mercoledì 6 maggio 2015

Fatterellando, La coscienza di Zeno di Italo Svevo






La narrativa di Italo Svevo si lega a quella linea che si costituisce col crollo dell'impero austro-ungarico, e che va sotto il nome di cultura mitteleuropea, nella quale si hanno influssi italiani, slavi e tedeschi (Kafka, Musil). La narrativa italiana quindi si adegua anche a quella europea, che è fondamentalmente basata sullo studio psicologico dei personaggi.

Fra le opere di Svevo, in particolare, si può prendere in considerazione il suo romanzo più significativo "La coscienza di Zeno", nel quale è espresso il presentimento di un mondo che sta crollando, di una catastrofe incombente che è estrinsecamente identificabile con il crollo dell'impero austro-ungarico ma che, in realtà, è la crisi dell'uomo europeo.









L'oggetto del romanzo è la coscienza, per questo il racconto non presenta gli eventi nella loro successione cronologica, ma in un tempo del tutto soggettivo in cui il passato riaffiora continuamente e s'intreccia al presente: la narrazione segue i complessi e contraddittori moti della coscienza stessa. Il romanzo si può considerare come una serie interminabile di riflessioni e di divagazioni non dominate intellettualmente dal protagonista, come un "flusso di pensieri", di sensazioni che attraversano la sua mente.

La storia , che tratta di un uomo che è in cura da uno psicoanalista ,  si divide in tre parti contrassegnate da tre giorni distinti negli anni di guerra 1915 - 1916
: la prefazione, firmata dallo stesso psicoanalista, che spiega come il medico abbia voluto pubblicare le memorie del suo paziente per vendetta, in quanto egli si è sottratto alla cura; la parte centrale, nella quale Zeno racconta alcuni episodi della sua vita e spiega la sua malattia; il diario, tenuto da Zeno dopo l'interruzione della terapia, che esplicita i motivi per cui il protagonista l'ha interrotta.








Il romanzo è scritto in prima persona e Zeno Cosini, il protagonista, è contemporaneamente attore e narratore della storia che lo riguarda. Egli si presenta come un uomo debole, insicuro, malato e, soprattutto, incapace di vivere, di scegliere. Anche se il caso alla fine lo getta nella fortuna, Zeno può essere considerato il tipico esempio di uomo "inetto", cioè di colui che non possiede alcuna certezza, è instabile nei suoi propositi e non riesce a prendere delle decisioni.

 Nel preambolo Zeno spiega la sua difficoltà nel “vedere” la propria infanzia e ogni volta che prova ad abbandonarsi alla memoria, cade in un sonno profondo. La narrazione non offre la cronologica, lineare successione degli avvenimenti, ma segue il filo della memoria.


 Oltre l’inettitudine, vizio che caratterizza il personaggio, l’altro problema su cui ha effettivamente inizio il romanzo è appunto il vizio del fumo. Egli  rievoca le prime esperienze con i sigari lasciati per casa dal padre e i vari tentativi messi in atto (falliti) per liberarsene, non facendo altro che confermare quanto in realtà sia accanito per la sua “ultima sigaretta”, dimostrandosi a tratti addirittura nevrotico.  Attraverso i ricordi, si giunge poi ad un delicato tema: il rapporto conflittuale col padre, basato su incomprensioni e silenzi.


 Altri temi motivo di analisi sono: il suo matrimonio con Augusta Malfenti (in realtà inizialmente innamorato della sorella Ada, che sposerà invece il suo nemico Guido Speier); il conflittuale rapporto con la sfera femminile, la sua sindrome Edipica e la ricerca per l’amante, come Carla Gerco (giovane pianista realmente innamorata di Zeno che non vuole mettere però a repentaglio la sua storia coniugale); e infine il rapporto con Guido Speier con cui collabora per mettere in piedi un’azienda, ma in realtà è solo un’occasione per dimostrare la sua superiorità nei confronti del rivale d’amore che ha sposato Ada.


