sabato 15 dicembre 2012

Aspettando Natale. Dalla Letteratura al Cinema un Natale fatto di sogni

DA CHRISTMAS CAROL AL PIANETA DEGLI ALBERI DI NATALE






Natale, sinonimo di tante cose.
tradizioni, canti, antiche ricette tramandate dalle nonne,
pomeriggi passati tra caminetto acceso e cioccolata calda...
e un libro tra le mani.
Non un libro qualunque un libro che 
sia pieno dell'atmosfera di Natale.
Tantissimi grandi della letteratura da Dickens a Pasternak,
da Tolstoj a Buzzati e tanti, tanti altri
hanno lasciato pagine indimenticabili sul Natale.
E allora , io, da diversi anni ho introdotto a casa mia
una nuova tradizione:
Oltre al tradizionale regalo natalizio regalo a tutti un libro
che racconta il Natale...
Natali allegri, Natali opulenti, Natali dei bambini,
Natali di rimpianto, Natali di povertà,
Natali tristi,
perchè Natale non è sempre solo gioia,
a volte è tristezza, a volte solitudine, a volte mancanza degli affetti più cari .


Vi propongo 4 di questi grandi opere della letteratura natalizia
e naturalmente non posso che partire con


Il Canto di Natale
di C.Dickens





Diversamente dai lunghi romanzi dickensiani a puntate ci si trova qui di fronte a uno svolgimento
breve, in cui la crescita morale del personaggio
non può avvenire nei tempi lunghi dell'esperienza del mondo.
Entrano così in gioco quei fantasmi...che aiutano lo scrittore a compiere
il miracolo: far ritornare indietro il tempo.





Sembra essere questo il nocciolo del racconto e , forse, 
della stessa solennità del Natale.
Quello  che, per esempio, nella mitologia laica del Foscolo,
è il potere dell'immaginazione e della memoria,
l'illusione che mantiene in vita i morti, qui ha le fattezze
di un fantasma.
E' lo stesso "fantasma"  che è affianco di chi scrive nella speranza di cambiare 
qualcosa nel mondo...
Ma è anche lo stesso fantasma che ci assiste ogni volta che,
sedotti dalla magia della parola, ci lasciamo andare
nel mondo di un libro.






Certo, tornati alla realtà, non si è operato in noi un cambiamento
tanto evidente e radicale come quello avvenuto in Scrooge.
Tuttavia ogni libro che si legge modifica il nostro modo di stare
al mondo, oltre che insegnarci a viaggiare in tanti universi paralleli:
chissà poi che in qualcuno di questi universi non capiti di provare ancora 
maggior simpatia per un Bob che, assieme alla sua famiglia,
insorge e si conquista quei diritti che nel Canto di Natale
Scrooge gli riconosce solo dall'alto della sua fiabesca 
magnanimità ritrovata.




Il Canto di Natale narra la storia di Scrooge,un uomo avaro e cattivo ,che in quanto tale rifiuta di celebrare il Natal,.la sera della vigilia di Natale lo spirito del suo defunto socio viene a trovarlo, dicendogli che la sua vita ulraterrena è affatto piacevole, a causa della sua condotta quando era vivo, che è simile a quella di Scrooge. Lo spirito di Marlowe lo avvisa che tre spiriti verranno a trovarlo nei giorni successivi, ed avrà l'occasione per redimersi.






Il primo spirito, quello dei Natali passati,fa rivivere a Scrooge momenti importanti del suo passato : le sofferenze di quando era bambino, che hanno determinato la sua durezza, e l'errore della sua vita ,ovvero l'aver permesso che la sua promessa sposa lo lasciasse ,per via del già manifesto ed eccessivo attaccamento al denaro. Il  secondo spirito, quello del Natale presente, mostra a Scrooge come gli altri siano felici ,pur nella povertà, e festeggino il Natali in compagnia .






