Domani sarà martedì 24 maggio, giorno in cui - nel 1915 - l'Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale.
Un tempo era festa nazionale, ma dal 1956 è stata abolita e pure l'altra data riferita alla grande guerra, il 4 novembre, è diventata la giornata dell'Unità Nazionale e, in second'ordine " Festa delle Forze Armate "
Della vittoria, di quella guerra che restituì Vittorio Veneto al nostro Paese, nessuno parla più:
Arco, ala, Monfalcone, Avio; sono solo nomi ospitati in polverosi archivi, e invece erano, con Trento e Trieste; le località per le quali l'Italia si batteva attraversando il Piave "...per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera..."
Domani dunque sarà il 24 maggio di cento uno anni dopo, e davvero rimane poco o niente di quella memoria, di quella canzone che, tutti lo ricorderanno, aveva commosso alle lacrime il battagliero Peppone nel suo comizio contro le guerre e aveva fatto piangere Don Camillo, che dagli altoparlanti della Chiesa sparava le note del " Piave " sulla piazza.
Di quella memoria, di quella canzone scriveva Giovannino Guareschi su Candido n.23 del 1956, in un articolo che conserva - oggi come allora - la struggente, attualissima malinconia che l'autore provava di fronte a quell'Italia che metteva nel dimenticatoio le vittorie e celebrava, invece, le sconfitte.
" Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio (...)
Ma adesso l'ha finita di mormorare: la Repubblica gli ha tolto la parola perchè, a conti fatti, quella del 24 maggio è risultata una data aggressiva "
Sono passati cento uno anni e chissà se lo riesumeranno, il 24 maggio; fingendo ancora di non averlo completamente dimenticato. Sentiremo tante belle frasi, sentiremo per l'ennesima volta condannare le guerre, comprese quelle vinte. Ma non ci sarà un Don Camillo a far sentire sulla piazza la " Canzone del Piave " e soprattutto non ci sarà un Peppone a commuoversi e a proclamare il proprio patriottismo.
Ci saremo forse noi nipoti e pronipoti a ripensare ai nonni in grigioverde e a quel fazzoletto giallo con sopra la carta dell'Italia nuova: unica ricompensa per chi aveva combattuto con la fierezza di essere Italiano, con la I maiuscola!.
( Immagini dal web )
Ciao Antonella,
RispondiEliminaho letto con commozione queste parole, ho guardato con affetto queste immagini. Il mio nonno materno combatté nella Pima Guerra mondiale e il ricordo personale mi è stato tramandato dalla mia mamma, allora piccolissima. Oggi si rischia di perdere questa memoria viva e si rischia altresì che restino solo aridi nomi e date lontane. Dipende anche da noi conservare i ricordi di quegli eventi e dei valori che li hanno ispirati.
Un forte abbraccio
Marilena
Cara Antonella, molto interessante questo tuo post, ci riporta indietro di un secolo quando l'impero Austro Ungarico dominava e che l'Italia dichiarò la guerra!!!
RispondiEliminaOggi la stessa Austria ci mette il bastone tra le ruote di tutta l'Europa, credo che ci aspetti giorni difficili nella politica Europea!!! Cambiando argomento, come vedi ci sono nuovamente ora che la stanchezza accumulata con l'adunata ddi noi alpini mi è un po passata.
Ciao e buona serata cara amica.Tomaso
Confesso che non sapevo che il 24 maggio ricordava l'inizio della Prima Guerra Mondiale.
RispondiEliminaOrmai chi vi ha partecipato , non c'è più, rimangono i ricordi che restano vivi nel cuore di nipoti e pronipoti di chi vi ha partecipato e rimane quella straordinaria canzone : "Il Piave mormorava..."Un saluto