venerdì 31 agosto 2012

I cortoromanzi dell'estate, Il fumo di Luigi Pirandello




Il Fumo
di Luigi Pirandello

" Non si vedeva che zolfo , da per tutto, in quel paese! Lo zolfo era anche nell'aria che si respirava, e tagliava  il respiro, e bruciava gli occhi. "
La zolfara, miraggio di facile arricchimento, ha segnato la vita del mite Don Mattia. Il suo socio disonesto Dima Chiarenza, ora divenuto usuraio,gliela mandò in malora e con essa la moglie e il figlio; e adesso , dopo tanti anni, minaccia anche la sua amatissima terra.
Il fumo è  la dolentissima storia della vendetta peggiore che si possa mettere in atto: tanto furente quanto priva di piacere. Una sorta di olocausto totale, dove il protagonista sacrifica ciò che di più caro gli resta al mondo, pur di non sopportare oltre i soprusi di un destino beffardo.
Al grido di "  Distruzione! Distruzione!  Nè io ,nè lui! Brucino! ", con la morte nel cuore e un " acuto rimorso" che lo tormenta, dà l'addio a quel suo Paradiso che diventerà presto un Inferno. Essendo proprio lui a dannarlo. Dannandosi.






per informazioni più dettagliate vi consiglio la lettura di questo post di Audrey autrice del blog Borderline

giovedì 30 agosto 2012

Tripoli come Timbuctù: distrutti i monumenti sufi



Riporto integralmente l'articolo apparso su libero del 29 agosto a firma Souad Sbai


" Il Mausoleo di Al Shaab, nel cuore della capitale libica Tripoli, demolito con i bulldozer in pieno giorno da salafiti che agiscono indisturbati.
Venerdì a Zlitan distrutta la tomba di Abel Salam  Al Asmar, dopo due giorni di scontri tra gruppi tribali della zona.
E' l'attacco del salafismo al cuore della storia secolare del sufismo.
Una storia che non può e non deve essere messa in discussione, nè mai demolita con la forza.
L'estremismo ha già fatto danni in Afghanistan con i Buddha, e in Mali, dove altri mausolei di teologi Sufi sono andati distrutti nell'indifferenza mondiale..
E' follia estremista salafita e iconoclasta che domina in lungo e in largo i territori dove le è stato permesso di mettere radici.
La filosofia Sufi è qualcosa di straordinariamente interiore, un modus vivendi che ha influenzato gran parte della cultura ad altissimo livello, ma la forza distruttiva del Wahabismo che usa il Salafismo come mazza, ha avuto finora la meglio.
Del resto se andiamo per un momento a ripercorrere che cos'erano il Wahabismo  e coloro che lo hanno propagandato nel tempo, prima che l'oro nero ne facesse dei potentati economici e di fondamentalismo, ci rendiamo conto alla perfezione di chi c'è dietro a questi scempi, umani e culturali. Ottusi conservatori di un fondamentalismo nutrito con le armi e l'estremismo culturale, analfabeti che non conoscono nè cultura nè ragione, che da sempre non ammettono la libertà perchè non ne hanno mai assaporato la grandezza e la prorompente portata storica.






Sotto i loro piedi giace la loro ricchezza e solo questa a loro può essere a ragione assegnata.
Ecco chi ha fondato e gestisce una Monarchia campione della violazione dei diritti umani e muove le marionette salafite come eserciti di morte e repressione della cultura e del progresso.
Fino alla distruzione dei luoghi sacri dell'Islam intero, a cui devoti e studiosi hanno dedicato miliardi di pagine e di discussioni, a cui lo sguardo del mondo è stato spesso accostato, quando occorreva trovare una via maestra tra Islam e Occidente.
Distruggono la cultura per distruggere le fondamenta della libertà, incapaci di pensare oltre.
Il pensiero Sufi però è in quei mausolei ma soprattutto nella mente dei moderati e di chi quel pensiero lo studia da sempre e ne ha tratto linfa vitale  per un universo culturale e che non si può estirpare.






