domenica 15 novembre 2015

Siamo tutti la ragazza appesa al davanzale del Bataclan





Ricordiamo tutti l'immagine che divenne simbolo degli attacchi dell'11 settembre, l'uomo che cade.
Una foto scattata da Richard Drew, una delle più sconvolgenti raffigurazioni del male di ogni tempo.
Ritrae un uomo che  precipita a capofitto dalla torre del World Trade Center, una gamba piegata, l'altra estesa come chi discenda una scala. Quell'uomo , mai identificato, venne costretto a quella immane caduta da
un'irrazionale impulso di fuga, dopo essere rimasto intrappolato ai piani alti della torre invasi da fuoco e fumo.









L'immagine analoga all'uomo che cade è, negli attacchi di Parigi,, la ragazza appesa al davanzale. Un'immagine iconica, che resta impressa nella memoria e scava nel nostro cervello, nella nostra coscienza morale, come una potente profezia. A riprenderla è stato Daniel Psenny, giornalista di Le Monde, che stava lavorando a casa. Ai primi scoppi ha pensato che fosse la tv. Poi, racconta, si è affacciato alla finestra al secondo piano che da sull'uscita di sicurezza del Bataclan, ed ha visto i disperati che fuggivano cercando scampo dal tiro al bersaglio.








La ragazza, a differenza dell'uomo che cade, ha potuto appigliarsi a un davanzale, sostenersi con i piedi sulle sbarre di un' inferriata, aspettare in quella posizione di vulnerabilità assoluta che qualcuno, concluso lo sterminio, la tirasse dentro. Sull'uomo che cade uno dei grandi scrittori americani, Don DeLillo, ha costruito un romanzo. La ragazza appesa è un'immagine molto diversa, forse meno scioccante e romanzabile, ma perchè, nel guardare il video che mostra i ragazzi che fuggono zoppicanti nel vicolo, e gli altri fuori dalle finestre sui davanzali, l'occhio insistentemente torna a lei, solo a lei, alla ragazza appesa?








La risposta è che lei è il nostro alter ego, il nostro testimone storico di questa escalation nella scientifica distruzione europea da parte dei jihadisti. Così come l'uomo che cade era l'americano - tipo, il cittadino di Manhattan che lavora al World Trade Center, la ragazza aggrappata ha preso il posto della Marianna- l'incarnazione allegorica della Francia - e ci ha mostrato lo stato di cose in Europa.
Non si può parlare nemmeno di metafora: quella ragazza non è una metafora è una persona concreta, braccata nel locale dove era andata a sentire musica rock americana, a divertirsi, a bere, a godersi una serata ci civile libertà come tutti facciamo in Occidente.









Il suo peccato mortale, agli occhi dei jiadisti, sta semplicemente nell'essere andata a un concerto, non c'è da andare a trovare colpe nascoste, collettive, indirette.
Ciò che la ragazza aggrappata ci insegna è che infatti ci vogliono uccidere per quello che concretamente, normalmente facciamo ogni giorno. E' solo per queste cose : ascoltare musica rock dopo il lavoro, vestire in modo disinvolto, ballare, bere, guardare una partita di calcio - solo per questo che ci spingono fuori dai palazzi , appesi con l'ultima falange delle dita a un davanzale. Ragionando dal loro punto di vista ideologico, i jihadisti non vogliono terrorizzare, e nemmeno invadere. Vogliono disinfestare.
Sapete quando trovate la cucina piena di formiche, di blatte, o quando uccidete un ragno ( non bisognerebbe, portano fortuna ) e trovandovi vicino alla finestra lo scaraventate giù sull'asfalto?
Ecco, così!








Ma com'è successo che ci siamo trasformati in insetti da sterminare? Com'è successo che siamo finiti appiattiti sull'intonaco, appesi per la punta delle dita, ammutoliti di terrore, in una situazione di blocco assoluto che ricorda una delle carte più infauste dei Tarocchi: l'Appeso?
Lui sta a testa in giù, come l'uomo che cade,ma nella nostra situazione essere dritti o capovolti, visto che siamo ridotti alla completa impotenza, cambia poco. Come l'Appeso o l'appesa alla finestra del Bataclan, non abbiamo più un sostegno sotto di noi, la nostra esistenza ha perso improvvisamente ogni appoggio, ogni fondamento, siamo talmente storditi dalla violenza dell' aggressione, dall'inadeguatezza delle nostre difese, dalla vaporosità delle nostre chiacchiere a fronte dei proiettili di Kalashnikov, da saper solo mettere le forze in quelle falangi, ultimo residuo di un'energia appassita che ormai sappiamo indirizzare solo a conservare la nostra codarda sottomissione.









