martedì 4 aprile 2017

Il Rifugio Mont Fallere e le sculture di Siro Vierin





Lo scorso mese di settembre, durante le nostre vacanze in Valle d'Aosta, siamo saliti al rifugio del Monte Fallere, un'esperienza assolutamente  unica nel suo genere.








A renderlo particolarmente interessante, oltre il paesaggio di indicibile bellezza, è un'allestimento d'eccezione, opera del maestro scultore Siro Vierin, che dà vita ad un vero e proprio Museo a cielo aperto.























Per le mie capacità la camminata è stata lunga e a tratti molto faticosa ma ne è valsa sicuramente la pena. Sul sentiero tra i rami e dietro i sassi si affacciano piccole creature del bosco: il gufo, le civette, il falco e i leprotti, la marmotta, il picchio, il gallo cedrone, la volpe e l'aquila, per citarne alcuni, mentre tra gli alberi gli gnomi curiosi spiano l'escursionista.

































Appena lasciato il bosco sulla sommità di un'ardua salita comode poltroncine scavate  nel legno ci invitano alla sostare e a goderci il grandioso panorama delle Alpi. Uno spettacolo indimenticabile!
































































Avvicinandosi al rifugio le sculture diventano più grandi: ed ecco il nonno che indica ai nipotini la direzione del rifugio, la coppia di camosci e quella di stambecchi, un pescatore, una anziana signora che  sollevate le gonne fa la pipì nel torrente ed anche un montanaro che...colto da necessità improvvise si nasconde dietro un sasso.


















































































Più avanti, appena sotto il Rifugio, la Madonna ( unica scolpita nello stile per il quale l'Artista è conosciuto nel mondo,)inserita in una grotta, mentre tutte le altre sculture, circa 200,  sono realizzate in maniera più rustica e utilizzando essenze lignee meno pregiate del noce usato abitualmente da Siro Vierin ma sicuramente più adatte a resistere all'esterno.








Giunti al Rifugio non si può che restare incantati e lasciare che lo sguardo si spinga sulle vette circostanti...uno spettacolo di straordinaria bellezza che toglie il fiato. Unico grande rimpianto è di non aver organizzato la nostra giornata in modo diverso, magari prevedendo di pernottare al rifugio potendo così godere del tramonto e dell'alba sulle montagne...ma non si sa mai, potremmo sempre organizzare per un'altra volta!













Per chi fosse interessato riporto qui sotto una breve biografia dell'Artista Siro Vierin tratta dal bel libro fotografico sulle sue sculture in vendita presso il Rifugio.








" Siro Vierin è nato ad Aosta nel 1959. L'interesse e la passione per la scultura emergono inb lui sin dall'infanzia. alimentati dalle opere esposte nelle varie fiere artigiane che si svolgono in Valle d'Aosta. Autodidatta, Siro Vierin inizia a scolpire il legno partendo dalla riproduzione di figure semplici, appartenenti alla realtà del mondo contadino. La decisione di dedicarsi a tempo pieno all'attività artistica matura dopo un breve corso di scultura presso la Scuola di Agricoltura di Aosta e in seguito a tre anni di studio al fianco di Rolando Robino, che lo avvia all'arte del colore e della prospettiva.








Professionista da oltre 30'anni, partecipa alle principali fiere di artigianato in Valle d'Aosta fin dal 1976. Meritano di essere ricordate le sue mostre personali di Aosta nel 1983, nel 1995 e nel 207, nella sede espositiva della Chiesa di San Lorenzo, e la sua partecipazione a varie rassegne collettive, svoltesi ad Aosta, Sain - Vincent. Gressan. Donnas, ma anche all'estero, in Francia ( Arles, Meysieu, Passy) e in Finlandia ( Lahti, nel 1992 ) al fianco di altri artisti valdostani.







Alcune tra le sue numerose opere sono state pubblicate su Arte italiana nel mondo ( Celit ), Sculptures en bois de la Valle d'Aoste (Pheljna, 1987 ), Arte pastorale e artigianato tipico in Valle d'Aosta: i protagonisti ( Pheljna, 1987 ), Sculptures en bois de la Vallèe d'Aoste: i Santi ( Pheljna, 1982 ). Siro Vierin vive a lavora a Sant- Ojen, nella vallata del Gran San Bernardo, dove è possibile visitare il suo atelier e acquistare le sue sculture.








