venerdì 25 maggio 2012

Antimoderni, il progresso ci ha reso tristi




E'  uscito ieri il libro " La regina che faceva la colf " di Nana  Konadu Yadom scritto in collaborazione con Andrea Pasqualetto (Ed.Marsilio 15 Euro ) Il libro racconta la storia di Nana  sotto forma di lettera a un ragazzo del villaggio.



" Besoro è un piccolo villaggio immerso nella giungla subtropicale nel sud del Gahana, abitato dagli Ashanti, un'antichissima tribù, un tempo guerriera, che fino a un paio di secoli fa occupava vaste aree dell'Africa nera. A Besoro, Modernità, Progresso e quella che noi chiamiamo civiltà non sono ancora arrivati.
Una principessa del villaggio, Nana Konadu Yadom, decide di fare un viaggio in Italia. Insegue il suo sogno: incontrare anche una suora che vive in odore di santità a Schio.





Alla partenza tutto il villaggio è venuto a salutarla -ha un momento di commozione guardando gli occhi pieni di luce , limpidi, sereni della sua gente. Sono occhi da bambini. Passerà un breve periodo in Sicilia, dove vive una conoscente, poi salirà a Schio dove scoprirà che la suora, l'obiettivo del suo viaggio, è morta mezzo secolo prima.






Si fermerà però a Schio per molti anni, mantenendosi facendo la colf. Non ha una cattiva percezione del nostro mondo. La cosa che la colpisce di più all'inizio è che tutti vanno di fretta e portano al polso una strano oggetto che a Besoro non si è mai visto: l'orologio.






A Besoro il tempo non esiste o , per meglio dire, ha una dimensione diversa; è segnato dal levar del sole e dall'ombra quando raggiunge le radici della grande cuacua del villaggio, il che vuol dire che è venuta sera. In seguito scoprirà molte altre cose del nostro mondo.






Nel frattempo la vecchia regina di Besoro ha designato proprio lei alla sua successione ma Nana Konadu Yadom, che per semplicità in Italia si fa chiamare Rosina, rimarrà ancora molti anni da noi, quasi diciotto, tranne qualche breve ritorno al paese natio.






Una regina che fa la sguattera? In Italia  diventa un caso, Ne parlano i giornali, arrivano da tutte le parti inviati per intervistarla. Ancora un passo e le proporrebbero una comparsata all'Isola dei Famosi.
Ma Nana cerca di sottrarsi ad ogni pubblicità. Finchè il consiglio degli anziani la richiama a Besoro perchè possa adempiere appieno ai suoi doveri di regina.






Nana-Rosina è ormai partecipe delle due culture; quella occidentale e quella di uno di quei rari popoli " primitivi " , che i tedeschi chiamano più correttamente " popoli della natura" ( naturvolker), ancora rimasti sulla faccia della terra.Vuole migliorare le condizioni del suo povero villaggio. Niente di grandioso, una piccola scuola, un piccolo ospedale. Che verranno costruiti con l'aiuto di alcuni amici italiani che si sono presi a cuore la sorte di questo villaggio dimenticato dalla civiltà. Costruito l'ospedale il medico, un nero anche lui,  ma che viene da fuori, fa notare a Nana che l'ospedale è inutile se non si costruisce anche un pozzo, se adulti e bambini continuano ad abbeverarsi nel putrido stagno del villaggio dove è facile che contraggano la malaria.Si da quindi il via anche al pozzo.






Nana è contenta, Pensa di aver fatto bene il suo mestiere di regina. Ma dopo qualche tempo si accorge, con sorpresa, che gli abitanti di Besoro sono diventati tristi. I loro occhi non sono più pieni di luce, limpidi, sereni. Si sono incupiti. Compaiono malattie mai viste a Besoro: l'ipertensione. " E' la malattia della città" dice il medico. Si parla molto di soldi. " Qualcosa stava cambiando nei sentimenti delle persone" .







Il primo a squagliarsela, tornando a vivere nella foresta, è il contadino Kojo, seguito poi da molti altri  e persino dal fedelissimo " zio Ofa ". Un giorno Buama , che aveva cominciato a lavorare con grande energia al progetto dice alla regina " Nana non posso più vivere così".






