sabato 29 aprile 2017

Lieti Calici: il Bianco di Custoza








Il miracolo del vino consiste nel rendere l’uomo
ciò che non dovrebbe mai cessare di essere: amico dell’uomo.
Ernst Engel (1821 – 1896)









Carta d'Identità


Denominazione:      Bianco di Custoza doc


Vitigni principali:    Trebbiano toscano e garganega


Gradazione minima alcolica:  11 gradi


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Caratteristiche

* Colore:    giallo paglierino più o meno carico, dotato talvolta di riflessi verdini

* Odore:     vinoso, molto profumato, leggermente aromatico, spesso fruttato

* Sapore:     sapido, morbido, con retrogusto leggermente amarognolo, di gusto corposo


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Servizio

* Temperatura:   8°C

* Abbinamenti:   preparazioni leggere a base di pesce e di verdure. Il tipo spumante è un eccellente aperitivo.


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La parte occidentale del Veneto, a differenza del resto della regione, ha conservato intatti diversi vitigni " storici ". Infatti il flagello della fillossera, che ha distrutto buona parte dei vigneti italiani a cui si sono aggiunti i danni provocati dai due conflitti mondiali, ha " magicamente " risparmiato parte del Veneto occidentale.









Mentre nel resto del territorio italiano, Veneto compreso, si sono dovuti mattere a dimora vitigni " nuovi " o importati, qui si allevano ancora uve autoctone o comunque trapiantate da lunghissima data.
Si tratta soprattutto dei vitigni garganega, trebbiano, corvina veronese e rondinella.








Il Territorio

La zona di produzione del Bianco di Custoza, comprende in tutto o in parte i comuni di Sommacampagna, Peschiera del Garda, Pastrengo, Villafranca di Verona, Valeggio sul Mincio, Lazise, Castelnuovo veronese, Bussolengoe Sona in provincia di Verona; inoltre le operazioni di vinificazione sono consentite anche nei comuni confinanti delle province di Mantova e Brescia.









Il clima dell'area è mite grazie alla presenza, oltre che del lago di Garda, del monte Baldo che protegge la zona dai venti settentrionali.
I terreni sono prevalentemente sabbioso-ghiaiosi e costituiscono la base che conferisce leggerezza ai vini che vi si producono.




La Doc


Il Bianco di Custoza è stato riconosciuto doc nel 1971 e oggi la sua produzione è regolata da un disciplinare messo a punto nel 1988.
Le uve ammesse alla vinificazione sono trebbiano toscano ( 20 - 45 per cento ), garganega ( 20 -40 per cento ), tocai friulano ( ( e - 30 per cento ), cortese, malvasia toscana, riesling italico, pinot bianco e chardonnay ( insieme o separatamente 20 - 30 per cento )










Luva garganega, in particolare, è presente in numerosi vini bianchi del Veneto centro - occidentale come Garda Orientale, Garganega, Gambellara, Soave, Lessini, Durello, Colli Berici Garganega e Colli Euganei Bianco. La resa delle uve non deve superare 150 quintali per ettaro e il vino deve possedere un' alcolicità minima pari a 11 gradi.








Caratteristiche del vino

Il Bianco di Custoza ha colore giallo paglierino più o meno carico, dotato talvolta di riflessi verdini; l'odore è vinoso, molto profumato, leggermente aromatico, spesso fruttato; il sapore è sapido, morbido,, con retrogusto leggermente amarognolo, di giusto corpo. Si serve a 8°C di temperatura per accompagnare piatti delicati a base di verdure e di pesce e formaggi freschi a pasta molle.










La Doc prevede anche la produzione del Bianco di Custoza Spumante che differisce dal tipo tranquillo oltre che per la spuma e le bollicine che lo percorrono per l'odore che lascia trasparire talvolta sentore di lieviti e per il sapore vivacizzato dalla presenza carbonica.








Il Bianco di Custoza tranquillo a tavola


La temperatura di servizio ottimale del tipo tranquillo si attesta intorno a 8°C e può salire fino a 10° C. ma non oltre, per evitare di squilibrare il quadro aromatico. Per contro è preferibile che non scenda sotto i 7 gradi perchè temperature più basse non permetterebbero di cogliere pienamente la delicata corposità








Accompagna varie preparazioni leggere come terrina di pomodoro gelatinato al pesto, vol au vent farciti con creme di verdure o formaggi freschi quali mozzarella e crescenza al basilico o alla maggiorana, purè di ceci ( hummus ), insalata di polpo e patate, acciughe al verde, gamberetti o scampi all'olio e prezzemolo.







