sabato 30 novembre 2013

Chi " ringraziare " se i marò rischiano la pena di morte




Non fanno niente, ci sputtanano nel mondo, e pretenderebbero anche rispettoso silenzio,
toni bassi, chè il manovratore non va disturbato. Peccato che dorma, peccato che il 
Commissario del Governo sulla vicenda, Staffan de Mistura, si comporti come uno
invitato al tè delle cinque, peccato che sia vistosamente uno che avrebbe difficoltà a far
liberare due polli prigionieri di vegetariani, figuriamoci due militari italiani innocenti
in balia delle lotte elettorali indiane.






Ma la colpa è di chi lo ha messo a ricoprire quell'incarico e lo mantiene dopo 
quasi due anni di scandaloso fallimento, ovvero il governo; di chi è comandante in capo
delle Forze Armate, ovvero il presidente della Repubblica; ma la colpa è anche di deputati 
e senatori, componenti della Commissione Esteri, che mai, dico, mai, hanno dimostrato interesse,
che bivaccano in TV  ( non è vero presidente Casini? Non è vero presidente Cicchito? ),
mai, mai fare un po' di casino sulla sorte di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone.
E' l'ora di additarli al paese, prima o poi si rivoterà, no? Non votano anche i militari e le 
loro famiglie? Non c'è tra gli elettori qualcuno col senso della sovranità nazionale,
più semplicemente della giustizia? Non ci sono seimila militari in servizio antipirateria
per i mari del mondo, esposti alla stessa sorte?






I principali responsabili per assenza, inerzia, incapacità e non volontà
della vergogna nazionale incarnata in due fucilieri di marina sequestrati illegalmente
in India  da ventuno mesi sono certamente Giorgio Napolitano, Enrico Letta, 
Emma Bonino e Mario Mauro.
Ma la nostra è una Repubblica parlamentare, agli eletti dai cittadini sono demandate
le funzioni di controllo del rispetta della nostra sovranità.
Sapete quanti sono i componenti delle commissioni Esteri dei due rami del Parlamento?
Presiedute, lo ripeto, da Pier Ferdinando Casini  e da Fabrizio Cicchito, due che 
non difettano di visibilità, un'intervista e un programma TV al giorno non glieli toglie nessuno,
e fervono verve polemica e un ego ben sviluppato. Ma sullo scandalo dei marò silenzio di tomba,
non credono che la storia porti o tolga voti. Dovrebbero capire che sbagliano.






Le famiglie dei due fucilieri  e i loro commilitoni finora hanno trattenuto la rabbia
e contenuto il dolore, mai una parola di troppo; sono militari. Ma sarebbe sbagliato dare per assicurato per sempre questo comportamento, non se il tempo passa e la capacità di una soluzione giusta
si allontana sempre di più. Guai se i disperati si ribellano!






Dopo oltre 640 giorni, durante i quali l'Italia ha subito un ricatto continuo da parte dell'India
e rinunciato ad affermare anche la sua sovranità nazionale proponendo un arbitrato internazionale
a cui Delhi non avrebbe potuto sottrarsi, è sempre più evidente che ormai il governo è 
supinamente pronto anche ad accettare una  pena lieve sancita dall'India nei confronti di 
Massimiliano e Salvatore perchè giudicati responsabili di eventi colposi, nonostante i due siano
innocenti e il processo sia illegale quanto la prigionia.
La conseguenza di tale viltà è semplice e brutale: il giudice monocratico indiano,
presidente di un Tribunale Speciale, potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su prove ben
più gravi di quelle previste per reati colposi, non esclusa la condanna a morte.







L'ineffabile De Mistura, appena rientrato dall'India, accompagnato da tale successo,
ci dice che la prassi della NIA ( polizia antiterrorismo, che non si capisce cosa c'entri )
è di mirare in alto, ovvero " usare le così dette maniere forti nel suo rapporto "; quindi se 
la relazione conclusiva sulle indagini svolte dall'Agenzia configura un reato ben più grave, ritornando
alle vecchie ipotesi di un omicidio volontario per il quale l'ordinamento giudiziario indiano prevede
la pena di morte, De Mistura aggiunge lieto che non bisogna prenderli sul serio.
La Bonino con certezza granitica, la stessa espressa quando ci ha spiegato di non essere certa
dell'innocenza dei due marò, esclude l'ipotesi.
Il governo indiano pattina allegro tra possibili equivoci linguistici e decisioni insindacabili
dei giudici, tanto non si sente sfidato in nessun modo dall'Italia nelle sedi internazionali.






Il 21 marzo scorso i due fucilieri erano in permesso in Italia e avrebbero dovuto restarci.
Li hanno costretti a tornare a Delhi per essere giudicati per un reato per il quale l'ordinamento 
giudiziario indiano prevede la pena di morte, infischiandosene di quanto è previsto dal 
Codice Penale Italiano, dalla Costituzione e da precise sentenze della Suprema Corte.
Un ministro degli esteri Giulio Terzi, si è nobilmente dimesso per protesta, abitudine quasi
sconosciuta in Italia, rivolgendosi al Parlamento.
Sapete cosa ritenne di rispondere intervenendo in Aula l'allora vice segretario del PD ,
Enrico Letta?  Cito da Youtube: " il Ministro Terzi con il suo comportamento ha gravemente offeso
Il Parlamento e il Governo, E' stato un atteggiamento irrispettoso nei confronti di Napolitano
e strumentale verso i due marò e le loro famiglie " e non è finita qui. " Viviamo in un tempo in cui
pare non esserci più alcun limite alla decenza, un tempo in cui la voglia di ribalta e di protagonismo
portano a lacerare qualunque decenza istituzionale. Il rispetto per le istituzioni è un valore e forse mai si è assistito a una caduta di dignità come quella a cui abbiamo assistito ieri.
Con la scena di ieri Terzi ha fatto forse un passo in avanti verso un prossimo parlamento
ma quel che è certo è che la dignità ed il prestigio dell'Italia hanno fatto cento passi indietro "






Io non ho alcuna fiducia nella volontà di riportare a casa i due marò se il Presidente del Consiglio
è lo stesso di questo discorso.
Ma è al Parlamento che si deve chiedere oggi conto.