L'esperimento non è riuscito, in senso esistenziale, non materiale. Scritto in prima persona, nella forma di una lettera a un ragazzino  ashanti, Kofi,  che non ha mai lasciato Besoro e nulla sa del Progresso, in uno stile piano, semplice, fresco, spesso ingenuo ( che il giornalista Andrea  Pasqualetto, che ha raccolto il racconto di Nana, ha fatto bene a lasciare così com'è perchè, già di per sè, ci parla di un mondo completamente diverso dal nostro,  un mondo di sentimenti semplici e forti, di pudore, di riservatezza, di silenzi, di controllo delle proprie emozioni, di dignità, di valori ancestrali. ) il libro centra alcuni nodi cruciali del nostro rapporto con le altre culture.






In questo caso con quelle complesse, sofisticate, ma delicatissime dell'Africa nera. Basta conoscere le cosmologie di alcune grandi tribù, per esempio i Dogon, per capire quanto profondo sia, sul terreno spirituale ed esistenziale, il pensiero dei neri africani, così lontano dalle cupe e rozze rappresentazioni islamiche e cristiane.






E' bastato poco,  un niente per dissolvere equilibri millenari  su cui la gente di Besoro viveva, felice nella sua povertà. Felice anche se ci si ammalava di malaria bevendo da uno stagno e si moriva un po' prima di quando si muoia da noi. Certo oggi ci si ammala meno di malaria a Besoro e forse si vive un po' di più.
Ma non erano queste le cose, che pur a noi appaiono fondamentali e imprescindibili, che rendevano serena la gente di Besoro.






Era una dimensione interiore che noi in occidente,  nonostante tutte le nostre conquiste tecnologiche e proprio a causa di queste, abbiamo perduto.






L'esperimento di Besoro è andato così benchè a guidarlo fosse una persona, Nana, che conosceva bene la sua gente e che quindi l'ha condotto con la massima prudenza e non delle Ong che, quasi sempre, si muovono come degli elefanti nel classico negozio di cristalli, poco o nulla sapendo della mentalità, della storia, della sensibilità, delle tradizioni, degli equilibri delle popolazioni che vogliono "salvare" bastandogli la certezza di rappresentare "il migliore dei mondi possibili " ,il nostro, i cui valori e cui metodi si ha, non il diritto, ma il dovere di trasportare a chiunque ne sia rimasto estraneo.
L'Inferno, si dice,  è lastricato di buone intenzioni. Quello moderno dall'ottuso ottimismo di Candide.
Resta però in sospeso la domanda finale che Nana pone a Kofi, ma in realtà a se stessa: "L'altro mondo arriverà,  arriverà presto anche a Besoro e nessuno potrà fermarlo. Arriverà l'asfalto, arriveranno le macchine, arriveranno molte cose che incantano l'uomo come il vecchio Mensah incanta i bambini, con la fantasia. Tutti le vorranno e anche tu le vorrai.






Un giorno forse non si guarderà più il cielo come fai tu, come ha fatto tuo padre Kwaku, come faceva mia nonna Yaa Serwaa. Cosa fare Kofi?. Questo è il destino del mondo" ".
(Massimo Fini, Libero del23 maggio 2012)
(fotografie dal web)







23 commenti:

  1. che storia particolare... non la conoscevo... come tante che pubblichi qui e che le scopro grazie a te :) certo questa fa riflettere tanto.. ad esempio su questa mania della fretta che c'è qui da noi (il tema fretta-lentezza mi è molto caro :P)... forse bisognerebbe trovare un giusto equilibrio tra le varie culture, sempre penso che la virtù sta nel mezzo :) cmq bellissima bellissima quella distinzione popoli primitivi - popoli della natura... bellissima questa cosa, molto più corretto dire popoli della natura!

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    1. c
      Ciao Domenico, anche a me è molto caro il tema della Fretta-Lentezza , io e mio marito stiamo proprio impegnandoci per imparare a vivere "lento" sembra niente a dielo ma in realtà non è facile perchè comunque c'è il lavoro, c'è il mondo intorno che vive veloce, ma almeno i nostri spazi ci stiamo abituando a viverli con un altro ritmo. Anche a me piace la definizione "popoli della natura" racchiude un significato e un valore molto più ampio che il termine, addirittura un po' negativo, di "primitivi". Poi io trovo molto forte il discorso sulla spiritualità e il rispetto che ogni religione' comprese quelle animiste come queste dei popoli africani,deve avere. Non so fino a che punto sia giusto evangelizzare dei popoli che comunque un Dio, sia pure la grande quercia, l'hanno.
      A questo proposito avevo seguito , al secondo o terzo anno di università, un coeso di etnologia che appunto approfondiva la spiritualità (interessantissimi i riti di passaggio) del popolo Igbo.Ciao, sono contenta che ti sia piaciuto, Antonella.

