino di fuori.
Monsignore, non me ne potrebbe lasciare un pochino? Pensi, è la sera di Natale. "
"E' di sua eccellenza l'arcivescovo" rispose il prete. "Serve a lui, fra un paio d'ore. Sua eccellenza fa già la vita di un santo, non pretenderai mica che adesso rinunci anche a Dio! E poi io non sono mai stato monsignore."
"Neanche un pochino, reverendo? Ce n'è tanto! Sua eccellenza non se ne accorgerebbe nemmeno!"
"Ti ho detto di no... Puoi andare... Il Duomo è chiuso al pubblico" e congedò il poverello con un biglietto da cinque lire.
Ma come il disgraziato uscì dalla chiesa, nello stesso istante Dio disparve. Sgomento, don Valentino si guardava intorno, scrutando le volte tenebrose: Dio non c'era neppure lassù. Lo spettacoloso apparato di colonne, statue, baldacchini, altari, catafalchi, candelabri, panneggi, di solito così misterioso e potente, era diventato all'improvviso inospitale e sinistro. E tra un paio d'ore l'arcivescovo sarebbe disceso.
Con orgasmo don Valentino socchiuse una delle porte esterne, guardò nella piazza. Niente. Anche fuori, benché fosse Natale, non c'era traccia di Dio. Dalle mille finestre accese giungevano echi di risate, bicchieri infranti, musiche e perfino bestemmie. Non campane, non canti.
Don Valentino uscì nella notte, se n'andò per le strade profane, tra fragore di scatenati banchetti. Lui però sapeva l'indirizzo giusto. Quando entrò nella casa, la famiglia amica stava sedendosi a tavola. Tutti si guardavano benevolmente l'un l'altro e intorno ad essi c'era un poco di Dio.
"Buon Natale, reverendo" disse il capofamiglia. "Vuol favorire?"
"Ho fretta, amici" rispose lui. "Per una mia sbadataggine Iddio ha abbandonato il Duomo e sua eccellenza tra poco va a pregare. Non mi potete dare il vostro? Tanto, voi siete in compagnia, non ne avete un assoluto bisogno."
"Caro il mio don Valentino" fece il capofamiglia. "Lei dimentica, direi, che oggi è Natale. Proprio oggi i miei figli dovrebbero far a meno di Dio? Mi meraviglio, don Valentino."
E nell'attimo stesso che l'uomo diceva così Iddio sgusciò fuori dalla stanza, i sorrisi giocondi si spensero e il cappone arrosto sembrò sabbia tra i denti.
Via di nuovo allora, nella notte, lungo le strade deserte. Cammina cammina, don Valentino infine lo rivide. Era giunto alle porte della città e dinanzi a lui si stendeva nel buio, biancheggiando un poco per la neve, la grande campagna. Sopra i prati e i filari di gelsi, ondeggiava Dio, come aspettando. Don Valentino cadde in ginocchio.
"Ma che cosa fa, reverendo?" gli domandò un contadino. "Vuoi prendersi un malanno con questo freddo?"
"Guarda laggiù figliolo. Non vedi?"
Il contadino guardò senza stupore. "È nostro" disse. "Ogni Natale viene a benedire i nostri campi."
" Senti " disse il prete. "Non me ne potresti dare un poco? In città siamo rimasti senza, perfino le chiese sono vuote. Lasciamene un pochino che l'arcivescovo possa almeno fare un Natale decente."
"Ma neanche per idea, caro il mio reverendo! Chi sa che schifosi peccati avete fatto nella vostra città. Colpa vostra. Arrangiatevi."
"Si è peccato, sicuro. E chi non pecca? Ma puoi salvare molte anime figliolo, solo che tu mi dica di sì."
"Ne ho abbastanza di salvare la mia!" ridacchiò il contadino, e nell'attimo stesso che lo diceva, Iddio si sollevò dai suoi campi e scomparve nel buio.
Andò ancora più lontano, cercando. Dio pareva farsi sempre più raro e chi ne possedeva un poco non voleva cederlo (ma nell'atto stesso che lui rispondeva di no, Dio scompariva, allontanandosi progressivamente).
