domenica 27 maggio 2018

Storia del Giro: accadde qui, Oreste Conte, il gregario con il vizio della volata.






Era un gregario, ma ci sapeva fare. E vinceva spesso al Giro, sempre allo sprint, la sua dote migliore. Di nome faceva Giuseppe Conte e di fatto conte lo era per via dell'eleganza, della bellezza e del portamento, da vero nobile.








Veniva dal Friuli. Correva negli anni disastrati del dopo guerra e militava nella squadra di Coppi.
Il Giro del 1950, l'Anno Santo, si chiude naturalmente a Roma. 








Sarà il primo Giro ad essere vinto da uno straniero Hugo Koblet. Coppi si sfracella il bacino sulle scale di Primolano, tra il Grappa e la Valsugana, e si ritira. Oreste vince la prima tappa a Salsomaggiore, vestendo per un giorno di rosa e facendo impazzire le donne.








Ora si presenta allo sprint finale sullo scenario del vialone delle Terme di Caracalla, in un tripudio di folla che nessuno riesce a contenere. I 75 superstiti della corsa vengono da Napoli lungo un percorso lungo ( ben 230 chilometri ) ma piatto.








Come antipasto, Conte si aggiudica
post signature il traguardo volante di Formia sbeffeggiando i suoi più diretti avversari, tali Brasola e Casola che, con Oreste, formano il terzetto dei velocisti del Giro.








Non si sprintava come oggi, dove ogni velocista ha il suo " treno 2 e viene portato comodamente sul rettifilo di arrivo, finchè non si decide di dare gas. Allora si sgomitava, si davano spallate e spintoni. Di rado le mani stavano ferme sul manubrio. Così ogni volata era una battaglia.








A Roma il suo guizzo imperioso ma, come sempre accade alla fine di una corsa a tappe, tutti i tributi vanno al primo in classifica lasciando al vincitore di tappa un magro contentino di applausi.
Conte però si meritò, quell'anno, la convocazione ai Mondiali.




( Albano Marcarini
  Speciale Bell'Italia Sulle strade del Giro  )
( Immagni dal web )

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")