Prova ne sia  che proprio in Marocco, dove i Mausolei sono innumerevoli e dei quali quello di Moulay Ismail a Meknes rappresenta la punta di diamante dei pellegrinaggi e dei viaggi di conoscenza, aumentano le conversioni al Cristianesimo.
La cifra che il governo di Rabat ha reso pubblica parla di 8.000 marocchini convertiti nei primi  otto mesi del 2012, cosa che fa intendere che siano, con ogni probabilità, molti di più, come del resto Tel-Quel  nel 2010 aveva già scritto parlando di 45.000 conversioni.
Mentre il Salafismo tenta di avanzare distruggendo il lato esteriore della libertà, essa si propaga in molte forme, tra cui quella di cambiare idea  e abbracciare una visione diversa  da quella da cui si è partiti.
Inizio a pensare che questa primavera araba, o inverno fondamentalisra, riserverà un doloroso risveglio a chi oggi passeggia sulle rovine della cultura ma non sa, ignorante e cieco, che la storia non si fa governare dalla spada ma solo dalla mente."

Relativamente alla tragedia di Timbuctù vi rimando ai miei due post:




Vi consiglio anche di leggere il post che sull'argomento ha scritto Audrey che già in occasione dell'iniziativa per Timbuctù aveva collaborato con me





( foto dal web )






mercoledì 29 agosto 2012

Il fine settimana della "passata", e il passaggio di Beatrice




E' arrivato:  puntuale come tutti gli anni, puntuale come "la morte e le tasse ", è arrivato il fine settimana della passata di pomodoro, il fine settimana il cui il mio 50 per cento di meridionalità dà il meglio di sè.
Fine settimana complicato e intenso quello della passata ma ricco di gustose soddisfazioni che ci accompagneranno per tutto l'anno.

In realtà " il fine settimana della passata" inizia sempre circa un mese prima,  nel momento in cui, armata di tutta la faccia tosta possibile, vado a trattare il prezzo dei pomodori sfoggiando faccia a lutto e  pianti e lamenti degni delle prefiche dell'antica Grecia. Perchè non di pochi chili si tratta ma parliamo di minimo quattro  o cinque quintali e quindi un po' di trattativa ci sta e poi, diciamocelo,  tirare fuori questa parte un po' levantina di me mi diverte all'inverosimile.

E poi arriva il famoso giorno, arrivano i pomodori!
Già dal mattino presto c'è fermento in casa, bisogna allertare i proprietari degli orti del vicinato che per domani abbiamo bisogno del basilico e tutti " ah, è il giorno della passata...sì, sì, prendete tutto il basilico che volete e buon lavoro! " .





E poi si parte e si comincia....
Tra caricare, scaricare, sistemare la mattinata se ne va e nel primissimo pomeriggio comincia il lavoro.
Mia zia, mia cugina ed io siamo addette al lavaggio pomodori (in realtà per mia zia è la prima volta ) che presto si trasforma in "  lavaggio pomodori con gossip ", come è normale che succeda dove ci sono due o più donne intente a lavare quintali di pomodori.
Mio marito prepara pentoloni , fornelli da campo,  bidoni, bombole del gas.  Il sole batte sulla terrazza e Beatrice sembra non voglia assolutamente passare a farci visita. Dopo aver lavato per tre volte i nostri quattro quintali di pomodori  ci riteniamo soddisfatti e il primo giorno finisce così, dandosi appuntamento per domani mattina alle 6.






Bollono i pentoloni pieni di pomodori che devono sbollentare, quelli già sbollentati sono disposti nelle ceste dove perdono l'acqua in eccesso 







Il tempo passa intanto si monta la macchina per passarli e si controlla il funzionamento, con l'acqua dove sono bolliti i pomodori, resa acida, si ripassa tutto il bidone per la bollitura dei vasetti. I vasetti vengono allineati sul tavolo, dentro ognuno una fogliolina di basilico per profumare.





E poi finalmente il lavoro vero e proprio di passare....un po' per volta passiamo i pomodori nella macchina che separa bucce e semi dalla polpa che scorre succosa e densa nel mastello, questa operazione la ripetiamo 4 volte in modo che tutta la preziosa polpa venga raccolta e non ne vada sprecata. Alla fine resteranno solo le bucce secche e gialle




Alla fine la salatura momento delicato: non troppo ma nemmeno troppo poco e anche qui interviene mio marito 






Adesso la passata è pronta per essere invasettata, la stanchezza si fa sentire, il caldo pure, di Beatrice non c'è traccia...la assaggiamo è dolcissima, densa, durante l'inverno farà pensare al sole...