Si serve con i primi piatti come vellutata ai porri, crema di piselli secchi, risotto alle zucchine, tagliatelle ai funghi porcini, linguine agli scampetti.
Lo si può proporre con verdure grigliate, patate fondenti, fagiolini in insalata, sformato di verdure, sogliola al vino bianco, lavarello al burro, branzino affogato, calamaretti saltati, spiedini di gamberoni, seppioline ai ferri.






Bianco di Custoza Spumante a tavola.

Lo Spumante si serve più fresco del tipo tranquillo. In questo caso 8° C di temperatura rappresentano la soglia massima, mentre è preferibile non servirlo a meno di 6° C.
Accompagna gli stessi piatti del Bianco tranquillo. Inoltre lo si può servire con spiedini di verdure, tortino di acciughe al forno, cozze alla marinara, fasolari gratinati.








Si abbina ai primi piatti quali spaghetti al salto, pansoti in salsa di noci, tagliolini al burro fuso e tartufo. Tra i secondi piatti si accosta con a fiori di zucca pastellati e fritti, crocchette di patate,cappelle di funghi ripiene al forno, seppioline fritte, mozzarella in carrozza.




La Ricetta: Lavarelli alla salvia








Il Bianco di Custoza tranquillo si abbina particolarmente bene ala lavarello al burro e salvia.
Questo pesce di acqua dolce di cui il Garda è ancora ricco, una volta sfilettato viene cotto in padella, appena spruzzato di vino bianco e leggermente salato a fine cottura. Ha carni pregiate di consistenza morbida e sapore delicato. la presenza del burro che tende ad addolcire il gusto del pesce è equilibrata dal vino utilizzato in cottura che fornisce acidità e, quindi, freschezza alla portata..
Il Bianco di Custoza ha la leggerezza necessaria, accompagnata da profumo marcato, quasi aromatico, per armonizzare con il piatto valorizzandolo e completandolo con note fruttate.


Ingredienti per 4 persone

2/4 lavarelli per complessivi 1,2 Kg.
100gr. di burro
poca farina bianca
1 limone
4 foglie di salvia
sale.


Pulite, lavate e asciugate i pesci, salateli e passateli nella farina bianca. Fate rosolare il burro in una casseruola, ponete i pesci in una teglia da forno, irrorateli con il burro fuso, unite la salvia e passateli al forno a 200°C.

Lasciate cuocere per 20 minuti, irrorando spesso i pesci con il loro fondo di cottura.

Serviteli in tavola interi o sfilettati, guarniti con il limone




Le Strade del Vino















vi invito a passare da Adrey per sorseggiare insieme il suo
Kir al Bianco di Custoza








Un grazie a Audrey per i due wall presenti in questo articolo

mercoledì 26 aprile 2017

L'oratoria di Fidel Castro. Un vero Lider Maximo ma soltanto nella durata






Durante il III congresso del Partito comunista cubano direttamente connesso all'anniversario dell'inizio della lotta contro il dittatore Fulgencio Batista Zaldivar, Fidel Castro Ruz tenne un altisonante discorso davanti ad una folla oceanica riunitasi per l'occasione. Erano gli stessi giorni di trent'anni prima ( 3 -4 dicembre 1956 ) quando Fidel, il fratello Raul e altri 80 guerriglieri barbudos sbarcarono clandestinamente sull'isola e iniziarono l'insurrezione contro il dittatore..










In precedenza, il 26 luglio 1953, Castro aveva tentato di occupare la caserma Moncada di Santiago di Cuba, ma l'assalto fu respinto e tutti i componenti del manipolo rimasti in vita furono imprigionati per alcuni mesi e poi obbligati all'esilio. A riprova, comunque, dell'importanza del gesto il movimento castrista venne in seguito denominato " del 26 luglio "








Castro era nato nei pressi di Santiago il 13 agosto 1926. Il padre era un facoltoso agricoltore e nel 1950 Fidel si laureò in legge a L'Avana, esercitando per quialche tempo la professione.. L'ingresso nell'ala oltranzista avvenne nel 1952 con l'appoggio non riuscito alla causa dominicana per scacciare il dittatore  Hector Trujillo y Molina, fratello minore del ben più temuto Rafael.