Scrooge mostra i primi segni di pentimento. Il terzo spirito, quello dei natali che devono ancora venire mostra a Scrooge delle scene del suo funerale, e la morte del piccolo Tim, figlio di Tom, il commesso di Scrooge. Scrooge, scosso e sinceramente impietosito ,capisce che se non cambierà il suo modo di agire il funesto futuro che lo spirito gli ha mostrato si realizzerà, se invece inizierà a comportarsi rettamente il suo futuro cambierà, e il piccolo Tim non morirà. Da lì in poi inizierà a parlare col suo prossimo e a sorridergli, concede un aumento a Bob ed aiuterà il suo prossimo quando ne avrà occasione
(  altre notizie le trovate da Audrey )





" Costruito su una triste barriera di rocce sommerse, più o meno a qualche
lega dalla battigia su cui le acque raschiavano e si precipitavano per tutto l'anno
c'era un faro solitario. Alla sua base si accumulavano grandi cumuli d'alghe e le procellarie
( che si direbbero figlie del vento, così come le alghe son figlie dell'acqua )
salivano e scendevano repentinamente lungo l'edificio, al pari delle onde
che sfioravano volando.
Ma  anche qui i due guardiani del faro avevano acceso un fuoco che, attraverso la feritoia nelle strette pareti di roccia, lanciava un raggio di luce sul mare infuriato.
Congiungendo le mani callose sopra la rozza tavola a cui sedevano, si scambiarono
gli auguri davanti a una tazza di grog;  e uno di loro, il più anziano per di più,
con il volto devastato e ferito da climi impietosi, al punto da sembrare una polena
di una vecchia nave, attaccò una rozza canzone che pareva essa stessa una bufera.
Ancora una volta il fantasma prese il volo sopra il mare in tempesta, volando e volando fino a quando furono molto lontani, come disse a Scrooge, da qualsiesi costa.
S'imbattereno allora in una nave.
Avvicinarono il timoniere al timone, la vedetta a prora e gli ufficiali di guardia: scure e spettrali figure
alle loro postazioni. Eppure ognuno fischiettava un motivo natalizio,
o pensava a Natale, o a bassa voce raccontava a un compagno un Natale passato
che gli ricordava casa.
E ogni persona a bordo, sveglia o addormentata, buona o cattiva, aveva avuto
una parola buona per qualcuno quel giorno,più di quante ne avesse avute in 
ogni altro giorno dell'anno; e aveva in qualche modo condiviso quella festività;
e aveva ricordato i suoi cari lontani e aveva pensato al loro piacere nel ricordarla."






**************







La favola di Natale
di Giovannino Guareschi

Questa favola è una pagina di poesia perenne, fusione perfetta di reale e fantastico, oscillare misurato fra commozione e celia che salva sempre dai pericoli del sentimentalismo. Il campo di concentramento, la fame, una guerra perduta, l'incertezza, la morte sempre in agguato: è in questo clima che Guareschi, soldato italiano che non si era arreso e che si era fatto deportare per mantenere fede al suo giuramento, compose questa favola piena di ironia e di speranza per cercare di "tenere alto" il morale dei suoi compagni. Ma nella follia dei lager nazisti era impossibile trovare una logica; si poteva trovare la forza della poesia nei cuori di persone coraggiose e piene d'amore come fu Guareschi.





.

Anni dopo Guareschi ricordava i giorni precedenti al primo Natale di prigionia sul “Corrierino delle Famiglie”: “Il mio pensiero correva continuamente a casa, perché a casa c ‘era qualcuno che non conoscevo. Sempre dispettosa la Passionaria aveva aspettato che io mi trovassi in un campo di prigionia da ben due mesi per venire al mondo (…) E un giorno, un mio amico mi consigliò: sta per arrivare il Natale perchè non scrivi una bella  favola per questi pezzenti divorati come te dalla fame dalle pulci e dalla nostalgia? È un modo come un altro per riportarli ai pascoli domestici, per riattaccarli alla vita”.


