martedì 3 gennaio 2017

La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca





Come sapete ogni anno nel mese di dicembre trascorro un lungo fine settimana a Milano, per noi è il fine settimana più atteso dell'anno perchè lo trascorriamo in compagnia della mia famiglia,(  Qui vi ho raccontato i bei giorni di questo Natale) ,  una delle quattro giornate che abbiamo a disposizione siamo soliti dedicarla all'arte di cui Milano è sempre prodiga.









Come ogni Natale anche durante queste festività il Sindaco ha offerto alla città ed ai turisti un opera di grande importanza: La Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, esposta per tutto il periodo natalizio a Palazzo Marino ( La Madonna fa parte di un polittico commissionato a Piero per 150 fiorini dalla Confraternita della Misericordia )








La Madonna è un solido volume geometrico, ingentilito in un volto che sintetizza il futuro stile del Maestro. Le labbra si accostano a quelle di Domenico Veneziano, il taglio degli occhi richiama la Madonna col Bambino di Melun di Jean Fouquet. L'aureola ha lo stesso diametro della corona ed è posta con un taglio prospettico.









Sopra la Madonna  campeggia una Crocifissione che raggiunge una tensione drammatica rara nelle successive opere di Piero, una drammaticità data dal gesto della Madonna e della posa nobile di San Giovanni. Il riferimento è a Masaccio, per il gusto di volumi che diventano dramma in atto, in particolare all Crocifissione di Napoli.









Si riconoscono le figure che frequenteranno le successive opere del Maestro, San Sebastiano e San Giovanni nei pannelli a destra della Vergine, Sant'Andrea e San Bernardo a sinistra..








I paciosi nudi di Masolino e le inquiete masse di Masaccio della cappella Brancacci sono la guida di una sintesi geometrizzante non ancora divenuta teoria e che guarda ad un unico caposcuola, Giotto.








Le concessioni all'antico dell'oro e della dimensione della Vergine, doppie rispetto a quelle dei fedeli, sembrano non reggere la modernità delle geometrie dei volti, dei corpi, dei panneggi. Eppure ciò che è arcaico viene trasformato in senso intelligibile dello spazio. L'oro diviene luce e controluce che esalta i volumi, il gioco delle dimensioni diviene monumentalità.








Il colore è steso in campiture compatte, giottesche. I vestimenti sono sobri, con rare concessioni al dettaglio, se non nel diadema della Vergine, nelle pietre della corona e nel braccio di una delle donne in adorazione.








Sculture di colore, volumi che sintetizzano la forma, come il piede della Vergine, esprimono una stasi placida e ieratica che non è distante dall'uomo, come nell'arte bizantina, , ma è pura invenzione di un Umanesimo elegante, che racconta l'uomo avvicinandolo al divino nella ricerca della perfezione della forma.







A Palazzo Marino fino all' 8 gennaio 2017
Entrata libera

( Immagini dal web )
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mercoledì 28 dicembre 2016

Lieti Calici: lo Champagne




L’ebbrezza del vino uccide e fa rinascere:
piacevole è la morte che procura, ma ancor più lo è la vita

Al-Akhtal (640-710)









Carta d'Identità




Denominazione:      Aoc Champagne

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Vitigni principali:     Uve bianche: Chardonnays
                                    Uve rosse: pinot noire, meunier


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Caratterisitiche

Colore: Bianco  o rosè

Odore: Di buona intensità con sentori di frutta, miele, burro, fiori bianchi.


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Servizio.

temperatura:   8°C

Abbinamenti:   Aperitivi, pesci, crostacei, carni bianche. Assolutamente no con il dessert.


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Gli Champagne sono  suddivisi in diverse categorie ben definite. Si distinguono in : brut zèro, brut, sec, demi sec e doux.
Esistono inoltre Champagne millesimati ( che recano cioè sulla bottiglia l'indicazione dell'anno di vendemmia ) e non millesimati. In questo caso si parla di " brut sans annèe ( BSA ) ovvero brut non millesimato.
Il brut non millesimato è il vino più rappresentativo della produzione della Champagne. E il cavallo di battaglia di tutte le grandi case.









Praticamente tutti i vini francesi a denominazione di origine controllata ( Appellation d'origine controlèe, AOC ) sono millesimati. L'unica eccezione importante è data dagli Champagne, tra i quali i non millesimati sono numerosissimi. Il motivo di questa differenza è semplice.









I vigneti della Champagne sono i più settentrionali di Francia: più ci si sposta a nord, più la coltura della vite diventa difficile. Al punto che le grandi marche di Champagne non sono in grado di presentare ogni anno uno Champagne di tale qualità da essere millesimato, cioè tratto interamente dalla vendemmia di quella determinata annata.