Di consolante c'è che la ragazza appesa oggi è viva mentre dell'uomo che cade non resta che quella foto. E ora immaginate una jihadista appeso come quella ragazza. Vi risulterà difficile. Odiano le nostre vite, e quanto alla loro, gli danno un senso solo in vista della morte, propria e altrui.
Evocherebbero l'inferno piuttosto che finire appesi a  un davanzale. In effetti è proprio quello che stanno facendo. Ci ridurremo come quella voce nel canto biblico, che chiede alla sentinella a che punto è la notte e si sente rispondere che è ancora notte, che il mattino verrà, di tornare a domandare un'altra volta o cominceremo a fare qualche cosa prima della defenestrazione?










( Immagini dal web, fonte G.T. )
post signature

14 commenti:

  1. Antonella, hai scritto un post bellissimo con una riflessione altrettanto bella anche se trista, disarmante, dolorosa.
    Non so dirti altro perchè, come sai, in questi giorni sono senza parole.
    un abbraccione

    RispondiElimina
  2. Non ho parole. Non me la sento di dire nulla. Del resto il tuo post è il ritratto così crudelmente vero della nostra realtà, da non richiedere ulteriori parole. La realtà nostra e dei nostri figli.

    RispondiElimina
  3. Sono immagini atroci. Incomprensibili, Inimmaginabili. E parlano della nostra impotenza. Com'è successo che ci siamo ridotti così, chiedi. Non lo so. Non so nemmeno se è successo o se è sempre stato così. Le radici del male, dell'odio arrivano molto in profondità. Io penso solamente che le persone felici, serene, amate non possono odiare e nemmeno uccidere. Dunque l'unica possibilità che abbiamo è diffondere il bene. In ogni momento, in ogni occasione. Non possiamo fare altro.
    Ti abbraccio Antonella.

    RispondiElimina
  4. Io non ho parole. Tu ha in scritto delle riflessioni molto belle. Io, però , non riesco a dir niente di fronte a tutto ciò' . Tra l'altro leggevo oggi che la ragazza era incinta !! Non ho parole davanti a questi atti senza senso. Un saluto

    RispondiElimina
  5. Mi viene in mente solo questa parola:disumano!E il futuro fa paura!Ti abbraccio Antonella!Rosetta

    RispondiElimina
  6. Senza parole. Solo un pensiero per chi non c'è più. Un abbraccio Antonella.

    RispondiElimina
  7. In questo mondo scarseggia l'umanità e ilo mio cordoglio va ai parenti delle vittime.
    Saluti a presto.

    RispondiElimina
  8. é stata una vera tragedia,siamo sconvolti.
    Ciao Antonella

    RispondiElimina
  9. La "ragazza appesa" ha colpito moltissimo anche me...forse perché poi mi è stato detto che gridava "aiutatemi sono incinta" (per fortuna si sono salvati lei ed anche il suo bimbo) ... rimarrà per me l'immagine di questo massacro...disumanità che sarebbe meglio dimenticare.
    Debora

    RispondiElimina
  10. La ragazza appesa rappresenta sì la nostra fragilità. Possiamo andare nello spazio, possiamo compiere prodigi tecnologici, possiamo fare nuove scoperte scientifiche ma, a quanto pare, non siamo ancora in grado di sconfiggere il nemico più ovvio e palese: la disumana follia.

    RispondiElimina
  11. Un messaggio di speranza la ragazza appesa che si è salvata, salva lei e salva la creatura che porta nel suo grembo, ha ritrovato anche l'angelo che l'ha tirata su, quindi è sbocciato un fiore su una tragedia su cui c'è poco da dire.
    Un abbraccio Antonella !

    RispondiElimina
  12. Audrey,
    Ambra,
    Cinzia.
    Gianna,
    Mirtillo,
    Rosetta,
    Ale,
    Vincenzo,
    Cettina,
    Cuore Antico,
    Keipaxx,
    Sciarada,
    grazie dei vostri commenti. Non ho più parole da aggiungere ai vostri pensieri!
    Un abbraccio a tutti.
    Antonella

    RispondiElimina
  13. Non ci sono parole per descrivere tale orrore, una vera crudeltà, tutto il mondo è triste e inorridito!
    Un abbraccio cara Antonella!
    Beatris

    RispondiElimina

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")