Annotava in quei giorni nel suo diario: “Venerdì 24 dicembre 1943 Vigilia di Natale. Neve in terra e nebbia – Salute adeguata – Minestra di cavoli, patate, marmellata, carne in scatola, pane. Ho disegnato la “Lettera del papà” sulla parete, e Novello ha finito il Presepe. Abbiamo fatto l’albero di Natale… Ho finito la mia conversazione “Natale 1943”; l’ho scritta con disperazione…”.






E il giorno dopo:
“Sabato 25 dicembre 1943. Nebbia e brina ricamata. Salute adeguata… Questa notte è venuto Albertino a trovarmi  e il buon Dio, per non farglieli vedere, ha coperto i reticolati con candidi fiori di gelo. Regalo del Bambino Gesù: dato i tempi ha fatto anche troppo”.

La Favola fu scritta a Sandbostel, nello Stalag X B, nell’inverno del 1944 ispirata da tre Muse: “Freddo, Fame, Nostalgia”. Racconta Guareschi nell’introduzione scritta dopo la guerra:
“Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un ‘castello’ biposto, e sopra la mia testa c’era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d’angora”.




L’inizio della favola è spiazzante:  “C’era una volta un prigioniero… No: c’era una volta un bambino… Meglio ancora: c’era una volta una Poesia… Anzi, facciamo così: c’era una volta un bambino che aveva il papà prigioniero”.
Albertino è un ragazzino che ha imparato a memoria una poesia da recitare a suo padre per la vigilia di Natale, ma il padre, prigioniero di guerra, non è a casa ed il bambino recita la poesia alla sedia vuota.
La finestra si apre all’improvviso ed i versi si trasformano in un uccellino che vola via nel vento.
Allora Albertino decide di andare in cerca di suo padre insieme al cane Flick, anche se i due non hanno mai viaggiato prima tranne che per andare dalla nonna, che abita nello stesso isolato.
Albertino e il cagnolino Flick attraversano insieme la terra della Pace diretti verso la terra della Guerra e incontrano lungo la via molti personaggi, finché non raggiungono la Foresta degli Incontri: una specie di terra di nessuno, dove finalmente si trovano davanti il padre di Albertino, che ha viaggiato in sogno per passare una notte speciale insieme al figlio.






“Era lui. Era il babbo. Era il babbo che, nella notte di Natale, era fuggito dal suo brutto recinto e ora camminava in fretta verso la sua casa”.

“Papà, perchè non mi prendi con te?” chiede Albertino.
“Neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù” gli risponde il papà. “Promettimi che non verrai mai.”

La Favola di Natale è la bella, semplice storia di un viaggio miracoloso reso possibile dall’amore di un bambino per il suo papà e di una vecchia donna per il suo “piccolo”.

“Quelle della Favola di Natale- scrive Giovanni Lugaresi- erano pagine ricche di metafore, con note polemiche, con soffi di poesia, ma soprattutto testimonianza che il Dio della pace che si incarnava nella notte santa, rappresentava l’Evento centrale nella vita di quei disgraziati, poveri straccioni affamati, lontani dalla patria, dalla famiglia, ma che trascinavano i loro giorni di pena all’insegna della fede, della speranza e della libertà. Sì, della libertà, perché – come aveva avvertito lo stesso Guareschi in un precedente scritto – lui non poteva uscire dal campo di concentramento, ma poteva entrare chiunque: sogni, ricordi, affetti, e pure il buon Dio! La libertà essendo, prima di tutto, un fatto interiore. È la libertà dei figli di Dio”.

La prima dello spettacolo si tenne domenica 24 dicembre 1944 fu, come ricordava Guareschi, “un successone”.






“I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo; per l’umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo. Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del “teatro”, zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l’orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il “rumorista” diede vita ai passaggi più movimentati (…) la realtà era tutto attorno a noi. Io la vedevo seduta a tre metri da me vestita da Dolmetscher e quando il rumorista cantava con voce roca la canzoncina delle tre cornacchie e il poliziotto di servizio sghignazzava divertito, io morivo dalla voglia  di dirgli che  non c’era nulla da ridere: guardi, signore, quella cornacchia è lei!”