I vasetti vengono riempiti uno a uno, sigillati e posti nel bidone che, riempito d'acqua, dovrà bollire due ore.Quest'anno i pomodori hanno reso bene, ne è venuta parecchia, mia cugina deve partire alla ricerca di altri vasetti, intanto si comincia a fare un po' d'ordine.
Alle ore 17 in punto bidoni e pentoloni cominciano a bollire...
Io e C. usciamo in cortile per lavare tutte le cose utilizzate e proprio sul più bello , finalmente, arriva anche Beatrice che lava anche noi da capo a piedi, toglie gli schizzi di pomodoro, la stanchezza di una giornata di grande lavoro, la spossatezza di un'estate infinita.
Finisce presto, ricomincerà dopo che abbiamo finito di cenare, passerà come un uragano ingrossando di colpo il Sessera, gonfiando le tende e sbattendo contro i vetri. Guardando nel buio sembra di vederla passare con l'ampio abito intessuto di veli  argentati, impazza lungo il greto del torrente, canta con voce melodiosa e potente contro le pietre, lava la polvere dagli alberi, ridà fiato a uomini e cose...sembra non debba più finire ma poi tutto si cheta...sarà durato un quarto d'ora!
Domenica mattina...campane che suonano e un cielo azzurro che fa quasi male guardarlo...aria fresca, montagne pulite che si stagliano contro il profondo turchese, vasetti rossi di passata che vengono estratti dai bidoni, quest'anno è andata benissimo non se ne è rotto nemmeno uno...

Anche fare la passata può rappresentare un momento di felicità, tradizione ritrovata, piacere di stare insieme.

Una curiosità: un anno a Milano, eravamo in tanti,  ne abbiamo fatti 17 quintali!!!!!!








lunedì 27 agosto 2012

Una sera d'agosto a cena in montagna


















...la felicità è anche cenare seduti in una terrazza sulle montagne
davanti a questo splendido tramonto...

domenica 26 agosto 2012

I cortoromanzi dell'Estate, Sole nero di Marco Righetti




Sole nero
di Marco Righetti

2022, Milano. Federico, un geochimico, viene svegliato in piena notte dal fratello
nel Sahara per lavoro, che gli chiede di raggiungerlo urgentemente;
di più non può e non riesce a dire.
Nemmeno due giorni dopo è nel sud dell'Algeria, nella più grande centrale solare esistente, appena
entrata in funzione a dispetto delle compagnie petrolifere.
Del fratello Gian Mario, però, nessuna traccia.
La sola certezza è che era lui al telefono.
Lo scenario si allarga, il deserto accoglie storie, leggende, episodi imprevisti. Federico vede la propria Milano ormai sepolta in una memoria inutile mentre qualcosa sta avvenendo  nella natura, negli eventi di cui è protagonista e nella sua stessa persona.
Qualcosa che potrebbe evolvere verso cambiamenti irreversibili.
Fra un sopra e un sotto sempre più vicini, quasi i poli di un arco voltaico, i protagonisti dell'avventura
sono costretti a viverne ogni implicazione.
Scintilla può essere qualunque cosa, anche un'improvvisa veggenza.



Marco Righetti, romano, classe 1958 è un ex avvocato penalista e si sta laureando per la seconda
volta in Lettere. Vincitore di numerosi premi letterari per teatro, poesia e narrativa, è presente su numerosi blog e collabora con testi e recensioni a varie riviste letterarie.

sabato 25 agosto 2012

Luce





" Le persone sono come le vetrate colorate.
Brillano e scintillano
quando c'è il sole,
ma quando cala l'oscurità
rivelano la loro bellezza
solo se c'è luce dentro."
( E. Kubler- Ross )

venerdì 24 agosto 2012

Cuore




" Il problema della memoria
è che lascia macchie indelebili.
Anche quando i dettagli svaniscono
rimane un alone scuro.
Il piede sinistro verrà sempre preferito
se il destro si è rotto.
E il cuore
sarà sempre riluttante
una volta che avrà capito
fino a che punto
si può piegare.
( Kelby, Tartufi bianchi in inverno)

giovedì 23 agosto 2012

I cortoromanzi dell'estate. Nella colonia penale di Franz Kafka




Nella colonia penale
di Franz Kafka

" Nella colonia penale"  si può classificare come un racconto horror, che contiene in nuce  molti dei temi cari all'autore boemo.
La storia dell'ultimo utilizzo della terribile macchina di tortura usata in una innominata colonia penale va ben oltre le crude descrizioni del suo funzionamento, segna piuttosto l'ultima, estrema tappa di una giustizia "di Stato"  efferata e disumana nei confronti del singolo individuo, paradossalmente alla vigilia di una tragedia di portata ben più vasta, la Prima Guerra Mondiale.