( Fonte Maria Giovanna Maglie su Libero del 29/11/2013 )











venerdì 29 novembre 2013

Le Matitiadi di Cristina Berardi




Ho conosciuto  Cristina Berardi
attraverso il blog e mi sono innamorata
fin da subito dei suoi disegni:
eleganti, ironici con grazia, simpatici...
Il pulcino Oscar è la grande star ma io non ho 
saputo resistere a queste matite!






E queste sono le parole con cui Cristina si presenta
sul suo blog:

" Nelle arti figurative sono un outsider. Mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere specializzandomi in Traduzione Letteraria e Tecnico Scientifica. Ho ereditato dalla famiglia la mia passione per le arti. Mia mamma , figlia di coltivatori di fiori, studia da sarta e modellista , mio papà, appassionato di cinema e fotografia, deve riporre i suoi sogni per farsi strada con il suo diploma di geometra e tanta volontà: il nonno paterno, fotografo e artista, muore prematuramente, lasciando moglie e figlio di sette anni in tempo di guerra.  Da loro ho preso l'amore per la Natura e il disegno (mamma) e la concretezza e l'ordine (il papà)...per quest'ultimo...beh, ci provo! Nel 1995 la mia prima mostra importante, dedicata alle Città Invisibili di Italo Calvino. Nel 2000 ho cominciato una collaborazione con la casa editrice CEI che ha cambiato il mio percorso artistico. Ho a poco a poco ampliato il mio lavoro da traduttrice di parole in traduttrice di parole e figure!!! Sono da sempre studiosa dei processi creativi e dal 2006 ho uno studio dove svolgo stabilmente attività e laboratori in cui aiuto gli altri a sviluppare e potenziare creatività e disegno."






Non so voi ma io le trovo irresistibili,
e guardate questa " Discussione",
ogni matita una faccetta diversa...





Vi invito a visitare il blog di 
oltre ai bellissimi disegni  l'autrice racconta
delle sue esperienze in campo editoriale ed artistico
in modo simpatico e originale.








mercoledì 27 novembre 2013

Oriana Fallaci / Quel Giorno sulla Luna




Dopo aver passato quattro anni insieme agli astronauti, in particolare quelli impegnati nei progetti Gemini e Apollo 11, la Fallaci ha acquisito una conoscenza davvero profonda delle ricerche che porteranno l’uomo ad approdare sulla Luna. Come semplice giornalista, inviata dell’«Europeo» prima, come amica e confidente poi, ha assorbito in pieno il clima di sfida, non solo tecnologica, tra Stati Uniti e Urss.







Ha osservato e compreso i mezzi tecnici e finanziari necessari alla partenza, al volo, all’attraversamento dell’orbita terrestre, all’atterraggio sulla Luna. Ha assistito alla selezione degli astronauti da lanciare nello spazio, rintracciandone le motivazioni principali. Ha poi intervistato gli stessi astronauti, gli scienziati impegnati nella missione, gli economisti che si occupavano di reperire i fondi indispensabili all’operazione, gli scrittori di fantascienza che intorno al mito della Luna avevano basato un genere letterario.
Ne è nato subito un libro pubblicato nel 1965 da Rizzoli, Se il Sole muore, che sulla base di queste conoscenze Oriana ha impreziosito di un fitto tessuto romanzesco. In seguito, tornando ai grandi reportage pubblicati per «L’Europeo» e arricchendo la cronologia di tutte le conseguenze che l’allunaggio ha innescato, la Fallaci ha ricostruito quegli anni di cambiamenti così rivoluzionari e repentini, sviscerando ulteriormente i dilemmi morali e psicologici già affrontati in Se il Sole muore.







Ne è nato così Quel giorno sulla Luna, resoconto minuzioso delle missioni nello spazio e ritratto disincantato degli astronauti, personaggi diventati ormai mitici nell’immaginario collettivo ma che per la Fallaci nulla rende speciali. Condividendone le angosce, le speranze e le delusioni, i momenti di tristezza e debolezza, si è infatti convinta che non si tratti di eroi o persone particolarmente sopra la norma («E chi sono loro? Diciamolo subito: borghesi di provincia. Non ti aspettare da essi un’intelligenza pari alla responsabilità che hanno, o una visione nuova della vita»), ma di uomini normalissimi che il caso ha portato a vivere in prima linea la più grande avventura dell’uomo.






Per conoscerlo un po'


Un uomo, messo accanto a quel razzo, sembra meno di una formica. È un razzo così ciclopico che la sua altezza equivale a quella di un grattacielo con trentasei piani, la sua ampiezza è quella di una stanza di sette metri per sette. Pieno di carburante, pesa tremila tonnellate. Per alzarsi, ha bisogno di una spinta pari a quattromila tonnellate. Se ne raggiungi con un ascensore la cima, io l’ho fatto, ti coglie il terrore. E di ciò non ti rendi conto alla televisione o quando lo guardi dal recinto della stampa che è il più vicino alla pista di lancio: un chilometro e mezzo.







 La torre che lo sostiene è altrettanto grossa, tutto intorno la pianura è deserta: ti mancano i termini di paragone, e solo il boato che segue la fiammata da apocalisse ti riconduce alla realtà. Poi lo spostamento d’aria che ti investe come un mastodontico schiaffo. Ma è una realtà irreale: mentre lui sale dentro l’azzurro sputando una cometa di fuoco arancione, tuonando l’esplodere di mille bombe, non credi ai tuoi occhi e ti senti quasi offeso nelle tue dimensioni umane. Offeso, ricordi che in fondo è una bomba, nacque da una bomba che si chiamava V2 e non serviva a volare nel cosmo, serviva a distruggere le città, a massacrare gli inermi. Pensaci al momento in cui partirà per la Luna, il 16 luglio. La data è il 16 luglio. L’ora le nove e trentadue del mattino. Il luogo, Cape Kennedy in Florida. 






