lunedì 27 aprile 2015

Il Tetto del Mondo abbattuto dagli dei




Quando crolla il tetto del mondo non c'è riparo sulla terra. 
La rabbia degli dei si abbatte sugli uomini inermi, li schiaccia come formiche, strato di cadaveri
dopo strato. Non c'è riparo solo polvere e macerie. A migliaia vengono sepolti.
La terra si apre crollano i palazzi e le torri. L'arroganza umana che le ha innalzare viene decapitata dalla
furia della divinità.







Si sbriciola, in Nepal, la torre Dharahara, decine e decine di metri ridotti a sabbia. Crollò nel 1934,
 la rimisero in piedi. Adesso di nuovo capitola, nello scontro tra Shiva, il distruttore, e Vishnu, il costruttore.
Hara Shiva, " colui che porta via " si è goduto la sua ecatombe, in memoria dei tempi antichi,
quando l'umanità aveva terrore di lui, e cercava di placarlo sacrificando.









Non è servito ai nepalesi invocare e sui mille e otto nomi: egli ha distrutto.
Non solo le cose e le persone. Shiva è anche colui che straccia il velo di Maya, che porta consapevolezza.
Ha portato ieri contezza della fine. Della fragilità.









E' terra dove si consumano pulsioni ancestrali, il Nepal.
Meta dei ricchi fricchettoni e delle loro fumisterie negli anni in cui ci si credeva ancora.
Spuntone tra i cui crepacci si aggirano Yeti e altri esseri mitologici di cui in più di un'epoca
le droghe han favorito la comparsa.









Terra mistica agli occhi ignari degli occidentali, luogo divino per chi ha saputo
incamminarsi sulla strada impervia della saggezza. Giuseppe Tucci, esploratore dei
boschi dell'animo sotto il fascismo, vi trovò la conoscenza. Si abbeverò alla fonte di
Hem Raj Sharma, precettore di corte, l' uomo che possedeva la più grande biblioteca
nepalese, colui che volle ordinare la lingua degli dei.









Hem Raj creò una grammatica del sanscrito, la lingua nobile del Nepal, a cui si dà
attributo di divinità perchè non si modifica, il parlato non la intacca.
Anche se non tutti la parlano, preferendole il popolare nepali, imbastardito.








E' terra di vette e cadute, il Nepal. Altezze che lambiscono il Pantheon, cime impervie dove 
gli uomini misurano se stessi, nel Paese dell'altitudine media maggiore del globo dopo
il Tibet. E poi gli abissi della povertà, perchè lì si campa con pochi spiccioli al giorno, qualche dollaro,
 e la violenza di modi e di pensiero dei maoisti rapisce molte menti.









Si misurano le fosse della disperazione, con il sangue che bagna le rocce sgretolate.
Un paese dove i terremoti sono frequenti: prossimità agli dei significa anche questo,
prossimità alla morte. Ancora Shiva dunque. Dispersione e dissoluzione, ma anche trasformazione.
Pulsione del mondo e devastazione.









Questo vedono gli occhi illuminati dei saggi.
Ai nostri occhi umani, invece, resta solo il disastro.
La polvere e le rovine sotto cui muoiono anche gli dei.





9 commenti:

  1. Cara Antonella, continuano ad arrivare notizie sempre più allarmanti, le tue foto lo dimostrano bene un catastrofico disastro. Ciao e buona settimana cara amica.
    Tomaso

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  2. Molto interessanti queste notizie che ho letto volentieri. Bello pensare a uno scontro di divinità, ma, come giustamente concludi, sappiamo che non è così: sempre e comunque molto sfacelo e dolore. Un abbraccio.
    Paola

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  3. Immane scempio della natura.
    Maurizio

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  4. Quando succede tutto ciò le parole rimangono vuote e prive di significato. Serve solo il silenzio.
    Buona serata
    Paolo

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  5. Un pensiero e una preghiera per questo popolo già "fragile"....

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  6. Que triste ver esse povo sofrendo assim. Vou rezar para que tudo fique bem.

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  7. Tragedie assolute che ridimensionano l'uomo nei confronti del mondo.

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  8. Tomaso,
    Censorina,
    Maurizio,
    Paolo,
    Ale,
    Minha,
    Keypaxx,
    scusatemi, per me sono giorni terribili, non ce la faccio a rispondervi singolarmente. Mandiamo tutti insieme il nostro pensiero a questo popolo così duramente colpito.
    Un abbraccio.
    Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")