Fin dall'inizio del romanzo ci troviamo di fronte a qualcosa che è un po' fuori dal comune, in quanto il medico nell'introduzione asserisce:  "se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento, dalle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate",   mettendo in forse la credibilità delle affermazioni del paziente, preparando il comportamento ambiguo e depistante del "malato". Il lettore quindi sa subito di trovarsi di fronte un resoconto non obiettivo, ma che deve essere interpretato, che deve essere letto fra le righe.









E' evidente la lezione freudiana, poichè la psicoanalisi offre ai "fraintendimenti" dello scrittore, strumenti molto validi per esplorare a fondo la condizione umana, attraverso il rigoroso esame della malattia, con i suoi lapsus, autoinganni e rimozioni. Il rapporto Svevo-Freud risulta però essere un rapporto limitato perchè Svevo non accorda valore terapeutico alla psicoanalisi, ma la considera solo un ottimo strumento conoscitivo. La psicanalisi non è la soluzione del problema dell'uomo ed anzi è costretta a registrare il suo fallimento.

In effetti nell'ultimo capitolo, intitolato "Psicoanalisi", ambientato nel periodo drammatico della prima guerra mondiale, Zeno nega di essere mai stato ammalato poichè la sua malattia, in realtà non era altro che uno stato che gli ha permesso una visione più lucida della realtà. Zeno generalizza la malattia a tutto il mondo sostenendo che chi si sentiva sano era malato e viceversa: la salute è la condizioni di chi possiede certezze, principi, quindi constatata la vanità di questi, egli conclude che sarebbe stato meglio "guarire dalla salute".  L'uomo è ammalato così in profondità che nessuna medicina lo può guarire e, nel finale apocalittico, Zeno afferma che l'uomo potrà paradossalmente salvarsi dalla propria inguaribilità solo con la scomparsa della specie umana:





                                                        

"Forse attraverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo  fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile... Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto sarà massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e malattie"










<<Tutto ciò giaceva nella mia coscienza a portata di ma-

no. Risorge solo ora perché non sapevo prima che potes-

se avere importanza. Ecco che ho registrata l’origine

della sozza abitudine e (chissà?) forse ne sono già guari-

to. Perciò, per provare, accendo un’ultima sigaretta e

forse la getterò via subito, disgustato>>






La coscienza di Zeno»: la novità di un romanzo

1. Il titolo

Si tratta di un titolo ironico che presenta un problema. Il termine coscienza non indica qualcosa di positivo, ma una differenza, nel senso che coscienza si contrappone ad inconscio. Anche gli altri titoli di Svevo (Una vita, Senilità) non identificano qualcosa o qualcuno (come, per esempio, I promessi sposi o Madame Bovary o I Malavoglia), ma un problema che l’ironia denuncia, per cui una vita corrisponde ad una morte e senilità corrisponde a giovanilità. Ne consegue che la coscienza di Zeno corrisponde a l’insconscio di Zeno. Già il titolo quindi è un segnale.








2. La forma


Il momento proemiale è raddoppiato. Nella Prefazione (I) il narratore è il dottor S («Io sono il dottore di cui si in questa novella si parla...»).; contiene istruzioni per la lettura, cioè prendere le distanze da ciò che si legge, tanto che il lettore reale si sente quasi un intruso. Nel Preambolo (II) il narratore è Zeno («Vedere la mia infanzia?...»): il suo presente è remoto rispetto al tempo della Prefazione: si tratta di una vicenda narrata en arrière; il suo destinatario è diverso da quello della Prefazione. Più che un paziente, è un visionario («Vedo, intravvedo delle immagini bizzarre...»). Nel Preambolo ci sono:
emittente interno: Zeno
destinatario interno: dottor S.
referente: le difficoltà della scrittura
tempo: anteriore alla Prefazione
registro: emotivo
Dalla Prefazione il lettore esperto riconosce subito la particolarità della Coscienza: un romanzo psicanalitico eterodosso in cui manca il transfert e anzi il paziente diffida del medico, sabotando la cura; in cui il dottore si serve della della confessione scritta contrariamente ai canoni (la scrittura è sempre il luogo della menzogna e della reticenza).
Il breve Preambolo dà la parola al protagonista-narratore, fornendone la prima autorappresentazione mentre si accinge a regredire col pensiero nel passato verso l’infanzia. Ma questa infanzia è già osservata “filosoficamente” dal vecchio Zeno come una specie di incunabolo della malattia mortale che è la vita. Schematizzando:


Il libro è composto di cinque episodi: «il fumo» (III); «la morte di mio padre» (IV); «la storia del mio matrimonio» (V); «la moglie e l’amante» (VI); «storia di un’associazione commerciale» (VII). Il cap. VIII (4 pagine di diario) rinvia alla struttura del Preambolo e rappresenta un secondo manoscritto fittizio che Zeno consegna al dottor S. per scopi non più terapeutici.








