Sindbad era lo pseudonimo sotto il quale si celava il narratore ungherese Gyula Krudy,
dandy tenebroso, personaggio leggendario della boheme letteraria di Budapest
nel prima novecento, celebre autore di numerose novelle e romanzi.
Marai lo considerava suo maestro, e lo amò a tal punto che non solo gli dedicò un gran
numero di scritti e citazioni sparse, ma ne fece anche il protagonista di questo libro.
Dove, in una mattina di maggio, Sindbad esce dalla sua abitazione nel sobborgo di Obuda,
con l'intenzione, una volta tanto, di tornare presto e provvisto di denaro e regali per la
figlia e la moglie, " la donna che aveva portato nella vita di Sindbad, che stava diventando vecchio,
tutto ciò che per cinquantacinque anni il marinaio aveva cercato invano negli ambienti dei caffè,
delle stanze riservate ai giocatori di carte, delle bettole impregnate dell'odore di salnitro."
Ma dopo aver ceduto alla tentazione di salire su una carrozza pubblica - una delle ultime -, i buoni
propositi cominciano impercettibilmente a svaporare, perchè " nel rollio di quelle vecchie
carrozze a due cavalli di Pest, con le loro molle rotte, c'era ancora qualcosa che ricordava il ritmo
fluttuante e oscillante dell'altra vita ", il mondo dell'Ungheria di un tempo. E come in sogno,
lasciandosi scivolare in una morbida flanerie, Sindbad rivisita quel mondo scomparso
vagabondando e indugiando nei luoghi che ancora ne conservano le tracce: dal bagno turco,
dove " Oriente e Occidente si confondono nella nebbia bollente ", ai caffè
-" pacifiche isole della solitudine, della meditazione, della memoria e dei passatempi silenziosi" -,
a uno di quei ristoranti dove ancora si avverte, " nel profumo dello spezzatino e nell'acidulo odore di birra ", la sensazione di vita che pervade l'ungherese allorchè legge i grandi poeti nazionali.
Per imboccareinfine la via di casa solo verso l'alba - prendendo congedo, forse per sempre,
da quella città dove tutto pare dimezzato, " come se il piccone del tempo avesse demolito
il nobile, prestigioso edificio del passato. "
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Dalla Premessa
( concepita per accompagnare la traduzione in lingua tedesca )
" Questo libro, che ora appare in traduzione tedesca, vorrebbe prestare una specie
di modesto servizio " all'altra Ungheria ". Sono trascorsi trent'anni da quando sono emigrato
dall'Ungheria, dove i comunisti avevano preso il potere con la violenza.
Non ho lasciato la mia patria perchè temevo che i comunisti non mi avrebbero permesso
di scrivere. Sono andato via, piuttosto, perchè temevo - non senza una buona ragione -
che non mi avrebbero permesso di rimanere in silenzio. ( E hanno i mezzi per farlo ).
Nel corso degli ultimi trent'anni l'Ungheria ha subito una grave crisi d'identità.
Ecco perchè potrebbe essere utile, a volte, dare notizia - anche in lingua straniera -
di quell' "altra Ungheria "
Salerno 1978
Sandor Marai
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Per conoscerlo un po'
" La cosa più bella della vita è questa, assaporare ancora una volta il mattino di maggio,
lasciare che il nostro volto sia inondato dal profumo e dai vapori della sfavillante luce primaverile,
e sapere che la vita è alle nostre spalle e non vi è più nulla che ci faccia
veramente male, le donne possono mentirci quanto vogliono, gli uomini possono far man bassa
di denaro e scervellarsi sui loro biechi intrallazzi, mentre noi sappiamo che la vita
procede con indifferenza, insieme a noi e senza di noi, e tutto ciò che ci ha fatto soffrire
si dissolve nel tempo e nella luce del sole, così come la nebbia mattutina si dissolve
sul Danubio al tocco della luce di maggio.
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Sindbad aveva una buona intesa con il Danubio.
Quando gli era stato possibile, aveva sempre abitato vicino a quel corpo flemmatico
e possente, conosceva tutte le sue metamorfosi e i suoi capricci, conosceva la sua voce e i suoi colori,
i suoi uccelli e la sua gente, conosceva i suoi segreti notturni, quando i suicidi nuotano in direzione di Paks
gareggiando con i gabbiani addormentati, conosceva i suoi viavai estivi, la sua biondezza e le sue fantasticherie di seta azzurrina, lo conosceva quando era nervoso come un poeta vagabondo,
quando era nera e tragico come chi è al corrente dei più luridi segreti e delle più sanguinose
diffidenze della città. Sindbad amava le cose eterne, ed è per questo che aveva sempre abitato
nei pressi del Danubio. Ma adesso, in quel denso mattino di primavera, il Danubio
era familiare in un modo così fatale, intimo in modo così struggente che il cuore di Sindbad
si colmò di una gioia irrequieta. Guardò l'acqua, che quella mattina era di un giallo pallido simile
a quello del tabacco da pipa. Annusò l'odore umido e fermentato della grande acqua in cui
si mescolavano tutti gli aromi della primavera, tutte le scorie delle fabbriche di Obuda e tutti
i liquami della metropoli. Gli venne in mente che non molto tempo prima - non più
di qualche settimana -l'acqua era ricoperta da un lanuginoso, spesso, lurido manto di ghiaccio,
nel quale i pescatori, intorno al cantiere navale, praticavano dei fori, e un bel mattino
lìacqua si era levata di dosso quello sporco mantello e aveva preso a scorrere bionda e fresca,
come se fosse andata a fare un bagno in mare.
Sindbad pensava che alla vita dei popoli, alle migliaia di anni e ai migranti che avevano lasciato
scorrere il loro destino lungo quel fiume, e pensava alla vita umana, perchè l'ondeggiare
del Danubio gli faceva sempre venire in mente il fugace destino umano.
Ma non amava parlare di queste cose "
Sempre post interessanti, cara Antonella.
RispondiEliminaDa te c'è da farsi una cultura...
Grazie Gianna, cerco di comunicare quello che mi piace.
EliminaBuon pomeriggio, a presto.
Antonella
Ciao Antonella,
RispondiEliminama che bella storia, io non ho mai letto nulla di Marai e devo dire che stò imparando a conoscerlo attraverso i tuoi post. Quindi altro autore da inserire nella lista dei libri da leggere ;)
Un bacione amica bella
Ciao Audrey, io ti consiglio di inserirlo nella lista degli autori da leggere anche se so che è già lunghissima...però ne vale la pena.
EliminaUn bacione.
Antonella
Affascinanti personaggi: sia il bel tenebroso che il misterioso autore morto suicida. Ho visto la casa di Sandor Marai a Kosice: una palazzina estemamente elegante e raffinata.
RispondiEliminaCiao Ambra tutti i personaggi di Marai sono affascinanti e un po' misteriosi, come sai amo molto questo scrittore.
EliminaNon sono mai stata in Ungheria ma ogni volta che leggo un libro di Marai mi viene voglia di visitarla.
Buona serata.
Antonella
Mi attira molto questo libro cara Antonella, affascinante!
RispondiEliminaSei bellissima in questa foto:-)
Un abbraccio grande cara, dolce notte
Ciao Betty, grazie...ho letto anche il tuo commento su Google+ ma, dato che sono ignorante in questa materia, non ho idea di come fare a risponderti.
RispondiEliminaIl libro è bellissimo, come tutti i libri di questo grande autore.
Ciao un bacione.
Antonella