Avrebbe potuto essere Baikonur nell’Unione Sovietica: la corsa dei due paesi andava di pari passo e anzi sembrava che a vincerla fossero i russi. Poi i russi rimasero indietro, non s’è mai saputo perché, e a meno di una sorpresa in extremis sembra proprio che a vincerla siano gli americani. Hanno tenuto fede all’impegno. Entro il 1969, dicevano, sbarcheremo sulla Luna. Ed entro il 1969 ci sbarcano: 
per darci il Grande Spettacolo.
Naturalmente gli uomini non cambieranno per questo: allo stesso modo in cui non cambiarono il giorno che la prima zattera si staccò da una spiaggia e navigò il mare e approdò a un’altra spiaggia. Coloro che ancora vivono come bestie dimenticate da Dio, e sono centinaia di milioni, non sanno neppure che esiste il razzo Saturno, che si va sulla Luna. Se lo sapessero, direbbero ciò che dicono le due spazzine della vignetta pubblicata anni fa da un giornale satirico di Mosca: «Ora ci tocca spazzare anche lei». Quanto a coloro che invece lo sanno e ne comprendono il significato, non illudiamoci.








 Gli uomini continueranno come prima a soffrire, a uccidersi nelle guerre, a offendersi nelle ingiustizie, e con la Luna allargheranno i confini della loro perfidia e del loro dolore. Ma allargheranno anche quelli della loro intelligenza, della loro curiosità, del loro coraggio e, se le insidie non si materializzano, può anche darsi che il Grande Spettacolo diventi una buona avventura. Certo le insidie sono cupe. La prima è che un microscopico germe lunare invada la biosfera e contagi il genere umano, gli animali, le piante, le acque: senza che la natura e la scienza sappiano difendersi. La morte fisica insomma. La seconda è che la tecnologia prenda il sopravvento e addormenti i nostri cuori, i nostri cervelli, ci trasformi in robot incapaci di fantasia, sentimenti, rivolta. La morte spirituale insomma. La terza è che tutto si risolva in un avvenimento giornalistico, uno show televisivo dietro cui non c’è nulla fuorché qualche dato scientifico per far guadagnare chi guadagna già troppo. La morte morale insomma. Per destino o per scelta, ci siamo imbarcati in un’impresa che rischia di annientarci o peggiorarci o deluderci. Ma non possiamo più tirarci indietro. E qui sta il lato eroico dell’intera faccenda, il suo blasfemo splendore, la conseguente retorica che l’ha sempre falsata."





( Immagini dal web )









martedì 26 novembre 2013

La storia in cucina / I primi 80 anni della Moka




Dedico questo post alla mia amica Audrey
perchè so che le piace molto questa  rubrica "La storia in cucina "
e perchè conosco la sua grande ammirazione per gli imprenditori
che hanno osato e che hanno fatto grande l'Italia



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La moka compie ottant'anni.
Col suo disegno classio, la caldaia annerita, il manico di plastica
che si è sciolto fino ad assumere le sembianze di una stalattite,
il gorgoglio del caffè che sale senza schiuma, nero e lento.
Lo "schifoso " caffè della nonna che non ha mai imparato ad usare 
la moka secondo le regole dell'Omino coi baffi:
" Sembra facile! Sisisi. Cosa ci vuole? Un po' di attenzione, tanta pazienza
e un po' di pratica "






Oggi, se le chiedi un caffè, la nonna ti porta un espositore
con tutti i cru Nestpresso: " Cosa ti faccio? Vuoi un Fortissio, un Così,
un Linizio? " Tu nel panico da scelta, senti una voce che non può essere la tua
chiedere: " Non hai più la moka? "...
Ma George Clooney saprà poi che cos'è una moka?
Cosa penserà quando vede la sua domestica di Lallio mettere quello strano oggetto
di metallo sul fornello?
Perchè la moka è affare italiano, è patrimonio nazionale.






Gli americani pensano che noi italiani beviamo solo
 caffè espresso e che abbiamo sempre avuto a casa le macchine
automatiche che George Clooney pubblicizza







Rivoluzionaria ma borghese, Moka Bialetti è una distinta signora
con il gusto per l'Art Decò, nome esotico e cognome importante,
nata ottant'anni fa in provincia di Verbania.
Il padre della Moka l'ingegnere esperto fonditore Alfonso Bialetti,
era solito addormentarsi con un sigaro tra le labbra e stringendo al petto il pezzo
più difficile realizzato quella giornata.
Una sera di ottant'anni fa Alfonso Bialetti andò a letto con la Moka.








Rifinita in ogni parte con un'attenzione ai dettagli che oggi riconosciamo 
nei prodotti di Apple.
Oggetti belli nella loro sintesi tra funzionalità ed essenzialità per cui siamo
disposti a pagare cifre esorbitanti. Nella mente di Bialetti quello strano oggetto a 
pianta ottagonale che cullava nel sonno doveva invece essere economico, bello 
e alla portata di tutti. Chiunque avrebbe potuto prepararsi un caffè
buono come al bar senza macchine costose ed ingombranti 
e senza la macchinosità della cuccuma napoletana
La democrazia del caffè.






Alfonso Bialetti aveva a lungo osservato la moglie fare il bucato
con la " lisciveuse " una pentola riempita con acqua, bucato e lasciva
Sulla base della struttura la moglie di Alfonso avvitava un coperchio forato
e dotato di camino. L'ebollizione dell'acqua faceva salire il detersivo
e l'acqua nel camino e lo faceva tornare ai panni attraverso i fori del coperchio.
Una pentola a pressione per il bucato.






L'intuizione di Bialetti fu di applicare questo principio a un oggetto semplice 
in alluminio e bachelite.
Con queste idee Bialetti si addormentava e sognava di mettersi
sulle orme del Candido di Voltaire e di bere la bevanda scura della città di Mokha..







La storia della Moka e con lei della Bialetti da piccola fonderia a
 colosso industriale è fatta di sogni, audaci piani industriali e 
fortunate campagne pubblicitarie
Protagonista, assieme a Moka, è il flemmatico omino Bialetti, 
star dei jingle di Carosello ideati da Paul Campani nel 1954 e ispirato alla figura di Bialetti.






Nel 1956 il pubblicitario Aldo Beldì, che già aveva partecipato
alla realizzazione dell'omino baffuto, realizza una moka gigante da cui 
esce acqua scura profumata al caffè ed è esposta
alla fiera campionaria di Milano.






