venerdì 30 novembre 2012

Riti di iniziazione in territorio ostile




Il seguito di un romanzo dal successo straordinario come "La solitudine dei numeri primi"
di Paolo Giordano,  era atteso con aspettative circospette.
La seconda prova è sempre delicata e in molti si saranno buttati
su "Il corpo umano" con l'inconfessata speranza di trovarlo debole e inadeguato al clamore dell'esordio.
Il successo porta sempre invidia.
Invece Giordano ce l'ha fatta e il suo secondo passo non finirà in un 
inglorioso scivolone.






Abbandonate le atmosfere adolescenziali ed intimiste, presenta un'opera corale,
con molti personaggi, prospettive e punti di vista.
La vicenda è in gran parte ambientata in una base avanzata delle 
nostre cosiddette forze di pace in Afghanistan, nella regione del Gulistan. Posti dove l'autore è stato di persona a scrivere reportage per una rivista, e dove si è 
documentato con precisione.






Protagonista principale è il Tenente medico Alessandro Egitto, in missione da
molti mesi e con poca voglia di ritornare a casa; 
a Torino, la sua famiglia di origine, solidamente borghese ( anche il padre deceduto da poco era medico,
sebbene non militare ), si è sfasciata all'improvviso per una serie di 
incomprensioni. In particolare la sorella di Alessandro, Marianna, si è 
ribellata alle aspettative dei suoi, che aveva soddisfatto
per oltre vent'anni.
Intorno a questa storia si sviluppa una delle tre grandi domande del libro:
cos'è la famiglia?






Un altra domanda è: come si diventa un soldato?
In larga parte l'attenzione del lettore è concentrata sulla vita di un plotone 
di 27 militari sotto il comando diretto del Maresciallo Antonio Renè,
uomo onesto e scrupoloso che vive con puntiglio la responsabilità della sicurezza altrui.
Renè, nervi d'acciaio, ha 25 anni, piace molto alle donne
è un modello di virilità e affidabilità.
Ma in guerra non ci son o certezze.





Lo apprenderanno sulla loro pelle i soldati del plotone,
il timido Ietri, lo strafottente ma anche valoroso Cederna.
Camporesi nostalgico della famiglia lontana, Zampieri, l'unica ragazza,
Mitrano, oggetto di scherzi nella noia dell'inazione, Torsu,
il sardo più debole di salute, e così via.
Il punto di vista dello scrittore si sposta spesso dall'uno all'altro, 
entra nelle loro teste, li mette a fuoco nelle loro ambizioni, nelle loro insicurezza psicologiche,
ma anche nella ferma volontà di compiere il loro dovere.





Per un pelo questo di Giordano non è un romanzo patriottico.
La tentazione di renderlo tale può esserci stata e sarebbe stata una bella novità,
ma su ciò ha prevalso un modo di sentire più neutro,
una piccola scaltrezza.
Comunque non ci sono vigliacchi tra i soldati.
Un po' meno simpatici risultano invece i superiori, in particolare 
il Colonnello Ballesio, comandante della missione, 
disincantato e cinico.






L'impalcatura del libro è nel gioco dei rapporti, nella loro 
quotidianità vissuta in un territorio ostile ma dai paesaggi unici.
Sabbia, pietre, polvere ma anche montagne che sfumano come sipari
nelle albe e nei tramonti colorati.






L'avamposto chiamato FOB è una specie di bolla di sicurezza in campo nemico.
Oddio, sicurezza è una parola grossa. Così scrive l'autore:
" Una consapevolezza nuova, però, li fa tremare impercettibilmente.
I veterani, che conoscono la sensazione da altre missioni, la accolgono flemmatici
e alle reclute in cerca di conforto rispondono e dove credevi di essere, alla colonia estiva?
Eppure anche loro, combattenti esperti e coriacei, vedono per la prima volta la fortezza
inespugnabile che hanno eretto per ciò che è davvero:
un recinto di sabbia esposto alle avversità."
Questo unisce chi la abita.