Nell'ultimo decennio un po' di energia è stata sottratta alla scultura, infatti Vierin si è dedicato alla costruzione del suo rifugio, il Monte Fallere, un rifugio a " Regola d'Arte" "





venerdì 31 marzo 2017

Nella soffitta della nonna: Cornaille o vatse de bouque...non una semplice mucca.







La " cornaille " , non ne avevo mai sentito parlare l'ho scoperta quest'estate bevendo un aperitivo in un locale del centro di Aosta del quale purtroppo non riesco a ricordare il nome. Seduta al tavolino mi sono messa a leggiucchiare quello che c'era scritto sulle tovagliette e così ho scoperto la storia di questi antichi giocattoli, una storia che per la sua semplicità mi ha affascinata. Il proprietario del locale, quando gli ho detto che mi sarebbe piaciuto scrivere di questo oggetto sul mio blog, mi ha gentilmente regalato una tovaglietta ed eccomi qui, oggi, con questa storia che arriva, non dalla soffitta della nonna ma da un aperitivo e da un lontanissimo passato.










Cos'è una cornaille? Una piccola mucca stilizzata ricavata da un rametto di legno biforcuto. Nelle regioni di montagna è stato il gioco preferito di generazioni di bambini. Durante le lunghe e noiose giornate al pascolo, i pastori trascorrevano il tempo, scolpendo oggetti come santi, animaletti, cornailles.









Se i bimbi di città si divertivano con i soldatini di plastica a inventarsi le loro guerre, i pastorelli la guerra la giocavano con le loro mucche - giocattolo dalle lunghe corna: le cornailles.
Ogni cornailles era unica. alcune avevano il collare. altre la coda o il manto pezzato ma tutte avevano il loro nome inciso.









Dopo averle costruite si sfidava l'amico a fare la battaglia delle rèine facendo scontrare le due avversarie e dichiarando vincitrice la mucca che riusciva a rovesciare l'altra.









I bimbi valdostani ancora prima si divertivano con le pigne delle conifere che, secondo il colore e il volume, rappresentavano tutta la parentela dei bovini: i più amati della stalla.
Più tardi, la figura semplificata di un corpo appena sbozzato con le corna ben affilate, diventa il giocattolo per antonomasia delle Alpi.









Brocherel, collezionista e studioso della cultura valdostana a questo proposito scrive: " Le proporzioni sono alquanto arbitrarie, le corna soverchiano in grossezza e in lunghezza il moncone rattrappito che dovrebbe essere il corpo dell'animale, privo di testa e di arti, ma questi particolari non contano, l'essenziale è che ci siano le corna ben sviluppate. Non per nulla questi giocattoli rudimentali vengono chiamati nel dialetto valdostano : cornaille. Pochi colpi di coltello bastano a improvvisare il giocattolo, poi il bambino cerca di perfezionarlo, appuntisce le corna, raschia o taglia la corteccia per fingere il mantello chiaro o pezzato della mucca, la quale, nella sua intenzione, deve rappresentare una vacca a lui famigliare."









Così i bambini trascorrevano  le serate nel tepore umido delle stalle ripetendo con il gioco il lavoro dei padri. Nella società agro pastorale pochi pezzi di legno, semplicemente intagliati erano più che sufficienti per garantire il divertimento per ore e ore.








Oggi gli " arcaici balocchi ", come li definiva sempre Brocherel per l'evidente analogia con le forme primordiali rintracciate nelle numerose incisioni rupestri, sono diventati rari e raffinati oggetti da collezione.






( Fotografie dal web )

martedì 28 marzo 2017

Ricominciamo!





Per me non è sempre facile ricominciare dopo una lunga pausa e questa è una di
quelle volte in cui, pur provando tanta nostalgia del mio blog e dei vostri, ho difficoltà a ricominciare a scrivere.
La mia influenza è passata e anche le conseguenze dei tanti antibiotici e cortisone, che sono state peggio della malattia stessa, se ne sono andate e adesso sto bene, se ne è andata anche la debolezza e la stanchezza e allora...il ghiaccio bisognava romperlo e così ho fatto...









Sono stati due mesi faticosi anche perchè si è ammalato il mio pelosetto Platone, adesso abbiamo cominciato, dopo un mare di analisi e di tentativi falliti, una cura, ma, soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione stiamo tribolando davvero tanto...è consolante però vedere che lui adesso sta bene ed è bello vispo.









