Giuseppe Verdi ( Roncole di Busseto 1813 - Milano 1901 ) è il grande protagonista dell'Opera
italiana dell'Ottocento per almeno due motivi fondamentali: il gran numero di anni in cui " tenne " le scene
del Teatro dell'Opera dal 1842 ( Nabucco ) al 1893 ( Falstaff ); e, fatto più sostanziale, la sua inesauribile
capacità di rinnovarsi, a contatto con tutte le tensioni culturali del suo secolo, riportando alla sua personalissima cifra ogni apertura verso altre esperienze. Come dire che una puntuale conoscenza della
produzione verdiana è un'impresa complessa e di grande mole, ed è , soprattutto, un'impresa conoscitiva degli aspetti vari e contraddittori di uno dei momenti certamente più avvincenti della storia della cultura europea.
Fu di umili origini e rimase per molto tempo ai margini della vita musicale, formandosi con umili maestri, a contatto con la musica di chiesa e la banda locale. Milano rimase un miraggio per molti anni: fu anche respinto agli esami di ammissione al Conservatorio perchè ormai fuori età e perchè non sembrò opportuno fare un'eccezione per doti di pianista tutt'altro che eccezionali. A Milano rimase per prendere lezioni private dal Lavigna, maestro concertatore al cembalo, alla Scala, e così trovò modo di entrare poco alla volta nel Teatro, facendosi apprezzare dall'impresario Merelli.
Fino a questo punto della sua vita ( 1838 ) suo protettore era stato il commerciante melomane di Busseto,
Barezzi, di cui aveva sposato la figlia Margherita nel 1836. Ora l'appoggio del Merelli gli aprì le porte della Scala dove riuscì a far rappresentare la sua prima opera, Oberto, conte di San Bonifacio ( 1839 ).
L'opera ebbe successo ma nessuno avrebbe sospettato in quel decoroso ricalco di opere donizettiane il
futuro genio.Una successiva Opera Buffa, Un giorno di regno ( 1840 ) ebbe un fiasco così clamoroso da porre nel giovane Verdi il dubbio se abbandonare la via del teatro musicale.
L'insuccesso dell'opera buffa venne a coincidere con una vasta tragedia familiare, la morte dei due figlioletti
e della moglie. Solo l'incoraggiamento del Merelli lo indusse a ritentare la sorte con un 'opera alla Scala: Nabucodonosor, poi universalmente conosciuto come Nabucco.
Verdi stesso ebbe a raccontare che accettato di malavoglia il libretto del Solera giunto a casa fu attratto
dai versi parafrasanti un celebre passo biblico.
Sembra perciò che il celebre coro " Va pensiero sull'ali dorate " sia stato il primo pezzo musicato del Nabucco.
Il successo, grande e definitivo si profilò fin dalle prove.
I cantanti erano entusiasti dello spartito. Da quella sera del 9 marzo 1842 alla Scala di Milano
il nome di Verdi divenne famoso e la sua musica si inserì nella poetica patriottica del tempo.
Nel caso del Nabucco , Verdi si trova ad affrontare un genere, quello dell'opera corale, già praticato da Rossini nel Mosè e, per alcuni aspetti da Bellini nella Norma; ma qui si assiste al pieno riscatto di ogni soggezione psicologica ( e, quindi, stilistica : il miracola da cui nasce il nuovo idolo del teatro d'opera consiste fondamentalmente in un atto di volontà con cui Verdi impose al pubblico della Scala il proprio personale
gusto, formatosi sull'organo e i cori di chiesa, con le bande di paese; un gusto per effetti decisi, per ritmi fortemente scanditi, per melodie schiette e facilmente intonabili.
Se si aggiunge che nel Nabucco, la vicenda amorosa è in secondo piano e tutta l'attenzione
è rivolta al tormento di Nabucodonosor e alla vicenda collettiva del popolo ebraico, un nuovo senso morale, in sintonia con quello stile un poco sommario e rude, imponeva quel giovane all'attenzione
e all'entusiasmo del pubblico.