Alla terza grande domanda che aleggia nell'aria:
che cosa provoca una guerra?,
è ben difficile dare risposta. L'Umanità ci prova fin dai tempi di Omero.
Di sicuro c'è che gli impulsi alla sopravvivenza
sono più forti di tutto.
La missione è un rito di passaggio, di iniziazione.
Quelli tra i ragazzi soldato che torneranno in Italia si troveranno ad 
affrontare una società civile dai contorni estraniati.
Non tutti resteranno militari.






La parte più enigmatica del libro è il titolo.
Di quale corpo umano stiamo parlando? E perchè?
E' pur vero che il protagonista è un medico, chiamato a prendersi cura di 
quasi 200 persone, E in zona di guerra. 
La visione meccanicistica dell'uomo-soldato è adombrata:
un ingranaggio di una grande macchina di morte e distruzione.
Ma ogni corpo descritto da Giordano è una coscienza individuale,
con caratteri ben definiti.
Forse la quarta domanda, inespressa, dell'opera, poteva essere:
che ne è dell'anima che abita il nostro corpo?

( fotografie dal web )













giovedì 29 novembre 2012

Vita




"Nella vita non ci sono cose
grandi o piccole.
Tutte le cose possiedono lo stesso valore
e la stessa misura "
( O.Wilde, De Profundis )

mercoledì 28 novembre 2012

Oscar, il gatto che terrorizza i vicini messo agli arresti




Di lui dicevano che aveva un bell'aspetto, gentile e socievole
e invece, ancora una volta,  dietro l'apparenza del " gentleman"
si celava la sostanza del "Teddy boy".
D'altronde se la proprietaria gli aveva affibbiato il soprannome
 di " Leone di Wingrave" ,
qualcosa di sinistro doveva esserci dietro a quelle
orecchiette a punta e quel sorrisetto compiaciuto che mostrava
stando seduto sul davanzale o sul tavolo di cucina.






Gli abitanti del quieto villaggio del Buckinghamshir non erano per nulla dispiaciuti quando
per tre settimane non l'hanno più visto e sembrava che avesse trovato
dimora da qualche altra parte.
Una signora attempata e ben celata dietro l'anonimato
è arrivata ad affermare che lo avrebbe rivisto molto volentieri
all'interno di un sacco di quelli utilizzati per trasportare le spoglie degli
animale morti
E invece Oscar, il gatto che sta diventando un incubo per uomini,
cani e propri simili, è ricomparso tra lo sconforto di tutto
il paese, eccettuata ovviamente la proprietaria che si è precipitata a ritirarlo
presso una clinica veterinaria dove era stato portato a seguito
di un violento alterco.






" EHM , signora" le ha detto al telefono il veterinario di guardia al
pronto soccorso della clinica dove era ricoverato
" dal microchip risulta che lei è la proprietaria  di questo adorabile
Turco Van. Le spiacerebbe venirlo a ritirare e con sollecitudine per cortesia,
visto che sta creando non pochi problemi ai degenti?"
Alla signora non è parso vero di avere ritrovato la sua adorata creatura.
Di diverso avviso quasi tutti gli abitanti del paese che
gradirebbero trovare fama nazionale per ben altre
faccende che non la storia di un gatto agli arresti domiciliari per le sue malefatte.






Se si deve credere al loro racconto, Oscar è diventato lo spauracchio
dei bambini che insegue con versi " non umani ", picchia spesso
i suoi simili e anche i cani ed è arrivato ( ecco la ragione degli arresti) a
spedire un colonnello in pensione all'ospedale per 5 giorni, dopo avergli affondato
i denti in un pollice, giù fino all'osso.
Come tutti i Turco Van maschi, Oscar è un bel gattone di 5 anni
e 8 chili e, com'è noto, per questa razza, è territoriale. egocentrico e sceglie un solo padrone
sopportando (non sempre) gli altri componenti della famiglia.






Ma Oscar è andato oltre ogni limite. Finchè si limitava a
"rognare " quando passava qualcuno davanti a casa e a inseguirlo per
qualche metro, finchè si limitava ai conflitti con i suoi simili, era ben tollerato dalla
comunità, ma spedire in ospedale un ufficiale dell'esercito di sua maestà, questo gli è costato la guardina a domicilio e un radiocollare che lo rende rintracciabile entro
un raggio di 600 metri.






