martedì 14 giugno 2016

Shirley di Charlotte Bronte: fuilleton protofemminista che fece impazzire Van Gogh





Si può immaginare un romanzo più deliziosamente femminista di questo Shirley della straordinaria Charlotte Bronte? Si comincia dal titolo che al tempo della pubblicazione, il 1849, era un nome rigorosamente maschile ( seppure declinabile anche al femminile ), divenuto, dopo l'uscita del libro, di esclusiva pertinenza femminile e addirittura simbolo di femminilità così forte da non farci, oggi, immaginare di poterlo attribuire ad un uomo.








La maggiore delle talentuose sorelle inglesi, pur sopravvivendo alle più giovani Emily ed Anne, si spense a 39 anni nel 1855 senza aver potuto cogliere la misura della rivoluzione onomastica che aveva introdotto nella lingua inglese, ma con la fiera coscienza di aver dedicato la propria opera letteraria ( Oltre a questo romanzo il famoso Jane Eyre e l'ultimo, Villette ) a una garbata quanto efficace rivendicazione della dignità e del diritto all'autonomia delle donne.








Eppure quella prima metà dell'ottocento che vide le sorelle Bronte porre le basi per conquistarsi un posto di rilievo nella storia letteraria inglese, le aveva costrette a scegliersi  ciascuna uno pseudonimo maschile da usare per pubblicare. Per Charlotte fu Currel Bell, e con questo nome la chiama ( evidentemente ignorandone la vera identità ) Vincent Van Gogh in una lettera ( del 1881 ) nella quale raccomanda calorosamente al fratello Theo di leggere Shirley.








Il pittore dichiara di esserne rimasto talmente affascinato da averlo letto in tre giorni, e non c'è motivo di dubitarne nonostante le quasi 700 pagine dell'attuale edizione Perchè quando ve lo troverete tra le mani sarete colti da quella sindrome ben nota a chi si immerga nella lettura di un bellissimo romanzo monstre: desiderio di arrivare alla fine unito al timore di arrivarci perchè significa staccarsi dalla magnifica costruzione narrativa capace di catturare il lettore in atmosfere, luoghi, situazioni, storie che si vorrebbe non finissero mai.









Si diceva romanzo deliziosamente femminista. Shirley, più di Jane Eyre e di Villette, è la rappresentazione di un universo femminile dalle mille sfaccettature ( ci sono le immancabili, e realistiche per il tempo, zitelle acide o devotamente dedite alla beneficenza, mogli deluse o stizzosamente isteriche ma rigorosamente sottomesse al marito, vedove rassegnate e grigie )(
sulle quali dominano le due protagoniste Charlette, orfana allevata dallo zio, burbero e misogino ecclesiastico, è la classica fanciulla vittoriana che ama in silenzio e in silenzio aspetta gli eventi soffrendo al punto da cadere ammalata fino a rischiare la morte, ma un sapiente colpo di scena la sottrarrà agli effetti di quella che oggi chiameremmo anoressia nervosa. L'oggetto del suo amore è un giovane gentiluomo di pochi mezzi e scarsa fortuna, proprietario di una filanda che le guerre napoleoniche e il conseguente blocco del commercio estero sembrano destinare alla sicura rovina finanziaria. Robert Moore è un sostenitore della rivoluzione industriale, ma poichè ciò significa sostituire gli uomini con le macchine in un periodo di scarso lavoro, è fatto oggetto del rancore degli operai che più volte assaltano la sua fabbrica fino ad attentare alla sua vita.








Shirley compare tardi nel romanzo, quando il lettore si sta già chiedendo a che cosa si riferisca il titolo. Anche lei orfana è però una ricca ereditiera da poco giunta alla maggiore età e dunque padrona di se stessa. Disporre della propria vita, sottrarsi agli obblighi famigliari che la vorrebbero ammogliata decorosamente con un uomo di pari o maggiore ricchezza, è quanto la protagonista del romanzo rivendica con forza, al punto da essere colta da un inspiegabile desiderio di allontanare la data delle nozze, quando, solo alla fine del romanzo, avrà trovato l'amore di un uomo, che ella vuole poter stimare ma che non la voglia sottomessa.








Basterebbe questo a comprendere il perchè del titolo, nonostante la storia si divida tra Shirley e Charlotte, se non ci fossero le tante bellissime e modernissime pagine nelle quali la Bronte stila un vero e proprio manifesto femminista, ma assai garbato e deliziosamente inglese.





( Immagini dal web )

4 commenti:

  1. Leggerò il libro, grazie Antonella.

    Buon onomastico!

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  2. Questo libro mi sembra di averlo letto mooolti anni fa e non lo ricordo più. Ora che me lo hai fatto tornare in mente, magari lo rileggerò. Un saluto

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    1. Se non te lo ricordi rileggilo, io l'ho trovato straordinario.
      Buona giornata, a presto.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")