martedì 17 ottobre 2017

Le otto montagne, Paolo Cognetti





L'avevo comprato quando ancora il Premio Strega sembrava molto lontano, quando sembrava che, senza ombra di dubbio, fosse destinato a Teresa Ciabatti, l'avevo comprato perchè mi piaceva il titolo, perchè la montagna per me è una passione e perchè avevo pensato che, in realtà, mi sarebbe piaciuto, durante le mie vacanze in montagna, leggere un libro che parlasse di montagne.




Monte Rosa dall'Oasi Zegna




Già, perchè non è un libro da leggere in spiaggia o in barca è un libro da leggere lì, sul posto, anch'io come lui amo le lunghe camminate in montagna, come lui vorrei avere una baita sopra i 2.000 metri, come lui penso che "qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.




Gran Paradiso - verso il colle del Nivolet




Comunque: quella di Cognetti è una storia di formazione palesemente autobiografica e che non avrebbe potuto essere inventata neppure con il salgarismo più eclettico: solo chi ha vissuto e toccato certe esperienze montanate può raccontarle e restituirle perchè si risveglino nel lettore e, beninteso, solo chi le ha precedentemente addormentate può ridestarle: non c'è descrittivismo che possa spiegare genericamente la montagna a chi non l'abbia vissuta un minimo, possibilmente in una fase adolescenziale della vita.




Monte Rosa- salendo al Belvedere da Macugnaga




In realtà la montagna non è propriamente l'ambientazione di questo romanzo, anzi meglio non è la location della narrazione: perchè la montagna non accetta di fare da fondale alle miserie dell'umano, ai suoi romanzi, film o fotografie; la montagna è desinata a rubare la scena - sempre - pur nella sua granitica o dolomitica immobilità, è un simbolo terrestre e cosmico che fa emergere tutte le nostre carenze: perchè è verticale,, perchè ci fa mancare la terra sotto i piedi, perchè ci costringe al confronto con dei bisogni ricondotti all'osso ( fatica, freddo, fame, sete) e perchè ci costringe a poter contare solo su noi stessi, a mettere a nudo i nostri limiti e le nostre potenzialità.




Veduta dal Colle dell'Agnello





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La montagna non mente mai, al costo di farti scoprire veramente chi sono i tuoi compagni di cordata.Se non è questo non è montagna: è villeggiatura, cartolina, scampagnata, parco dei divertimenti, palestra a cielo aperto, o, appunto, fondale per romanzi, film o fotografie.




Monte Bianco - Risalendo la Val Veny




Cognetti dice proprio cosi:  la montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro, silenzio, tempo e misura.




Monte Bianco- Risalendo la Val Ferret




E poi c'è la storia, ma tutto sommato è meno importante dello spirito che l'accompagna. Molte volte, leggendo e fermandomi in fondo alla pagina, mentre guardavo le montagne della Valle d'Aosta intorno a me, ho pensato che in fondo poteva anche finire lì, magari anche senza avventurarsi nella finale e terribile parentesi nepalese, senza il misticismo, senza la retorica delle bandierine degli sherpa e senza la necessità di quel genere di epilogo dirompente spesso richiesto dagli editor.




Gran Paradiso - Ghiacciaio della Tribolazione




Comunque è la stira di due ragazzi, poi uomini, che sono cisì diversi da assomigliarsi e specchiarsi in quella " montagna " che riflette sempre l'immagine che ciascuno merita, non altre. Cognetti racconta le sue esperienze di bambino tra i monti, le sue e quelle di migliaia di noi. I ragazzi sono uno di città e l'altro autoctono, si incontrano in montagna e scoprono il valore di un'amicizia che si consolida ad ogni nuova stagione e che scorre via assieme alla vita; intanto si parla di amicizia, di padri ( secondo me la figura del padre è stupenda ) e di figli senza alcuna ansia attualizzante, anzi si procede ricercando il significato denso e profondo che solo i vecchi romanzi ottocenteschi sapevano restituire senza timore del " banalmente classico " e di temi ritenuti scontati come l'approcciarsi al padre, alla madre, al selvatico, all'avventura, al divenire adulti.




Gran San Bernardo




I personaggi di questo romanzo in cui non succede quasi n ulla, sono tutto,  e sono molto archeticipi.. C'è il padre del protagonista, un chimico introverso, affascinante a suo modo, ogni sera corico di rabbia come è quasi doveroso essere da cittadini sani che vivono in città; i genitori del protagonista Pietro ( detto Berio, sasso ) si sono innamorati e sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, e la montagna è la loro passione fondativa.




Cervino




Il padre è spavaldo nel salire sul sentiero, sempre in gara con qualcosa o qualcuno, competitivo anche solo con se stesso, intriso di retorica della montagna, e ansioso di firmare i libri di vetta, un uomo da sassi e rocce, dai 3.000 metri in su.