E mentre gli abitanti del paese girano con le pistole ad acqua cariche
la sua amata padrona sdrammatizza:
" Non è vero che Oscar attacchi i bambini e i cani, figuriamoci!
E poi molte persone in paese lo adorano e si sono
preoccupate quando è scomparso. Tutta colpa di quel vecchio colonnello!
Comunque sono stanca di questa storia  e ho messo in vendita la casa.
Voglio andare nel Dorset"
E agli abitanti del Dorset sta correndo un
brivido lungo la schiena.




( fotografie dal web )
( fonte il Giornale )

martedì 27 novembre 2012

Amore e Psiche



" E' un bel modo di perdersi
perdersi uno nelle bracia
dell'altro."
( A. Baricco)
( Amore e Psiche, Antonio Canova )





lunedì 26 novembre 2012

La bagna Cauda




Ormai le giornate si sono fatte fredde e le serate lunghe
è la stagione in cui si sta volentieri in casa
in compagnia di amici 
a consumare l'antico rito tutto piemontese
della Bagna Cauda.









La ricetta
Per ogni persona occorrono
1 hg. o più di acciughe sotto sale, bene in carne, lavate e pulite
e tagliate a pezzetti
2 - 3 spicchi d'aglio a cui è toglierete la parte verde e che
terrete a bagno nel latte  per due ore
( serve a facilitarne la digestione)
una noce di burro
due dita di nobile  e sicura origine
Mettere olio, acciughe e burro a fuoco lento
aggiungere l'aglio spezzettato
aggiungere un po' di latte e lasciare consumare a fuoco bassissimo
lasciare consumare e aggiungere altro latte
Stemperare con la forchetta e lasciar cucinare fino a che si ottiene una crema.

Intanto si preparano le verdure lavate e pulite
in grandi vassoi:
Cardo, peperoni, sedano barbabietola,insalata belga
verza, finocchio
e si cuociono le verdure che vanno cotte:
patate, patate dolci, cavolfiore,
carote, rape.








Il rito

Forchette alla mano ci si raduna intorno al grande
tegame di coccio, come chiamati a parlamento. Nella
mano sinistra un biondo pane grosso, come quelli
di un tempo.
Un istante di sosta, ogni tanto, per un sospiro o per una 
considerazione detta a bocca piena o per aiutarsi con un  sorso
di buon vino.
L'appetito, è questa la meraviglia,
rimane intatto anzi eccitato e in progresso.
I contadini inventori della Bagna Cauda sin dal tempo del
lumignolo ad olio, alla fine , per utilizzare l'eventuale restante intingolo,
usano rompere dentro le uova e "strapazzarle ".
Un finale da olimpionici della tavola!
Nel concerto della tavola la Bagna Cauda è come nella danza 
" la mazurca di Migliavacca".
Quando l'orchestra la inizia i "vecchi " si alzano ringiovaniti 
per fare i due salti.
Sui modi, poi, di ritornare alle sedie non bisogna sottilizzare.
Resta ferma la realtà dell'entusiasmo e dell'unanime
partecipazione
Così la Bagna Cauda.










I consigli

Importante è che l'intingolo sia costantemente caldo,
quasi bollente
Ora si serve in tegami individuali.
Bisogna convenire però , che col tegame grosso
sul fornello o sulla brace, si attua una comunicazione di intingimenti,
che favorisce la comunicazione degli spiriti.
Alla fine il pizzicore, ricco di aromi  di fiori di monte, del formaggio delle pecore
dell'alta Langa sposato al vino,
porterà sazietà ai palati e farà sorgere nell'animo del commensale,
ormai vinto,
visioni di pascoli lontani, sfumati tra macchie di boschi
o di vigneti,
il tutto perso nella nebbia del malinconico paesaggio autunnale
langarolo e monferrino
Questa alla fine, dunque, sarà commozione.
O, forse, sarà un sogno.



