martedì 3 marzo 2015

Fatterellando, Colazione da Tiffany






Uno dei romanzi più interessanti di Truman Capote è senza dubbio Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s), pubblicato nel 1958,  un famosissimo e lungo racconto che nel corso degli anni ha mantenuto inalterata freschezza e originalità,








Nel 1961, venne anche girato un film tratto dall’omonimo romanzo, con la straordinaria partecipazione di Audrey Hepburn, ma il romanzo e il film risultarono molto diversi tra loro, tanto che lo stesso autore Truman Capote si risentì di come il personaggio di Holly venne raffigurato in maniera così diversa nel passaggio dalla carta alla pellicola. Anche altri dettagli importanti vennero del tutto omessi, per esempio nel film  non ci sono cenni sulla presunta gravidanza della protagonista. Il finale della pellicola è sicuramente più “lieto” ed adattato al grande pubblico, rispetto a quello del libro.








Ancora oggi, il lavoro di Capote, uno dei maggiori scrittori americani, resta inimitabile. Il romanzo è raccontato da un aspirante scrittore, nonché vicino di casa ed amico di Holly, tramite il quale è possibile immedesimarsi e riconoscere l’alter ego dello stesso autore.








A New York nella Settantesima Est, nel cuore dell’Upper East Side, c’è un edificio in pietra grigia, dove un tempo viveva una ragazza che si chiamava Holly Golightly, la quale era convinta che il sistema per sentirsi meglio fosse prendere un taxi e farsi portare da Tiffany. Dentro la raffinata gioielleria

“non ci può capitare niente di brutto, non con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento e di portafogli di coccodrillo”.








Paul Varjak, inquilino del palazzo e alter ego di Truman Capote, ancora ammaliato dal ricordo di Holly, che aveva attraversato la sua vita come una meteora, in una serie di flashback ripensa a quella stagione fulgente della sua vita con rimpianto.

“Era stata una di quelle caselle postali a informarmi per prima dell’esistenza di Holly Golightly”.









 La storia ha inizio quando il barista Joe (innamorato di Holly Golightly) per caso incappa in una strana foto che ritrae una statua africana dalle fattezze assomiglianti incredibilmente alla ragazza. Inizia così un lungo flashback che narra dell’amicizia tra il narratore, Paul, e l’affascinante Holly, la giovane cercava di affermarsi nel mondo e di trovare un posizione degna di notorietà, proprio come quella ottenuta della nota gioielleria Tiffany, che lei frequentava ed ammirava; solo così avrebbe smesso di avere quelle che lei chiamava “le sue paturnie” e trovato la tranquillità.







" Era ancora sulle scale, ora aveva raggiunto il mezzanino, e i colori chiassosi dei suoi capelli
da ragazzino, a ciocche fulve,venate di biondo albino e giallo, riflettevano la luce della lampada.
Era una serata calda, quasi estiva,, lei indossava un abito nero, aderente e fresco,
portava sandali neri e una collana di perle. Nonostante la snellezza, aveva l'aria sana di chi vive di latte e burro e si lava con l'acqua e sapone. Aveva le guance d'un rosa acceso, la bocca grande, il naso allìinsù. Un paio di occhiali neri le cancellavano gli occhi. Aveva un viso che, pur
avendo superato la fanciullezza, non era ancora quello di una donna. Pensai che poteva avere qualsiasi età fra i sedici e i trenta; come scoprii in seguito mancavano due mesi al suo sedicesimo compleanno. "









Paul ricordava come aveva conosciuto la giovane che possedeva “un viso che, pur avendo superato la fanciullezza, non era ancora quello di una donna”.
  La signorina viveva con un gatto senza nome in una casa priva di mobili e forse questa singolare scelta era legata al fatto che la casella postale dell’appartamento numero 2, era contrassegnata da uno strano biglietto “Signorina Holly Golightly in transito”. Lei possedeva una grazia e un innato buon gusto esaltati dalla semplicità dei suoi abiti, che Holly sapeva far brillare di luce propria.