Oggi quel pressofuso di alluminio che Alfonso Bialetti si portava a letto
è esposto nel Design Museum della Triennale di Milano e al Moma di New York,
dove è osservato come  fosse un frammento dell'UFO di Roswell.






Ottant'anni di onorata carriera e la moka è ancora la regina
del piano cucina e come Madonna non ha nessuna intenzione di cedere 
lo scettro alla reginetta del pop di turno, finchè tengono le autoreggenti.
Se vincere la battaglia contro la cuccumella, la caffettiera a stantuffo o
il bollitore americano è stato facile, la guerra termonucleare contro la Nespresso
si annuncia durissima.






Ma la Signora Moka diventata maggiorenne in piena Guerra Fredda, 
conosce la sottile arte della diplomazia. Così ecco, accanto all'inossidabile
Moka Express, troviamo la Moka Cream, che fa il cappuccino
e la Orzo Express che fa il caffè d'orzo







C'è poi la Mokona Bialetti, macchina a cialde 
travestita da moka.
Se poi non bastassero i prezzi bassi perchè non dare la possibilità
 di personalizzare la moka come ha fatto la Coca Cola e la Nutella?
Chi di noi non vorrebbe vedere il proprio nome inciso
su un'opera d'arte?
E l'omino Bialetti se la ride sotto i baffi.






Per gli amanti del mito inossidabile si terrà
dal 27 novembre all'8 dicembre
presso il Palazzo della Permanente di Milano l'esposizione
" La Moka si mette in mostra, ottant'anni di un'intuizione geniale
diventata mito "






A chi fosse appassionato di caffè e della sua storia
consiglio due splendidi romanzi:
" Il profumo del caffè " ( leggi qui ) di Antony Capella
e " Arabia Felix " di T.Hansen.


















lunedì 25 novembre 2013

Sacha, la cagnetta miracolata dall'alluvione






Sasha era scomparsa proprio in quel  giorno, sotto la pioggia torrenziale che ha mandato sott’acqua la Sardegna. Anche in quel punto era arrivata l’acqua e di lei si erano perse le tracce. I padroni avevano lanciato appelli su facebook . La cagnolina, al momento  della scomparsa, si trovava nella zona occidentale di Olbia, non molto distante dai canali  traboccanti d’acqua




.

Poi, all’improvviso, la bella notizia sempre comunicata via facebook: “Abbiamo trovato Sasha“. Una delle tante storie di cani e gatti dispersi  con i quali i proprietari cercano di ricongiungersi. Il tutto  tra mille esigenze e soccorsi che stanno unendo in una formidabile gara di solidariteà tutta la Sardegna. Un ruolo importante stanno avendo anche in questo contesto i Rifugi di cani abbandonati alcuni dei quali, come quello della LIDA di Olbia, letteralmente invasi dall’acqua.

Sasha è stata trovata, ma all’interno di un canale dove l’acqua scivola via in maniera impetuosa. Un’amica di chi in quelle ore cerca disperatamente la sua Sasha, ritrova la cagnolina su You Tube. Nella sponda opposta del canale, una signora ha filmato la scena e posta il video chiedendosi a chi appartiene quel cane.







Lo sponde sono ripidissime ed in cemento. La cagnolina appare in precario equilibrio in meno di un metro quadrato di vegetazione semisommersa, miracolosamente protetta dalla furia delle acque da alcuni rottami che si sono incastrati proprio in quel punto. Sasha tenta di rimanere in equilibrio  cadendo ripetutamente nell’acqua gelida. Abbaia ed ulula, chiede aiuto.

Sulla sponda in cemento sono arrivati i soccorsi. Si inizia a preparare l’imbracatura per raggiungere la cagnolina. Momenti di forte apprensione anche perchè basta un attimo di spavento per perderla tra i flutti. Pochi secondi appena. Il soccorritore scende lungo il ripido argine, imbraca il cane per il torace ed inizia a tirare. Una volta tanto un provvidenziale nodo scorsoio che salva la vita. Sasha è sulla riva e dalla sponda opposta parte un applauso di ringraziamento per i bravi soccorritori.






Dove è finita Sasha?

La ragazza si mette in contatto con la giornalista Marella Giovannelli,  che ha ripreso la scena del salvataggio e postato il video su You Tube e sul suo account facebook,, ma ancora nessuno sa dove hanno portato la cagnolina. La sponda era quella opposta e non è stato possibile sentire dove il mezzo delle Guardie Ecozoofile, nel frattempo giunte sul posto, ha portato il cane. Di certo si è sentito chiamare un Veterinario. Ripartono le ricerche ma almeno questa volta con la sicurezza che Sasha è stata trovata ed è  da qualche parte.

Passa poco tempo ed arriva l’altra comunicazione: “Abbiamo trovato Sasha, è stata accolta dal Rifugio della LIDA di Olbia“.






Nonostante la drammatica situazione che ancora in queste ore sta vivendo il Rifugio, gli operatori non si sono tirati indietro. Non potevano però sapere il vero nome e Sasha, sebbene per poco tempo, diventa “Sole” esposta nell’account facebook della LIDA di Olbia, al fine di poterla ricongiungere con i suoi padroni. Il tam tam si diffonde velocemente e poco dopo parte la corsa per raggiungere Sasha.

Tutti i partecipi di questa storia, dal Rifugio ai padroni di Sasha, stanno subendo gli effetti dell’alluvione ma oggi, dicono dalla LIDA di Olbia, c’è il lieto fine.








“A tutte le persone che hanno perso i loro amati amici a quattro zampe e li stanno cercando, auguriamo di ritrovarli e riunirsi, proprio come Sasha e la sua famiglia” – dicono dalla LIDA di Olbia.

