venerdì 13 maggio 2016

Il ratto d'Europa





Europa era una fanciulla dotata di una bellezza così singolare, da far innamorare di sé Zeus. Zeus la vide mentre in compagnia delle sue ancelle, raccoglieva fiori in un prato, si innamorò all'istante e la rapì. E' quello del prato fiorito e dei giochi delle fanciulle vergini, uno schema che si ritrova costantemente nella mitologia, greca, ma anche di altri popoli. Il simbolismo del rapimento non rappresenta altro che la sottile linea di demarcazione nel passaggio della donna dall'età adolescenziale all'età adulta. Il prato fiorito è quindi la metafora creata nell'immaginario poetico per fornire una dimensione spaziale mitopoietica al passaggio delle due fasi della vita della donna. La fertilità della terra e la fecondità della donna si confondono , la donna diventa la detentrice del mistero della creazione, della sacralità della vita.








L'esistenza umana stessa è d'altra parte assimilata alla vita vegetale da cui i poeti e i filosofi hanno nutrito le loro opere. L'espressione cogliere la rosa è stata per molto tempo la metafora preferita dai poeti per parlare della perdita della verginità nella donna.
Analizzando la struttura del mito del ratto di Europa, come di altri ratti, Proserpina, Semele, Creusa e altre ancora, non possiamo non notare che la maggior parte di esse, erano divinità di natura ctonia, unione che rispecchiava la ierogamia del Dio con le divinità della terra. Le avventure erotiche delle divinità superiori, si ricoprivano, secondo Eliade Mircea di significati politici e religiosi, infatti giacere con una divinità preellenica, venerata da tempo immemorabile significava predisporre il campo al processo di unificazione e simbiosi idonee a conferire alla religiosità la sua caratteristica propria, integrandosi con il sistema religioso precedente e gettando le basi per quella che saranno le basi della religiosità greca.








Europa era figlia di Agenore, uno dei due gemelli che Libia aveva generato con Poseidone, l'altro era Belo il re dell'Egitto.
Agenore, lasciò l'Egitto e si stabilì a Sidone dove si sposò con Telefassa, colei che illumina lontano, altrove chiamata anche Argiope che gli diede come figli Cadmo, Fenice, Cilice e un'unica figlia, Europa.
Zeus si innamorò di Europa e ordinò a Ermes di condurre il bestiame di Agenore verso la costa del mare di Tiro, proprio il luogo dove le fanciulle si trovavano per raccogliere i fiori e passeggiare.








… Con la figlia del Re, la cui beltade
Non ebbe pari al mondo in quella etade...

...Di questa il padre Agenore fu detto.
E di Tiro e di Sidonia fu Signore.
La figlia Europa ebbe si grato aspetto,
Ch'accese al suo amor l'alto motore.
Ahi come stanno male in un soggetto,
Con grave maestà, lascivo amore...
… Per lascivo pensiero, per troppo amare,
Fuori da ogni dignità, d'ogni decoro
Prese per troppo amore la forma di toro...
Ovidio- Metamorfosi








Zeus sotto le sembianze di un toro bianco, si unì al resto della mandria. La bellezza dell'animale non tardò ad attirare l'attenzione della fanciulla. Il suo manto era più bianco della neve (Mosco da Siracusa invece descrive il manto di un bel colore fulvo e con una macchia bianca sulla fronte a forma di stella, i suoi occhi brillavano del fuoco dell'amore, le corna piccole e lucenti come gemme, formavano un semicircolo simile a luna crescente, le sue zampe erano grandi. Europa vinto l'iniziale timore si avvicinò al toro che era diventato docile come un agnellino, il suo manto emanava il profumo del croco. Raccolse l'erba dal prato e l'avvicinò al toro che disdegnando l'erba che aveva vicino, volle mangiare solo quella che le offriva Europa.
Europa continuò a giocare con il toro e la sua audacia si spinse fino al punto di porgli tra le corna una ghirlanda di fiori. Vinta del tutto la sua naturale ritrosia, volle montargli sulla groppa, mentre il toro lentamente si spingeva verso la riva del mare.








… Come una gemma il chiaro, e piccolo corno
Si bel risplende, che par fatto a mano:
Move con dignità l'occhio d'intorno,
E mostra un volto amabile, et humano.
Dolce rimira quel bel viso adorno,
Poi si muove ver lei quieto e piano.
Paurosa ella l'aspetta un poco, e fugge,
E il toro per dolor sospira, e mugge...

… La qual più volte le mentite corna
Di vaghi fiori e di ghirlande adorna...