Ecco quindi don Valentino ai limiti di una vastissima landa, e in fondo, proprio all'orizzonte, risplendeva dolcemente Dio come una nube oblunga. Il pretino si gettò in ginocchio nella neve. "Aspettami, o Signore " supplicava "per colpa mia l'arcivescovo è rimasto solo, e stasera è Natale!"
Aveva i piedi gelati, si incamminò nella nebbia, affondava fino al ginocchio, ogni tanto stramazzava lungo disteso. Quanto avrebbe resistito?
Finché udì un coro disteso e patetico, voci d'angelo, un raggio di luce filtrava nella nebbia. Aprì una porticina di legno: era una grandissima chiesa e nel mezzo, tra pochi lumini, un prete stava pregando. E la chiesa era piena di paradiso.
"Fratello" gemette don Valentino, al limite delle forze, irto di ghiaccioli "abbi pietà di me. Il mio arcivescovo per colpa mia è rimasto solo e ha bisogno di Dio. Dammene un poco, ti prego."
Lentamente si voltò colui che stava pregando. E don Valentino, riconoscendolo, si fece, se era possibile, ancora più pallido.
"Buon Natale a te, don Valentino" esclamò l'arcivescovo facendosi incontro, tutto recinto di Dio. "Benedetto ragazzo, ma dove ti eri cacciato? Si può sapere che cosa sei andato a cercar fuori in questa notte da lupi.
La storia più bella e più giusta per questo periodo già inondato dalla gioia del Natale che arriva.
RispondiEliminaCiao Ambra, ogni settimana pubblicherò una storia che riguarda il Natale, questa mi piace particolarmente e ci indica la strada giusta per vivere nel migliore dei modi queste settimane di attesa.
EliminaBuona giornata, a presto.
Antonella
Una bella storia, speriamo che questo Natale porti gioia e felicità a tutti! Una felice giornata a te...ciao
RispondiEliminaS periamolo, avremmo tanto bisogno, tutti, di un po' di serenità e di fiducia nel futuro.
EliminaFelice giornata anche a te, a presto.
Antonella
l'egoismo allontana Dio da sempre... siamo tutti soli in verità, ma se sappiamo dare a chi chiede, dentro non lo saremmo mai...
RispondiEliminabella storia, grazie... non la conoscevo
Ciao, a me piace tanto questa storia di Natale, ci insegna che Dio e la felicità sono lì dove gli uomini si amano, dove si dona con amore.
EliminaGrazie del tuo passaggio, a presto.
Antonella
grande scrittore
RispondiEliminaCondivido la tua opinione, mi piace molto leggerlo!
RispondiEliminaAntonella
^____^ un grande scrittore che non leggevo da tanto
RispondiEliminaMagari ti è lo spunto per riprenderlo in mano, anche a me piace molto questo scrittore.
EliminaBuon pomeriggio, Antonella
Ciao Antonlla,
RispondiEliminache gran bel post e che tipo quel Valentino, mi ricorda l'ex sacerdote della mia chiesa...però il tutto mi fa anche pensare a Don Camillo che parla con Gesà (non sò perchè).Davvero una bella storia però e una grande idea la tua, ci aspettano delle belle settimana.
baci
Ciao Audrey, sono contenta che l'idea ti sia piaciuta, mi sembra che queste favledi Natale aiutino in modo non pesante a riflettere sull'effettiva grandezza di questa festa. Anche a me questo pretino ricorda un po' Don Camillo...e comunque prima di Natale ci sarà posto anche per il grande Guareschi.
RispondiEliminaCiao, un bacione.
Antonella
speriamo che questo Natale ci porti la chiusura di un anno disastroso sotto tanti punti di vista e che ci inviti a serenità e pace.
RispondiEliminaciaooo Antonella
p.s. Se hai tempo ti va di lasciare un tuo commento, e magari aggiudicarti la raccolta di poesia sul mio blog? ciaoooo abbraccione
Ciao Carla, è già qualche tempo che cerco di entrare nel tuo blog ed ho difficoltà, ho scoperto che ci riesco solo con il fisso, oggi sono a casa e lo faccio, sai che passo sempre molto volentieri da te. Speriamo davvero che il dono di questo Natale sia quello di chiudere un anno da dimenticare per tutti.
RispondiEliminaCiao , a presto.
Antonella