Al Rifugio, però, l’emergenza continua. Un’azione meritoria che continua anche in piena emergenza  fornendo tra l’altro un supporto non indifferente , specie quando di mezzo ci sono affetti importanti.
(Geopress)
( fotografie dal web )


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Un gruppo di 350 creativi ha messo a disposizione
le proprie creazioni per un'iniziativa benefica per
le persone gravemente colpite dall'alluvione.
Da lunedì 25/11 alle 21 al 26/11 fino alle 21 sarà possibile
acquistare uno degli oggetti messi in vendita su

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.182081261981790.1073741829.182076601982256&type=3&uploaded=1

Per saperne di più sull'iniziativa vi invito a passare da Audrey

qui

per acquistare cliccate sulla fotografia qui sotto




Se vi è possibile in coda al vostro post di oggi
cercate di fare girare questa iniziativa molto importante
riportando il banner e il link.
Grazie!









domenica 24 novembre 2013

Aspettando Natale 2 / Il Natale e le sue tradizioni






" Fino a quando non renderemo il natale un occasione
per condividere i nostri buoni sentimenti
tutta la neve dell'Alaska
non servirà ad imbiancarlo "



E' con emozione che per il secondo anno 
vi offriamo come dono per le Feste il nostro
Fatterellando Natale
e ci apprestiamo a ricominciare lì, dove ci eravamo interrotte
lo scorso anno.
Audrey, nel suo blog, vi parlerà dei simboli del Natale
ed io vi accompagnerò in giro per l'Italia
a caccia di tradizioni


PIEMONTE






Il Natale in Piemonte viene spesso celebrato attraverso sacre rappresentazioni,
 presepi scultorei ( per conoscere tradizioni e simbologia del Presepio leggi qui ),
 che per l'occasione vengono esposti al pubblico e presepi viventi.
I Pastour, i Pastori, è la messa in scena dell'adorazione popolare del Bambino Gesù,
diffusa in tutto il Piemonte.
Personaggio tipico è "Gelindo", che nella notte di Natale guida i pastori
verso la chiesa dove i figuranti porgeranno le loro offerte al Salvatore.
Recitata in dialetto alessandrino, tratta della storia di poveri pastori alessandrini che vanno
ad adorare Gesù Bambino: una rappresentazione che mescola il sacro e il profano,
con frequenti riferimenti satirici alla realtà contemporanea,
scherzi e battute dei protagonisti.
Tradizionale del Piemonte è anche il vischio, che cresce spontaneo in molte aree
ed è simbolo di buon augurio sotto le feste natalizie.
( Per la leggenda del vischio leggete qui )



VALLE D'AOSTA






Il Natale valdostano è all'insegna della tradizione,
che trascorre tra eventi religiosi e animazioni, concerti e manifestazioni dell'artigianato.
Ai piedi del Monte Bianco i simboli della festa si rifanno alla cultura e
ai valori tipici della gente di montagna: ospitalità, amicizia, semplicità e gusto della tradizione, permettendo ai visitatori di trascorrere in un clima sereno il periodo natalizio.
In ogni via si trovano artigiani e artisti che presentano le loro creazioni,
tra cui sculture, opere di intaglio, pittura su ceramica, patchwork, addobbi natalizi,
 composizioni di fiori secchi e candele.
La musica sacra, popolare o tipicamente natalizia risuona in numerose località.
In tutte le parrocchie della regione il Natale è celebrato con la Messa di mezzanotte.
La consuetudine vuole che al termine della funzione vengano distribuiti dolci, panettone,
cioccolata calda e vin brulé.
Tipica è poi, in numerose località, l'usanza di allestire un presepe vivente,
spesso animato dai bambini, mentre gli adulti rappresenteranno le attività del passato
 per le vie dei borghi, offrendo bevande e spuntini ai visitatori.
Chi vorrà  potrà provare l' ebbrezza di passeggiare a cavallo o in carrozza
 nel cuore dei borghi valdostani e i bambini potranno incontrare
Babbo Natale sulle piste da sci.




LOMBARDIA






In Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale è sinonimo di Panettone.
Pare che esso prenda il nome da un certo Toni, garzone di fornaio, 
che decise di arricchire il semplice pane di tutti i giorni con ingredienti costosi e pregiati: 
burro, uova, zucchero, uvette e frutta candita, forse per far piacere ad una bella golosa. 
Non bisogna dimenticarsi però anche la tradizione, più recente, dei mercatini e delle bancarelle che animano le vie delle città lombarde per tutto il mese di Dicembre.
Da segnalare soprattutto il tradizionale Mercatino di Natale di Livigno che, 
che oltre agli oggetti di artigianato, decorazioni e addobbi per l'albero di Natale, 
propone stands gastronomici che servono leccornie come castagne, noci, mele, 
il tipico panpepato, dolci fritti e lo squisito vin brulé. 
L'atmosfera è resa ancora più suggestiva dalle canzoni natalizie. 
Per tutto il periodo dell'avvento in tutte le case di Livigno saranno accese delle candele, 
come vuole l'antica tradizione alpina.


LIGURIA





La Liguria è una delle regioni che mantiene viva la tradizione del ceppo di Natale.
 Anticamente a Genova, il ceppo natalizio veniva offerto al Doge dalle genti della montagna
 in una pittoresca cerimonia pubblica chiamata col bellissimo nome di confuoco; 
il Doge poi, ricevuto il dono, versava sul tronco del vino e dei confetti tra la gioia dei presenti.
Oggi la tradizione è portata avanti nelle singole case 
ma presepi, mercatini e fuochi d'artificio ricreano parzialmente il rito della cerimonia pubblica. 
Oltre a spettacoli, messe di mezzanotte e brindisi in piazza, 
non possono mancare i consueti concerti natalizi: dal 20 al 24 la musica si fa per strada, 
con tanto di Babbo Natale che distribuisce doni.
Una tradizione sicuramente più recente è quella dei mercatini di Natale, 
che si affiancano alle più tradizionali fiere nostrane e rappresentano 
un appuntamento con prodotti artigianali, gastronomia, spettacoli.
Una vera e propria peculiarità del levante resta invece quella del Natale subacqueo, 
che accomuna La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro
 con processioni in acqua, spettacoli pirotecnici e giochi di luce,
 nonché la nascita del Bambino adagiato in una conchiglia.
 A seguire, spuntino ristoratore a base di latte e castagne.



