Un giorno Winston Churchill, alticcio, si lasciò sprofondare su una
poltrona alla camera dei Comuni. Passò una parlamentare che lo vide lì
abbandonato, in preda all'ebrezza. Lo fisso e gli si avvicinò sibilando:
" Ubriaco, schifosamente ubriaco! " Lui impassibile la squadrò e poi le risposo:
" Brutta, schifosamente brutta, dannatamente brutta! Ma a me, domani, passa! "
La passione di Churchill per gli alcolici è arcinota. Un a volta gli fu offerta la ragguardevole
somma di duemila sterline in cambio della rinuncia al bere. Churchill declinò sostenendo
che non sarebbe valsa più la pena di vivere.
Il ghiottone leader britannico, gagliardo fumatore di sigari Avana, rigorosamente di
marca " Romeo y Julieta " , tracannava alcol già durante la colazione.
Poi, a pranzo, accompagnava il desinare con i vini più raffinati. Sulla sua mensa
non mancava mai lo champagne preferito, marca Pol Roger, possibilmente della migliore
annata, il 1928
Alzatisi da tavola, lo statista conservatore si dedicava alla degustazione di un
buon bicchiere di brandy o di Porto. Poi durante il resto della giornata facevano la loro
comparsa whisky e cognac.
Leggenda vuole che, alla conferenza di Yalta,Stalin avesse irretito Churchill,
a suo di bottiglie di ottimo cognac armano. Visto come andarono le cose, riguardo alla spartizione dell'Europa tra le super potenze, sarebbe da credervi...
Durante il loro primo summit, avvenuto a Mosca nell'agosto del 1942, Stalin volle rompere
il ghiaccio con l'ospite invitandolo a cena nel suo alloggio. Così lo stesso Churchill rievocò
la pantagruelica serata parlando con il suo medico personale Lord Moran:
" La cena è cominciata semplicemente, con qualche ravanello, ma si è presto trasformata in un banchetto:
porcellino di latte, due polli, manzo, montone, pesce d'ogni genere. Ce n'era abbastanza per
nutrire trenta persone. Stalin si è limitato a spilluzzicare, qua una patata, là un bocconcino.
Dopo 4 ore che stavamo seduti a tavola, ha cominciato a mangiare con grande appetito. Mi ha offerto
la testa di un maiale, e quando ho rifiutato ha cominciato a mangiarla voracemente lui.
Con un coltello l'ha ripulita, mettendosene in bocca i pezzi con il coltello. Poi ha tagliato dei pezzi
dalle guance del maiale e li ha mangiati con le dita. "
Un racconto che trasuda orrore per la perizia da norcino del dittatore georgiano. Tre anni più tardi, a Yalta,
il primo ministro confidava, sempre a Lord Moran, di sentirsi sollevato, quando poteva
consumare il suo breakfast, nella cabina della nave che lo ospitava: " Che gioia tornare al vitto
inglese dopo il porcellino di latte e tutti i loro antipasti freddi e grassi. "
Il tipico pasto churchilliano esordiva con un consommè, seguito da filetto di manzo o da una sogliola
di Dover. E, per dessert, una fetta di torta gelato o un ice cream. Ma l'uomo politico
d'Oltremanica divorava avidamente molti altri piatti, come le zuppe, le sardine, le ostriche,
le bistecche, la salsa di tartufi, il cervo farcito con patè. Per i formaggi, poi, nutriva una speciale
passione. Andava pazzo per il " gorgonzola cheese" che a suo giudizio primeggiava persino sul
Blue Stilton, il re dei formaggi britannici.
Era innamorato a tal punto della colante leccornia che, durante la guerra, ordinò ai piloti
della RAF di evidenziarne, sulle mappe, con un cerchietto rosso, le aree di produzione, per
evitare che fossero bombardate, Così gli ordigni di morte non centrarono mai i caseifici
sparsi tra Novara e Lombardia, dove si lavorava il pastoso erborinato.
Curioso paradosso: mentre dal cielo, gli inglesi da una parte radevano al suolo intere città
italiane e tedesche, provocando un'ecatombe di vittime civili, dall'altra salvavano le forme di formaggio
burroso dalle tipiche venature blu - verdastre.
Ghiotto di dolciumi ( andava letteralkmente in visibilio davanti ad un vasetto di marmellata ),
spesso, al termine del pranzo e della cena, Churchill staccava qualche quadratino da una tavoletta
di cioccolata, che faceva bella mostra di sè sul carrello dei dolci.
Questa abitudine non era sfuggita agli specialisti di Hitler, che nel 1943 architettarono una
trappola per ucciderlo. Fortunatamente i servizi segreti militari sventarono il piano, che avrebbe
dovuto essere attuato grazie all'infiltrazione di agenti nazisti nelle cucine del bunker di Churchill
allestito nei sotterranei di Whitehall.
Esso prevedeva la preparazione di un ordigno esplosivo, dietro le sembianze di una
innocua tavoletta di cioccolato. Si trattava in realtà di una tavoletta di acciaio, ricoperta da
un velo di cioccolata della migliore qualità, e confezionata in carta nera con scritte in oro della
Peter's. Spezzando uno dei quadratini della finta cioccolata, assemblati in modo da essere staccati
con poca forza, si sarebbe azionata un timer che, nel giro di sette secondi, avrebbe prodotto
una devastante esplosione, in grado di uccidere chiunque si trovasse nella sala da pranzo.
Nel settembre 1945, Churchill venne a soggiornare sul lago di Como, alla spasmodica ricerca
del suo compromettente epistolario con Mussolini. Si recò anche a Domaso, nella residenza di famiglia
di GianFranco Miglio, ideologo e senatore della Lega Nord. Lì erano transitati sia i carteggi
del Duce, catturato e fucilato sulle rive del Lario, sia il famoso oro di Dongo.
Lo statista britannico si presentò a Villa Miglio con una damigiana di acqua minerale, forse
nel timore di finire avvelenato, e con il suo seguito improvvisò una mensa frugale.
Ma sempre per paura di chissà quale contaminazione di alimenti impuri, rifiutò anche una fetta
di crostata offertagli dalla padrona di casa.
Sulle abitudini alimentari dell'uomo con il sigaro è fiorita peraltro una ricca aneddotica.
Nel 1950 Churchill era ospite a Copenhagen del re di Danimarca, Federico IX, suo ottimo amico.
Una sera, il cameriere personale dell'ex premier si dimenticò di portargli in camera la sua
tisana speciale, una tazza di brodo di tartaruga che sorbiva ogni notte prima di addormentarsi.
Il fido cameriere, che si era preso una serata di libertà, all'improvviso si accorse della
defaillance e si precipitò nella reggia. Fece appena in tempo ad intravedere un'ombra furtiva che
entrava nella stanza di Churchill, portando una tazza su un vassoio.
Era il sovrano in persona. L'indomani lo statista disse con un sorriso al cameriere:
" Il servizio di casa reale è ottimo. "
Quando morì Churchill, il 24 gennaio 1965, la Pol Roger, in omaggio al suo miglior cliente,
listò a lutto l4 etichette delle bottiglie di champagne esportate in Gran Bretagna.