1. Fumatore accanito accetta di entrare in una casa di cura per disintossicarsi, ma poi riesce ad evadere e riprende a fumare. Il vizio del fumo, spia della sua inettitudine a prendere decisioni utili, diviene in realtà occasione per sanzionare una caratteristica non negativa del suo carattere, capace di convivere con le sue debolezze ed insicurezze ed a concedersi un'illimitata libertà d'azione senza troppi sensi di colpa.








2. La morte del padre in circostanze difficili per Zeno ( uno schiaffo sanzionerà l'addio dal figlio ) rischia di compromettere il suo equilibrio psichico. Infatti la figura del padre era sempre stata ingombrante per Zeno, figura forte e poco protettiva era sempre stato una sorta di antagonista, capace di far risaltare ancor più l'irresolutezza del protagonista. Invece alla fine egli si ritrova più forte e sicuro di sè, ormai  liberato dall'ingerenza della figura paterna.








3a. Ricco e quasi disoccupato decide di sposarsi. Frequenta la famiglia Malfenti dove sono disponibili tre ragazze da marito. È respinto dalla più giovane (Alberta), ferma il suo interesse sulla più bella, Ada, e durante una seduta spiritica serale, mentre tutti sono intenti a far ballare un tavolino, si decide a fare la sua avance ad Ada sfiorandole il piede: ma il buio lo inganna e il piede toccato è quello della strabica Augusta. E così in breve tempo si trova fidanzato con quell’Augusta che poi si rivelerà moglie impareggiabile. Ada si sposerà invece con un attraente violinista, certo Guido Speier, per il quale Zeno nutre la più spiccata antipatia. Il personaggio apparentemente sicuro di sé e uomo di successo, in realtà porterà la ditta commerciale (che guiderà con Zeno) al fallimento. Solo la saggezza di Zeno riuscirà a salvarla dal dissesto.

3b. Una successiva sezione è dedicata alla relazione extraconiugale di Zeno. Complice un amico, malato anche lui, ma un po’ meno immaginario, tale Copler, Zeno si fa protettore e consigliere di Carla, una ragazza povera che studia canto e ha bisogno di un disinteressato mecenate. Questa deliziosa Carla, perfetta fusione di equivocità e di candore, diventa presto la sua amante clandestina, senza che in lui venga meno l’amore per la moglie, ormai necessario complemento della sua vita. Carla è un’Angiolina più scaltra, recita meglio la parte dell’innocenza. Impossibile pensare a un matrimonio, Zeno è il più onesto dei mariti; e nemmeno Carla chiede tanto. La relazione si prolunga tra alti e bassi angosciosi perché il sedotto Zeno dubita di essere un seduttore; finché Carla avendo estorto molto denaro al suo protettore, è in grado di licenziare lui e il maestro di canto e di fidanzarsi con un uomo in grado di sposarla. Zeno torna così con uno sospiro di sollievo alla sua pace coniugale, senza che Augusta abbia mai sospettato nulla.







4. Gli affari attendono ora Zeno; ha accettato di far parte di una società commerciale fondata dal cognato Speier, senza tuttavia impegnarvi il proprio patrimonio, sempre amministrato dal sagace Olivi. Ma presto gli affari dalla ditta commerciale Speier e socio volgeranno al peggio. Non solo di mese in mese aumenteranno le spese e diminuiranno gli utili, ma lo Speier si darà a rischiose operazioni di borsa che lo ridurranno al lastrico. Onesto e pietoso, Zeno decide di alienare parte del suo avere per soccorrere il cognato e spera di poter indurre la cognata Ada, più ricca del marito, a fare altrettanto. Ma Ada sembra resistere. Per convincerla Speier finge il suicidio inghiottendo una dose mortale di sonnifero. Egli ha disposto le cose in modo che un intervento medico sia pronto e sicuro. Disgraziatamente, per una serie di disguidi, favoriti dal maltempo, il medico giunge troppo tardi e trova Speier morto. E cade qui il famoso lapsus di Zeno Cosini: il quale, credendo di seguire il funerale di Speier, segue invece il feretro di un altro defunto. È questo lapsus che svela il segreto rancore di Zeno per il cognato, per l’imbecille e discutibile personaggio che anni prima Ada Malfenti gli ha preferito come sposo.