 La donna vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità e di eccessi, si accompagna a ricchi facoltosi con cui non è assolutamente coinvolta sentimentalmente ma che usa solo per avere accesso al bel mondo, entrandovi dalla porta principale. Trascorre le sue giornate, più notturne che diurne, tra cene, feste ed incontri con ricchi uomini, appunto, dai quali si fa elegantemente mantenere.








Ad un certo punto della sua vita si trova a vestire i panni della informatrice della malavita, a sua insaputa, e dietro lauta mancia si reca a trovare un famoso gangster mafioso Sally Tomato, in cella a Sing Sing e al suo avvocato di fiducia riferisce le sue misteriose e criptiche “previsioni del tempo”.








"Inoltre la signorina aveva un gatto, e suonava la chitarra. Nei giorni in cui il sole picchiava forte si lavava i capelli, poi, assieme al gatto, un maschio rosso tigrato, si metteva a sedere sulla scala di soccorso a pizzicare la chitarra mentre i capelli asciugavano. Ogni volta che sentivo la musica andavo a mettermi in silenzio vicino alla finestra. Suonava molto bene e qualche volta cantava.
Cantava con il timbro rauco, incerto di un adolescente...
Ma c'erano momenti in cui cantava cose che vi facevano domandare dove poteva averle imparate, o da dove mai potevano venire. Strane arie dolci - amare con parole che sapevano di pini e di prateria....e questa sembrava piacerle più delle altre, perchè continuava a ripeterla anche quando i capelli erano asciutti, anche quando il sole era tramontato e le finestre si illuminavano nel crepuscolo. "








Holly, ha solo un’unica compagnia, il suo gatto rosso senza nome. Il passato della ragazza sembra oscuro, dato che lei parla solo del fratello Fred, omettendo di citare altri personaggi appartenenti alla sua famiglia fino all’arrivo di un anziano e bonario veterinario del Texas. L’uomo si trova a New York con il buon proposito, che purtroppo non avrà buon fine, di riportarla a casa. La verità a questo punto viene  a galla: Holly si chiama in realtà Lula Mae ed è sua moglie. L’uomo l’ha sposata quando ancora era una ragazzina, un’orfana che lui aveva adottato insieme al fratello Fred. Holly, infischiandosene delle richieste gentili del marito di ritornare a casa e dei consigli dati da Paul in seguito, comincia a frequentare Rusty Tawler, un miliardario immaturo e antipatico, relazione che porta a diversi scontri tra lo stesso Paul e la ragazza.








La situazione si placa solo quando il protagonista aiuta la ragazza, standole vicino, quando si trova a scoprire che suo fratello Fred, era deceduto in guerra. Holly, dopo la fine del suo fidanzamento con Rusty, diviene la compagna di un politico brasiliano, Jose, gentile ma molto attaccato all’immagine politica ed ai suoi obblighi di etichetta. La donna a questo punto del romanzo, rimane incinta di Jose che decide di portarla con lui in Brasile ed assumersi le sue responsabilità sposandola.








Quando tutto ormai sembra volgere verso il meglio ecco che l’inaspettato arriva. Durante una passeggiata a cavallo, Holly, per colpa di un cavallo imbizzarrito che cerca di calmare, perde suo il bambino. Poco dopo si trova inoltre ad essere arrestata poiché le famose “previsioni del tempo” che riportava dal gangster di Sing Sing fino al suo avvocato di fiducia, erano in realtà istruzioni spionistiche e mafiose da mettere in opera. Viene fatta scarcerare, il suo ex manager la fa liberare dopo aver pagato la cauzione ma è troppo tardi. Jose l’abbandona spiegando di non voler né poter essere vittima di uno scandalo. La protagonista decide tuttavia di partire per il Brasile e decide di abbandonare il suo amato gatto a Spanish Harlem, nei pressi dell’aeroporto. Poco dopo, pentita, torna indietro per riprenderlo ma di lui non c’è più traccia. Cerca invano di ritrovare la sua bestiola, capendo solo in quel momento quanto fosse in realtà importante per lei.