Salendo al rifugio del Mont Faler




E poi c'è la madre, molto più tipicamente accomodata sui prati, nei pascoli, coi piedi immersi nel torrente, a passeggiare nei baschi, più meditabonda e scevra dalla sofferenza in cui agognare la cima, scevra da quel " rincoglionimento " un po' deluso che ti prende una volta lassù, e scevra pure, dall'angoscia di dover scendere e tornare subito a casa, scevra insomma da quell'assenza di presente che l'esperienza della scalata può rivelarsi. Una donna, insomma , lontana dalla " conquista dell'inutile " ( doppia citazione Herzog e Messner ) e più adatta al massimo ai 2.000 metri, col vizio di voler intervenire nella vita degli altri.




Ghiacciaio della Tribolazione



Ma entrambi, lei e lui, i genitori, dopo essersi conosciuti sulle Dolomiti, li ritroviamo costretti a vivere a Milano e a farsi catturare dal languore meneghino che nelle giornate serene fa intravvedere la Grigna e il Resegone e persino il Monte Rosa innevati.




Salendo all'Alpe Chamolè, panorama sulle Alpi



Solo durante le brevi vacanze la coppia si risvegliava, più allegra e loquace. Poi, ecco, andarono a ficcarsi nel paesino di Grana ( nome inventato ) dove i due ragazzini coprotagonisti s'incontrano e lasciano nascere un'amicizia all'insegna di Mark Twain, che Cognetti cita direttamente.
E qui succedono un sacco di cose e nessuna.




Il Monviso




C'è l'alpeggio e la tentazione di viverci e addirittura  di camparci, oppure il vivere in un paesino di 14 anime senza negozi, ci sono gli ambienti, gli odori che Cognetti è molto bravo a catturare senza essere stucchevole, c'è " la gente che va a vivere in alto perchè in basso non la lasciano in pace ", inseguita da padroni, eserciti, preti e capi reparto.




Monviso, salendo al lago Fiorenza




Ci sono le estati di esplorazioni e scoperte, le case abbandonate, il mulino, i sentieri più aspri, il saper camminare in montagna  come " la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui ", il padre.




Il Monte Rosa da Riva Valdobbia




C'è l'estate. E c'è l'inverno, in cui la montagna non è fatta per gli uomini.
Raccontare oltre significa raccontare un romanzo che non si legge ma che si respira, come la montagna...




Le  " nostre " meravigliose 3 punte: Monte Barone, Punta delle Camosce, Gemevola

15 commenti:

  1. Cara Antonella, una bella carrellata di foto, qui vedo che le montagne sono di casa, le montagne con il suo fascino sono buone per tutte le stagioni.
    Ciao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Verissimo Tomaso, le montagne sono splendide in ogni stagione.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  2. Risposte
    1. Ciao Vincenzo, sì è un bel libro, tra i contemporanei raramente trovo qualche cosa che mi convince, questo mi è veramente piaciuto.
      Buona settimana.
      Antonella

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  3. Cara Antonella, complimenti per queste bellissime foto, una più bella dell'altra.
    Ciao e buon inizio delle settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  4. Post grandioso, che meraviglia i tuoi scatti!
    Che brava che sei Antonella!
    Un abbraccio e buona serata da Beatris

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    1. Grazie Beatris, è sempre un piacere incontrarti.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  5. Cara Antonella, il titolo mi dice molto, credo sia un libro interessante!!! belle le foto delle montagne.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Sì, Tomaso, un libro molto bello, una lettura stimolante.
      Antonella

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  6. Ben tornata cara Antonella, mi auguro che la tua amica stia meglio. Ho letto il tuo post e mi sono persa nella bellezza delle foto.
    Un abbraccio!

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    1. Ciao Ofelia, grazie, la mia amica in questo momento sta leggermente meglio ed è in attesa di un intervento chirurgico, purtroppo la sua malattia è molto grave comunque per intanto ci godiamo questo momento e aspettiamo...
      Sono contenta che le " mie " montagne ti abbiano rapita.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  7. Anch'io amo molto la montagna. Purtroppo conosco poco le montagne italiane perchè ho un piccolo appartamento nell'Ossola e, se vado in montagna, vado sempre lì !!
    Le foto del tuo post sono tutte spettacolari . Credo anch'io che un libro così vada letto proprio in montagna, dove il nostro animo è più vicino allo spirito della narrazione e alla vita che lì si vive , una vita, a volte, dura e comunque molto diversa da quella a cui siamo abituati noi. Sei andata alla mostra di Sgarbi ? Ti è piaciuta ? Io ci sono andata e mi è sembrata molto bella e interessante . Ciaooooo

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    1. Ciao Mirtillo, alla mostra di Sgarbi non sono ancora andata, era in programma ma poi è arrivato mio cugino dall'Argentina e i piani sono un po' cambiati, credo che andrò subito dopo i Santi.
      Se hai occasione leggilo questo libro, magari mentre sei nell'Ossola, sono sicura che ne resterai incantata anche tu.
      Ciao, un abbraccio.
      Antonella

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  8. Dopo una presentazione così suggestiva non si può non leggere questo libro, grazie per il suggerimento e buon fine settimana a te.
    Un abbraccio!

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    1. Ciao, secondo me è un libro bellissimo che va gustato lentamente, parola per parola. Leggilo se ne hai occasione, poi mi dirai.
      Un abbraccio.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")