...Su l'erba al fin l'astuto bue si getta,
E col bugiardo sen la terra cova.
Allor l'ardita e vaga giovinetta
Di veder sempre qualche cosa nuova,
Su l' fraudolente suo dorso s'assetta,
Che vuol fare del giovenco un'altra prova,
Prova vuol fare la semplicetta, e stolta,
Se vuol come un destriero portarla in groppa...
Ovidio- Metamorfosi








Ma il toro raggiunta la riva, entrò improvvisamente nell'acqua. In mezzo ai flutti, Poseidone, accompagnato dalle Nereidi e dai Tritoni corse ad incontrarli. La fanciulla terrorizzata guardava la terra che stava lasciandosi alle spalle, con una mano si teneva saldamente al corno del toro mentre con l'altra reggeva ancora il cestino dei fiori, quel cestino che Efesto aveva forgiato per farne dono a Libia, la nonna di Europa. Finemente cesellato in oro, rappresentava una giovenca che veniva sfiorata dalla mano di Zeus, quella giovenca era Io, la trisavola di Europa.








Con Io Zeus aveva celebrato le sue prime nozze taurine. Io, la figlia di Inaco, il dio fluviale di Argo. Sotto le spoglie di giovenca, errabonda, sospinta da un luogo all'altro senza tregua, fuggì dal fiume padre per approdare sulle sponde di un altro fiume, il Nilo, dove Zeus l'aspettava per restituirle la forma umana. Io ebbe da Zeus suo figlio Epafo. Istituì il culto di Isis, mentre suo figlio Epafo che era il toro divino Apis regnò in Egitto e ebbe una figlia Libia, la madre di Agenore e Belo. Ancora una volta la storia si ripeteva. Approdò infine il toro sulla terra ferma, a Cortina, vicino a Creta, trasformatosi in aquila, Zeus si congiunse con Europa in un bosco di salici sulle sponde di un fiumiciattolo o secondo altri sotto un sicomoro sempre verde.
Europa gli diede tre figli, Minosse, Radamante e Sarpedone.
Il padre Agenore sconvolto dalla notizia del rapimento della figlia, ordinò ai suoi figli di cercare Europa e di non fare ritorno al palazzo senza averla ritrovata. Ai tre figli, si unirono nella ricerca, la madre Telefassa e Taso, figlio di Nettuno.









Le loro ricerche li spinsero in paesi molto lontani, di Europa nessuna traccia. Visto l'esito infruttuoso delle loro ricerche, anche la speranza di far ritorno a casa, si affievolivano ogni giorno di più. Decisero allora di dividersi. Fenice fece approdo in quella terra che da lui prese il nome, cioè la Fenicia, Cilice divenne il re delle terre adiacenti la Fenicia, dominando la parte di terra adiacente al fiume Piramo e che fu chiamata Cilicia. Cadmo e Telefassa penetrarono nella Tracia e così fece anche Taso che fondò la città omonima.
Europa, nel frattempo era diventata la moglie di Asterione, un piccolo re di Creta, che vedutala si innamorò di lei, la sposò e divenne il padre adottivo dei figli che aveva avuto da Zeus.









 Diventati adulti i tre ragazzi, figli di Europa entrarono subito in conflitto tra loro, la causa fu l'amore del bellissimo giovane Mileto, figlio di Apollo e di Aria. Tra i tre fratelli scoppiò la guerra e Minosse ne uscì vincitore. Mileto innamorato di Sarpedone fuggì con lui per approdare nella Caria, dove fondò la città che porta il suo nome; Sarpedone intanto si era alleato con Cilice, in lotta contro i Licii, ne usci vincitore, e fondò un regno in Licia. Radamante fuggì in Beozia dove prese in moglie Alcmena. Alla sua morte divenne uno dei giudici degli inferi assieme al fratello Minosse. Quest'ultimo regnò a Creta, sposò Pasifae figlia del Sole e di Perseide ed ebbe come figli Catreo, Deucalione, Glauco ed Androgeo e come figlie Ecale, Senadice, Arianna e Fedra.








Cadmo che ancora cercava la sorella Europa, dopo aver sepolto la madre Telefassa, in Tracia dove avevano ricevuto ospitalità , si recò a Delfo per avere notizie di Europa. Il Dio gli disse di smettere di cercare la sorella ma di cercare una mucca che avrebbe incontrato per strada.

Cadmo, figlio d'Agenore, m'ascolta,
E metti in cuore quanto io ti dico. Al primo
Sorgere dell'Aurora anche tu sorgi:
Vestiti prontamente, e con in pugno
l'asta ben ferma la divina Pito
Lascia, e in cammino mettiti attraverso
Del paese Flegeo, e della Focide,
Finchè di Pelagon vegga le vacche,
E il lor custode: Dell'armento allora,
Una ne scegli, che vedrai sui fianchi
Bianca aver macchia, e tonda al par che in Cielo.
Tonda è la luna. Ti fia scorta questa
Nel cammin che rimane. Un segno certo
Abbiti poi dov'essa il capo abbassi,
E pieghi le ginocchia, onde sull'erba
Prendere riposo. Allor vittima l'offri
Ivi alla Terra. Poscia quel che Martedì Pose per guardia al fonte suo, all'Inferno
Tu manderai; e una cittade in cima
Fabbricherai del Monte. Oh! Avventurato
Cadmo! In appresso di stirpe immortale
Donna sarà tua sposa; e nome eterno
In fra gli uomini avrai.