5. Sempre fortunato nelle sue disavventure Zeno eredita una passività da colmare perché nel frattempo la borsa si mette al rialzo e il suicidio di Speier si mostra come l’ultimo gesto inutile di un fallito, non nel gioco di borsa ma nella vita. Ma qui la narrazione si interrompe perché Zeno ha deciso di abbandonare la cura del medico. E d’altra parte siamo giunti alla guerra e al dopoguerra, Zeno Cosini è diventato e sta diventando Italo Svevo e la memoria non può soccorrere più.









3. Le istituzioni narrative

 Gli eventi sono narrati senza un ordine cronologico, ma secondo un procedimento psicanalitico basato sulle libere associazioni: all’io narrato si contrappone l’io narrante (è la stessa contrapposizione che c’è tra un’autobiofrafia e un libro memorie). Oltre a ciò, lo Zeno narratore subisce un’evoluzione: sono frequenti le riflessioni non solo sul passato, ma anche sul presente e sul futuro: ciò deriva dal fatto che lo scrivere è un atto terapeutico.
Tempo dell’avventura
(io-narrato)
procede per blocchi tematici, non in modo lineare (Zeno e il fumo; Zeno e il padre; Zeno e l’amante; ecc.)
Tempo della scrittura
(io-narrante)
   Zeno vecchio acquisisce la consapevolezza di non aver più bisogno di proseguire la    cura.

Ciò è tipico della disintegrazione del personaggio unitario, caratteristica della nuova narrativa: la dissociazione narrativa corrisponde alla dissociazione psichica.







4. Tempo

Il tempo della scrittura ha un peso notevole.  il Preambolo: al passato che deve essere ricordato e quindi scritto si contrappone il presente della scrittura. In opere di questo tipo (con narratore interno) il tempo della scrittura e quello dell’avventura sono riferiti alla medesima persona: il tempo dell’avventura riferito all’io-narrato tende a congiungersi con il tempo della scrittura riferito all’io narrante.
All’interno di questa interferenza tra tempo della storia e tempo dell'avventura, è possibile individuare due punti di narrazione: il primo nel 1913 quando Zeno scrive i capp. II-VII, il secondo nel 1915-16 (cap. VIII). Il motivo per cui Zeno scrive nel 1913 la prima parte contenente le sue memorie è per compiacere il medico; quando riprende a scrivere dopo un anno e mezzo mostra di non avere più fiducia nella psicanalisi: sappiamo così che la scrittura ha una durata ben precisa e che in quel lasso di tempo Zeno è cambiato.
tempo della scrittura: 1913-1916
tempo dell’avventura: 1857 (nascita di Zeno)-1916.








Nel romanzo novecentesco c’è rottura tra fabula e intreccio, tanto che si arriva ai limiti dell’acronia; non si tratta solo di un dato tecnico, ma anche ideologico: il tempo non è più soltanto un tema, ma il soggetto stesso del romanzo. C’è insomma un processo di interiorizzazione del tempo: dal tempo oggettivo si passa al tempo soggettivo; da un lato viene proposta una percezione soggettiva della durata, mentre dall’altro c’è la dissoluzione dell’ordine lineare degli avvenimenti. Questo è il segno del prevalere della memoria inconscia.








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L'unghiata di Antonella

La riflessione che viene da porci è : davvero la malattia, il disagio, la nevrosi, possono rappresentare un punto di forza, una nuova occasione, un modo di essere intellettualmente diversi dagli altri? In un certo senso la malattia mentale, pur facendoci soffrire, ci fa sentire cose che da “sani” non sentiremmo, ci rende più sensibili, e più profondi?



