Quando la giovane donna che ha chiesto udienza entra nel suo ufficio,
il consigliere di Stato ha una reazione bizzarra: una violenta ilarità si diffonde nelle sue membra
come un formicolio. "È così che deve ridere il diavolo» pensa l'alto funzionario
"quando si rende conto ... che il suo volto ... somiglia – sia pure in modo deforme e orrendo,
vago e terribile – a quello di Dio».
Perché la splendida creatura che gli sta davanti è il doppio perfetto di colei che anni prima,
nella penombra di una stanza, gli aveva chiesto, con voce lievemente roca,
citando Lord Lyttelton: "Tell me, my Heart, if this be Love?».
Poco tempo dopo quella donna si era uccisa – per amore di un altro.
E adesso è tornata, pensa l'uomo: adesso che lui, a quarantacinque anni, comincia a sentirsi vecchio;
ed è tornata proprio nel giorno in cui egli ha appena controfirmato un documento
che getterà il suo paese nella tragedia della guerra.
Ma la giovane seduta di fronte a lui gli dice di venire dal Nord e di chiamarsi Aino Laine:
un nome che in finlandese significa Unica Onda. Che cosa vuole?
Un permesso di soggiorno, dice... Eppure, forse, non tutto è così limpido
e il consigliere lo scoprirà al termine di una lunga notte in cui quella donna,
comparsa all'improvviso nella sua vita come un gabbiano planato da lontananze boreali
(uccelli voraci, i gabbiani, dotati di una straordinaria energia, e di occhi grigioverdi, simili a quelli di Aino)
si mostrerà più ambigua e indecifrabile di quanto lui avesse immaginato
– e gli svelerà qualcosa di sorprendente sull'unicità delle creature umane. Ancora una volta
– come nelle Braci, come in Divorzio a Buda – al centro di questo enigmatico romanzo troviamo un triangolo amoroso, che Márai ci narra con quella carezzevole e crudele maestria che è soltanto sua."
( dal risvolto di copertina )
Per apprezzarlo meglio:
Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos'altro; dopo averlo provato,
dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia
da custodire nel padiglione funerario dei ricordi.
Passa anche il dolore provocato dall'amore, non credere. Rimane il lutto,
una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro:
era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio.
È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo
– la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare.
Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica.
Ma il dolore un giorno si trasforma,
la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza,
e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte.
È quel che accade ad ogni idea e passione umane.
Buona idea, sembra molto interessante! Io punto alla mia lista di prossime letture! Un abbraccio!
RispondiEliminaCiao Leovi, è un libro molto bello di cui ti consiglio la lettura.
EliminaUn abbraccio.
Antonella
Avevamo già parlato di Sandor Marai se ben ricordo...
RispondiEliminaLe righe sul dolore mi hanno colpito molto, è verissimo quello che hai riportato...
Moz-
Sì, ti ricordi bene, parliamo di Sandor Marai ogni 15 giorni e oggi si ricomincia dopo la pausa natalizia.
EliminaIo penso che lui riesca a leggere e ad analizzare l'animo umano in modo stupefacente e anche parlando del dolore ne ha fatta un'analisi perfetta.
Buona giornata, a presto.
Antonella
Ciao Antonella,
RispondiEliminaun altro bel libro di questo autore che riesce sempre a dosare emozioni, intrighi e storie importanti in modo perfetto. Almeno questi mi sembrano gli ingredienti principali dei suoi scritti seguendo i tuoi vari post non solo ho capito che mi piace il suo modo di raccontare, ma adoro anche le sue storie mai scontate e nemmeno banali.
Buona giornata un bacione
Dovresti leggerlo Audrey, sono convinta che te ne innamoreresti anche tu. La sua profondità nell'analizzare l'animo umano è molto rara tra gli scrittori che oggi vanno per la maggiore e leggere le sua pagine ci restituisce il vero piacere della lettura.
EliminaUn bacione.
Antonella
Più che il dolore che si trasforma, siamo noi a voler credere che sia così, gli diamo un altro senso...
RispondiEliminabello questo libro, devo leggerlo.
Grazie come sempre per le tue magnifiche recensioni, un abbraccio!
Ciao Melinda, è un libro molto bello, come del resto tutti i libri di Marai.
EliminaIo condivido la sua analisi del dolore, in principio un urlo animale e disparato, poi la distanza temporale che ce lo fa vedere sotto un'altra angolazione, è sempre un dolore ma più gestibile. Guai se non fosse così!
Un bacione.
Antonella