sabato 30 gennaio 2016

Lieti Calici: Schioppettino







" E sebbene il vostro risveglio ne cancelli la memoria la tavola dei sogni
resta sempre imbandita."









Carta d'identità



Denominazione:     Colli Orientali del Friuli Schioppettino Doc

Vitigni principali:    Schioppettino

Gradazione alcolica minima:   12 gradi


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Caratteristiche

* Colore    Rosso rubino intenso, brillante con sfumature granate.

* Odore     Fruttato da giovane, acquista con il tempo profumi di mirtillo, di mora di lampone

Sapore       Pieno, caldo, vellutato con sentori di spezie.


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Servizio

* Temperatura     16 - 18 gradi

* Abbinamenti      Primi piatti saporiti, arrosti di carne e, se invecchiato carni lungamente cotte in intingolo


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La Ribolla nera è chiamata schioppettino in Friuli, molto probabilmente perchè gli acini,
essendo dotati di buccia spessa, quando vengono schiacciati emettono un caratteristico scoppiettio.
Il vino che si attiene è per armonia e compostezza motivo di vanto per l'enologia friulana.









Il vitigno




La stiria di questa vite non è documentata. Se ne conosce la terra d'origine, ossia Prepotto, un comune situato nella regione vinicola denominata Colli Orientali del Friuli e, come precisa L'Annuario 1927 - 30
del Consorzio per la Viticoltura di Udine, la sua frazione Albana.









Verso la fine dell'880 l'area fu flagellata da oidio, peronospora e fillossera: quasi tutti i vigneti andarono distrutti. La ripresa che seguì comportò un cambiamento della connotazione enologica dell'intera regione.
Si verificò cioè un abbandono dei vigneti autoctoni, in sintonia con la campagna informativa operata dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura e del Consorzio Provinciale per la Viticultura di Udine, con l'appoggio dei più influenti agrari della pianura.









Rischio di estinzione




La campagna poggiava sulla convenienza di mettere a dimora vitigni francesi in luogo di quelli tradizionalmente allevati, in quanto più redditizi perchè maggiormente produttivi.
I coltivatori seguirono tali indicazioni e il Friuli viticolo cambiò fisionomia.









Il primo conflitti mondiale causò ulteriori notevoli danni e i vigneti che nacquero su quelli distrutti furono quasi esclusivamente di origine transalpina. Per lo Schioppettino che era coltivato solo in una ristretta area, il pericolo di estinzione divenne sempre più concreto. Il legislatore poi non fu certo d'aiuto, perchè, in epoca più recente lo Schioppettino non fu autorizzato in quanto non veniva destinato alla produzione di un vino riconosciuto dalla DOC.









Nello stesso anno proprio uno Schioppettino prodotto dalla Ronchi di Cialla di Prepotto vinceva il premio del concorso Risit d'Aur ( Barbetelle d'oro ) organizzato dall'azienda Nonino per la rivalutazione dei vitigni friulani autoctoni e dei relativi vini.








Pochi mesi più tardi usciva la legge n.799 che in conformità con il Consiglio CEE 1162, vietava la messa a dimora di vitigni non ammessi ( quindi anche dello schioppettino ). Nonostante l'onerosa sanzione amministrativa che avrebbe colpito i trasgressori, lo schioppettino continuò ad essere coltivato. Chi trasgredì i diviti finì per dare l'irrinunciabile contributo che permise infine, nel 1989, di ottenere la DOC.









La zona




La zona di produzione originaria -Prepotto e la valle di Cialla - è stata allargata.
Lo Schioppettino, divenuto doc, rientra nel disciplinare dei Colli Orientali del Friuli e pertanto l'area di produzione è estesa all'intera ampia zona vinicola.








La Doc




La disciplinare stabilisce una la resa massima di uva per ettaro pari a 110 quintali, ma le aziende vinicole più qualificate hanno rese talvolta inferiori alla metà di quanto stabilito per legge.
Lo Schioppettino è infatti un vino di grande pregio che merita particolare attenzione e quindi, anche basse rese, a tutto vantaggio della qualità.









Il vino al momento della commercializzazione presenta colore rosso rubino intenso, brillante con sfumature granate. L'odore, fruttato da giovane, acquista con il tempo profumi di mirtillo, di mora, di lampone.
Il sapore è pieno, caldo, vellutato con sentori di spezie.