Con il mio amico Luciano




Il vino


Si abbia cura nella scelta del vino.
Un tempo si usava spillarlo nuovo dal tino.
L'aroma del frutto
 del vino giovane bene si sposa con i toni
forti della Bagna Cauda e cerca un'armonia che è fatta tutta di
potenti ottoni.
E' vino ancora caldo di amori vendemmiali; che dona eccitazione ed era tollerato
dagli stomaci degli uomini confortati dalla vita quieta di un tempo.
Agli uomini ansiosi di oggi, bene si addice un buon
vino vecchio
che porta in sè il potere tranquillante della saggezza aulica:
il Barbera delle colline, che guardano il corso del Belbo, 
o il dolcetto amaro di Barbaresco,
e qui in Valle Sessera, perchè no,
un buon Gattinara
vecchi di almeno tre anni e di buon e possente
millesimo.



Mia sorella con un buon bicchiere di vino


Questa Bagna Cauda l'abbiamo
gustata a casa di amici 
circa due anni fa.
Nessun piatto crea l'atmosfera di gioiosa
convivialità che questo semplice piatto
riesce a creare.






sabato 24 novembre 2012

Aspettando Natale. Alla scoperta dei simboli del Natale



PRESEPE E SIMBOLISMO UNA TRADIZIONE FATTA D'AMORE






A casa nostra il Presepe è opera di mio marito, il Restauratore,
che da anni colleziona bellissime statuine intagliate in legno 
e studia per 11 mesi nuove scenografie.
Così anch'io, sicuramente più legata all'albero di Natale,
simbolo della luce, ho iniziato ad interessarmi
un po' di più al presepio  appassionandomi ogni anno di più.
Dunque presepio come rappresentazione di un evento, dell'Evento,
inizialmente presepio anche come mezzo didattico per poter spiegare
questo grande Evento a tutti anche agli analfabeti che allora
erano tanti e ai quali l'unico linguaggio chiaro era quello delle immagini, e quindi ogni immagine, ogni personaggio, ogni luogo diventa simbolo di qualche cosa.
Diversamente da come succede in genere in queste disamine sulla simbologia
del presepio io parto dal pastore Benino, perchè, in fondo il Presepio è il suo sogno.





Benino è il pastorello raffigurato nell'atto di dormire ed è collocato nel punto più alto del Presepe
lui dorme e sogna questo grande sogno di Redenzione.
Simboleggia il cammino esoterico, il percorso in discesa verso la grotta.
il viaggio iniziatico compiuto da un giovinetto, da un bambino.
Alla fine del viaggio, superate le paure e le varie tappe, tale personaggio davanti alla grotta della Nascita o della Ri- Nascita, può identificarsi con il così detto Pastore della Meraviglia, che, accecato dalla rivelazione, dalla Luce stessa, non trova parole per esprimerla,
Egli si abbandona al gesto di spalancare la bocca per gridare il suono muto e ineffabile
della meraviglia al cospetto del Meraviglioso.






I Pastori

 Traggono origine direttamente dai Vangeli (Luca e Marco), e rappresentano l’accoglienza nel mondo del Divino Bambino.
Significativo è che a Napoli, ed in molti altri luoghi particolarmente devoti alla tradizione del presepe tutte le statuine della sacra rappresentazione (salvo i Re Magi) si chiamano “pastori”, e non certo solo per una semplificazione del dire. D’altra parte anche l’evangelista parla di pastori, e non di bottegai o artigiani, come sarebbe stato più logico in una cittadina come Nazareth.
Il motivo c’è, ed è simbolico. Nell’antico popolo d’Israele i pastori erano gli ultimi degli ultimi, i derelitti, i paria del popolo, quelli più lontani dal tempio, dalle pratiche di culto, dall’igiene rituale (ed anche comune, viene da pensare). Il Cristo, come in tutta la logica della Natività, parte dal fondo, non solo fisico (la misera mangiatoia), non solo economico (l’assoluta povertà), ma anche sociale (la più infima casta).

Il pastore con l’agnello, il gregge. E’ forse l’emblema più significativo di tutta la scena . Il pastorello che con sulle spalle l’agnello va, per offrirlo in dono e sacrificio; di fianco ha il suo cane, e le pecore del suo gregge lo seguono, fiduciose, mansuete. Ma seguono lui, il pastore, o l’agnello sacrificale?... o forse tutte e due, perché essi sono una sola cosa?