Bene, adesso " il ghiaccio è rotto", tra oggi e domani cercherò di passare da tutti per salutarvi e poi riprenderemo come sempre...

giovedì 23 febbraio 2017

Comunicazioni




Cari amici, scrivo due righe veloci sul mio blog solo per dirvi che non sono sparita e tanto meno vi ho dimenticati. Semplicemente ho preso una brutta influenza che mi ha tenuta a letto per quasi tre settimane e mi ha lasciata molto, molto debole. Mi prendo ancora qualche giorno di pausa e poi tornerò tra voi.
Un abbraccio a tutti.
Antonella
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mercoledì 1 febbraio 2017

Milano: Canaletto e Bellotto. lo stupore e la luce





Milano ha sempre tanto, tantissimo da offrire ai suoi cittadini e ai turisti ma certo è che in questo periodo a cavallo tra anno vecchio e anno nuovo le mostre interessanti e, a mio parere, imperdibili sono state veramente tante. 








Nel nostro lungo fine settimana pre- natalizio abbiamo, come vi ho già raccontato , abbiamo ammirato la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, abbiamo vissuto l'intensa suggestione che suscita la bella mostra Rubens e la nascita del Barocco e naturalmente non poteva mancare un post sulla grande mostra Canaletto e Bellotto: Lo stupore e la Luce.
Questa volta Canaletto mi ha stregata, altre volte mi è sì piaciuto ma senza grandi entusiasmi, questa mostra, invece, è riuscita ad illuminarmi, a farmi entrare dentro le antiche piazze, le antiche vie, mi ha ammaliata, come se i dipinti sprigionassero magia. E' vero, non vediamo sempre le cose con gli stessi occhi e anche nell'apprezzare la grande arte il nostro stato d'animo  ci mette del suo...








Si legge nella brochure della mostra che l'esposizione vuole illustrare uno dei più affascinanti episodi della pittura europea, il vedutismo veneziano, attraverso l'opera dei due maggiori interpreti di questo genere che seppero trasformarlo nella corrente d'avanguardia che tanto caratterizzò il settecento.








Se Canaletto si impone sul teatro europeo grazie ai peculiari procedimenti compositivi, risultato del razionalismo di matrice illuminista e delle più moderne ricerche sull'ottica ( è in mostra anche la camera ottica che egli mise a punto ed utilizzò per realizzare la veduta come una percezione della realtà trasformata e fermata dal pennello ), l'altro, Bellottto, ne comprese i segreti della tecnica per ppoi sviluppare secondo una personale chiave interpretativa il proprio personale contributo, una rappresentazione razionale, ragionevole.








Il percorso della mostra indaga così i rispettivi processi creativi, fondati sull'uso sapiente della prospettiva e lo stretto legame tra disegno, stampa, dipinto.








Entrambi contesi dai maggiori collezionisti inglesi, acclamati nelle corti europee, zio e nipote segnarono l'epoca del Grand Tour attraverso le loro puntuali, quanto poetiche,rappresentazioni dei luoghi e delle città che dominarono la scena del Settecento.








Il viaggio artistico parte da Venezia per toccare Roma e Firenze, Verona, Torino Milano e il suo territorio, con Vaprio e Gazzada, e proseguire quindi in Europa, con i ritratti di Londra, Dresda, Varsavia, fino a raggiungere i luoghi fantastici e immaginari rappresentati nei " capricci ".










Omaggio al territorio che la ospita la mostra approfondisce il ruolo fondamentale di Milano e della Lombardia nello sviluppo della poetica di Bellotto: è in questa città ed in questa regione che il pittore sperimenta e perfeziona la propria originale modalità di rappresentare la natura e il paesaggio, che si differenzierà per il rigore prospettico, la luce argentata e contrastata e lo spiccato realismo.












Un omaggio alla Milano illuminista, centro della discussione profonda e proficua sulla ragione, sulle scienze e sulla filosofia, ma soprattutto al collezionismo illuminato milanese che accolse Bellotto.








Imperdibile il bellissimo catalogo edito da Silvana Editoriale, un volume che, se si è visitata questa mostra, non si può non avere nella propria libreria.



























Bellotto e Canaletto, Lo stupore della luce.
Gallerie d'Italia
Piazza Scala
Milano.     Fino al 5 marzo 2017


Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")