VENETO





Il Veneto, come altre località limitrofe, 
per il periodo Natalizio si arricchisce di bancarelle e mercatini.
Intorno alla ricorrenza di Santa Lucia, che risale addirittura al Medioevo, 
vi sono varie manifestazioni che culminano con i tradizionali banchéti de Santa Lussia, 
in piazza Bra a Verona.
Lo scenario è reso ancora più suggestivo dalla bianca stella cometa d’acciaio che esce dall’Arena,
 ormai acquisita come simbolo del Natale a Verona. 
Alcuni giorni prima e dopo questa festa, si può passeggiare tra i banchetti di questo mercatino e assistere a spettacoli improvvisati di venditori, 
assaggiare mille golosità provenienti da diverse regioni d’Italia, 
o acquistare piccoli giocattoli.
A Venezia invece tornano i mercatini di Natale in Laguna, 
che con i numerosi eventi che faranno da sfondo a tutta la manifestazione, 
diventeranno un vero e proprio luogo d’incontro e di recupero della tradizione.
Per i buongustai ovviamente non mancherà il “Campiello dei golosi”: 
uno stand con prelibatezze gastronomiche da tutta Italia.
 Anche Cortina D'Ampezzo si addobba per le feste: 
nei numerosi mercatini troverete in vendita presepi di legno, composizioni di fiori secchi, 
addobbi per l'albero e per la casa, candele fatte a mano, arredi e tessuti natalizi
 e molte altre cose originali. 
Immancabile l’angolo di ritrovo con vin brulé e biscotti caldi.



FRIULI VENEZIA GIULIA






Il Friuli Venezia Giulia vanta antichissime tradizioni natalizie 
che si manifestano nelle rappresentazioni sacre dei presepi e in quelle, 
più profane ma non meno magiche, dei mercatini d’Avvento. 
Da dicembre a gennaio, dal mare alla montagna, il folclore e le antiche leggende di origine mitteleuropea rivivono nelle piazze e negli angoli più suggestivi di tutta la Regione, 
in un tripudio di tradizioni, vin brulé e mele caramellate.
Tra i mercatini delle città del Friuli Venezia Giulia: il più antico e sentito è la Fiera di San Nicolò, 
il vecchio santo con la lunga barba bianca che porta i doni ai bambini buoni la notte del 6 dicembre. Sulle bancarelle, dolci, giocattoli, oggetti di artigianato e idee regalo per tutto il mese di dicembre.



TRENTINO





In Trentino la festa più attesa dell’anno, il Natale, ha il sapore della tradizione
e della cultura mitteleuropea alpina. 
I centri storici si animano con le luci, i colori, i profumi e le melodie dei mercatini di Natale 
e delle loro caratteristiche bancarelle. 
In omaggio alla tradizione alpina, i banchetti degli espositori si sono trasformati 
in casette di legno traboccanti di doni, dolci e spezie della tradizione. 
In queste zone è usanza per i bambini possedere un calendario speciale per il mese di dicembre;
 ogni giorno i bambini al mattino aprono una delle finestrelle del calendario, 
se ne trovano trovano nelle forme più svariate.
 Nella forma più tradizionale dietro ad ogni finestrella si trovava un disegno 
o un'immagine legata all'Avvento fino ad arrivare alla Natività. 
Oggi i calendari possono addirittura nascondere dietro alle finestrelle dolci, cioccolatini o caramelle.
Come in Germania, anche in Trentino, il 6 dicembre Sankt Nikolaus visita le città,
 i paesi e le case per portare dolci e doni ai bambini buoni. 
Un tempo, in Alto Adige, la notte della Vigilia di Natale 
ci si recava a messa la sera tardi per festeggiare la Natività.
 Ancora oggi questo rito si ripete in tutte le parrocchie con funzioni religiose molto intense, 
chiamata "Christmette". 
In molte località alla fine delle messe ha luogo un concerto di strumenti a fiato particolare, 
poiché i suonatori si recano sui campanili delle chiese e da lì i suoni delle melodie natalizie si diffondono nella notte.


EMILIA ROMAGNA






In Emilia Romagna il Natale è per tradizione l’albero decorato e il presepe, 
con i Re Magi che partono da lontano e seguendo la stella cometa 
di giorno in giorno si avvicinano alla grotta col Gesù Bambino, con il loro carico di doni. 
Arriveranno per l’Epifania, il 6 gennaio quando anche i bambini, in ricordo di quell’antico omaggio, riceveranno dolci e regalini.
Da città a città cambiano i nomi e gli eventi di contorno ma la sostanza e le date sono le stesse:
 a Bologna troviamo la Fiera di Natale e la Fiera di Santa Lucia, 
a Ravenna e Rimini i Mercatini di Natale, a Piacenza i mercatini Farnesiani, 
a Ferrara il Mercato di Natale, a Forlì e a Cesena la Fiera di Natale, 
e poi ancora tanti e tanti altri mercatini di Natale in tutta la regione. 
In ogni città la piazza principale e le vie del paese si animano di saltimbanchi e giocolieri 
con un variopinto mercato di prodotti tipici tra cui spicca il torrone artigianale .
 Sono tanti i presepi, artistici, viventi, meccanici che decorano le chiese o le piazze.


MARCHE






Già alla fine di novembre le piazze e i vicoli dei centri storici marchigiani iniziano ad animarsi
 e ad abbellirsi in vista del Natale e, anche se il freddo si fa più pungente, 
le luci e le musiche invitano ad uscire.
E' tempo dei mercatini di Natale, una tradizione europea che rivive anche tra i borghi marchigiani,
di concerti in chiese e teatri, di presepi viventi, di fiere e di spettacoli itineranti.
Le Marche sono la regione ideale per andare alla scoperta di tradizioni e sapori perduti,
 questa regione non è stata del tutto contaminata dai ritmi frenetici che sono propri delle realtà metropolitane.