Gli Angeli


 Già il Vangelo di Luca, al capitolo 2° ci mostra gli angeli alla Natività ed i Pastori Adoranti
Oggi gli Angeli sul Presepe sono di norma cinque:
- Quello sistemato più in alto, col manto dorato, è detto Gloria del Padre e sostiene il cartigio con la frase del Vangelo di Luca “Gloria nell’alto dei cieli.
- Quello alla sua destra, vestito di bianco, è detto Gloria del Figlio e porta un turibolo incensiere, simbolo di divinità.
- quello alla sua sinistra, vestito di rosso, è detto Gloria dello Spirito, e regge la tromba dell’annuncio.
- più in basso, in posizione variabile a seconda dello scenario ci sono l’angelo vestito di verde che suona il tamburo e rappresenta l’ Osanna del popolo, e quello vestito di azzurro che suona i piatti metallici che rappresenta l’ Osanna del potere, sia quello laico del re che quello religioso del Papa.

Altri angeli vengono spesso aggiunti come Coro ma senza uno specifico significato simbolico





La Natività

Giuseppe e Maria, in adorazione, testimoniano il fatto sovrannaturale dell’incarnazione del Dio nell’uomo. Anche qui, ovviamente ci sono molte simbologie, mi limiterò ad alcuni dettagli.
Giuseppe, simbolo maschile rappresenta la responsabilità operosa investita del compito di vigilare sul Bambino, restando in linea con la volontà di Dio ed in perfetta umiltà e modestia; virtù queste sottolineate dai suoi abiti scuri (di solito marrone, il colore della terra) e dimessi.
Maria è il simbolo della virtuosa e sacra maternità, archetipo femminino, mentre il suo manto azzurro riecheggia il cielo, da dove proviene il figlio divino

Il bue e l’asinello. Anche qui ricca simbologia e riferimenti biblici. Isaia dice: “[Is 1,3]: “il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende”.
I padri della Chiesa videro in queste parole la prefigurazione del nuovo popolo di Dio, composto da tutte le genti. Al cospetto del Bambino, il bue e l’asino apriranno gli occhi e comprenderanno quello che per Israele è inconoscibile.
Questi due animali, chi rappresentano?
L’asino rappresenta i pagani, che non sanno, e perciò non possono comprendere, il bue rappresenta gli ebrei, i saggi, i dotti che pur avendo la possibilità di accedere alla conoscenza ed alla sapienza, a causa della dura cervice (la durezza delle corna) non riescono ad aprire la mente all’intelligenza della fede.
Altra simbologia dà al bue, dalle corna lunate, la vicinanza alla sacralità della Luna, principio femminile per eccellenza, mentre all’asino, sacro ad Apollo ed all’oracolo di Delfi gli attributi del principio maschile, suffragato, nella tradizione cristiana dalla predizione di Zaccaria [Zc 9,9] “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino…”




Stefania

Donna con bambino. E’ Stefania, quella che ci piace considerare come il segno della fede insistente. La leggenda è questa:
Stefania è una vergine di Nazareth desiderosa di vedere il Bambino nato nella grotta, ma poiché i tabù religiosi ebrei vietavano alle zitelle di accostarsi alle partorienti ed alle puerpere lei viene ripetutamente “respinta dagli angeli”.
Ma il suo desiderio di vedere il Bambino è grande, ed allora, il giorno dopo, di nuovo si presenta alla grotta ma tenendo in braccio una gran pietra camuffata da infante fasciato.
Così riesce a passare; ma al cospetto della Sacra Famiglia, miracolosamente dal fagotto che porta in braccio esce uno starnuto. La grossa pietra si è trasformata in neonato.
Sarà questi Stefano, il diacono, primo martire della Chiesa e sarà lapidato. Questo il motivo per cui di S. Stefano se ne fa memoria il 26 dicembre, giorno dopo Natale.
Stefania è anche prefiguratrice della fuga in Egitto.
Stefania è anche indicata come “zingara con bambino”



.
La zingara

E’ una giovane donna, con vesti lacere ma appariscenti. La zingara è un personaggio molto complesso che, nelle sacre rappresentazioni medioevali, assumeva un ruolo primario: era in grado di predire il futuro. In questo caso la sua presenza è simbolo del dramma di Cristo poiché porta con sé un cesto con arnesi di ferro, metallo poi usato per forgiare i chiodi della crocifissione.