Ma torniamo al discorso di Fidel. Trascorsa circa mezz'ora tra continue interruzioni per applaudire e sventolare bandiere, a molti sembrò che una pausa più lunga da parte del Lider Maximo fosse il segnale del termine del discorso stesso. La gente, incredula, a questo punto fece fece una vera ovazione e le bandiere non finivano mai di sventolare. Per alcuni secondi Castro lasciò correre, ma poi, resosi conto dell'errore dei suoi sostenitori, li invitò alla calma e riprese a parlare.








Da questa brevissima sosta alla fine del comizio trascorsero trascorsero 6 ore, 39 minuti e 48 secondi, un tempo senza fine durante il quale ci furono svenimenti, disidratazioni, difficoltà urinarie e non solo, pianti di bambini, crampi per gli anziani a causa dell'immobilità e quanto altro si possa immaginare dopo oltre 7 ore complessive di ascolto.








Vale la pena di ricordare che il record assoluto di oratoria presso il Palazzo dell'Onu spetta proprio a Fidel, con un discorso di 4 ore e 31 minuti pronunciato il 19 settembre 1960.








La verità è che Fidel pur essendo avvocato non era un abile dicitore e oltretutto con il tempo l'oratoria ridondante aveva preso il sopravvento, mancandogli inoltre il colpo ad effetto finale che lo costringeva, come si dice dalle nostre parti, a " rintorcinarsi " per scoccare la frase memorabile.
Dunque " Asta la palabra, siempre! "





( Sergio De Benedetti, Libero del 22 dicembre 2016 )
( Immagini dal web )
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venerdì 21 aprile 2017

Libri





I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità.
Jean-Paul Sartre



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mercoledì 19 aprile 2017

L'adorabile Berry Berenson vittima dell'11 settembre






Giovanni Virgilio Schiapparelli è stato un importante astronomo. Nato a Savigliano ( Cuneo ) nel 1835. dopo essere stato assistente a Berlino di Johann Franz Encke e di Otto Wilhelm Struve, nel 1862 rientrò in Italia dove, grazie all'interessamento di Quintino Sella, divenne direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera, mantenendo l'incarico fino al 1900.









Figlia di Giovanni fu Elsa, creatrice di moda, famosa negli anni '30 - '40 grazie a un atelier a Parigi che si affermò per la fantasia delle linee e l'audacia dei colori. Elsa sposò il conte Wilhelm de Wendt de Kerlor e dalla loro unione nacque la contessina Maria Luisa Yvonne Radeha, che a sua volta sposò il diplomatico americano di origine lituana Robert Lawrence Berenson. Robert era lontano parente di Bernard Berenson  il grande storico e critico d'arte che, nato a Vilnius nel 1865, a 23 anni venne in Italia, si stabilì a Settignano sopra Firenze e lì morì nel 1959, coperto di gloria imperitura per la sua conoscenza enciclopedica della pittura del Rinascimento italiano.









Torniamo dunque a Robert e Maria Luisa. Sposatisi all'inizio del 1946, nel febbraio dell'anno dopo ebbero Marisa e l'anno dopo ancora, in aprile, Berinthia " Berry ". Entrambe bellissime fin da bambine divennero presto modelle, con una netta prevalenza di Marisa che a soli 24 anni fece anche la sua prima apparizione cinematografica in Morte a Venezia di Luchino Visconti, cui seguì Cabaret di Bob Fosse l'anno dopo e, soprattutto, Barry Lindon di Stanley Kubrik nel 1975. Attrice tuttora, Marisa a quasi 70 anni mantiene inalterato tutto il suo fascino e la sua eleganza.








Diversa invece la storia di Berry. Durante una visita a Hollywood nel 1972, conobbe Antony Perkins. attore americano nato nel 1932, che sposerà l'anno seguente. Perkins vinse la Palma d'Oro a Cannes nel 1962 con il film di Anatole Litvak Le piace Brahms?, ma in seguito si impose come ideale interprete di giovani affetti da nevrosi e tormentate sensibilità.
Appassionati entrambi di cinema fantasioso e di musica rock, chiamarono i loro due figli Oz, nato nel 1974, dal titolo del film il Mago di Oz di Victor Fleming, ed Elvis, nato nel 1976, in omaggio al cantante Presley che morì l'anno successivo.








