sabato 24 febbraio 2018

Il Ratafià di Andorno, una storia alchemica





Di quasi certa paternità piemontese, la ratafià, conosciuta anche come ratafia o ratafiat, risulta essere nata intorno al 1600 dall’Ordine Cistercense nel monastero di Santa Maria della Sala, ad Andorno Micca, in provincia di Biella. Da lì, si è poco a poco diffusa sia nel paese stesso sia travalicando i confini verso altre regioni dell’Italia centrale, in particolare quella abruzzese, di cui ben presto è diventato un prodotto agroalimentare tradizionale italiano.
 Questo apprezzato digestivo dal retrogusto fruttato e dal colore rosso-violastro, menzionato anche da Gabriele D’Annunzio, possiede un profumo unico che rimanda immediatamente ai frutti di bosco, è uno dei nostri liquori più noti e, a mio parere, marita di essere conosciuto.






E' uno dei liquori biellesi per eccellenza ha origini antichissime ed una storia molto particolare, e se la storia ci racconta dell'origine nel 1660 la tradizione e la leggenda ci raccontano ben altro, ci raccontano  una storia magica, una storia alchemica.








 Le trame del racconto sul Ratafià giungono dal Medioevo, un’epoca in cui Biella non aveva ancora affermato la propria superiorità e Andorno Micca si distingueva come città rivale che in quei tempi occupava l’intera Valle del Cervo. Un’epoca difficile per le condizioni igienico sanitarie ed un periodo in cui la fede era il rimedio più utilizzato Il popolo, per sopravvivere, doveva basarsi sulle risorse che la natura offriva, creando talvolta, come primitiva medicina, intrugli e decotti portentosi che il popolo stesso, ignorante, additava poi come riti di stregoneria. Fu allora che una donna residente ad Andorno Micca, sia per talento personale che per poter sbarcare il lunario, cominciò la propria attività di erborista, traendo dalle erbe montane combinate con l’alcool e altre sostanze, dei decotti utili ad aiutare i compaesani in difficoltà. Proprio questa sua dote però le valse quasi la vita. La donna infatti insospettì gli inquisitori, per la sua magica capacità di guarire e alleviare le pene altrui e venne denunciata per stregoneria. Il processo fu presto risolto: la strega venne condannata a morte, ma proprio in quei giorni, in un tempo flagellato da peste e epidemie, un male cominciò a dilagare, mietendo vite e debilitando chi lo contraeva. Fu in quel momento che la condannata, desiderosa di un ultimo atto d’amore per i suoi concittadini, disse loro di raccogliere le ciliegie e spiegò come lavorarle per creare uno sciroppo dolce e molto energetico. Grazie alla soluzione i malati ripresero forza riuscendo a sopravvivere e questo atto di grande bontà venne visto come atto di riscatto della strega verso il popolo a cui venne salvata la vita.







Andando oltre le leggende troviamo traccia del Ratafià di Andorno ne «Le Tradizioni Italiane» dello scrittore Angelo Brofferio (1848), dove racconta di un liquore di ciliegie nere che, nell’anno 1000, salvò dalla peste la popolazione di Andorno, rendendo possibile il matrimonio tra la figlia dell’inventore di questo liquore e il figlio del suo più fiero nemico. La pace tra le due famiglie fu così ristabilita, e la frase che venne pronunciata a suggello dell’unione tra i due giovani, «et sic res rata fiat», diede il nome a questo magico liquore.








 Nel 1700 lo speziale Pietro Rappis ne iniziò la produzione artigianale; il Ratafià, divenne presto molto famoso anche Oltralpe: nel 1766, infatti, il notissimo «Cuoco Piemontese perfezionato a Parigi» dedicava al liquore due ricette.







 Era il 1880 quando, ad Andorno, Giovanni Rapa aprì lo stabilimento dove viene prodotto il Ratafià, il cui nome significa appunto liquore dolce a base di frutta. Un prodotto che non nasce dalla distillazione ma dall'infusione della frutta con zucchero e alcol. 








 il Ratafià di Andorno è prodotto in 5 varianti Ciliege, ginepro, noci albicocca e limoni. Il gusto classico rimane quello alle ciliege nere. Preparato con il succo di pregiate ciliegie nere, zucchero ed aromi, è particolarmente apprezzato per il suo soave sapore. Una leggera gradazione alcolica lo rende liquore gradito a tutti. E' consigliato berlo freddo, con ghiaccio o liscio. Eccellente ingrediente nella preparazione dei dolci più prelibati, con la macedonia e con il gelato. La nostra pasticceria Dolci Capricci recentemente ha creato con questo liquore uno splendido gelato e una golosissimo semi freddo, che riesce a far " resuscitare i morti ".








Ratafia alle noci



Il Ratafia’ di Noci, ricavato dall’infuso di mallo di noci in alcool, è un altro dei tipici liquori di Andorno, patria del Ratafià. Come tutti i liquori antichi, le sue origini si perdono nei secoli e sono avvolte da un magico velo di mistero.