Esistono anche le versioni Superiore ; nella sotto zona Cialla viene inoltre prodotto uno Schioppettini superbo nella versione Riserva. Le produzioni di Riserva rivestono una notevole importanza in quanto lo Schioppettino acquisisce, più di altri vini, maggiore pregio invecchiando; infatti, grazie all'invecchiamento, si esaltano i profumi di frutti di bosco e il sapore caldo e speziato.









Lo si serve a 16 - 18 gradi di temperatura per accompagnare primi piatti saporiti, arrosti di carne e, se invecchiato, carni a lunga cottura in intingolo.












Lo Schioppettino a tavola

 Come abbiamo visto lo Schioppettino è un vino rosso, fruttato da giovane, che invecchiando acquisisce profumi di mirtillo, mora, lampone. Il sapore è pieno, caldo, vellutato con sentori di spezie. Queste caratteristiche possono diversificarsi secondo la produzione. Nei Colli Orientali del Friuli esistono infatti cinque varietà di Schioppettino, ossia quello non invecchiato a cui si aggiungono i tipi Superiore, Riserva, Cialla, Cialla Riserva, questi ultimi sono frutto di basse rese e più accentuato invecchiamento.
Gli abbinamenti devono pertanto tener conto della specificità delle varie tipologie.









A grandi linee, per semplificare, le cinque varietà si possono ricondurre a due gruppi:
giovane, di contenuta alcolicità, dotato di medio corpo; maturo, di buon tenore alcolico e ampia struttura.
All'interno di ciascuna categoria esistono pur sempre differenze ma più sfumate.








Schioppettino giovane




Non esprime ancora il meglio di sè, in quanto questo vino richiede di essere invecchiato per pèoter offrire maggiore ricchezza gustativa oltre che olfattiva e cromatica. Ma anche colto nel pieno della gioventù è in grado di comunicare piacevoli sensazioni.
Lo si serve  16 gradi di temperatura per accompagnare primi piatti saporiti e secondi piatti di media sapidità.









Pertanto lo si può servire con le zuppe della cucina montanara e contadina, dove ai cereali ( frumento, orzo e farro ) sono aggiunti legumi ( lenticchie, fagioli e ceci ) e talvolta carni ( in genere maiale o manzo ).
Si può inoltre abbinare a primi piatti asciutti conditi con sughi a base di carne come i tagliolini al sugo d'anatra, i maltagliati al sugo d'arrosto, le tagliatelle al ragù di piccione, le lasagne alla bolognese.









Accompagna inoltre faraona in umido con funghi, quaglie al pomodoro, agnello al forno, lonza di maiale in casseruola, spezzatino di vitello.









Schioppettino maturo



Il vino mostra tutta la sua armonica pienezza, appaga i palati più esigenti e seduce con le note speziate e di piccoli frutti. Servito a 18 gradi di temperatura si abbina a preparazioni di carne di buona ampiezza aromatica. Si accosta ad anatra al torchio, bottaggio d'oca, fagiano alla normanna, pernici in crosta. nocette di cervo al forno, gallina " ubriaca " ( ossia cotta al vino rosso ), costolette di cinghiale in padella.









Le produzioni più corpose possono inoltre essere servite con carni cucinate in ricchi fondi di cottura sia rosse sia nere, come controgirello di manzo stufato, carbonada al vino rosso, manzo alla borgognona, spezzatini di cinghiale, lepre in salmì, capriolo in civet.









La ricetta: Anatra in casseruola




Lo Schioppettino maturo, preferito da chi cerca vini ricchi di componenti aromatiche, si abbina perfettamente all'anatra in casseruola. L'anatra, come del resto l'oca, ha carni rosse e pertanto va associata a vini corposi. Nello specifico l'anatra italiana d'allevamento, quella  detta " muta "  ha carni sapide caratterizzate da buona aromaticità.  La cottura in casseruola la esalta anche perchè il fondo di cottura raccoglie tutti i succhi per restituirli, sotto forma di salsa, alle carni che, cotte in umido, sono già molto saporite.









Ingredienti per 6 persone

1 anatra
500 gr. di cipolle
2 carote
100 gr. di pancetta
1 ciuffo di prezzemolo
rosmarino, salvia, alloro
vino bianco
40 gr. di burro
pepe, sale.

* Fiammeggiate  e lavate l'anatra, quindi tagliatela a pezzi. pulite carote e cipolle e tagliatele a pezzi. Legate in un mazzetto le erbe aromatiche. Tagliate la pancetta a cubetti.