Berry interpretò due film importanti: Rebus per un assassino, di William Richert nel 1979 e Il bacio della pantera di Paul Schrader nel 1982.
Dopo la morte di Antony avvenuta nel settembre 1992, Berry abbandonò il cinema e le sfilate, ritagliandosi un ruolo di provetta fotografa con molti servizi in copertina su Vogue.








Di buon carattere, tenera con i figli e sempre disponibile con i collaboratori morì l'11 settembre 2001, passeggera inerme del volo 11 dell'American Airlines che si schiantò contro la torre nord del World Trade Center di New York





( Sergio De Benedetti su Libero )
( Immagini dal web )







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sabato 15 aprile 2017

mercoledì 12 aprile 2017

Giro d'Italia a tavola per la Pasqua " con i tuoi "





Causa crisi il vecchio detto è diventato " anche a Pasqua  con i tuoi" e allora conviene percorrere la Penisola imbastendo un viaggio gastronomico senza muoversi da casa, lasciandosi contaminare dalle ricette tradizionali delle diverse regioni.
E allora andiamo in cucina e cominciamo:







Antipasti

I più ricchi sono quelli del centro Italia tra Marche e Umbria. Coratella d'agnello, pizza di formaggio, salame lardellato per cominciare. Abbinamento: Lambrusco emiliano, Prosecco, Passerina spumante ma anche Verdicchio di Jesi o di Matelica. A questi piatti si può aggiungere una frittata di asparagi ( meglio se selvatici ), l'immancabile torta pasqualina che arriva dalla Liguria da consumare con un Vermentino o con un Pigato. Da Napoli arriva il soufflè Pasquale da abbinare ad un Greco di Tufo o anche ad una Biancolella d'Ischia.






Primi piatti

La creatività italiana in fatto di primi piatti è inarrivabile. Un menù pasquale che si rispetti non può non contemplare i casonsei bergamaschi. Da berci assolutamente un Franciacorta. Andando in Piemonte ecco in tavola gli agnolotti di gallina bianca conditi con burro e salvia egli immancabili Tajarin da condire in quest'occasione con ragù bianco d'agnello. In abbinamento un Nebbiolo giovane. Da Napoli arriva lo sformato ricco di tagliatelle che è una bomba di calorie, ma con un Taurasi va giù che è una bellezza. Dalla Toscana, in abbinamento ad un Chianti Classico, le pappardelle al sugo di coniglio ma anche gli gnudi fiorentini ( sono palline di ricotta e spinaci ) con che con una Vernaccia di San Giminiano vanno a nozze. Nel Lazio immancabile il maccherone all'amatriciana mentre dall'Abruzzo si può portare in tavola la crespella teramana da bagnare con un Cerasuolo o con il Trebbiano. Dalla Liguria i corzetti di Chiavari ( conditi con le erbe )sono un classico, mentre l'Emilia Romagna imbandisce le imperdibili lasagne.










Piatti di mezzo

Ancora un incursione lombarda per la trippa brianzola come piatto di mezzo o i piatti mantovani dei Gonzaga: il luccio in salsa o il filetto d'anguilla comune tra l'altro anche nel ferrarese ai quali abbinare un bianco del Collio friulano. Da Roma arriva in tavola una frittata di carciofi , si può tentare un abbinamento con un Frascati o un Orvieto.







Secondi piatti

E' il trionfo dell'agnello e del capretto. Si può cominciare con l'agnello in fricassea alla romana, optare per l'agnello al forno con le patate piemontese, passare per " o ruotto o furno ( capretto al forno ) napoletano, approdare all'agnello brodettato umbro o all'agnello allo spiedo sardo.
Con questi piatti silvo -  pastorali i vini devono però essere ricchi: Brunello di Montalcino, Sagrantino di Montefalco, Carignano del Sulcis o Cannonau, Montepulciano d'Abruzzo.








I dolci

A Pasqua trionfa la Colomba d'accordo ma ogni regione ha il suo dolce.
Ottima è la Pastiera napoletana, suadenti le Seadas sarde ( accompagnate a Nasco di Cagliari passito ), la cassata siciliana o, sempre dalla Sicilia a cuddura cu l'ova ( tutti con Passito di Pantelleria, Malvasia delle Lipari o Marsala ). Dalla Toscana arriva la schiacciata fiorentina allo zafferano ( con Vin Santo )








Per i vegetariani

Spigolando tra le ricette italiane si può comporre anche un perfetto menù vegetariano.
Per antipasto torta pasqualina eliminando le uova o in alternativa un fritto vegetale.
Come primo risotto agli asparagi, lasagne con il sugo di verdure siciliane o i cjarson friulani ( agnolotti ripieni di spezie e di erbette di campo ). Per i secondi dal Lazio i carciofi in tegame, oppure una parmigiana sempre di carciofi o le squisite panadas sarde ( sfoglie ripiene di ricotta, pecorino e carciofi da cucinare al forno ). E per dolce l'agnello siciliano di Favara fatto di pasta reale ( mandorle ) con ripieno di pistacchio.
Una delizia assoluta per dire davvero buona Pasqua!