Poi con un nodo alla gola Guareschi chiuse così lo spettacolo: “E se non v’è piaciuta , non vogliatemi male, ve  ne dirò una meglio il prossimo Natale e sarà una favola senza malinconia: c’era una volta la prigionia”.

Promessa mantenuta: la sera del 23 dicembre 1945 all’Angelicum di Milano si tenne lo spettacolo a favore delle famiglie degli ex internati; e tornarono la commozione, le speranze, la fede, la poesia di quel Natale fra i reticolati. Nella penombra della sala, mentre i bambini ridevano rapiti dallo spettacolo, i volti degli internati si rigarono di lacrime che scendevano leggere: come aveva scritto Guareschi “non avevano vissuto come bruti”. La fame, la sporcizia, le malattie, “la disperata nostalgia” dei loro cari non li avevano sconfitti. Non avevano mai dimenticato di essere Uomini. “Con un passato e un avvenire”





" Era  il babbo, che nella notte di Natale , era fuggito dal suo triste recinto
e ora camminava in fretta verso casa.
Voleva ritornare , almeno quella notte, a girare tutte le stanze e affacciarsi ai sogni  di tutti i dormienti.
E il bambino, e la nonna e il papà si incontravano a metà strada  nel bosco dove, la notte di Natale, si incontrano creature e sogni di due mondi nemici.
" Tu qui?"  chiese la nonnina con apprensione. " Cosa ti succederà" Lo sai, adesso la fuga dalla prigionia non è più uno sport! "
" Ma la fuga in sogno è sempre uno sport mamma! E' l'unico sport che ci rimane.
Sognare. I sogni non hanno piastrino; non c'è l'appello notturno dei sogni; non esistono zone della morte per i sogni".
Nella stufa il fuoco è spento e nelle stanze squallide si respira aria gelida come ghiaccio liquefatto,
ma i sogni non hanno freddo  perchè gli basta, per scaldarsi, il tenue focherello
di una stella, o un sottile raggio di Luna.
Sognare. Quante notti ho percorso la strada che portava alla nostra casetta?
Lo so , anche tu mamma, quante volte hai percorso la strada che porta al mio lager.
Ma non ci siamo mai incontrati perchè solo nella santa notte di Natale è concesso ai sogni di incontrarsi
E' un miracolo che si rinnova da secoli: nella santa notte di Natale si incontrano ed hanno corpo i
sogni dei vivi e gli spiriti dei morti..."





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Natale in casa Cupiello
di Edoardo De Filippo




Ore 9 del mattino di un 23 Dicembre; siamo a casa di Luca Cupiello. Concetta, la moglie di Luca è già in piedi a sbrigare le prime faccende domestiche e si accinge a dare la sveglia al marito ("Lucarie', Lucarie', scetate' songh' 'e nnove!"). Così incomincia la nostra storia.  A casa Cupiello siamo nel pieno dei preparativi per il Natale. In particolare Luca è alle prese con la costruzione del suo presepio, mentre Tommasino, il figlio "bamboccione", e il fratello Pasquale, che vive a pensione da loro, litigano e fanno di tutto per rovinare l'atmosfera.





All'improvviso irrompe a casa Cupiello la figlia primogenita Ninuccia, decisissima, essendosi innamorata di un altro uomo, a lasciare il marito Nicolino. Quest'ultimo è un importante uomo d'affari molto ricco e il suo matrimonio con Ninuccia è stato salutato in casa Cupiello come un vero colpo di fortuna per la ragazza. Ninuccia racconta tutto alla madre, mentre il nostro Luca tenta inutilmente di capire cosa stia accadendo... .Dopo aver ascoltato la figlia e dopo aver ulteriormente litigato con il marito, Concetta sviene facendo temere il peggio. Fortunatamente si riprende, ma perde nel trambusto una lettera scritta dalla figlia al marito, nella quale la ragazza confessava il suo tradimento e l'intenzione di fuggire con l'amante. La lettera viene raccolta da Luca Cupiello che, non immaginando per nulla il contenuto della missiva, la consegna proprio a Nicolino.






