giovedì 12 gennaio 2017

Il Libro dei Baltimore di Joel Dicker





Durante le vacanze di Natale ho letto ( bevuto? ) questo libro e come con i precedenti ne sono rimasta assorbita e incantata. Sara troppo azzardato ritenerlo degno del Mann dei " Buddenbrook" ?









Joel Dicker, scrittore svizzero francofono appena trentunenne, è così bravo da far sospettare di non essere vero. Per carità, nella a che vedere con il mistero dell'identità di Elena Ferrante. Il fatto è che io, e con me moltissimi altri, sono rimasta incantata dalla perfetta struttura del suo primo romanzo uscito in Italia La verità sul caso Harry Quebert, capace di acchiappare il lettore e tenerlo incollato alla pagina senza ricorrere nè a evidenti sotterfugi narrativi che moltiplicano i colpi di scena amplificando la suspance, nè alla cifra esplicitamente erotico - sessuale che ha fatto la fortuna delle varie " sfumature " spacciate per letteratura, evitando, altresì, accuratamente ogni immagine splatter intesa a sollecitare certo gusto un po' voyeristico be un po' goloso di emozioni forti che decreta la fortuna di molti romanzi di sedicenti scrittori di casa nostra appartenenti alla generazione precedente quella di Dicker.









Poi è uscito Gli ultimi giorni dei nostri padri, suo romanzo di esordio, dedicato ad un episodio di spionaggio della Seconda Guerra Mondiale, e in quel caso il lettore - pur ritrovando la scrittura pulita ma efficace che contraddistingue Dicker e l'architettura narrativa fatta di continue alternanze tra le vicende dei personaggi ( in questo caso un gruppo di giovani spie addestrate in Inghilterra) - rimane un po' deluso: le pagine non chiedono di essere sfogliate con quella fascinazione ipnotica creata nell'altro romanzo, e alla fine il giudizio è positivo, ma lontano dall'entusiasmo precedente.









E adesso il terzo romanzo. Il Libro dei Baltimore  e la magia è tornata a convincermi. Il protagonista è nuovamente Marcus Goldman, uno scrittore di successo chiamato a fare i conti con la propria storia famigliare Marcus ( come ne La verità sul caso Quebert ) parla in prima persona, e ancora una volta imposta il romanzo come meta - narrazione, ovvero lo scrittore racconta il romanzo nel suo farsi, spiegando perchè esso nasca e seguendo quali criteri, non trascurando di alludere ancora alle dinamiche non sempre trasparenti del mercato editoriale.









In epigrafe avrebbero potuto esserci i famosi versi del Metastasio " Se a ciascun l'interno affanno /  Si leggesse in fronte scritto/ Quanti mai, che invidia avranno /  Ci farebbero pietà "; infatti la saga dei Goldman che è caratterizzata dalla storia delle famiglie di due fratelli, ciascuno dei quali ha avuto un figlio maschio: Marcus ( che scrive e narra ) e Hillel ( cugino amato, ammirato, invidiato ), ma diversa fortuna nella vita, simboleggiata dal luogo di residenza. Marcus vive con i genitori, modesti impiegati, a Montclair, piccola cittadina anonima del New Jersey; il cugino Hillel vive a Baltimore in un quartiere residenziale di lusso come si conviene a una famiglia in cui il padre è noto avvocato penalista e la madre un medico apprezzato. Lo status caratterizzato dalla diversa residenza finisce per determinare l'identità dei due nuclei che nel lessico famigliare perdono il cognome comune per diventare rispettivamente i Montclair e i Baltimore.









Modestia contro ricchezza, semplicità contro privilegi, anonimato contro celebrità, i secondi sono destinati a suggestionare e stordire il giovane Marcus, al punto da desiderare di essere figlio degli zii facoltosi e amorevoli, fratello del cugino e del lui compagno di giochi e poi di adolescenza e giovinezza, Woody,  adottato dai Baltimore come secondo amatissimo figlio.










Quella che poteva diventare una noiosissima saga famigliare  riesce ad offrirsi come una storia di legami sentimentali, amicali ( la mitica " Gang dei Goldman" che lega i tre cugini ) e professionali sui quali incombe, fino dalla prime pagine, " La Tragedia " ( che verrà svelata solo alla fine ); dove le sfortune dell'uno corrispondono alla fortuna dell'altro per poi ribaltarsi improvvisamente; dove l'invidia, declinata nella sua forma meno appariscente, ovvero l'ammirazione per chi sembra avere ed esser più e meglio , ti costringe ad innalzare il livello delle tue prestazioni oltre il limite concesso, preparando il disastro.









Dicker, dicevo all'inizio, è bravo a narrare senza incorrere nella banalità del dejà vu , ma cogliendovi piuttosto l'originalità della declinazione moderna; sa costruire l'edificio narrativo, al netto degli arzigogoli intellettualistici contemporanei, come un palazzo del passato, evitando ogni sapore di muffa. Poi, di tanto in tanto, ci dice o allude, magari sotto metafora parlando del mondo musicale, che l'industria editoriale è una truffa e quanto sia perverso il rapporto tra autori, editori e libri trattati alla stregua di puri prodotti, perchè la bellezza, l'arte, l'estetica e i valori ad essa connessi non si possono commercializzare e quindi non sono interessanti.








Perciò viene da chiedersi: ma questo giovanissimo scrittore è bravissimo o è il risultato di una sapiente alchimia da laboratorio editoriale? Lascio a voi la risposta, per quanto mi riguarda oggi è sicuramente uno tra i migliori.






( Immagini dal web )

8 commenti:

  1. Non conosco nessuno dei libri di cui parli ma sono finalmente riuscita a trovare "25 grammi di felicità" , che da tempo cercavo. Ora devo solo trovare il tempo per leggerlo !! Ciaooo

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    1. Ciao Mirtillo, a me questo autore piace molto...sono sempre molto critica nei confronti dei contemporanei ma lui ha veramente una marcia in più, se ne hai occasione leggilo.
      Sono contenta che finalmente hai trovato 25 grammi di felicità, quando lo avrai letto mi dirai il tuo parere.
      Ti auguro una serena giornata.
      Antonella

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  2. Cara Antonella, come sai non leggo dei libri, ma mi piace leggere molto i tuoi post.
    Ciao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Grazie Tomaso, per me è un piacere ritrovarti qui ogni volta che pubblico un post...mi spiace però perchè leggendo i post e non i libri alla fine non sai mai come vanno a finire le vicende dei romanzi di cui parlo!
      Ciao, buona giornata.
      Antonella

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  3. Non ho letto i suoi libri, ma dalla tua recensione sembra interessante.
    Saluti a presto.

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    1. Sì, è bravo e le storie che racconta sono avvincenti e ricche di spunti...è una lettura che mi sento di consigliare.
      Felice giornata.
      Antonella

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  4. Mi è piaciuto molto "La verità sul caso Harry Quebert" Una vola iniziato non lo si lascia più.
    La tua presentazione mi spinge a leggere anche questo nuovo,lo inserisco nella lista,ma ne ho di arretrati ed in questo periodo sono lenta..Grazie per gli spunti che condividi.

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  5. Ciao, io non posso che consigliarti di leggerlo. Se ti è piaciuto " La verità sul caso Harry Quebert" questo Libro dei Baltimore non potrà lasciarti indifferente, un libro che va letto. Sul discorso delle liste dei libri da leggere posso solo dire che la mia è infinita.
    Ti auguro una felice serata.
    Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")