giovedì 21 gennaio 2016

E il santo dei laici sfidò la Chiesa in piazza





E' forse destino di chi scrisse La cena delle ceneri essere stato ridotto in cenere.
E' destino di chi arse di passione intellettuale ed eroico furore venire bruciato per le stesse idee
per cui divampò in vita. Così la storia di Giordano Bruno non può prescindere dal luogo e dal modo in cui si concluse e dal simbolo che venne eretto in ricordo di quella tragica fine: la statua in Campo dei Fiori a Roma.









Il tentativo di Massimo Bucciantini nel suo saggio Campo de Fiori. Storia di un monumento maledetto, è quello di rileggere la vicenda a partire dalla statua che ne riabilitò la memoria.









Il saggio è in primo luogo una ricostruzione del clima - quello di fine 800 in Italia - caratterizzato dall'aspro scontro, a livello sia politico che culturale, tra il fronte laico e quello cattolico. Ma è soprattutto il resoconto drammatico di una battaglia per tirare fuori dall'oblio un personaggio rimosso dai manuali di storia della filosofia e condannato così a una seconda morte ( la damnatio memoriae ) dopo quella del rogo.









La stessa lunghezza del periodo ( 13 anni ) che durò la lotta per erigere la statua indica la difficoltà con cui questa condanna venne superata. Si trattò di un progetto nato in università, tra gli studenti e non tra i professori, a Roma e non a Napoli - come pure si tentò all'inizio viste le origini campane del pensatore - e tra i legisti anzichè tra i filosofi. Più correttamente fiu un'iniziativa nata nell'Università " della strada ". cioè nei ritrovi serali deglòi studenti della Sapienza presso la trattoria Melone.









Qua tra una chiacchierata col " cichettaro e " ghiribizzosi itinerari " da tiratardi, due ragazzi di provincia, il liberale Adriano Colocci da Jesi e il giacobino Alfredo Comandini da Faenza, si incaricarono di istituire nel 1876 - sollecitati dal profugo francese, ebreo socialista, Armand Levy - il primo comitato universitario internazionale per il monumento a Giordano Bruno.









Il primo ostacolo da superare, per questi giovani idealisti, fu la diffidenza, se non l'aperta opposizione, del sistema accademico e l'insofferenza del mondo politico che, dagli ambianti del neo governo di sinistra Depretis fino alle aree conservatrici del Campidoglio, giocava a una tattica del rinvio, al fine di logorare l'entusiasmo dei promotori.









Ma forse, più di ogni altra cosa, a ritardare la ealizzazione del monumento, fu l'ignoranza sull'uomo e sul filosofo Bruno che fino a quel momento, più che un Nolanus ( cioè, originario di Nola ), era considerato un Nullanus, un illustre sconosciuto.










Allo scopo di rimuovere questa ignoranza risultarono decisivi, da un lato, gli studi di alcuni intellettuali dell'epoca, da Spaventa a De Sanctis, che ne promossero la figura, scrivendo saggi a tema e curando la pubblicazione di alcune sue opere; dall'altro l'azione del Comitato, che riuscì a rendere pop la figura di Bruno, presentandolo come un martire e patriota, precursore dei moti risorgimentali, simbolo di un'Italia laica e anticlericale.









Questo atteggiamento, se giovò a far conoscere il pensatore al grande pubblico, accrebbe tuttavia l'ostilità dei politici più vicini alla Chiesa, ritardando ulteriormente l'erezione del monumento. Per questo i promotori del secondo Comitato, sorto sulle ceneri del primo, preferirono mantenere, in maniera opportunistica, un atteggiamento più conciliante, caldeggiando la realizzazione della statua semplicemente come un inno alla libertà di pensiero, e non come un atto di condanna alla Chiesa.









In tale prospettiva , anche la posa iniziale del filosofo, raffigurato nei primi bozzetti con l'indice  teso in segno d'accusa in direzione del Vaticano, venne modificata, fino a giungere alla versione definitiva - messa a punto dallo scultore  Ettore Ferrari - di un frate con lo sguardo cupo e il capo chino, in un atteggiamento di raccoglimento carico di fierezza.








Questo nuovo mudus operandi, abbinato ad una serie di favorevoli circostanze storiche, dalla nomina di Crispi a Presidente del Consiglio alla vittoria del fronte liberale al Comune di Roma, permise di arrivare al grande giorno, il 9 giugno 1889, quando la statua dedicata al frate nolano venne finalmente inaugurata.








Nonostante tutte le precauzioni, si trattò di una scelta dirompente a livello di data, in quanto il giono - una domenica -  coincideva con quello della Pentecoste mentre l'anno con il centenario della Rivoluzione Francese. Ma fu un evento epocale anche per il luogo, in quanto onorare Giordano Bruno proprio nella piazza dove fu bruciato per volontà della Chiesa significava creare un santuario laico, contrapposto a quello di piazza San Pietro, un " Campo maledetto ", come lo ribattezzò la rivista ufficiale dei gesuiti.









Nel fronte cattolico quel tributo " diabolico " a Bruno fu dunque la dimostrazione che il rogo che lo aveva condannato il 7 febbraio 1600 continuava a trovare legittimità storica. Nel fronte laico, fu invece testimonianza che quel fuoco riusciva ancora ad infiammare le menti degli uomini contemporanei, ardendo senza mai consumarsi.









Parafrasando il nome e il cognome del filosofo, si potrebbe dire: 
" Ardo, non brugio "






( Immagini dal web )





6 commenti:

  1. Cara Antonella, leggere questo racconto, fa veramente venire i brividi!!!
    Quanto è stato nei secoli scorsi penso che un o giustifica quello che sta succedendo il giorno d'oggi ogni religione quando è estrema diventa criminale...
    Ciao e buona giornata cara amica.
    Tomaso

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    1. Hai ragione Tomaso e Giordano Bruno è un esempio di quanto anche la religione cattolica sia stata oscurantista ed intransigente.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  2. Il Vatikano è questo: ha moderato un po' i termini, ha cambiato i papi, che adesso sono stranieri, ma in sostanza si nutre solo di divieti per profanare le menti e violentare le coscienze.

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    1. Purtroppo è così, sono cambiati i tempi ma la sostanza è rimasta la stessa.
      Antonella

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  3. Giordano Bruno è stato un grande e le sue parole sono attuali.
    Saluti a presto.

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    1. la figura di Giordano Bruno mi ha sempre affascinata ancora oggi le sue parole mi stupiscono per la loro grande attualità.
      Buona domenica sera.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")