TOSCANA




Tra le varie manifestazioni natalizie toscane, 
quella di Lucignano vanta una notevole tradizione nel campo del folclore,
legata in qualche modo alla sua condizione di borgo agricolo. 
Il suo centro storico, ospita a dicembre una antica manifestazione 
legata all'acquisto dei regali di Natale: la Fiera del Ceppo,
conosciuta anticamente anche come Fiera del Cappone, 
si svolge ogni anno il sabato e la domenica antecedenti il Natale.
 La Fiera del Ceppo conserva ancora oggi l'aspetto di un momento di riconoscimento collettivo. 
I suoni, i colori, la moltitudine di persone che assiepano, almeno per due giorni, 
le vie del paese sono degna cornice di uno spettacolo vivo e concreto.
A Siena, mentre nella chiesa di Santa Lucia si svolgono le funzioni religiose,
 la benedizione degli occhi e l'offerta dei panini benedetti, 
nel centro storico si svolge una fiera che è particolarmente amata dai bambini.
 Oltre alle ceramiche e alle terrecotte dell'artigianato senese, vi si trovano infatti giochi, 
dolciumi e le caratteristiche e coloratissime campanine di Santa Lucia. 
La sera della Vigilia di Natale invece, ad Abbadia San Salvatore,
 il calore del fuoco delle fiaccole e i canti delle pastorelle fanno ritornare alla memoria
 ricordi antichi e si può vivere la magica atmosfera della Vigilia in un borgo medievale 
illuminato a giorno.
 L'origine delle "fiaccole" si fa risalire al tempo in cui gli abitanti dei villaggi 
sparsi intorno all'Abbazia del S.S.Salvatore, venuti in città, 
accendevano questi fuochi per riscaldarsi nella veglia di Natale, 
in attesa della Messa di mezzanotte.


LAZIO





Il Natale nel Lazio è un susseguirsi di eventi straordinari,
 appuntamenti culturali che spaziano dalla musica sacra ai concerti nelle piazze, 
al teatro, agli appuntamenti per i più piccoli.
Già a partire dalla settimana di Natale e per tutte le festività natalizie, 
a Roma sarà possibile visitare i vari mercatini natalizi nelle piazze, con le proposte dei cibi tipici destinati al veglione di Capodanno e i fuochi d'artificio .
Non mancheranno anche gli appuntamenti culturali,  mostre e  musei, 
resteranno aperti in orari straordinari durante le feste.
Viterbo è sicuramente uno dei luoghi ideali del Lazio per vivere il Natale: 
nel borgo medievale tra le suggestive piazze 
(piazza S: Lorenzo è una della più belli di tutta Italia), 
sono numerose bancarelle che espongono giocattoli, idee regalo, abbigliamento, 
cappelli e guanti, libri, dolci di ogni tipo, prodotti tipici e il vin brulé. 
In ogni caso la tradizione più attesa in questa regione è sicuramente quella della Befana è: 
è lei che durante gli ultimi due secoli ha portato giochi e dolci ai bambini buoni
 e carbone a quelli cattivi.


ABRUZZO





L’Abruzzo è una delle regioni che mantiene la tradizione del ceppo natalizio da ardere.
A Palena, è ancora usanza ardere tredici piccoli legni, in memoria di Cristo e degli apostoli.
 Non solo, in Abruzzo si possono trovare tante altre manifestazioni folcloristiche nel periodo natalizio, come per esempio quella della TOMBA DI NATALE, 
un grande falò nella piazza delle chiese, che ha luogo la notte del 24 dicembre.
 Famosissima è anche la FIACCOLATA DI FINE ANNO,  la notte di San Silvestro,
 lungo la discesa della pista direttissima di Pescasseroli, curata per tradizione dai maestri di sci.
 Sempre a Pescasseroli sono da vedere il Presepe in cartapesta a grandezza naturale e 
 il presepe permanente nel centro storico del paese, 
con i personaggi realizzati da artigiani locali.


MOLISE





Il Molise è terra di zampogne e di zampognari.
 È un importante simbolo etnico, un emblema presente in vari aspetti della storia e della cultura.
Per novena, in senso lato, si intende un rituale religioso che dura nove giorni, 
ma Novena è anche il nome che si dà al brano musicale, tipico del periodo natalizio, 
eseguito dagli zampognari (il brano è detto anche Pastorale o Pastorella).
L'8 e il 24 Dicembre di ogni anno, all'imbrunire, Agnone (Isernia) diventa teatro 
di uno spettacolo unico ed irripetibile: ripercorrendo le tappe di un passato semi-ancestrale 
gli "attori", indossando i tipici costumi agresti del secolo scorso, 
sfilano per le vie cittadine portando fasci di fuoco, creando composizioni e danze suggestive. 
Lo spettatore si trova, così, catapultato indietro nel tempo quando, alla vigilia di Natale, 
gli abitanti del circondario si recavano in paese alla messa di mezzanotte,
 illuminando, con il fuoco il buio degli impervi sentieri di montagna.


UMBRIA





Sarà perchè in Umbria nacque San Francesco 
(che ricordiamo è l'inventore del Presepe nella forma che noi tutti conosciamo), 
sarà perchè qui da sempre si vive una spiritualità diffusa, sarà per l'aria che si respira... 
Ad ogni modo è difficile trovare un’altra regione in cui sia tanto sentita la tradizione del Natale.
Ecco quindi che nel mese di Dicembre si assiste, nelle città umbre, 
a tutto un fiorire di alberi di Natale, presepi ad altezza naturale, presepi viventi, 
tutte opere realizzate grazie al contribuito volontario di tante persone.
In occasione del Natale, tutte le chiese dell'Umbria celebrano solenni liturgie, 
mentre quasi tutti i luoghi di culto sono allietati da concerti di musica sacra e cori natalizi. 
In contemporanea, si possono ammirare presepi artistici di grande pregio
 e presepi viventi in molti centri.
Particolarmente suggestivi e spettacolari sono l'Albero di Natale 
allestito a Gubbio (il più grande del mondo)
 e la stella cometa di Miranda, a Terni.