Finale

Quindi, amareggiata, decide di prendere il suo aereo alla volta del Brasile. Paul in seguito troverà il suo gatto rosso che ora abita in una diversa famiglia e a quel punto, spera che anche Holly abbia finalmente trovato il suo posto e la sua strada. Immagina che la ragazza abbia trovato “una casa nel mondo reale” in cui sentirsi tranquilla come quando frequentava la gioielleria di Tiffany, dove

  “niente di veramente brutto può capitarti”.







Nella puritana America della fine degli anni Cinquanta, la giovane donna ritratta dalla penna sagace e intuitiva di Truman Capote anticipava la futura libertà sessuale delle sue sorelle minori.

”Se riuscissi a trovare un posto vero e concreto dove abitare che mi desse le medesime sensazioni di Tiffany, allora comprerei un po’ di mobili e darei un nome al gatto”.




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Plimpton (1927-2003) scrisse una splendida biografia di Capote, per realizzarla ha incontrato «amici, nemici, conoscenti e detrattori» dell'autore di A sangue freddo e ha lasciato loro la parola. Il ritratto di Capote nasce dunque da stralci di intervista «montati» con abilità da Plimpton. Il risultato è un volume divertente, Truman Capote (Garzanti, pagg. 464, euro 29; negli Usa uscì nel 1997) in cui l'aneddoto ha il sopravvento su tutto, forse anche sulla verità. Ma Capote era un principe del gossip e dunque non si sarebbe dispiaciuto. Nel volume di Plimpton, c'è tutto il Capote che vi aspettate, visto dagli occhi di testimoni (più o meno) attendibili: l'infanzia a Monroeville, 1800 abitanti in Alabama, l'amicizia con la vicina di casa Nelle Harper Lee, autrice de Il buio oltre la siepe , l'ascesa come scrittore, l'invenzione del romanzo-documento, i bestseller, il personaggio pubblico.







Particolarmente riuscita è la «fotografia» del Capote successivo all'uscita di A sangue freddo , il romanzo-verità del 1966 sulla strage di Holcomb, nel Kansas, dove due balordi, Perry Smith e Richard Hickok, sterminarono una famiglia di agricoltori prima di essere incarcerati e impiccati. Le ricerche sul campo, l'amicizia con gli assassini e la vicenda editoriale sono fatti ormai notissimi. Dalle pagine di Plimpton però esce bene la cesura che A sangue freddo segna nella biografia di Capote. Il successo mondiale lo rende una celebrità. E proprio Capote tiene a battesimo l'epoca delle celebrità in cui viviamo. Lo scrittore infatti festeggia A sangue freddo col famoso ballo in bianco e nero al Plaza Hotel (14 marzo 1966). L'evento entra a far parte della storia del costume. Basta guardare la lista degli invitati (oltre 400 vip) per capire che l'aristocrazia del denaro ha i giorni contati. Il concetto di «esclusivo» sta per diventare sempre più inclusivo. Nel nuovo mondo il nobile decaduto convive col magnate rampante, il politico con l'attore, l'artista con la star (?) della televisione. Nel salone dell'albergo newyorchese sfilano rivali come Norman Mailer; divi come Frank Sinatra, Mia Farrow e Lauren Bacall; studiosi come John Kenneth Galbraith e Arthur Schlesinger jr. Accanto a loro c'è il potere vero: gli Agnelli, i Kennedy, i Paley... È un universo sganciato dalla realtà. Non c'è contrasto più stridente tra questa fiabesca serata in maschera, seguita anche dall'austero New York Times , e le contemporanee atrocità della guerra in Vietnam.