E' stato dunque necessario escogitare una formula che consentisse di compensare le carenze delle annate più povere: è nata così l'idea di creare una scorta di vini eccellenti - i vini di riserva - alla quale il capocantiniere può attingere per equilibrare le debolezze di un'annata. Una bottiglia così prodotta non potrà dunque recare l'indicazione di un anno specifico.









Nella sua essenza l'elaborazione di un brut non millesimato non è diversa dall'elaborazione di un millesimato. Se il brut non millesimato è il più diffuso e meno costoso, in tutte le marche, è perchè tutte le uve della Champagne possono concorrere alla sua elaborazione: chardonnay, pinot nero e pinot meunier, in proporzioni variabili.









Inoltre l'assenza d'indicazione dell'annata offre al capocantiniere una certa elasticità nell'elaborazione del vino. Gli Champagne non millesimati devono essere lasciati riposare  per un periodo dall'imbottigliamento ( tirage ). Questo periodo di riposo dura almeno tre anni; fino a dieci per i millesimati.









Se prevalgono le uve chardonnay, il brut sarà color oro paglierino - oro brillante con riflessi verdi; se dominano le uve nere, tenderà invece all'oro bianco.









Ma l'occhio è attirato soprattutto dalla danza delle incessante delle bollicine che nascono dalle pareti del bicchiere e che vanno a formare un anello intorno alla superficie del vino. Più l'anello è persistente e le bollicine sono fini, migliore è la qualità dello Champagne.









A seconda della composizione il vino sarà più caratterizzato dai pinot o dagli chardonnay: nel primo caso l'aroma sarà fruttato, nel secondo saprà più di agrumi e di pane tostato.









Anche al gusto si coglie la composizione delle uve. Le uve nere sono all'origine del fruttato, le bianche conferiscono finezza e nervosità.
L'arte del capocantiniere sta proprio nel creare equilibrio e armonia.










Ogni marca ha il proprio tratto caratteristico: per esempio Duval Loroy privilegia lo chardonnay, Veuve Cliquot il pinot nero.










Sull'etichetta dello Champagne figura sempre la tipologia del produttore, rappresentata da una sigla. Gli Champagne elaborati da un " negociant - manipulant ( cioè un produttore che vinifica uve acquistate da altri ) portano la sigla NM e sono i più venduti all'estero.









Quelli prodotti dai " recoltant - manipulants (RM cioè produttori che vinificano esclusivamente proprie uve ) sono poco esportati.









Esistono anche delle " cooperatives de manipulation ( CM ) e delle societes de recoltants ( SR ).
il codice MA indica una " marque d'acheteur ", coè una marca secondaria.








Le " methode champenoise "


Lo Champagne è un vino bianco o rosè effervescente, cioè contiene anidride carbonica, che dà origine alle bollicine.









La spumantizzazione

Esistono due modi di produrre un vino effervescente: nel primo si addiziona un gas al vino, nel secondo si sfrutta l'anidride carbonica generata dalla fermentazione.
L'aggiunta di gas è proibita nell'elaborazione dei vini AOC.  Il gas deve essere prodotto dalla fermentazione del vino: quando lo zucchero del mosto viene trasformato dai lieviti dà luogo ad alcol e anidride carbonica. Se si imbottiglia il vino prima che la fermentazione sia terminata, essa si conclude nelle bottiglie. Il gas, non potendo sfuggire, aumenta la pressione e si discioglie nel vino.










Doppia fermentazione

La " methode champenoise ", oggi chiamata " methode traditionelle " consiste nel vinificare un vino bianco fermo, cioè non effervescente, e nel renderlo effervescente, costringendolo a fermentare dopo l'imbottigliamento. Per farlo si aggiunge al vino, al momento dell'imbottigliamento,   il così detto " liqueur de tirage "  composto di zucchero, vino e lieviti.









Questa seconda fermentazione - che determina la formazione della spuma - avviene lentamente in cantine fredde ( tra i 10 e 11°C ). Il vino riposa quindi sul deposito che si è formato in seguito alla fermentazione, e costituito dai lieviti che hanno cessato la loro attività, per almeno un anno.









L'eliminazione dei fondi

Realizzata la seconda fermentazione, ma occorre eliminare il deposito facendolo scivolare lungo la bottiglia fino al collo ( le bottiglie vengono tenute capovolte ): è il così detto " remuage ". Il deposito viene allora congelato ponendo il collo della bottiglia in una soluzione refrigerante a - 10 °C, il che consente la sua successiva fuoriuscita ( degorgement ).









Effettuata questa operazione nella bottiglia vengono a mancare alcuni centimetri cubi di liquido.
Lo si rimpiazza con vino in cui è stato sciolto un po' di zucchero detto " liqueur d'expedition". Secondo la quantità di " liqueur " aggiunta, si otterrà uno Champagne più o meno dolce: brut, sec, demi sec o doux.





sabato 24 dicembre 2016

Gli Auguri di Fatterellando!







