" Harry Ppppooooottteeerrr..." le parole di Lord Valdemort risuonano in ogni libro della sagra di Harry Potter e tornano ad essere ripetute anche nell'ultimo Harry Potter e la maledizione dell'erede, uscito in Italia il 24 settembre per Salani editore. Ebbene sì, lo confesso, sono una grande appassionata del maghetto e delle sue avventure e anche questa volta sono stata fedele alla mia "passione " e il giorno 24 sono entrata in possesso del mio prezioso volume.
E così siamo arrivati all'ottavo capitolo che si concentra sul rapporto padre - figlio ( il quarantenne Harry e il secondogenito Albus Severus, che non accetta il peso dell'eredità paterna ) ma non manca il solito contrasto tra male e bene, che a sua volta si sviluppa intorno alle scelte che ogni singolo individuo compie e a quanto esse siano legate a un destino preordinato o al libero arbitrio. Temi già sviscerati centinaia di volte da Edipo a Star Wars.
L'ottavo capitolo della saga letteraria più fortunata e ricca del nuovo millennio ( oltre 450 milioni di copie vendute in tutto il mondo, senza parlare dei film, del parco divertimenti a tema, dei gadget) è tutto tranne che un brutto libro. La penna della Rowling rimane ottima, e anche la trama è solida, ancorchè un po' prevedibile. Il successo in termini di vendita forse sarà superiore a tutte le puntate precedenti.
Ma non si può pensare che l'autrice abbia agito solo per soldi ( è già una delle donne più ricche della Gran Bretagna ). L'aspetto senza dubbio più interessante di tutta la vicenda sta nello strumento scelto per riportare in vita, letterariamente parlando, Harry Potter. Il libro è una sceneggiatura teatrale ( ecco l'esigenza di ricorrere ai due coautori John Tiffany e Jack Thorne ) il che pone davanti a una riflessione su quale sia il futuro di uno dei generi letterari più antichi.
Se nell'antica Grecia andare a teatro era uno dei momenti più importanti della vita sociale, e lo stesso si può dire per l'età elisabettiana in Inghilterra e poi anche per l'Italia settecentesca, è indubbio che dall'avvento del cinema prima e della televisione poi il teatro abbia perso gradualmente appeal nei confronti del grande pubblico.
Nonostante la maggior parte degli attori consideri il palcoscenico il padre nobile del grande schermo, è ipocrita ignorare che negli ultimi decenni il teatro abbia esercitato una sempre minor attrattiva e nei confronti del pubblico, e in particolare del pubblico giovane. Gli under 30 sono sempre meno attirati dal fascino magico del sipario che si alza davanti a protagonisti in carne ed ossa. E' un problema di lungo corso, le cui motivazioni ognuno ricerca ed attribuisce a diversi responsabili.
Ma il punto qui è un altrò: la fortuna largamente preannunciata di Harry Potter e la maledizione dell'erede sia in versione cartacea sia ( a Londra per il momento ) in versione teatrale, testimonia che un presente che metta insieme giovani e teatro è possibile. Allo stesso tempo questo successo pone delle domande sul futuro del teatro per le nuove generazioni perchè Harry Potter è rivolto ai ragazzi, ma anche a quegli adulti under 30 poco propensi ad andare a teatro che sono cresciuti con le peripezie del maghetto ( il primo libro è del 1997, ma il successo planetario arriva negli anni duemila con il film ).
Serge allora spontaneo l'interrogativo, magari provocatorio, se il nuovo Harry Potter possa essere di stimolo per una rinascita del teatro o rischi al contrario di certificarne la morte definitiva. Se, in altre parole, questo successo possa aiutare i giovcani a scoprire il fascino e la bellezza del teatro. Perchè l'alternativa è che questo magico " contenitore " possa continuare a vivere solo quando sia riempito da un contenutoblockbuster.
Il teatro inteso come forma d'arte non morirà mai, ma non si può considerare realmente vivo qualche cosa che ormai è rivolto quasi solo a classi sociali colte. Qualcosa che invece non mostri nessuna attrattiva nei confronti delle classi meno colte e, più in generale , di chi rappresenta il futuro, cioè i giovani. La risposta non può darla un singolo libro o una singola piece teatrale.
Ma Harry Potter mette di fronte a due diversi scenari, uno tanto entusiasmante quanto inquietante l'altro. Che il problema vada risolto è evidente, a maggior ragione in un Paese che si vanta di avere il primato culturale sul resto del mondo, dove, tranne pochi grandi teatri, la maggior parte delle compagnie viene sovvenzionata da fondazioni private. E a decidere del futuro del teatro non può essere la magia.
( Immagini dal web )
Cara Antonella, questi film fantasiosi, tanti pensano che piacciono solo hai giovani, è sbagliato, anche ha me piacciono tanto se anche non sono più giovane:)
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un abbraccio e un sorriso:) sorridere fa bene!
Tomaso
Sempre molto brava, i tuoi post sono tutti molto interessanti, è bello passareda te!
RispondiEliminaBuon pomeriggio da Beatris
Il tuo post è molto interessante anche perchè sarò una delle poche al mondo a non aver visto neppure un film del famoso maghetto.
RispondiEliminaUn grande abbraccio e grazie per il tuo commento al mio blog Lory
Ciao Antonella, che gran bel post.
RispondiEliminaIo devo ancora comprare il libro, non vedo l'ora perchè come te adoro questo maghetto. Spero, naturalmente, che anche da questo libro venga fuori un film. Detto questo la penso come te sull'argomento teatro e nonostante sia una bella storia da portare sul palcoscenico purtroppo ciò non basta per salvare la cultura e la voglia di vivere l'arte in questo maniera tanto bella e stimolante. Buona domenica a presto. Un abbraccio