Truman diventa il giocattolo più divertente dell'alta società. Ai ricconi, che fanno a gara per invitarlo, piacciono le sue cattiverie e i suoi pettegolezzi. Ma a Capote può bastare? Da un lato, la scalata è la rivincita su un'infanzia anonima. Dall'altro, lo scrittore cova rancore: i vampiri del bel mondo si nutrono del suo talento al punto che potrebbe anche essersi esaurito. Ed ecco la quadratura del cerchio. La vacuità delle conversazioni pomeridiane, i finti scandali, il parlarsi addosso alternato allo sparlare degli amici: tutto questo non conterrà il romanzo dei nostri futili giorni, la ricerca del tempo perduto in formato tabloid? Capote comincia a scrivere Preghiere esaudite , a suo dire, ovviamente, un capolavoro. Si favoleggia di un dattiloscritto enorme: prima dimenticato in taxi, poi rubato dall'ex amante John O'Shea, comunque perduto dopo morte dell'autore. Come andò a finire con Preghiere esaudite è risaputo. Alcuni capitoli sono pubblicati dalla rivista Esquire nel 1975-1976. È un trionfo di vendite ma anche il suicidio sociale di Capote, da quel momento cancellato dalla lista delle persone gradite. Capote ha messo in piazza la vita del jet set. Il velo della finzione è inesistente. Il brutto è che Truman picchia duro proprio sui suoi migliori amici come i Paley. Nessuno lo perdona. La sua compagnia, una volta ricercata, ora è motivo di vergogna.








Un altro Capote sta per affacciarsi sulla scena. È il frequentatore di discoteche come lo Studio 54. Nello scantinato adibito a vip room, lo aspettano serate a base di vodka e droga. È facile incontrare Capote anche in locali gay dove invita gli amici eterosessuali per vedere cosa succede. Alla fine degli anni Settanta collabora con Interview , la rivista di Andy Warhol per la quale firma reportage-racconti meravigliosi, in parte raccolti in Musica per camaleonti (1980). Qualcosa però gli si è spezzato dentro. Il telefono squilla sempre di meno. L'ispirazione va e viene, soprattutto va. Fa qualche tentativo risibile di disintossicarsi. Infine decide che non vale la pena di vivere da sobri e si incammina verso la morte per cirrosi epatica. Le sue ultime ore sono come minimo bizzarre, se vogliamo considerare degna di fede l'unica testimone, Joanne Carson. Capote, dopo l'ennesimo ricovero, decide di recarsi in California a casa dell'amica. Compra un biglietto di sola andata, forse ha capito di essere agli sgoccioli. Dalla sua ospite, si sente subito male. Joanne lo fa accomodare in un piccolo studio. Capote le impedisce di chiamare aiuto e continua a parlare, per ore.
Quando tace, è solo per morire. La Carson resta a guardare «per rispettare le volontà di Truman».








Messaggio di Gore Vidal inviato a Johnny Carson, ex marito di Joanne e conduttore al quale Capote doveva il suo status di personaggio tv: «Sai, John, so quanto devi essere contrariato dal magistrale colpo propagandistico di Joanne di far morire Capote a casa sua. In segno di amicizia per te, prometto che morirò a casa tua». Johnny cercò in tutti i modi di inserire la battuta nello show prima di convincersi che sarebbe stata una cosa di pessimo gusto.
Era destino che Capote se ne andasse sotto il segno della mondana cattiveria.








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Le curiosità di Antonella


Per interpretare Gatto, il gatto  rosso del film, furono scelti ben 9 gatti, che si alternavano nelle varie scene. Audrey Hepburn dichiarò che la scena in cui ‘lancia’ Gatto in mezzo alla strada è una delle cose più “spregevoli” che avesse mai fatto.

Il meraviglioso abito da sera nero griffato Givenchy indossato da Audrey Hepburn nel film fu messo all’asta nel 2006 e venduto per 467.200 sterline (oltre 687.000 €). Attuamente si trova al Museo del Costume di Madrid.