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  2. ma che bella storia,non la conoscevo Antonella,mi fai imparare tante cose nuove,grazie mille!!!
    P.S. scrivi in modo meraviglioso...
    buona giornata ;-)

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    1. Ciao Audrey, grazie per i complimenti. Mi fa piacere che questa storia sia piaciuta, secondo me è una storia su cui riflettere molto...1 Buona giornata anche a te. Ciao,Antonella

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  3. Buongiorno Antonella,
    scusami per il ritardo ma sono stata lontana dal blog per impegni lavorativi e solo ora ho potuto ritirare il tuo premio. Grazie per la Tua gentilezza e la Tua stima. A presto e buon fine settimana...

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    1. Ciao Audrey, ci mancherebbe, va bene così. Buon fine settimana anche a te, a presto Antonella.

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  4. Pensa se noi buttassimo l'orologio ci mettessimo il tempo giusto per le cose, senza la fretta, senza i litigi sul lavoro, nelle case, se i nostri giovani tornassero a coltivare la nostra terra, se tornassimo a vivere come una volta nelle corti, se usassimo internet per utili scopi.
    Del resto Besoro non lontana da noi, magari c'è ne è un pò in tutte le nostre citta. Spetta a noi riscopire il punto d'armonia tra noi e l'ambiente che ci circonda.
    Buon fine settimana
    Albero

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  5. Grazie Antonella! Molto gentile da parte tua, ringrazio di cuore anche tuo marito!

    Saluti cari
    Cinzia

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    1. Ciao Cinzia, figurati! Buon fine settimana, Antonella

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  6. Ciao, sì forse Besoro è un po' anche nelle nostre città, quanto meno è bello pensarlo. M i piace molto la tua espressione "metterci il tempo giusto per le cose", e poi " tornare a vivere nelle corti" magari lì seduti in circolo a raccontarsi la vita. Bisognerebbe, almeno per quanto possibile, ritrovare questa dimensione. Ciao, buon fine settimana anche a te. Antonella.

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  7. Proprio una storia che mi affascina, soprattutto questo incrocio di culture che sono sempre un modo per arricchirci. Noi abbiamo sfondato la barrieta del tempo, ne abbiamo perso il controllo, corriamo talmente veloce che ci lasciamo dietro il vero senso delle cose. A volte non dovremmo solo rallentare ma proprio fermarci ma..... non ne abbiamo il tempo.
    Bellissimo questo post.
    Ciao cara Antonella!

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  8. Ciao Carla, lo immaginavo che ti sarebbe piaciuto. Purtroppo corriamo così veloci anche nel pensiero e non riusciamo più a cogliere niente tutto ci passa sopra e se ne va. Io voglio tornare all'essenza delle cose, lo voglio davvero con tutta me stessa. Ciao , un forte abbraccio, Antonella.

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  9. Sono senza parole.
    Un libro che racconta la verità dell'uomo, del nostro mondo, della nostra epoca.
    Straordinario.
    Mi viene in mente una nota citazione di J.J Roussau... Vediamo se l'hai capito quale e'? ;)
    Post che non dimenticherò mai.
    Grazie a te, Antonella.

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  10. Ciao Vaty, non mi viene in mente a quale citazione stai pensando, certo che tutta la storia fa tornare in mente le teorie di Rousseau a h si" l'uomo nasce buono è la società che lo rovina" Intendevi questa? Comunque, non dovrei dirlo visto che l'ho pubblicato io, però questo post mi ha fatta tanto riflettere, come dicevo più sopra a Domenico, mi ha richiamato alla mente un corso universitario di etnologia che avevo seguito, continuo a ripensarlo. Il prof. era vissuto con gli Igbo per diversi anni e quindi ne aveva una conoscenza approfondita. Il suo corso, lui era un sacerdote (io ho frequentato l'Università Cattolica a Milano) era incentrato sulla spiritualità e ancora adesso mi colpisce il rispetto con cui si avvicinava alla loro religione che era, ovviamente, animista Voglio tornare a prendere in mano quei libri, forse usiamo un po' troppo alla leggera certi termini come ad esempio " primitivo"

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    1. Si, intendevo proprio quel principio!
      Interessante questo prof.. Poi ci dirai di
      Piu?

