martedì 23 febbraio 2016

E' morta Harper Lee, la regina del gotico americano che oltre la siepe trovò la fama





Per capire chi era Harper Lee, scomparsa venerdì scorso, bisogna, certo, leggere i suoi romanzi, e non è un'impresa difficile: ne ha pubblicati soltanto due, di cui uno quasi in articulo mortis, vale a dire 
Go set a watchman, tradotto in Italia da Feltrinelli con il titolo Và, metti una sentinella.
Annunciato come il seguito dell'enorme successo del suo primo romanzo To kill a mockinghird, 
da noi Il buio oltre la siepe, in realtà ne era una prima versione scritta nel 1957, tre anni prima del clamoroso esordio.









Ma, subito dopo, bisogna guardare la carta geografica degli Stati Uniti, o, meglio ancora, essere andati a 
Monroeville, in Alabama, la immaginaria Maycomb dei romanzi. L'Alabama classifica Harper Lee come una delle regine della letteratura gotica americana, che è l'esalazione del sud di quel Paese, le altre sono le georgiane Carson Mc Cullers e Flannery O'Connor. Scrittrici imbevute di versetti biblici sin dalla tenera età, spesso attinti all'arcaico inglese della Bibbia di Re Giacomo, che leggevano più volte da cima a fondo, come equivalente americano della nostra Divina Commedia, con i suoi avverbi come " darkly ", oscuramente, a proposito dello specchio attraverso il quale, oscuramente appunto, in questo mondo, scorgiamo il divino.









Ma poi dobbiamo sentire l'afa opprimente di Maycomb, o Monroeville, cioè la città del giovane avvocato Atticus Flnch, che poi era il padre di Harper Lee, Amasa Coleman Lee.
Da bambina Miss Nelle, come la chiamavano nella sua cittadina, assisteva alle arringhe del padre in tribunale, che sta a nemmeno mille metri dalla casa di riposo nella quale la vecchia scrittrice, protetta dagli intrusi ( giornalisti che si illudevano di intervistarla ) dal bastione del suo avvocato, Tonja Carter, si è spenta.









L'ufficio dell'avvocato Carter sta nella piazza principale di Monroeville, di fronte al tribunale, a due isolati dal ristorante Mel's Dairy Dream, un tempo la casa dove crebbe Harper Lee, e dove, come vicino, viveva un biondino efebico, dalla voce contraltina, Truman Capote.









Non bisogna troppo effondersi, come fece con la sua debolezza per l'aneddottica la " compianta " Fernanda Pivano, sull'amicizia con Capote, considerate le opposte psicologie. Harper Lee autrice di un solo libro - abbiamo detto che il secondo è in realtà una prima elaborazione di Il buio oltre la siepe - un romanzo claustrofobico almeno quanto Monroeville, e quanto il mondo psichico della sua autrice, un racconto anti- segregazionista, ma senza illusioni verso rosei futuri, con un finale in cui giustizia ( sommaria ) è fatta da un folle, tipico strumento della Provvidenza di Dio.









Infine nonostante il successo planetario, l 'autrice sprofondò in un religioso riserbo. Tutto l'opposto, com'è noto, il percorso di Capote, che alternava momenti di grande prolificità a secche depressive, e che penetrò nella modernità come una serpe in seno, e alla fine, anzichè avvelenarla, come pretendeva, ne fu stritolato.
Capote, è vero, avrebbe fornito l'ispirazione per il personaggio di Dill, l'amico di giochi della narratrice, Scout, del Buio. Ma la cosa conta poco, quasi niente.









Quando l'anno scorso venne annunciato che Harper Lee aveva scritto un " secondo romanzo " e addirittura il sequel del Buio oltre la siepe il mondo letterario era come incredulo. E faceva bene. In quella prima stesura , la vicenda era spostata dagli anni della Grande Depressione ai Cinquanta, e Atticus Finch , anzichè un giovane e pugnate avvocato " negrofilo ", come lo appella sprezzantemente la gente della sua cittadina, perchè osa difendere un uomo di colore dall'accusa di violenza sessuale su una donna bianca, è un razzista incallito ( e anche un po' rincoglionito ) di 72 anni, che partecipa a un raduno del Ku Klux Klan e intimidisca così la figlia Scout: " Vuoi vedere i negri a carrettate nelle nostre scuole, chiese, teatri? "









Insomma , è un opposto Atticus Finch, anche se uscito dalla stessa mano che aveva vergato quello protagonista del romanzo che, 55 anni prima, si era avviato a vendere 40 milioni di copie.
Quasi uno sdoppiamento stevensoniano, alla Dottor Jekyll  e Mr. Hyde.









Da Il buio oltre la siepe fu tratto, nel 1962 il film che fece vincere l'Oscar a Gregory Peck e che risulta 23esimo nella classifica delle migliori pellicole USA di tutti i tempi ed è il premio Pulizer che più velocemente fu tradotto sullo schermo nella storia del premio. Il Pulizer arrivò nel 1961 e nello stesso anno la Universal metteva in cantiere il film.









Gregory Peck, incredibilmente, non fu la prima scelta per la parte  di Atticus Finch, il primo divo ad essere convocato fu James Stewart, l'interprete da sempre delle più cristalline virtù americane. Ma Stewart rifiutò. " Too liberal " fu il suo commento alla trama. Tra le virtù di Stewart non ci fu mai il progressismo. Repubblicano convinto sostenne Eisenhower e Reagan, e in quegli anni ( l'era di Kennedy ) si teneva ostentatamente in disparte. L'Universal si rivolse al suo divo sotto contratto, Rock Hudson, ma lo bloccò il produttore. Troppo bello, aitante, vincente per la parte ( Atticus doveva essere un vedovo di mezza età, d'aspetto trasandato e dimesso).









Peck stesso venne ritenuto troppo decorativo, ma il costumista e il truccatore vennero in aiuto.
Occhialuto, mal vestito, con difetto fisico ( autentico ) accentuato ( una spalla più alta dell'altra) Peck diventava giusto per l'avvocato Finch, il leggendario padre di Harper. Fin troppo. Quando Harper se lo vide davanti scoppiò a piangere. Gregory non era un attore, ma il suo papà redivivo. Non fu solo un attimo d'emozione. Harper adottò Gregory e nei 40 anni successivi lo amò come una figlia ( c'era al capezzale di Peck quando morì nel 2003 ).









Del resto l'adozione non fu il solo coinvolgimento di Harper nel film tratto dal suo libro. Ormai era scatenata e " mise becco " nel casting dei secondari. Scelse lei il piccolo John Megna dalla dentatura cavallina perchè le ricordava le foto da bimbo del suo amico Truman Capote.





( Fonte Giordano Tedoldi e Giorgio Carbone )
( Fotografie dal web)

5 commenti:

  1. Se n'è andata anche lei.
    La tua è una ricca e dettagliata recensione di lei e delle opere che da lei sono nate o scaturite, come il film.

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  2. Cara Antonella, ricordo quel film che mi impressionò veramente...
    Ciao e buona settimana cara amica.
    Tomaso

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  3. E non è ancora finita
    non ci sarà più la segregazione ma il razzismo impera
    e poi vengono a fare le paternali a noi
    stessero a casa loro a correggere i loro guai
    e non li facciano diventare anche nostri.

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  4. Perdiamo un’altra grande scrittrice.
    Saluti a presto.

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  5. Ricordo di aver letto il libro e di aver visto il film , con il grande Gregory Peck.
    Un'altra brava scrittrice che se ne è andata ! Un saluto

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")