Per una felice coincidenza, poi, la dimostrazione di questa sua natura schietta e un poco rocciosa
veniva a coincidere con la sensibilità diffusa nel pubblico per la lotta contro l'oppressione o addirittura per
il moto rivoluzionario.
La platea era affollata ormai dalla piccola borghesia mazziniana che, sull'immissione in arte di spiriti liberali, si trovava una volta tanto d'accordo con l'alta borghesia o la nobiltà liberale dei palchi.
Da qui la questione: l'opera di Verdi fu Risorgimentale?
Molti non hanno dubbi nel rispondere di sì, trasferendo alla qualità artistica delle opere di Verdi l'accoglienza che esse ebbero divenendo - come divennero - occasione di entusiasmi patriottici,
proprio come il loro autore diveniva con il proprio nome ( Vittorio Emanuele Re D'Italia )
involontario assertore della monarchia costituzionale e unitaria.
Ma in verità un diretto impegno politico di Verdi nelle vicende politiche si rivelerà solo in una fase più moderata del Risorgimento, negli anni 1859 - 60.
Occorre andare cauti, insomma, in questa identificazione Verdi - Risorgimento quarantottesco,
perchè si rischia di mettere in luce l'uso che i patrioti fecero della sua musica e non molto di più.
Qualcun altro risponde al quesito negativamente: Verdi avrebbe semplicemente approfittato del
clima risorgimentale per rinnovare il suo linguaggio. Ma l'intenzione riduttiva di questa tesi ( che
esclude ci possa essere un tipo di musicista con rapporto più diretto con la realtà politica, più - per intenderci - di un Rossini ) è per lo meno strana: come può rispondere un musicista a sollecitazioni storiche se non
in termini di linguaggio musicale ?
La questione è, insomma, mal posta, se non ci si avvede che il gesto imperioso del 2 rude " Verdi
non avrebbe potuto avere udienza nei decenni precedenti; e Verdi, forse, non avrebbe potuto affermare vigorosamente la sua personalità se non in quel modo.
E quindi non c'è che da constatare che un teatro di così forti tinte e di totale semplificazione del linguaggio
musicale venne ad incontrarsi positivamente con un momento storico di rinnovata partecipazione
popolare ai fatti della storia.
Un coro come " Va pensiero ", lontano dalle complessità colte di Rossini, stava lì a dimostrare una nuova apertura verso il canto che il popolo avrebbe potuto effettivamente intonare
accompagnato anche dal più umile dei complessi bandistici
Morì a Milano il27 gennaio 1901 all'Albergo Milan
Chiese funerali modesti ma non fu possibile vietare a tutto un popolo che lo aveva acclamato
e venerato di rendergli gli ultimi onori. Dopo un primo, modesto funerale ne seguì un secondo
del quale conserviamo iconografie impressionanti.
Quel popolo forse comprendeva che con Verdi era finita una grande età del teatro musicale,
forse irripetibile.
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La curiosità di Antonella
Verdi vide sparire negli ultimi anni della sua vita tutte le persone care, prima fra tutte la seconda moglie
Giuseppina Strepponi e i suoi numerosi amici. Compì allora un'opera anche come uomo:
la casa per musicisti. Costruita su progetto di Camillo Boito fu pensata dal donatore non come un
ricovero , ma come un luogo di serenità per i colleghi che non potevano trovare sostentamento per la vecchiaia. Questa cura di Verdi affinchè nulla fosse confuso o imitato da opere benefiche similari, le
quali troppe volte ricoverano, ma umiliano, fu il più degno coronamento della sua vita, un'opera sociale ed un atto gentile pari ai suoi maggiori capolavori.
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Adesso vi invito a passare da Audrey a
Per leggere la bella trama del Nabucco
( Immagini dal web)
( Fonti: Enciclopedia della Musica, ed.Ricordi
Enciclopedia UTET
La Grande Musica, Mondadori )