Arriviamo al secondo atto: Concetta è riuscita a far riappacificare di nuovo la figlia con il marito dopo che questi ha letto la lettera della moglie; tutto sembra andare per il meglio: Concetta prepara la cena della vigilia di Natale, cena alla quale parteciperanno anche Ninuccia e Nicolino. Tommasino torna a casa accompagnato da un amico, Vittorio: questi è proprio l'amante di Ninuccia e la situazione si complica quando, a causa dell'insistenza dell'inconsapevole Luca Cupiello, Vittorio viene convinto a rimanere a cena. Risultano vani i disperati tentativi di Concetta di evitare l'incontro tra l'amante della figlia e il genero, definito dalla stessa Concetta come "omm positivo" e quindi non disponibile ad accettare compromessi.  Ninuccia e Nicolino arrivano a casa Cupiello e Vittorio approfitta di un momento di apparente privacy per stringere  tra le braccia l'amante. La scena non sfugge a Nicolino che invita l'amante della moglie a uscire subito per regolare la questione.






Sono passati tre giorni da quella tragica Vigilia di Natale e il terzo atto inizia così con il protagonista a letto a causa di un tremendo ictus prodotto dalle emozioni e dal dolore per la tragedia che si è consumata e di cui è venuto all'improvviso a conoscenza. Il medico fa chiaramente capire che si tratta di un caso disperato; Luca Cupiello riesce solo a manifestare il desiderio di far riappacificare la figlia con il genero. Ma anche questa sua ultima iniziativa naufraga in un'amara ironia perché, non essendo in grado di riconoscere le persone, fa riabbracciare la figlia con l'amante giusto nel momento in cui arriva a casa il genero. La commedia termina con Luca Cupiello che chiede al figlio, per l'ennesima volta, se gli piace il presepe. Questa volta Tommasino non risponde di no.






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Il pianeta degli alberi di Natale
di Gianni Rodari



A Marco regalano un cavallo a dondolo. Ma la sua delusione per un giocattolo da bambini troppo piccoli si trasforma in stupore: il cavallo prende il volo e Marco inizia un'avventura nel Pianeta degli alberi di Natale. Nel suo viaggio scopre che dovrà ritrovare la parte migliore di sé e sentire il desiderio di trasmettere al mondo un messaggio di pace e di amicizia.








"Il Pianeta degli alberi di Natale", una favola a cavallo tra la fantascienza, l'utopia e i mondi alla rovescia tanto amati da Rodari. In questo romanzo, un bambino, portato nello spazio da un vascello spaziale mascherato da cavallo a dondolo, incontra degli alieni che, liberati dal lavoro grazie alle macchine, vivono in un "pianeta della cuccagna" e si dedicano solo a scienze, arti e politica. Ma cosa vogliono questi spaziali da lui? Se agli occhi smaliziati di un adulto la trama può sembrare, a tratti, semplicistica, va detto che il libro affrontava temi assolutamente rivoluzionari per l'epoca e attuali ancora oggi, come l'idea che i bambini debbano prepararsi fin da piccoli diventare i governanti del mondo di domani, ma senza perdere la vivacità, la spontaneità e la capacità di essere amici di tutti.







Dove sono i bambini che non hanno
L’albero di Natale
Con la neve d’argento, i lumini
E i frutti di cioccolata?
Presto, presto, adunata, si va
nel Pianeta degli alberi di Natale,
io so dove sta.
Che strano, beato pianeta
qui è Natale ogni giorno.
Ma guardatevi attorno:
gli alberi della foresta,
illuminati a festa,
sono carichi di doni.
Crescono sulle siepi i panettoni,
i platani del viale
sono platani di Natale.
Perfino l’ortica,
non punge mica,
ma tiene su ogni foglia
un campanello d’argento
che si dondola al vento.
In piazza c’è il mercato dei balocchi.
Un mercato coi fiocchi,
ad ogni banco lasceresti gli occhi.
E non si paga niente, tutto gratis.
Osservi, scegli, prendi e te ne vai.
Anzi, anzi, il padrone
Ti fa l’inchino e dice: "Grazie assai,
torni ancora domani, per favore:
per me sarà un onore"
Che belle le vetrine senza vetri!
Senza vetri, s’intende,
così ciascuno prende
quello che più gli piace: e non si passa
mica alla cassa, perché
la cassa non c’è.
Un bel pianeta davvero
Anche se qualcuno insiste
a dire che non esiste
Ebbene, se non esiste esisterà:
che differenza fa?