La lavandaia

Personaggio che si riconduce alla figura di Maria proprio a testimonianza del suo parto verginale. E’ una donna vestita di bianco che affianca la Madonna e deriva da sacre rappresentazioni medioevali e dall’iconografia orientale




Il Pescatore

.Il pescatore. Personaggio di fumosa e dubbia simbologia. In coppia col cacciatore posto in alto, l’uomo che pesca nel laghetto rimanda ad antichi cicli di vita-morte ed epireo-infero. Si vuol trovare un riferimento anche alla figura di Pietro, quasi in attesa della Chiamata o infine al simbolo del pesce usato, come noto come segno acronimo di appartenenza dai primi cristiani.
Pescatore e Cacciatore fanno anche parte degli Offerenti.



Gli Offerenti

I venditori del presepe
Erbivendolo, vinaio, macellaio, fruttivendolo, venditore di
castagne, panettiere,arrotino, venditore di ricotta e di formaggi,
salumiere, pollivendolo, pescivendolo, venditore di uova. E'
possibile interpretare tali personaggi come personificazioni dei Mesi.

Gennaio: macellaio o salumiere

Febbraio: venditore di ricotta e formaggio





Marzo: pollivendolo e venditore di uccelli

Aprile: venditore di uova


Maggio: rappresentato da una coppia di sposi
recanti un cesto di ciliegie e di frutta




Giugno: panettiere e farinaro
Luglio: venditore di pomodori
Agosto: venditore di cocomeri
Settembre: venditore di fichi o seminatore
Ottobre: vinaio o cacciatore



Novembre: venditore di castagne

Dicembre: pescivendolo o pescatore




Le anime pezzentelle

 Altro significato hanno, invece, il monaco, il mendicante, il guercio, lo zoppo, inequivocabilmente rappresentazioni di anime purganti o "anime pezzentelle" così chiamate a Napoli, cioè anime che ritornano sulla terra per chiedere suffragi.
Tali ipotesi è avvalorata, soprattutto, se si tiene conto di una diffusa credenza popolare secondo cui tutti i morti, dal 2 novembre al 6 gennaio di ogni anno, vaghino liberamente nei luoghi che furono loro cari durante l'esistenza terrena.
Queste sono figure secondarie, accessorie, usate spesso come riempitivo nelle zone meno popolate della scena, spesso presso o sopra al ponte, che risulta quindi affollato di miserabili tristi, in contraltare alla zona della grotta allietata invece da folla plaudente e gioiosa





I Re Magi

Rappresentano il viaggio notturno dell’astro che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. In questo senso va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole, come è chiaro anche dall’immagine del crepuscolo che si scorge tra le volte architettoniche degli edifici arabi. Inoltre il cavallo, il dromedario e l’elefante rappresentano rispettivamente l’Europa, l’Africa e l’Asia.


I LUOGHI DEL PRESEPE





La Grotta


Al centro, nel luogo più basso, si trova la grotta con altre grotte laterali
di proporzioni ridotte, in cui vi sono le greggi con il pastore, nell'atto di
scaldarsi accanto al fuoco, animali da cortile, mucchi di paglia. Impervi
sentieri conducono dalle montagne alla grotta, simbolo materno per
eccellenza, luogo della nascita miracolosa; un viaggio in "discesa",
dall'alto verso il basso. La grotta viene a configurarsi come un incerto
confine tra la luce e le tenebre, la nascita è l'informe mondo che la
precede ma, anche luogo d'ingresso alle tenebre, agli inferi, al mistero
della morte. Non a caso, nella mitologia, la porta d'accesso all'Ade, al
tenebroso mondo degl'inferi, è una grotta. La tradizione che vuole Gesù nato in una grotta è attestata in Oriente già nel II secolo, mentre in
Occidente compare solo due secoli dopo, soppiantando completamente
la tradizione della Nascita divina in una stalla o capanna.