Si mise dunque in cammino, quando usci dall'armento di Pelagonte una vacca con una mezzaluna su ciascun fianco. Cadmo la segui. La mucca percorse tutta la Beozia, finché ad un certo punto si sdraiò a terra. Era quella la terra dove secondo l'oracolo doveva nascere la futura città di Tebe costruita sul modello di Tebe d'Egitto. Cadmo decise di sacrificare la bestia a Minerva, per questo ordinò ai suoi uomini di attingere acqua alla fonte Marzio, sorvegliata da un drago figlio di Ares. Quel drago uccise parecchi degli uomini di Cadmo e fu da questi ucciso. Minerva gli consiglio di seminare i denti.
Dalla terra uscirono uomini armati chiamati Sparti che vuol dire seminati.








Costoro subito entrarono in discordia tra di loro e ricorsero alle armi, finchè rimasero in vita solo cinque: Echione, Udeo, Ctonio, Ipenore e Polore e furono costoro che aiutarono Cadmo a costruire la città, Anfione costruì invece le sue mura al suono della sua lira. Cadmo introdusse in Grecia il culto delle divinità fenicie ed egiziane, l'uso dei caratteri alfabetici e della scrittura. Ares, per vendicarsi della morte di suo figlio, ridusse Cadmo in schiavitù, per otto anni.
Trascorso il tempo stabilito, Cadmo prese moglie. Questa fanciulla era Armonia, figlia di Venere e di Ares. Fu in quell'occasione che tutti gli Dei, lasciarono l'Olimpo e scesero sulla terra per unirsi al banchetto nuziale di un mortale. Il dono di nozze di Cadmo alla sua sposa fu una collana cesellata da Efesto e donata da Zeus ad Europa. Ferecide ci dice però che il dono di nozze di Cadmo ad Armonia fu un peplo appartenuto ad Europa.





( Immagini dal web )





12 commenti:

  1. Post meraviglioso, immagini stupende, il tuo raccontare incanta, sei grande cara Antonella!
    Un abbraccio e buona giornata da Beatris

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Beatris, se un argomento mi affascina mi piace raccontarlo e la mitologia greca mi piace davvero tanto. Sono contenta che ti sia piaciuto.
      Un abbraccio.
      Antonella

      Elimina
  2. Mi colpisce la quantità di dipinti che sono stati dedicati a questo mito.
    Un post molto bello e interessante.
    Buon week end.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, felice che ti sia piaciuto! Riguardo ai dipinti dedicati al mito d'Europa devo confessare che è stato difficile scegliere, tantissimi grandi pittori si sono cimentati con questa storia con risultati straordinari.
      Un abbraccio.
      Antonella

      Elimina
  3. Come sempre zia un Grandè articolo!!!!grazie mille!!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, non so bene quale nipote sei ma penso Michela...grazie a te per averlo letto tutto e apprezzato.
      Un bacione.
      Zia Anto

      Elimina
  4. Ciao Antonella,
    eccomi qui per questo post mi sono presa tutto il tempo che occorreva per gustarselo per bene. I dipinti che hai selezionato, come sempre, sono meravigliosi e il post l'hai scritto divinamente infatti ho appreso cose nuove che non sapevo (per esempio il cogliere la rosa legato a tale storia).
    Un abbraccio e buona domenica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Audrey...e di tempo ne serviva veramente tanto per leggere questo lunghissimo post!
      Sono contenta che ti sia piaciuto e ti ringrazio per i tuoi complimenti che mi fanno " strapiacere " Che storia eh?
      Un bacione.
      Antonella

      Elimina
  5. Cara Antonella ci delizi con immagini e storie coinvolgenti.
    Un caro abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Cettina, il post forse è risultato un po' lungo ma la storia di questi amori era intricata e complessa.
      Un abbraccio.
      Antonella

      Elimina
  6. E'mai possibile che quel Zeus non riuscisse a farsi una trombatella in pace?!
    Semprearapire di qua e di là, a trasformarsi in cigno in toro in aquila...
    e poi ogni volta sfornava figli come pagnotte.
    Avere un re così doveva esse una bella manna per i giornali (pardon, le tavolette)di gossip
    mi fa venire in mente uno dei nostri giorni.
    Ciao Anto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo è che povero Zeus alla fine ci fa quasi pena con tutte 'ste complicazioni e 'sti travestimenti che doveva inventarsi.
      Cattivissima la battuta finale...però divertente!
      Un abbraccio.
      Antonella

      Elimina

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")