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    2. Ciao Vaty, sì intendo parlarne più a lungo. Devo riprendere in mano i libri e gli appunti ( li ho già tirati fuori) e soprattutto prima di riprendere in mano questi libri vorrei finire di leggere Le confessioni di un italiano che mi tiene ormai inchiodata da 2 o 3 mesi. Libro bellissimo, assolutamente da leggere, ma molto lungo ed impegnativo Comunque sicuramente riprenderò l'argomento. Ciao, mi fa piacere il tuo interesse. Un abbraccio, Antonella

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  11. Splendida narrazione come sempre, e un argomento ricco di spunti su cui riflettere, spesso tendiamo a "occidentalizzare" il mondo credendo che sia il miglior stile di vita, ma ci sono miliardi di sfumature etiche e uman che non possono essere uniformate.
    Ritengo che in tutte le cose ci sia un equilibrio e che non sempre la nostra volontà di migliorare la vita degli altri abbia il fine che ci siamo preposti.
    Un saluto!

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    1. Ciao, hai proprio ragione, spesso pensiamo di essere noi il migliore dei mondi e non ci facciamo paladini di crociate che non hanno ragione di esistere perchè il più delle volte invece di migliorare la vita delle persone la peggioriamo. Non è che forse siamo un o' tanto arroganti? Chi lo dice che il nostro modo di vivere e di pensare o la nostra fede siano quelli giusti? Per noi forse, ma per loro? Ciao, buona domenica, la mia sarà pessima...cambia armadi, un lavoro che detesto! Antonella

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  12. Bella storia che mette in risalto l'annosa questione dell'incontro delle civiltà e dell'evoluzione dei popoli. Io credo che non si debba fermare il progresso. Rende la vita dell'uomo migliore, è l'unica via contro la fame, le siccità disastrose, le malattie. In Africa ci sono le peggiori malattie esistenti, terra primordiale e aggressiva come i suoi virus e batteri. E va combattuta la propensione a continuare a vivere senza impegnarsi ad imparare il nuovo, tecnologia e organizzazione comprese. Le popolazioni in questo modo non si riscatteranno mai dal colonialismo e dallo sfruttamento. La spiritualità rimane anche se la vita cambia, deve solo evolversi, come il resto del mondo o saranno sempre possibili schiavi.Ho osservato molto ogni volta che sono stata là, in tanti diversi paesi e ho visto che le situazioni migliori sono dove il popolo è veramente intelligente e la sua storia ha avuto sempre una lenta ma continua evoluzione. Difficile purtroppo per tanti altri che non riescono a capire. Tutto è molto più complesso di quanto sembri visto da lontano.

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  13. Ciao Grazia, che bello il tuo commento, spero che lo leggano anche gli altri che hanno commentato precedentemente. Io metto sempre in primo piano le tradizioni e la spiritualità che secondo me vanno salvaguardate ma certo tutte le cose che tu dici sono estremamente importanti e non dobbiamo dimenticarle, sostengo solo che andrebbe rispettata di più la loro interiorità. Ciao, grazie ancora di questo commento, a presto Antonella.

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  14. Sì, cara Antonella, avevo capito cosa era importante per te ed è giusto. Il rispetto è assolutamente irrinunciabile, anzi per me è sacro. E le tradizioni sono l'espressione delle radici. Tutto da salvare.

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  15. senza molte parole ....leggo e rifletto .....ma soprattutto prendo nota del libro .....faccio un pò fatica a leggere in questo periodo .....ma mi intriga parecchio da ciò che hai scritto ....grazie....

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  16. Ciao, scusa non avevo visto questo commento. Anch'io prendo sempre nota dei libri che mi colpiscono, prima o poi arriva il momento giusto per leggerli
    Grazie a te.
    Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")