* In un tegame fate dorare la pancetta in metà del burro, unite l'anatra e fatela rosolare. Bagnate con 3 bicchieri di vino bianco, unite il mazzetto aromatico, sale, pepe e cuocete per un ora.

* Fate soffriggere in un tegame le cipolle con il burro rimasto, unite le carote, salate, pepate e fate saltare su fuoco basso per 40 minuti.

*Versare le verdure nel tegame con l'anatra, togliere il mazzetto aromatico, fate insaporire per qualche minuto rigirando i pezzi d'anatra nelle verdure e servite




Le strade del vino









Vi invito a passare da Audrey che oggi nella sua rubrica Cocktail Divini
delizierà il nostro palato con uno stupendo cocktail a base di Schioppettino.







Un grazie ad Audrey per il wall e vi invito, ancora, a passare da lei che sul suo blog
vi propone un cocktail divino a base di questo nettare.: l'American Schioppy
( immagini dal web )









giovedì 28 gennaio 2016

Il profumo di Cleopatra





" La sera prima di coricarmi o di concedermi al mio uomo, a tutto posso rinunciare tranne che a due gocce di afarsemon numero 5 "
Questa immaginaria affermazione che ricalca quella celebre di Marylin Monroe sul suo profumo preferito, potrebbe essere attribuita con la dovuta fantasia alla più celebre regina dell'antichità: Cleopatra, seduttrice infallibile dei potenti della sua epoca.









Sì, perchè la bellezza leggendaria di colei che fece cadere ai propri piedi Giulio Cesare e Marco Antonio ora non ha più segreti. Da quando Aaron Fait, un botanico italiano, ricercatore presso l'Università Ebraica di Negev, ha identificato e fatto ricrescere l'afarsemon, pianticella dalla fiorescenza gialla fonte di un profumo, a quanto pare, intenso e irresistibile; un profumo di cui la regina amava cospargersi nelle grandi occasioni.









La pianticella cresceva abbondante nelle piccole oasi vicino alle rive israeliane del Mar Morto. E proprio qui, in un centro non lontano da Masada ( famosa per il palazzo di re Erode ), Cleopatra soggiornò più volte: Erode , per interessi personali più che per amicizia sincera, regalò a lei e a Marco Antonio una sorta di Beauty farm, dove gli amanti più famosi dell'antichità passavano lunghi soggiorni romantici e si dedicavano alla remise en forme.









Non mancavano - immagino - passeggiate al chiaro di luna e cenette romantiche tra i due, legati da amore sincero e passione travolgente. E la regina per far breccia nel cuore del suo uomo pensò di usare il segreto della bellezza delle donne locali: un profumo intenso, che si otteneva da una piccola pianta, che solo lì cresceva e alla quale la presenza dei sali del Mar Morto conferiva una fragranza pregnante e potentemente femminile: l'afersemon  appunto, che da quel momento fu prodotto in scala industriale e che diventò di gran mada tra le matrone romane, costantemente impegnate a sedurre attempati senatori ( come leggiamo nei versi di Ovidio ).









L'azione travolgente di un'essenza quasi miracolosa, tale da inebriare l'olfatto dei baldanzosi giovani di 2.000 anni fa, veniva poi adeguatamente completata da altri efficaci prodotti di bellezza, che hanno contribuito a rendere leggendario il fascino della regina d'Egitto. Prodotti cosmetici del Mar Morto, come fanghi e sali calcarei ( e di quarzite ) estremamente indicati per gli inestetismi della pelle e per altre impurità cutanee grazie appunto alla ricchezza di elementi minerali e salini di quelle acque erano in voga nella cosmesi dell'epoca.
Si poteva già allora soggiornare in avveniristici cebtri di bellezza e di benessere, coccolati e seguiti da esperti: un autentico must per nobili e ricchi possidenti della Roma imperiale.









In Egitto poi la profumazione del corpo era sempre stata indice di pulizia e di cura per il corpo, e ovviamente di precisa volontà di sedurre e di far breccia nei sensi del partner. Le regine del Nuovo Regno ( 1552 - 1069 a.C. ), le splendide Grandi Spose Reali dei faraoni, come Nefertiti o Nefertari 
, per citare le più famose, ma anche donne di tutte le età e di tutti i ceti socili, amavano cospargersi di oli e profumi nelle occasioni galanti, nella vita comune e soprattutto nell'intimità.