Io sono particolarmente affezionata a questo libro. Lo avevo ricevuto dai
miei genitori per Natale, un Natale di tantissimi anni fa...
e chissà cosa ha fatto questo libro alla mia mente di bambina?
Fatto sta che ancora oggi che una bambina non lo sono più, anzi non sono nemmeno più
una ragazzina ma sono una donna adulta
il pianeta degli alberi di Natale è rimasto il mio rifugio segreto,
ogni volta che ho bisogno di un posto tutto mio, di un posto dove rifugiarmi
e dove non possa entrare nessuno io dico che "vado nel mio pianeta degli alberi di Natale"






Questo è solo un piccolo esempio di letteratura natalizia, ma mi permetto
di consigliarvi di mettere sempre, insieme ai vostri regali, sotto
l'albero un libro, magari anche uno di questi piccoli racconti,
se volete potete anche usarli come segnaposto, come ho fatto io
un anno, ma fatelo,
il libro è un regalo per tutta la vita.





Adesso se vi piacere vi invito a passare da Audrey, come sapete questo è un lavoro a quattro mani, 
e lei riempirà i pomeriggi e le serate delle vostre feste con tanti meravigliosi film





A conclusione di ogni post troverete un wallpaper e per realizzarlo ci siamo rivolte a un esperto quale è 
Xavier autore dei blog




il quale in sintonia con lo spirito di collaborazione di questi post
ha accettato di accompagnarci per queste settimane.
Quindi da qui a Natale ogni settimana troverete in chiusura del post
una sua creazione e una nostra frase augurale.







22 commenti:

  1. Cara Antonella,
    hai fatto davvero un gran bel lavoro, il post è venuto benissimo e sono felice di constatare che anche questa volta il nostro grande impegno a fatto nasce qualcosa di belle, interessante ed importante. Ora finalmente con calma ho goduto di questo post, mi sono gustata immagini e parole e devo dire che è stato emozionate. Ottimo lavoro.
    Un abbraccio a dopo

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    1. Ciao ASudrey, sì, anch'io sono contenta, è venuto bene. Grazie ma è tutto frutto della nostra collaborazione.
      Buona giornata, un bacio.
      Antonella

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  2. Che bella rassegna! Si respira aria di Natale:)
    Buon week-end! Renata

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    1. Grazie Renata, sono contenta che ti sia piaciuto e del tuo passaggio. Soprattutto mi rende felice l'idea che su questo blog si respiri aria di Natale...secondo me ne abbiamo tutti bisogno.
      Buon fine settimana.
      Antonella

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  3. Bei libri e un favoloso wallpaper come sempre!
    Non abbiamo mai visto Natale in casa Cupiello ma rimedieremo il più presto possibile; ma a proposito di film natalizi: che dire di Regalo di Natale e La rinvincita di Natale?
    Un altro modo di affrontare le feste visto da Pupi Avati, molto bello.

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    1. Sì, Xavier è bravissimo, e ha dato davvero un tono diverso a questa serie di post.. Io ho parlato dei libri dei film, non so se siete stati da lei, ne ha parlato Audrey. Però concordo con voi Regalo di Natale e La rivincita di Natale sono due film stupendi. Pupi Avati mi piace tantissimo, difficile che un suo film non mi tocchi nel profondo.
      A presto, buona serata.
      Antonella

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  4. Bellissimo post! Carissima Antonella sei bravissima e la tua sensibilità traspare in tutto il post! Mi sono soffermata sui racconti che non conoscevo e li trovo coinvolgenti, toccano la sensibilità del cuore!
    Un abbraccio e buon fine settimana da Beatris