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Vi invito a passare da Audrey per leggere tutto
quello che c'è da sapere sul film.












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34 commenti:

  1. Ancora la ricordo la Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany, quel suo viso strano e intelligente, dai tratti eleganti. Era bellissima. Avete scritto uno splendido omaggio ricchissimo di aneddoti sia a Audrey che a Truman Capote. Complimenti.

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    1. Grazie Ambra, Fatterellando è sempre un lavoro lungo e complesso ma ci da sempre tanta soddisfazione.
      Hai ragione Audrey in Colazione da Tiffany era bellissima...
      Buon proseguimento di giornata.
      Antonella

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  2. Capote, una grande personalità con tutti i tormenti (piacevoli e meno piacevoli) che le grandi personalità hanno.

    Moz-

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    1. Ciao Moz, sì, una personalità molto complessa ed articolata ma proprio per questo Capote era così affascinante.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  3. Meraviglioso, Audrey Hepburn è una delle mie attrici preferite, grande post!
    Abrazos!

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    1. Grazie Leovi, felice che ti sia piaciuto. Qui Audrey ci regala una delle sue più grandi interpretazioni.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  4. Bene, ho aggiunto anche sta cosina alle mie notiziole sul cinema
    grazie e grazie per l'naspettata visita.
    Ciao.

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    1. Ciao Massimo, confesso che un po' mi stavo preoccupando ma vedo che va tutto bene. Sono contenta.
      A presto, un abbraccio.
      Antonella

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  5. Su Agon Channel tutti i giorni alle 13 c'è "Quello che le donne non dicono", talk show al femminile condotto da Monica Setta: ogni giorno ci sono 2 ospiti che si confrontano.

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    1. Grazie per l'informazione, ne terrò conto.
      Antonella

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  6. Ciao Antonella,
    finalmente sono riuscita a passare. Con questo post hai fatto un gran bel lavoro, mi piace tantissimo e adesso capisco la tua impazienza nel volerlo pubblicare. Sei stata bravissima hai scelto delle immagini meravigliose e ci hai fatto scoprire tanto, sia sull'autore sia sul libro che si discosta abbondantemente dal film.
    Complimenti!!! Un bacione amica mia e grazie per questo super fatterellando :D

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    1. Ciao Audrey, hai viosto quanto sono distanti libro e film? Proprio un'altra storia!
      Ti ringrazio, sono contenta che ti sia piaciuto...io sono innamorata di questo post, anche perchè i libri di Capote mi piacciono molto. Anche tu sei stata superlativa...allora mettiamoci sotto per il prossimo Fatterellando.
      Un bacione.
      Antonella

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  7. Bellissimo Antonella.
    Tra i più bei film che abbia mai visto questo.
    Capote è un grande e grazie a voi ho scoperto molte cose nuove su di lui.
    Grazie.

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    1. Ciao Pia, sono contenta di aver scritto qualche cosa che abbia interessato i miei lettori. Sì, Capote è stato davvero un grande, io l'ho amato, in particolare, in A sangue freddo.
      Grazie a te, un abbraccio.
      Antonella

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  8. Ciao Antonella, generalmente se leggo un libro, poi non amo le modifiche che la storia subisce per essere adattata alla versione cinematografica, in questo caso ho visto solo il film che mi è piaciuto tanto !
    Un abbraccio Antonella e sorridente giornata !

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    1. Ciao Sciarada, anch'io non amo le riduzioni cinematografiche dei libri, in genere perdono molto, l'essenza stessa del libro va persa e Colazione da Tiffany non fa eccezione. C'è un'unica volta in cui, a mio parere, il film ha superato il libro, Seta di Baricco.
      Un abbraccio e felice giornata.
      Antonella

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  9. Gran bel post, sei davvero brava carissima Antonella, un gran bel lavoro!
    Buon pomeriggio da Beatris

