Pur abitando in montagna la mia famiglia è una famiglia di naviganti, di marinai e nei desideri anch'io non mi sono sottratta a questa vocazione.
Ho sempre avuto un grande desiderio, quello di trascorrere una stagione o anche due, o forse qualche anno, in Alaska a pescare su un grande peschereccio, anni fa mi ero persino informata e quasi ero arrivata a prendere la grande decisione poi il tempo è passato e non ne ho più fatto nulla ma è rimasto il desiderio di questa avventura in territorio " ostile ", in un mondo di uomini.
La premessa fa capire con quanto entusiasmo ho letto questo libro di Catherine Poulain , un regalo di Natale davvero indovinato!
"Quando ero giovane e avevo voglia di essere da qualche parte. la gente mi assicurava che la maturità mi avrebbe guarito da questa rogna. Quando gli anni mi dissero maturo, fu l'età di mezzo la cura prescritta. Alla mezza età mi garantirono che un'età avanzata avrebbe calmato la mia febbre. E ora che ne ho cinquantotto sarà forse la vecchiaia a giovarmi. Nulla ha funzionato. Quattro rauchi fischi della sirena di una nave continuano a farmi rizzare il pelo sul collo, e mettermi i piedi in movimento. Il rumore di un aereo a reazione, un motore che si scalda, persino uno sbatter di zoccoli sul selciato suscitano l'antico brivido, la bocca secca, le mani roventi, lo stomaco in agitazione sotto la gabbia delle costole. In altre parole, non miglioro. Vagabondo ero, vagabondo resto. Temo che la malattia sia incurabile."
Così scriveva esemplarmente il vecchio John Steinbeck. La stessa cosa però, a modo loro, l'hanno detta Conrad e London, Chatwin, Kerouac, Kapuscinski e molti altri. Insomma tutti gli appartenenti alla grande famiglia dei viaggiatori hanno cantato la sete d'avventura.
L'ultima, ma solo in ordine cronologico, si chiama Catherine Poulain. Nata nel 1960, adesso fa l'allevatrice nelle'Alpers de Haut Provance e la viticoltrice nel Medoc. Ma ha lavorato come raccoglitrice di frutta in Francia e in Canada, in un conservificio di pesce in Islanda, ha fatto la barista a Hong Kong, è stata operaia negli USA e, soprattutto, per dieci anni pescatrice in Alaska.
Qualora non bastasse il curriculum, a mettere subito le cose in chiaro, il fulminante incipit del suo primo, fortunato romanzo Il Grande Marinaio:
"Bisognerebbe essere sempre in viaggio per l'Alaska "
Il che già spiega in otto parole come il viaggio in sè già abbia tutto: la ricerca dell'avventura e l'avventura stessa.
Tutti abbiamo, più o meno, come l'autrice, la nostra Manosque - les Plateaux di cui siamo originari e da cui vorremmo fuggire a gambe levate. Andare via, partire. Per non morire di noia, di birra, di conformismo, di idiozia, di una pallottola vagante. Andare a cercare il pericolo, forse la morte, perchè è l'unico modo conosciuto e paradossalmente razionale per sentirsi vivi.
Certo è un discorso insidioso, che minaccia lo scivolone nella retorica autodistruttiva. A meno di non essere scrittori veri. Poulain lo è, e chiude la discussione. Riuscendo a fare la cronaca, tecnicamente inappuntabile, della sua straordinaria avventura sull'Oceano del Grande Nord e infondendovi pure, almeno a tratti, un autentico phatos narrativo.
Probabilmente il fatto che l'autrice sia una donna avrà contribuito a fare del libro -come recita la striscia di copertina dell'edizione italiana - " Il romanzo rivelazione dell'ultima stagione letteraria in Francia ". Ma è ingiusto ritenere che sia il genere a fare la differenza. Il romanzo vale per la qualità della scrittura, la capacità di indagare la condizione umana senza pregiudizi. Poulain ha imparato la lezione da Dostoevskij e sa che " solo l'uomo è capace di tutto "; quindi non si scandalizza di nulla.
Descrive un mondo fatto di uomini che in mare sembrano eroi mitologici, sfidanti le tempeste e la furia degli elementi, quasi a cercare la bella morte. Ma non trascura che l'Oceano con i suoi pericoli e le illusioni di sconfinata libertà, specie a certe latitudini, è spesso il rifugio di una genia di disperati, che sulla terra ferma rapidamente andrebbero ad ingrossare le fila di tossici, alcolisti, aspiranti suicidi.
Merito dell'autrice, inoltre, una grande sobrietà di scrittura, la capacità di narrare a un ritmo incalzante, a volte da lasciare senza fiato, la violenza della natura e il rifiuto di ogni associazione romantica con l'idea di runaway, su cui l'intero romanzo è centrato.
Lo stesso " grande marinaio " che dà il titolo al volume è un gigante schivo e silenzioso, in mare rispettato veterano della faticosissima pesca con il palamito, sulla terraferma eroinomane ed alcolista.La tormentata storia d'amore tra la protagonista e quest'uomo è narrata con pudore e realismo esemplari. Ripensandoci, però, qualche cosa di involontariamente comico traspare. Quando la donna, che il patrimonio genetico e la dura vita sul mare hanno dotato di due mani gigantesche ( " zampe " le chiama affettuosamente l'autrice ), trova rifugio accucciandosi sotto l'ascella del grande marinaio, è stato per me inevitabile associare la sua descrizione a una battuta di Woody Allen in Love and Death: " Boris aveva tentato il suicidio respirando sotto le ascelle di uno zingaro".
Non è colpa mia...è il mio spirito dissacratorio!
Cara Antonella, come sempre i tuoi ricchi post di foto mi piacciono tanto!!!
RispondiEliminaCiao e buona giornata cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Bellissimo libro e bellissime foto!
RispondiEliminaGrazie e buon fine settimana!
Ciao Katherine, un libro bellissimo, soprattutto per chi, come me, ha accarezzato sogni di vite spericolate nel grande Nord, comunque un libro che vale la pena leggere.
EliminaGrazie a te e buona settimana.
I libri editi da Neri Pozza, di solito, sono sempre dei buoni libri e queste avventure di una donna di mare peso che meritino di essere lette. In genere, amo i romanzi autobiografici. Belle le foto che completano il tuo post. Un saluto
RispondiEliminaCiao Mirtillo, hai ragione quando si tratta di Neri Pozza la casa editrice è una garanzia. Più o meno leggiamo e ci piacciono gli stessi libri, questo te lo consiglio davvero tanto.
EliminaUn caro saluto.
Antonella
Bello il tuo post Antonella!
RispondiEliminaCondivido la citazione: "Bisognerebbe essere sempre in viaggio per l'Alaska "
Io mi sento sempre in procinto d'intraprendere quel viaggio però...
Un caro saluto.
Ciao Pino che piacere rivederti qui! Guà, certi viaggi, soprattutto quelli metaforici, si sognano per una vita, si è sempre sul punto di partire...e poi non si parte mai1
EliminaUn saluto e buona settimana.
Antonella
quando si dice un regalo "azzeccato" , non conoscevo l'autrice e devo dire che il tutto incuriosisce molto
RispondiEliminaun abbraccio e buona serata
E' un libro veramente molto bello anche se a tratti molto crudo...Sì, un regalo azzeccato!
EliminaUn abbraccio.
Antonella