Una delle cose più belle del Natale? Il fatto che fa tornare bambini anche i più burberi, che fa rallentare i ritmi, che addolcisce i più duri, che incanta con giochi di luce e addobbi che ci ricordano, in ogni angolo, che è un giorno speciale, da dedicare agli affetti. C’è chi si immalinconisce, è vero, chi ricorda gli anni in cui c’erano persone care, che magari non ci sono più, e c’è chi non lo vive in modo sereno.

Le leggende natalizie sono un modo per distrarsi, un modo per viaggiare, restando seduti, immersi nella lettura di storie dolci, simpatiche e originali.
  Audrey ed io con il nostro Aspettando Natale ( quest'anno presentato in forma ridotta ) vi auguriamo un Natale pieno di gioia, di serenità e( speriamolo davvero ) di pace e vi doniamo una di queste piccole, dolci leggende.









La leggenda delle palline di Natale

Secondo leggende antiche, che riprendono molto i credo cattolici, le palline di Natale sono il simbolo delle risa cristalline di Gesù Bambino. A Betlemme, infatti, un giocoliere si recò a fare visita al piccolo, ma non avendo nulla per omaggiarlo, decise di cimentarsi con l’arte che conosceva molto bene, quella dei giochi. Cominciò a far ruotare le palline in aria, scatenando nel Bambin Gesù tante risate alla vista delle palline rotanti. Le palline di vetro, ogni Natale, decorano i nostri abeti per ricordare quel riso purissimo e di bimbo.




Tanti auguri a tutti voi!







Vi invito a passare dal blog di Audrey per leggere la sua leggenda relativa al Natale

giovedì 22 dicembre 2016

Buon Natale, un meme per Natale





La simpaticissima Ofelia, padrona di casa del blog Pride, mi ha coinvolta in questa iniziativa natalizia lanciata da Ferruccio Gianola.
In cosa consiste?
Niente di più semplice, bisogna scrivere un meme per scambiarci gli auguri di Buone Feste e cercare di coinvolgere più blogger possibili fino a far diventare questa iniziativa virale.
C’è una sola regola importante da rispettare: niente proclami religiosi o politici.

Io nomino invito tutti i miei lettori a partecipare 

Se l’iniziativa vi piace non siate timidi e fatevi avanti, tutti possono partecipare scrivendo sui social e sui propri blog un pensiero, una poesia, un racconto…

E come ha scritto Ferruccio
 Invadiamo il web con i nostri auguri







Questi sono i miei auguri per voi



" Era  il babbo, che nella notte di Natale , era fuggito dal suo triste recinto
e ora camminava in fretta verso casa.
Voleva ritornare , almeno quella notte, a girare tutte le stanze e affacciarsi ai sogni  di tutti i dormienti.
E il bambino, e la nonna e il papà si incontravano a metà strada  nel bosco dove, la notte di Natale, si incontrano creature e sogni di due mondi nemici.
" Tu qui?"  chiese la nonnina con apprensione. " Cosa ti succederà" Lo sai, adesso la fuga dalla prigionia non è più uno sport! "
" Ma la fuga in sogno è sempre uno sport mamma! E' l'unico sport che ci rimane.
Sognare. I sogni non hanno piastrino; non c'è l'appello notturno dei sogni; non esistono zone della morte per i sogni".
Nella stufa il fuoco è spento e nelle stanze squallide si respira aria gelida come ghiaccio liquefatto,
ma i sogni non hanno freddo  perchè gli basta, per scaldarsi, il tenue focherello
di una stella, o un sottile raggio di Luna.
Sognare. Quante notti ho percorso la strada che portava alla nostra casetta?
Lo so , anche tu mamma, quante volte hai percorso la strada che porta al mio lager.
Ma non ci siamo mai incontrati perchè solo nella santa notte di Natale è concesso ai sogni di incontrarsi
E' un miracolo che si rinnova da secoli: nella santa notte di Natale si incontrano ed hanno corpo i
sogni dei vivi e gli spiriti dei morti..."

( da  La Favola di Natale di Giovannino Guareschi )
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Un film sotto l'albero: Cafè Society, meno male che c'è Woody




Cafè Society è l'ultima invenzione che Woody Allen colloca nel magnifico, simbolico, palazzo decò, e qui siamo negli anni  trenta, il solito contenitore di gran classe









Lo conosco, lo conosciamo , quel palazzo e lo visitiamo una volta all'anno.
Vedi il suo film e stai meglio. So bene che il concetto non va esteso proprio a tutti, chi ama Colorado non ama Woody, ma il piccolo ebreo di New York in cinquant'anni di attività ha davvero fatto molto per noi.