( Immagini dal web )

lunedì 10 aprile 2017

Un fine settimana in Ottobre: Porto Venere.




I viaggi  è bello programmarli, sono belli nel momento in cui si vivono e poi è bellissimo ricordarli...
I nostri amici Marica e Luciano ci hanno regalato un bel fine settimana, noi abbiamo aggiunto un giorno e il risultato è stato un bel viaggetto nelle " Terre della Luna "  a due passi dallo splendido mare di Porto Venere e delle Cinque Terre.
Un regalo bellissimo perchè, come scrivevo più sopra, è un regalo che durerà per sempre nel ricordo.









Siamo stati fortunati, 4 giorni splendidi, più che l'inizio del''autunno sembrava  il cuore dell'estate, e abbiamo potuto goderci il mare, il sole e tiepide serate. Abbiamo soggiornato a Sarzana, nelle terre della Luna, una cittadina che da parecchio tempo desideravo visitare e che mi è piaciuta molto.
La prima giornata l'abbiamo dedicata interamente a Porto Venere che, per la prima volta nella mia vita, sono finalmente riuscita a vedere con il sole.








Mi ha sempre affascinata tanto e questa volta sono riuscita a visitarla con calma .
Appena arrivati abbiamo camminato lungo il mare ed ammirato la " Palazzata ", una catena di vecchie case. A prima vista sembra che non ci sia niente di particolare ma queste case sono davvero speciali. Dietro le case c'è una roccia e sembra che esse siano fissate sulla roccia ed appese sopra al mare. Lunghe gallerie di scale uniscono il lungomare alla via principale che si estende  su un rialzo proprio dietro alle case.
























In fondo al lungomare si arriva alla splendida chiesa di San Pietro...sul subito sembra un grande castello fortificato con torri e grandi muri antichi in verità la chiesa è molto bella e molto ben conservata ( risale al 1198 ). Siamo stati fortunati perchè ad accrescere la suggestione, sullo spiazzo davanti all chiesa, un bravissimo " menestrello " cantava ballate medioevali.












































Ci siamo soffermati a lungo a sentirlo cantare e ad ammirare sia la chiesa che la bellezza del mare e della costa sottostante, tra cui la Grotta Arpaia detta di Byron proprio vicino alla Chiesa.


















La nostra passeggiata è proseguita verso la chiesa di San Lorenzo eretta tra gli anni 1118 e 1130 dopo che Portovenere fu diventata parte della Repubblica di Genova. La chiesa, restaurata più volte, è molto ben conservata.





















 Proseguiamo salendo tra i vigneti e lo spettacolo del mare fino al Castello Doria
situato su un'altura rocciosa. Costruito nei secoli XII - XIV apparteneva alla famiglia Doria che ebbe un ruolo importantissimo nella Repubblica di Genova.
Dal castello si gode di una vista meravigliosa sulla città e sulla chiesa di San Pietro













































Tra la chiesa di San Pietro ed il castello Doria si sono conservati i resti di due costruzioni cilindriche.
Sono i resti delle torri di avvistamento, un tempo usate come mulini a vento.
Lentamente scendiamo, tra sole e mare, verso il centro della città...




























Si accede al centro storico, cioè sulla sua via principale ricca di negozi e ristoranti, attraverso la Porta del Borgo, costruita nel 1113 mentre la vicina torre fu costruita nel 1161. Queste edificazioni antiche insieme alle vecchie case e le strette vie della città ci hanno riportati indietro di mille anni, un luogo meraviglioso...e poi che dire dello " splendido " odore di basilico, aglio e pesce che ci aleggiava intorno? Platone è letteralmente impazzito, invece di camminare saltava...



















Abbiamo lasciato la bella Portovenere felici per la bellissima giornata che abbiamo concluso splendidamente cenando sul lungo mare di Lerici...una ricca cena a base di pesce a cui anche Cassandra e Platone non si sono sottratti










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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")