PUGLIA





Il Natale è il periodo dell’anno in cui si concentrano le maggiori festività:
 è quindi in questi giorni che in Puglia la gente si prepara a vivere 
 le tradizioni che sono state tramandate e fra queste, 
occupano un posto di rilievo quelle culinarie. 
Esiste nella memoria di ognuno un “calendario della cucina”, uno scadenzario, quasi un’agenda,
 sulla quale sono idealmente segnati piatti tipici a seconda della ricorrenza. 
Si tratta di pietanze che, nella tradizione gastronomica delle comunità civiche di appartenenza, costituiscono il “distinguo”, l’identità, il codice genetico. 
Così, pensando al Natale vengono immediatamente in mente "lu fucazieddu", 
"li carteddate" e le "sannacchiutele".
La tradizione natalizia pugliese è però legata anche ai presepi.
 La diffusione a livello popolare del presepe si realizza pienamente nel '800, 
quando ogni famiglia in occasione del Natale costruiva un presepe in casa riproducendo la Natività secondo i canoni tradizionali con materiali - statuine in gesso o terracotta, 
carta pesta e altro forniti da un fiorente artigianato.


CAMPANIA






A Napoli e in tutta la Campania non mancano certo i presepi, 
le zampogne e i mercatini natalizi, 
tradizioni arrivate da nord che però arricchiscono e rendono ancora più magiche 
le feste di Natale campane.
Le preparazioni natalizie locali sono  molto legate alla rinomata tradizione pasticciera:
roccoco', susamielli, divino amore, zeppole e struffoli;
 tutto questo ci riconduce al periodo dell'avvento, a lunghe serate in casa, al gioco della tombola. 
Il profumo delle zeppole fritte, durante la fase della preparazione, impregna tutto 
le finestre chiuse e il vapore acqueo che si forma sui vetri.
 Nelle famiglie le nonne hanno sempre sostenuto che 
quando si preparano gli struffoli non bisogna né farsi vedere, né far sentire l'odore
 alla gente invidiosa: finirebbero con lo scoppiare!



BASILICATA





il Natale dei lucani oggi come un tempo è fatto di tradizioni, profumi,
 colori, festa, regali e tanta buona cucina.
   Festa religiosa che, per eccellenza, riesce a mantenere  vivi riti e usanze 
che si trasmettono di padre in figlio.
 Anno dopo anno i gesti sono sempre gli stessi: la messa, gli auguri,
 aria dickensiana nelle strade...
 La tradizione trova il suo punto di forza nella cucina.
 In questa giornata si riscopre il piacere di una tavola imbandita e di riassaporare i gusti di una volta,
 quelli appartenenti alla propria tradizione culinaria.
 Non mancano però commemorazioni più emozionanti come per esempio a Matera, 
dove  la natura stessa offre il suo contributo al Natale: la scenografia non delude neppure i più esigenti ,
 i Sassi vengono illuminati nella loro parte più suggestiva: 
la rupe dell'Idris e le case sottostanti
 da una gigantesca cometa luminosa, per ricreare lo splendore di un presepe naturale, scavato nel tufo


CALABRIA





L’odore aspro dell’olio fritto, misto a quello della cannella, che si spande per le strade 
e i vicoli dei centri storici della Calabria, avverte che il Natale è alle porte. 
Fare i cullurielli è uno dei tanti modi tradizionali di festeggiare la venuta del Messia; 
secondo l’usanza, solo alle famiglie povere e a quelle a “lutto” non è consentito tale lusso.
Questo rito si svolge solitamente anche il giorno di Santa Lucia, 
giorno importante e di festa nella tradizione calabrese, 
preceduto da una Vigilia “di magro”, molto simile a quella di Natale.
A Corigliano sono da segnalare nel menu le trìdici cosi: 
tredici varietà di frutta, fra le quali non dovevano mancare lupini, corbezzoli e mirtilli. 
Per l'occasione si spillava il vino nuovo.



SICILIA





Le tradizioni musicali connesse alla celebrazione del Natale si sono mantenute,
 in Sicilia, particolarmente vitali.
 Con canti, musiche strumentali e azioni drammatiche si torna ogni anno a celebrare la Natività.
 Il periodo preparatorio è la Novena di Natale, 
che in Sicilia viene allietata dai ciaramiddari
 (suonatori di cennamella, una specie di oboe, anticamente usato dai pastori).
 Durante il periodo natalizio in Piazza del Popolo vengono allestiti,
 sulla scenografica facciata barocca della Basilica di S. Sebastiano,
 l’Albero di Natale più alto di Sicilia, e i presepi artistici degli "Iblei". 
Nel centro storico si sussegue un circuito di presepi, ed il Presepe Vivente.



SARDEGNA





Nell’entroterra di una Sardegna nota ai più per le sue incantevoli destinazioni balneari, 
si tramandano tradizioni natalizie dense di antiche atmosfere e sapori genuini. 
Gergei e Desulo ne sono un esempio, con gli appuntamenti e gli eventi dedicati al Natale. 
Vicoli, stradine in pietra, archi, cantine, granai e stalle del centro storico si animano per ospitare l’evento e fanno da sfondo alla Palestina di duemila anni fa,
 qui rappresentata dai personaggi in costume d’epoca, 
dalla ricostruzione delle ambientazioni e dai magici giochi di luce delle torce e delle fiaccole.
 Ad accrescere la sacra suggestione, anche il profumo degli incensi
 e il diffondersi degli odori caratteristici del Natale: 
caldarroste, mandarini e piatti caldi tipici serviti ai viandanti.
 I visitatori assistono così alla preparazione della pasta e alla cottura del pane, 
alla battitura del ferro e alla lavorazione del legno
 o ai giochi dei bambini che scorrazzano per strada.
Infine, tutta la comunità si riunisce intorno ad un grande falò 
per scambiarsi gli auguri e consumare bevande calde e pietanze tipiche del Natale.





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La chicca di Melinda



In Messico i giorni che precedono il Natale sono caratterizzati da una popolare tradizione risalente alla metà dei XVI secolo, las posadas, che ripropone l'episodio dell'arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria e della loro ricerca di un luogo dove alloggiare.
In quest'occasione un corteo segue Giuseppe e Maria,rappresentati da due bambini vestiti appropriatamente, che vanno a chiedere posada, cioè ospitalità, in una casa. Prima di arrivare alla casa dove verranno accolti, si fermano a chiedere il permesso per alloggiare presso altre abitazioni che verrà loro negato. 
Solo nella casa giusta si festeggia con la pignatta, frutti e dolci natalizi prima di porre la statua di Gesù nel presepe



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lei vi racconterà tutto sui simboli del Natale





( le fotografie delle città sono tratte dal web )

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")