Franz Kafka ( Praga 1883- Kierling 1924 ) è lo scrittore che ha segnato indelebilmente la letteratura del Novecento. I suoi capolavori -" Il castello ", " Il processo ", " La metamorfosi ", solo per citarne alcuni- hanno sviscerato le ossessioni, le paure e le frustrazioni delle generazioni vissute tra le due Guerre, mantenendo intatto il loro valore anche a distanza di quasi un secolo.


mercoledì 22 agosto 2012

Riflessioni d'estate






C'è qualche cosa di strano , metafisico in queste città d'agosto, abbacinate dal sole. E ancora di più in questo affollarsi di corpi sulle rive del mare. Tutti ben inquadrati, come tanti soldati in fila.
Davanti all'infinito del mare e alla potenza del sole che entra nella carne.E' quasi un'adorazione inconsapevole. Quella delle claustrali o degli eremiti è un'adorazione cosciente: contemplano un volto in cui si racchiudono tutti i mari e i soli e le stelle, tutte le albe e tutti i tramonti, Colui che dà consistenza ad ogni granello di sabbia, a ogni cristallo di neve delle alte montagne, all'universo intero..
Ma forse anche noi, turisti del tempo, siamo pellegrini del'eterno e in questo periodo sospeso delle città deserte, delle spiagge affollate o delle alte vette, contempliamo senza saperlo il "mistero eterno/ dell'esser nostro" (Leopardi).



Cesare Pavese ha dedicato un libro memorabile a questo momento di sospensione, dove le "ferie" dal lavoro spalancano davanti una voragine, quella del tempo vuoto, così insolita ed allarmante da dover essere riempita affannosamente di distrazioni o di torpore.
Forse uno dei modi migliori di gustare l'estate è proprio la lettura, Anche - perchè no - di "Feria d'agosto" " In verità" scriveva Pavese in questo strano libro " siamo tutti in attesa (...) La compagnia che ci facciamo serve a distrarci dalla varia attesa, dal vuoto instabile che la tentazione di tacere crea dentro di noi ". E ancora " Non si sfugge nemmeno nell'acqua, alla solitudine e all'attesa (...). Che cosa deve dunque accadere? (...) . Ma siamo tutti inquieti; chi seduto e chi disteso, qualcuno contorto, e dentro di noi c'è un vuoto, un'attesa che ci fa trasalire la pelle nuda." Certo, Pavese è ipersensibile alle normali risacche della vita. Era vulnerabile come i bambini che non hanno la corazza  dell'abitudine e della distrazione a difenderli dagli urti dell'esistenza e avvertono tutto sulla carne viva. Nel  " Mestiere di vivere ", Pavese ci dà ancora due suggestioni che bisognerebbe ascoltare e contemplare a lungo...La prima: " Com'è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perchè attendiamo?" I l primo pensiero ci fa accorgere di essere come i fortunati destinatari di una grande eredità, i principi di un regno che nascendo ci viene elargito, non si sa da chi e perchè. Certo senza alcun merito da parte nostra. Senza che - appunto - ci fosse dovuto alcunchè. Per pura liberalità, per assoluta gratuità. Ma subito dopo subentra la sensazione che questa incomprensibile situazione debba essere - per forza - solo la premessa, la preparazione di qualcosa. Aspettiamo spiegazioni, insomma. Che qualcuno venga a svelarci chi siamo e perchè ci troviamo qui. E quale scopo ha questa donazione che abbiamo ricevuto..
Può sembrare assurdo questo aspettare perchè, secondo lo scrittore, nessuno ci ha promesso qualcosa. Eppure non è proprio così. Perchè intanto tutto ci è stato dato e tutto è una promessa. Tutto è qualcosa di incompiuto, come un sipario che deve aprirsi. E questo è il compito di un sipario; esiste solo per aprirsi a un certo momento.
L'ansia di questa rivelazione non è per nulla passività, ma forse è la vita stessa. Ciò che fa dire ancora a Pavese; " Aspettare è ancora un'occupazione. E' non aspettar niente che è terribile." Perchè senza nulla da aspettare è solo il baratro del nulla che ci si spalanca davanti. E non domani, ma da subito e ingoia già le cose, le ore, i volti amati.E' orribile.Noi avvertiamo che non siamo fatti per questo. Infatti tutti noi, volenti o nolenti, aspettiamo. Il mare in un modo tutto speciale suggerisce questa attesa.