In quest'ultimo film c'è bellezza, eleganza, ricchezza, stile alto in tutto.
Bobby giovane ebreo di New York va a Los Angeles perchè lo zio è un pezzo grosso del cinema. Il ragazzo è rapito da Hollywood. Lo zio lo guida " ecco la casa di Robert Taylor, quella di Joan Crawford...la vedo stasera " e così via. E le storie si innescano. Amori compresi.









Come sempre il racconto di Allen è attraversato dalla piùì bella musica americana, una costante che tutto nobilita: le note di Porter, Geershwin, Rogers. Guarderei i film di Woody anche solo per il piacere di ascoltare le colonne sonore.









Ma Woody non può stare lontano dalla sua città, e così fa tornare il ragazzo a New York. Le due Coste a confronto. Allan, oltrepassato gli ottanta, possiede ancora tutta la sua energia, compresa quella delle battute. E' graffiante, perfino cattivo, certo col sorriso, con la propria religione.









Il padre e la madre di Bobby sono sempre in conflitto dialettico. L'uomo: " Io prego, pèrego, prego, ma non c'è mai una risposta ". La moglie " La risposta è nella non risposta ". Lui " Forse, ma sono troppo ignorante per capirlo".









Bobby invita una ragazza a cena : " Niente cucina ebraica, tutto è sempre scotto per via dei germi da eliminare" Sì, è sempre lui. In mezzo secolo Allen si è sempre proposto come un amico affidabile, come un garante di evasione.








E ha dettato quel surplus di buonumore, che ha dato una mano a tutti noi. Non c'è dubbio che abbia portato qualche punto alla felicità collettiva. Certo la sua filmografia presenta qualità diverse, alcuni titoli sono capolavori, altri non lo sono, ma proposte senza qualità, mai. La sua azione e la sua curiosità sono talmente vaste che non è possibile contenerle nelle sintesi.









Certo i capisaldi ci sono, le città per esempio. A cominciare da New York. In Manhattan si pronuncia in una appassionata dichiarazione dichiarazione d'amore verso la sua città. Nel testo fuori campo, incipit del film, connotando il protagonista, cioè se stesso, dopo alcuni tentativi con didascalie complicate e astratte, trova la giusta formula: " Era di New York e lo sarebbe sempre stato ", New York " è " dunque Woody Allen, che poi nel tempo ha viaggiato, \, esplorato altre città. E ciascuna la faceva sua.









Ha assunto Parigi perchè là c'è tutto, il passato e il presente, l'arte e la cultura in un sortilegio esclusivo; Londra  per il sarcasmo e per il thriller; Barcellona per l'amore ultralibero e i colori che tutto omologano; Venezia per la sintesi del tutto e per quel magico set naturale. Roma l'ha visitata esplorata ma non è riuscito ad assumerla. La rappresenta in codici classici. Ma le vicende e i caratteri potrebbero essere collocate negli scenari di altre città di Allen. Non ha colto la romanità.










Poi c'è il modo di vivere del newyorkese, le sue allergie, i tic, le angosce. Sappiamo. Ma le indicazioni che arrivano da lui non sono mai banali, non è detto che debbano essere acquisite - sempre di talento matto trattasi - ma certo meritano attenzione.









Come quando sempre in Manhattan fa la lista di ciò per cui vale la pena vivere " Bè, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perchè vale la pena vivere? Ok. Per me...io direi... il buon vecchio Groucho Marx tanto per dirne una, e Joe Di Maggio e ...il secondo movimento della sinfonia Jupiter...Louis Armstrong, l'incisione " Potatohead Blues "...i film svedesi naturalmente, L'educazione sentimentale di Flaubert...Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili ...mele e pere dipinte da Cezanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracy ".









C'è molta roba americana ma anche  molta roba universale. E poi Allen come deterrente, che è un aspetto decisamente importante. Alludo ai due schemi grande piccolo, portatori, molto spesso, di pensiero debole anzi debolissimo, di degrado, di noia. E poi di angosce che è legittimo rappresentare ma che ci venga lasciato qua e là qualche spazio franco. Ed è lì che si inserisce l'autore ebreo.









Rispetto alla sua immensa opera, ci ho ripensato guardando questo film, ho fatto una scelta, una sola. E' il finale di " Tutti dicono I Love You " , Del 1996.Woody è sulla sponda della Senna, Con Goldie Hawn. Sono stati sposati e ricordano quel periodo. Lei comincia a cantare I'm Trough With Love  ( quella di Marilin  in A Qualcuno Piace Caldo ) poi è il momento del ballo, surreale, con lei che vola in alto, volteggia e scende tra le braccia che non sono quelle di Nureyev ma dell'ex marito.









Infine, col fiume che riverbera le luci di Parigi, concludono: Goldie: " Bella la vita..." Woody: " E' sbalorditiva...sbalorditiva. ".
Che bel promemoria e ...meno male che Woody c'è.





Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")