L'Osteria
Assomma in sé una complessità di significati e riconduce, in primo luogo, ai rischi del viaggiare. Anticamente, percorrendo lunghi e faticosi itinerari a cavallo o a piedi, i viandanti erano obbligati a sostare presso un’osteria e spesso, nel repertorio narrativo, ricorrono figure di albergatori malvagi che avvelenano nel sonno gli sventurati viaggiatori.
Ma l’osteria, contigua alla Natività, esprime anche il simbolico rischio che corre Gesù Bambino appena partorito di essere divorato dalle cattiverie degli uomini, qui rappresentate dal dissacrante banchetto




Il Pozzo

E' uno degli elementi più ricorrenti nella tradizione perchè rappresenta il
collegamento tra la superficie e le acque sotterranee. Alla figura del
pozzo si richiamano molte altre credenze e leggende natalizie. Una volta
ci si guardava bene dall'attingere acqua dal pozzo nella notte di Natale.
Si credeva, infatti, che quell'acqua contenesse spiriti diabolici capaci di
possedere la persone che l'avesse bevuta.




La Fontana

Le scene in cui si colloca la fontana sono rappresentazioni magiche,
relative alle acque che provengono dal sotto suolo. La donna alla
fontana è attinente alla figura della Madonna che, secondo varie
tradizioni, avrebbe ricevuto
l' Annunciazione mentre attingeva acqua alla fonte.




Il Fiume e il Ponte

La simbologia dell’acqua è articolata e complessa, è scontato, e nel presepe ruota attorno al fiume, alla fontana, al ponte, al pozzo. Cercherò di fare una sintesi analitica, breve, ma certamente non esaustiva.
Il fiume in se (di solito un ruscello) è simbolo dello scorrere della vita dalla sua origine, nascosta nel mistero della montagna alla sua fine nel laghetto, quasi sempre presente, ma è anche simbolo della rinascita nel battesimo e quindi confine fra la vita spirituale e la morte.
Il fiume è elemento di divisione, ed ancora oggi molti confini seguono il suo corso, ma anche di unione, sia in quanto naturale via di comunicazione fra le genti sia per la presenza del ponte, pericoloso da attraversare ed insidioso, così come il processo catartico di inizializzazione alla fede, perché con la sua strettezza, e come passaggio obbligato molto si presta ad agguati e tentazioni.
Molti sono i riti collaterali e le superstizioni popolari legate al ponte; personaggi macabri e strani vi appaiono, come il lupo mannaro, la monaca con la testa mozza dell’amante decapitato, il diavolo che lo ha costruito ed è pronto a farlo crollare per la perdizione del viandante, il suicida, l’impiccato… Talvolta all’epifania la scena del ponte si arricchisce dei dodici frati scalzi che si allontanano. Iconografici con il pollice della mano sinistra alzata e fiammeggiante rappresentano i dodici mesi dell’anno (o i dodici giorni del Natale) che riattraversano il ponte al seguito dei Magi per tornare nell’aldilà.




Il Forno

 Viene rappresentato acceso e con il pane appena sfornato. Ovviamente il pane è simbolo del Cristo che si incarna.




Il Mulino

Forse il più criptico dei luoghi-segno del presepe. Nella ruota che gira, nella macina, nel lento andare della bestia che muove gli ingranaggi ci si è visto di tutto e di più; punto focale del suo simbolismo è il chicco di grano, che deve morire per donarci la bianca farina, ma anche prigionia del peccato e catarsi nella sua rottura.
La farina, col suo pallore è legata ad antica simbologia della morte (nel matrimonio della verginità, nei dolci natalizi glassati, nella maschera tragica e grottesca del Pulcinella…).






Bene, abbiamo finito, scusatemi, mi rendo conto di essere stata
un po' lunga ma mi spiaceva trattare l'argomento solo in parte.
Spero di essere riuscita ad essere esauriente e soprattutto di avervi
invogliati a mettervi al lavoro per preparare il vostro presepio non dimenticandovi
che rappresentiamo un Evento Sacro
che ha cambiato la storia dell'umanità





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A conclusione di ogni post troverete un wallpaper e per realizzarlo ci siamo rivolte a un esperto quale è 
Xavier autore dei blog



il quale in sintonia con lo spirito di collaborazione di questi post
ha accettato di accompagnarci per queste settimane.
Quindi da qui a Natale ogni settimana troverete in chiusura del post
una sua creazione e una nostra frase augurale.

( Fonti: i racconti di famiglia ,
Gennaro Borrelli, Personaggi e scenografie del Presepe
napoletano,
web)

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")