Anche Flaubert lo coglie e lo rappresenta nell'anima della sua Madame Bovary; " In fondo all'anima tuttavia ella attendeva un avvenimento. Come i marinai che si sentono perduti essa volgeva di qua e di là gli sguardi disperati, cercando in lontananza qualche vela bianca, tra le nebbie dell'orizzonte. Non sapeva che cosa aspettasse, quale caso; nè da qual vento questo sarebbe portato, nè a qual riva condurrebbe lei; se fosse scialuppa o bastimento grande, se carico d'angosce o pieno di felicità fino alle murate ". Siamo tutti dei poveretti che dalla riva vedono allontanarsi sempre più, all'orizzonte, il naviglio delle cose e delle persone amate, perchè l'esistenza è un continuo addio. E alla fine arriva la notte che inghiotte tutto. Ma c'è un'altra possibilità, che sussurriamo al nostro cuore e che tacitamente desideriamo per i nostri figli. Che in realtà noi viventi siamo lì sulla riva in attesa di una nave che arrivi all'orizzonte con il grande Amore della vita, con la Felicità che un giorno si avvicinerà e sbarcherà sulle spiagge della nostra esistenza. Anche se si crede, come Pavese, che nessuno ce l' l'ha promessa ( ma in realtà ci è stata promessa), questa è l'attesa che abbiamo davvero nel cuore. Ed è inestirpabile. Luminosa come il sole d'Agosto.




martedì 21 agosto 2012

Ferragosto in Alta Valle Sessera




Il giorno di Ferragosto per sfuggire all'afa infernale che attanagliava il fondo valle abbiamo deciso per un'escursione in Alta Val Sessera all'Alpe Isolà sotto i laghetti del monte Bo dove si trovano le sorgenti del Sessera con una breve deviazione alla cascata e al sito archeologico dell'Argentera.
Una lunga camminata in una natura completamente incontaminata, camminata lunga ma molto agevole.





Ancora un tripudio di fiori estivi ma già l'erica nei prati dava all'estate un sapore di autunno, un po' complice anche il cielo coperto...





Una giornata rilassante, trascorsa in perfetta solitudine ( pensate che in tutte queste ore di cammino abbiamo incrociato una sola persona  ) un po' in salutare silenzio e un po' chiacchierando tra di noi e facendo mille progetti.






Piccole baite in mezzo ai prati fioriti, farfalle, il rumore del Sessera qui ancora " bambino"...ogni tanto un po' di vento!





Abbiamo mangiato i nostri panini seduti lungo il torrente,  e abbiamo fatto una lunga sosta immersi in questo vero " mare della tranquillità".






I cani si sono divertiti tantissimo, in particolare Platone che ha goduto di lunghe ore di libertà Cassandra purtroppo è condannata al guinzaglio perchè seguendo il suo istinto di cane da caccia scappa e non torna più indietro.






Sulla strada del ritorno abbiamo deviato verso la cascata dell'Argentera









e abbiamo visitato il sito archeologico, recentemente ristrutturato , dove si trovava " L'opificio in riva destra del Sessera " intitolato a  Spirito Benedetto Nicolis Di  Robiland , ispettore delle miniere dello Stato Sabaudo e fondatore dell'opificio stesso.










Nella dorsale montuosa che sovrasta il sentiero è scavato un reticolo di gallerie e cantieri minerari da cui si estraeva la galena, un solfuro di piombo con inclusioni di argento,di qui il nome Costa dell' Argentera.






Prima del rientro a casa una doverosa sosta dai pastori per comperare la Toma e il miele delle valli biellesi, abbiamo scelto miele di castagno, mille fiori, e lo stupendo miele di acacia improvvisando una simpatica degustazione. Poi siamo rientrati nell'afa!!!












lunedì 20 agosto 2012

Antica ricetta delle Pesche ripiene piemontesi




Questa ricetta delle "Pesche ripiene"  è la ricetta originale della mia bisnonna e già quando le faceva lei si parlava di "antica ricetta" e si favoleggiava della cuoca di grandi e notissimi industriali, che allora  ( e fino a pochissimi anni fa) vivevano qui, che era una piemontese doc e che aveva, oggi diremmo condiviso questa delizia culinaria con la governante che poi ne aveva parlato " chiacchierando in cortile" con la bisnonna Adele, la quale l'aveva prontamente sperimentata e ricopiata nel suo famoso "quaderno nero" che passando di generazione in generazione è arrivato nelle mie mani e viene gelosamente conservato.