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    1. Grazie Beatris, ognuno a modo suo sono tutti belli questi libri e soprattutto portano tutti un grande messaggio di pace e di generosità.
      Grazie, un abbraccio anche a te.
      Antonella

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  5. Sempre belli i tuoi post, conosco la storia di Guareschi a militare, chissà cosa scriverebbe nel vedere il mondo di oggi!! Un felice week end a te...ciao

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  6. Ciao Giancarlo, mentre rileggevo questi libri per preparare il post mi sono chiesta anch'io cosa direbbe il grande Guareschi a vedere l'Italia di oggi.
    Buona serata e buon fine settimana, ciao.
    Antonella

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  7. Ciao Antonella, il tuo post è eccezionale, ha fatto un bellissimo lavoro. Grazie per i suggerimenti. Dei titoli dei romanzi che proponi ce ne sono due che non ho mai letto. Vedrò di rimediare, xchè sono tutto molto belli e toccano il cuore. Buona serata, Stefania

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  8. Grazie a te Stefy per l'apprezzamento. Non so quali non hai letto ma, ognuno nel suo genere sono tutti molto belli. Sono contenta che il post ti sia piaciuto.
    Ciao, buona serata.
    Antonella

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  9. Ciao Antonella c'é una strenna Natalizia completa solo l'ibarazzo della scelta
    per non sbagliare e bene leggerli tutti,
    ti auguro una buona settimana aspettando il Santo Natale

    Tiziano.

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  10. Ciao Tiziano, è vero bisogna leggerli tutti, tutti racchiudono un grande insegnamento.
    Buona settimana anche a te.
    Antonella

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  11. silenziosamente seguo il cammino verso il Natale...
    sempre ricco di simboli...pensieri...parole...
    ti lascio l'augurio di una serena domenica e un abbraccio
    lella

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    1. Ciao Lella, grazie del tuo graditissimo passaggio. Auguro anche a te una serena domenica e che sul tuo cammino brilli la Luce.
      Antonella

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  12. Credo che fai una bella fatica a cercare di mettere insieme tutte queste tesine
    per poi postarle a noi,
    le leggo volentieri, sono curiose e istruttive, mai banali
    e fanno pensare ad una ricerca che richiede tempo epazienza, grazie.

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    1. Ciao Massimo, un po' di fatica sì, la facciamo sia io che Audrey, perchè volevamo che questo "Aspettando il Natale " venisse bene e vi piacesse...io poi ho deciso di dedicare tutto il mese al Natale e devo dire che mi sta portando via parecchio tempo però lo faccio volentieri a me piace molto fare ricerche, elaborarle, scrivere...un vero topo da biblioteca, mi spiace solo che sto un po' trascurando, a causa di questo, i vostri blog, ma a gennaio mi rifarò.
      Sono davvero contenta che stia apprezzando il nostro lavoro e che ti faccia piacere leggerlo.
      Buona serata e grazie a te.
      Antonella

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  13. Cara Antonella hai fatto un lavoro bellissimo , anche se faticoso,che incoraggia alla lettura .I libri che hai scelto , sono ognuno di essi,dei bei classici che non possono mancare nella libreria della nostra casa.Ciao

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  14. Ciao , grazie, sei davvero sempre molto gentile. Non posso negare che il lavoro sia stato un po' faticoso però mi piace moltissimo farlo e sono contenta che questi post stiano piacendo anche ai miei lettori.
    Ciao, grazie e buona serata.
    Antonella

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    1. Bravissima, si respira davvero aria di Natale,hai fatto un lavoro notevole,e anche qualitativo ottimo, grazie Anto!
      Ti abbraccio, e buona settimana!

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    2. Grazie Daniela, sei davvero gentile. Onestamente ho lavorato un po' ma mi è piaciuto tanto preparare questo post e poi è stata un'ottima occasione per rileggere questi libri e per immergermi in un'atmosfera natalizia fatta di sentimenti veri e non di centri commerciali.
      Un abbraccio e buona settimana anche a te.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")