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    1. Grazie Beatris, sono davvero contenta che ti sia piaciuto.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  10. Ciao Antonella,
    un post che si legge con l'inquietante ritmo di una vita eccezionale, quando dire genio e sregolatezza non è un luogo comune, ma rispecchia una realtà unica, emblematica dei nostri tempi, che per molti aspetti precorre in modo sorprendente.
    Complimenti e abbracci
    Marilena

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    1. Ciao Marilena, dici bene quando dici " una vita eccezionale ", una vita sicuramente sopra le righe,che davvero sembra anticipare i tempi che stiamo vivendo con le sue inquietudini e i suoi dubbi.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  11. Mamma mia lei è splendida... il libro non l'ho letto, ho visto solo il film. Comunque continuo a chiedermi perchè devono stravolgere i libri quando li "mettono" su pellicola, è una cosa che non sopporto... una gran delusione leggere un libro e vederlo "massacrato" :(
    Come sempre sei superparticolareggiata nello scrivere, complimentissimi!
    Un bacione grande!

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    1. Grazie Vivy, sono contenta che ti sia piaciuto. Anch'io non sopporto lo stravolgimento di cui sono oggetto i libri quando diventano film, perdono completamente di significato e in genere si prova solo una gran delusione e anche un po' di rabbia. Probabilmente si cerca a tutti i costi il lieto fine ma questo, come dici tu, è un massacro e non cultura.
      Un abbraccio grande.
      Antonella

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  12. Cara Antonella, tu hai in libreria "I tempi di Anika" ed io ho "Colazione da Tiffany"! Lo leggerò non appena terminato il libro di Andric.
    Ho letto con piacere e interesse il tuo post (come sempre, del resto); sai che il film io non l'ho mai visto?

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    1. Ciao Lella, quando ne hai occasione leggilo, è un bel libro, anche il film è un bel film, ma purtroppo, come spesso accade, non si attiene alla vera storia narrata da Capote.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  13. Donna che è sinonimo di assoluta eleganza e bellezza, diventata un simbolo per le generazioni di ogni tempo.
    Un sorriso per la giornata.
    ^___^

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    1. Ciao, è vero, la Audrey di Colazione da Tiffany è diventata un vero simbolo per generazioni. Ma lei è sempre stata, in qualsiasi situazione, una donna di grande classe.
      Felice giornata.
      Antonella

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  14. Cara Antonella il film è un cult ,chi non l'ha visto? Il tuo post è molto interessante ed esplicativo nelle differenze tra libro e film. La storia potrebbe essere attuale , l'immagine della protagonista rimane ancora viva nei nostri ricordi.
    Ti auguro una buona settimana

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    1. Ciao Cettina, è vero, una storia di grande attualità che ha segnato un'epoca. La classe di Audrey ne ha fatto un capolavoro anche se purtroppo il film si allontana molto dal libro.
      Un abbraccio e a presto.
      Antonella

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  15. Cara Antonella, una volta visto questo film ti rimane impresso io che non sono più giovane spesso lo sogno.
    Grazie di aver condiviso questo grande post.
    Ciao e buona giornata cara amica con il sole che oggi splende.
    Tomaso

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    1. Grazie Tomaso per aver apprezzato questo post. Hai ragione questo è un film che ti rimane nella memoria per sempre. Qui da noi oggi c'è un sole splendido ma un vento impetuoso e gelido.
      Buona giornata, a presto.
      Antonella

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  16. Scusa, ma non lo avevi pubblicato un paio di giorni fa? Oo

    Moz-

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    1. Ciao Moz, sì ma ho aggiornato la pagina, a volte con i Fatterellando lo faccio.
      Ciao.
      Antonella

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  17. E' un film che mi è piaciuto molto, non appartiene ai miei anni ma l'ho apprezzato moltissimo! Questo è un bellissimo post che te lo fa apprezzare ancora di più!
    Complimenti! A presto .. Dream Teller ^^

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    1. Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto. Che dire, io credo che il film, come il libro, non abbiano età.
      Un abbraccio.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")