Famose erano le fragranze prodotte sull'isola di Cipro e proprie della macchia mediterranea ( pino silvestre, bergamotto, agrumi ): la più antica fabbrica di profumi ( 2000 anni prima di Cristo ) è stata ritrovata a Cipro dall'archeologa italiana del CNR Maria Rosaria Belgiorno, che ha appurato una produzione di profumi su vasta scala, destinata soprattutto all'esportazione.








E ora gran parte di queste profumazioni potrtebbero riprendere, grazie ad Aaron Fait e alle sue ricerche: l'afarsemon è stato fatto ricrescere e viene coltivato in particolare nel lussureggiante giardino botanico del kibbuz di Ein Gedi, vicino al Mar Morto. L'intenzione di Fait va oltre. Intende ridare vita a numerose piante, da cui si traevano i profumi antichi, riproducendone anche l'intensità, che era- sembra - molto più marcata di quella dei profumi attuali, in vista di una possibile commercializzazione.









" Cleopatra, come narra Plutarco nella " Vita di Antonio ", gradiva i profumi shock. Quando si recò a Tarso ( attuale Turchia ) per sedurre Marco Antonio, lo fece su una anve con le vele impregnate di forti profumi erotici e con fanciulli e fanciulle che danzavano nudi a prua. Uno stile che era quasi un marchio di fabbrica.





( Fonte Aristide Malnati )
( Fotografie dal web )
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martedì 26 gennaio 2016

Tè o caffè?





In genere non mi piacciono che lo cose che trovo su FB ma questa la trovo veramente carina e anche adatta a questa rubrica " Davanti a una tazza di tè, fotografie e pensieri in libertà "










Il mondo si divide in due categorie di drogati: i bevitori di caffè e quelli di tè.
L’appartenenza a una o l’altra dipendenza rivela due tipologie di personalità molto diverse che raramente si incontrano.








Alcuni di noi attraversano dei periodi della vita nei quali preferiscono il caffè, poi magari passano al tè. Altri portano avanti la doppia dipendenza. Ma sono una minoranza. La maggior parte è fedele alla sua droga e osservandone il comportamento possiamo individuare profonde differenze.








L’ha fatto Elite Daily e noi riportiamo le migliori considerazioni rivisitate e corrette.








 I bevitori di tè si prendono una pausa; i bevitori di caffè hanno bisogno di una pausa.








 I bevitori di tè si stendono sul divano; i bevitori di caffè si preparano ad uscire.








I bevitori di tè enfatizzano il rituale; i bevitori di caffè lo moltiplicano infinite volte.








 I bevitori di tè danno molta importanza alla location; i bevitori di caffè danno molta importanza alla velocità con cui possono ottenerlo.








Il più grande amico del tè è il biscotto; il più grande amico del caffè è la sigaretta.








I bevitori di tè raccontano storie; i bevitori di caffè raccontano aneddoti.








 I bevitori di tè stringono la tazza con due mani; i bevitori di caffè tremano.








I bevitori di tè si incontrano tra loro; i bevitori di caffè si incrociano.








 Il tè ha un sapore aristocratico; il caffè un gusto popolare.








 I bevitori di tè soffiano sulla tazzina; i bevitori di caffè mescolano.








 Il tè si beve anche se non è molto forte; il caffè si beve anche se è molto caldo.








 I bevitori di tè ponderano; i bevitori di caffè sentenziano.








 Il tè si beve per piacere; il caffè si beve per uno scopo.








I bevitori di tè non hanno bisogno della teina; i bevitori di caffè si farebbero flebo di caffeina.








Per bere il tè bisogna aspettare; per bere il caffè bisogna fare in fretta.








 I bevitori di tè hanno bisogno di accompagnare una pausa; i bevitori di caffè hanno bisogno di accompagnare un lavoro.








 I bevitori di tè si rilassano; i bevitori di caffè si attivano.








 I bevitori di tè raccolgono le idee; i bevitori di caffè ordinano gli appunti.








 I bevitori di tè sono fantasiosi e romantici; i bevitori di caffè sono passionali ed efficienti.








 Il tè ti dà ristoro quando sei malato; il caffè ti dà ristoro quando sei stanco









E voi cosa preferite bene? Il tè o il caffè?
Per quanto mi riguarda so sempre apprezzare una buona tazza di caffè ma posso anche
farne a meno quello a cui non rinuncio quasi mai è il mio tè del pomeriggio.
Sì, decisamente sì, io sono una bevitrice di tè...elogio alla lentezza!





( Immagini dal web )
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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")