Le noci ancora verdi, avvolte nel loro mallo, dovevano essere raccolte nella notte del 24 giugno, giorno di incantesimi. Messe in infusione in alcool purissimo con zucchero e spezie, venivano lasciate riposare per alcuni mesi. Dopo la filtrazione il liquore era pronto. Giovanni Rapa, fondatore nel 1880 dell’omonimo Liquorificio, già distintosi nella preparazione di liquori derivati da frutti ed erbe, raccolse la tradizione e mise a punto una ricetta per il Ratafià di Noci.








Si consiglia di berlo liscio o con ghiaccio. Ottimo abbinato con i più pregiati formaggi, è un eccellente ingrediente nella preparazione dei dolci più prelibati, con la macedonia e con il gelato.









Ratafia-ginepro

. Selezionate bacche di ginepro messe in infusione in alcool purissimo con spezie rare conferiscono al liquore un sapore caratteristico molto aromatico.









Si consiglia di berlo liscio o con ghiaccio. Ottimo risulta il suo impiego in cucina nella preparazione della selvaggina, per esaltarne i sapori con la sua unica fragranza.








Leggende lontane fanno risalire questo dolce liquore ad un eremita che, rifugiatosi in un bosco non lontano da Andorno, avrebbe ricavato il prezioso liquore dal succo di frutti selvatici e di rovo.








Ratafià alle albicocche

Preparato con il succo di pregiate albicocche, zucchero ed aromi, è particolarmente apprezzato per il suo soave sapore.
Si consiglia di berlo freddo, con ghiaccio o liscio. Eccellente ingrediente nella preparazione dei dolci più prelibati, con la macedonia e con il gelato.












 La scommessa più grande però è stata fatta con il limone.
I sapori della Sicilia e la tradizione biellese si incontrano ad Andorno dove, nello storico liquorificio Rapa, si cerca «la risposta della Valle Cervo al limoncello di Sorrento». È il liquore di limoni, l'ultimo successo prodotto all'interno di una ditta che, in quasi 140 anni di attività, è riuscita a far conoscere il Ratafià di Andorno in tutto il mondo. A distanza di pochi anni dalla sua introduzione nel mercato, oggi il Ratafià al limone è arrivato fino a Shanghai dove, più di un ristorante, ha l'abitudine di servire questo liquore ai propri clienti dopo cena. «I limoni utilizzati per produrre il nostro liquore appartengono alla varietà “Femminello Santa Teresa” ed arrivano dalla provincia di Catania - spiega Vincenzo Caldesi, titolare della ditta con Alida Borrione -. Sicuramente però è molto più facile fare arrivare ad Andorno dei limoni oggi piuttosto che le noci da Viverone nel 1880».







. «È vero, la nostra non è una terra da agrumi, ma abbiamo deciso di puntare su un prodotto tipico del sud Italia – dice
Alida Borrione -. Si tratta di un liquore che si differenzia totalmente dal classico limoncello. Rispecchiando la nostra filosofia di qualità e genuinità, il Ratafià al limone viene realizzato in maniera molto semplice». Ed infatti, per evitare che il prodotto possa perdere aroma durante il viaggio, la prima lavorazione avviene direttamente nelle tenute in provincia di Catania. Lì viene rimossa la scorza, lavorata e messa in infusione. Ne nasce un'essenza che, nei laboratori di Andorno (dopo essere stata miscelata con zucchero, alcol ed aromi naturali) viene imbottigliata. Il risultato è un liquore di 26 gradi da bere ghiacciato, a temperatura ambiente oppure da unire a macedonia o gelato. «La produzione del liquorificio di Andorno è di 60 mila bottiglie all'anno di cui 40 mila sono alla ciliegia nera, quella che fino ad oggi continua ad essere la più richiesta sul mercato» spiega Sergio Rapa, l'ultimo dei nipoti del fondatore che ancora lavora nel liquorificio. Già da parecchi anni infatti, il Ratafià alle ciliegie si può trovare anche nei bar e nei ristoranti di New York e Los Angeles. «Grazie al Ratafià al limone ci stiamo imponendo anche sul mercato orientale – conclude Caldesi -. È vero, non produciamo grossi quantitativi, ma alla quantità abbiamo sempre preferito la qualità. A distanza di quasi 140 anni, i consensi ottenuti ci hanno fatto capire che abbiamo seguito la strada giusta».






( Immagini dal web )
( Fonti Web, La Stampa, Diario di Biella )














10 commenti:

  1. finalmente leggo questo post interessante del quale mi avevi parlato :)
    da provare!!!
    un abbraccio

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  2. Cara Antonella, ti sembrerà strano ma non conosco questo liquore, credo però sia molto buono.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  3. Io lo so che te sei la figlia del padrone e l'ha messo nel blog per farcelo comprare, questa è una vrgognosa pubblicità e io ci casco volentieri e dopo che ho scritte ste due righe me lo vado a cercare in ineternet.

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  4. Mai provato, il tuo post mi ha incuriosito.
    Saluti a presto.

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  5. Risalire alle origini è sempre interessante.
    Buona Giornata Internazionale della Donna a te e un abbraccio.

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  6. Che belle le pubblicità d'inizi '900! Comunque complimenti per il blog, ho iniziato a seguirti!

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  7. Il valore del gusto e della tradizione. La storia e le risorse delle nostre vallate piemontesi, in un frangente in cui fa comodo sostituire al lavoro altre progettualità.

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")