Un tempo la tradizione voleva che le pesche ripiene si preparassero, insieme agli squisiti "fiori ripieni"  per Ferragosto e si mangiassero durante la scampagnata al santuario di San Bernardo o del Cavallero,
http://iltemporitrovatodiantonella.blogspot.it/2012/06/santuario-del-cavallero.html?utm_source=BP_recent
naturalmente oggi le cose sono cambiate a Ferragosto in paese non c'è nessuno perchè  tutti sono in vacanzaa
ma nei mesi estivi perdura comunque la tradizione di cucinarle.

Ingredienti:
20 pesche gialle ( di quelle che si spaccano a metà )
750 gr. di amaretti
2 1/2 di cacao amaro
3 uova intere
3 - 4 gusci d'uovo di marsala
pan grattato q.b.
burro q.b.

Spaccare a metà le pesche e vuotarle con un cucchiaio avendo cura di non rompere la pelle. Mettere le pesche svuotate in una pirofila abbondantemente imburrata. Frullare la polpa.
Sbriciolare molto finemente gli amaretti e unirli alla polpa di pesca frullata..
Unire il cacao, le uova e il marsala.
Unire il pan grattato per dare la giusta consistenza che deve essere morbida ma non troppo fluida.
Con un cucchiaio riempire le pesche e sopra ognuna mettere un fiocchetto di burro.
Mettere in forno gia caldo a 250° per circa 20 minuti. 
Far raffreddare e...buon appetito!
( Molte persone le congelano per poi consumarle durante il pranzo di Natale. A me non piacciono, anche perchè non amo le cose fuori stagione e le pesche a Natale le trovo una nota un po' stonata!)




sabato 18 agosto 2012

I cortoromanzi dell'estate, Luisa ha le tette grosse di Silvio Donà



Luisa ha le tette grosse
di Silvio Donà

Angelo è un uomo come tanti, intrappolato nelle maglie di una vita che gli sta stretta senza che realmente se ne renda conto
La sua vita scorre su un binario di noiosa linearità fino al giorno in cui una scoperta casuale, un incontro eccitante e una svista sul lavoro innescano un meccanismo rivoluzionario nella sua mente.
La routine e la pigrizia quotidiana si manifestano in tutto il loro orrore e qualcosa in lui cambierà per sempre.
Una semplice storia complessa, una scrittura fresca e originale che riesce a sondare nelle profondità dell'animo umano con ironia.


Silvio Donà è nato a Campagna Lupia ( Venezia ) nel 1965. Vive a Bari con la moglie e due figli.
Nel 2009 ha pubblicato per Leone Editori il romanzo di fantascienza Pinocchio 2012.






Bellezza





" Dove si trova la bellezza?
Nelle grandi cose che, come le altre,
sono destinate a morire,
oppure nelle piccole cose che,
senza nessuna pretesa,
sanno incastonare nell'attimo
una gemma di infinito?"
( M.Barbery, L'eleganza del riccio )

venerdì 17 agosto 2012

Solitudine




" Solo questo ci serve:
solitudine, grande intima solitudine.
Penetrare in sè stessi per ore
e non incontrare nessuno.
Questo si deve poter raggiungere."

giovedì 16 agosto 2012

I cortoromanzi dell'estate, Senso di Camillo Boito




Senso
di Camillo Boito

" Forte, bello, perverso, vile
mi piacque."
 Con queste parole la contessa Livia Serpieri qualifica la natura della sua morbosa passione per il tenente Ruz. Ha inizio una travolgente vicenda sentimentale, che farà vivere alla protagonista di questo racconto l'adulterio, ma anche una cocentissima delusione e la più spietata delle vendette.
Con Senso, Boito ci offre la chiave d'accesso a una stanza tormentata dal desiderio bruciante e da una appassionata torbidezza. Un cuore femminile ricco di frenetici entusiasmi e splendida abiezione, disegnato attraverso una prosa che, per converso,spicca per la sua limpida eleganza.
A questo racconto Luchino Visconti si ispirò per l'omonimo film del 1954 con Alida Valli  nella parte della contessa Serpieri.











Camillo Boito ( Roma 1836- Milano 1914 ), architetto e scrittore, aderì al movimento della Scapigliatura debuttando sulla scena letteraria con la raccolta " Storielle vane 2 nel 1876. Nel 1883 ne pubblicò il seguito contenente anche  " Senso " .
I temi fantastici e macabri tipici della Scapigliatura vennero affrontati da Boito con piglio raziocinante ed estetizzante, quasi a volerli esorcizzare

Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")