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Vi invito ora a passare da  Audrey  dove, se vi fa piacere, avrete modo di 
conoscere meglio Italo Svevo




http://www.atelierdufantastique.ifood.it/2015/05/fatterellando-italo-svevo.html

16 commenti:

  1. Ciao Antonella,ti sei preoccupata per un post che in verità e stupendo e non si legge, si beve come un sorso d'acqua per quanto scorre la narrazione in maniera interessante. Brava!!! Credo che sia tra i tuoi migliori fatterelli.
    Un bacione collega

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    1. Grazie Aureliè, sono contenta che ti sia piaciuto! Come sai mi piace tantissimo preparare questi Fatterelli ma mi lascio sempre prendere un po' la mono e forse divento troppo lunga...
      Un grande bacione anche a te " collega "
      Antonella

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  2. al liceo avevo adorato La coscienza di Zeno... mi piace un sacco la scelta dei quadri che hai fatto per questo post!

    poi ho letto Corto viaggio sentimentale e son rimasta molto delusa :(

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    1. A me è piaciuto anche Corto viaggio sentimentale che, tra l'altro, ho letto per la prima volta lo scorso anno.
      Grazie, mi fa piacere che la scelta dei dipinti ti sia piaciuta.
      Buona serata, a presto.
      Antonella

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  3. Cara Antonella, sono già passato dalla cara Audrey, e posso confermare che non è mai troppo tanto per imparere a conoscere cose nuove!!!
    Ciao e buona giornata cara amica.
    Tomaso

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    1. Grazie Tomaso, credo che i nostri blog debbano servire proprio a questo, a scambiarci uno con l'altro le cose che amiamo e conosciamo.
      Buona serata e a presto.
      Antonella

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  4. Bellissimo Antonella.
    Molto interessante questa vostra proposta, che insegna molto sulla psicoanalisi...
    Siete state molto brave, complimenti e soprattutto splendide le immagini di Magritte.
    Baci cara.

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    1. Ciao Pia, diciamo che con la psicoanalisi gioco un po' in casa...mi fa molto piacere che tu lo abbia trovato interessante e che ti sia piaciuta la scelta di Magritte per illustrarlo.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  5. Ho letto il libro, l'ho trovato interessante. Mi piace la tua "unghiata" senza dubbio la malattia mentale rende più sensibili, è stato appurato.
    Bellissime le immagini di Magritte.
    Brava Antonella...come sempre! ♥
    Un abbraccio, ora vado da Audrey
    Dani

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    1. Grazie Daniela, io concordo pienamente con te, sicuramente la malattia mentale, o meglio certe malattie mentali acuiscono la sensibilità e forse ci rendona anche persone migliori.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  6. Antonella, sei sempre di stimolo alle mie letture! Procederò quindi con "La coscienza di Zeno" che non ho mai letto.
    Un abbraccio affettuoso

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    1. Ciao Lella, e tu sei di stimolo per le mio...uno scambio importante. Se leggi La coscienza di Zenopoi mi dirai il tuo parere, per me è uno dei romanzi più importanti e significativi del '900.
      Un abbraccio e buon fine settimana.
      Antonella

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  7. Complimenti per questa bella presentazione, un romanzo molto interessante!
    Abrazos!

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    1. Grazie Leovi, secondo me è un libro bellissimo che " bisogna " leggere...
      Un abbraccio.
      Antonella

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  8. Bel post Antonella Cara ...... "La Coscienza di Zeno" sicuramente oramai è considerato un Classico da leggere.
    Devo dire che il lo aveve letto durante il periodo scolastico (non ricordo più se alle Medie oppure alle Superiori ...) ma non mi era piaciuto molto ...... penso che fosse soprattutto per il fatto che quando ti obbligano come compito a leggere un libro di colpo quel libro diventa indesiderabile ed anche quando lo leggi finisce per non piacerti :-)
    E' tanto che non passavo a trovarti.
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    Ti aspetto ..... anche solo per un giretto
    Buon pomeriggio ed a presto

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  9. Ciao cara, mi fa piacere rivederti qui. E' sempre così, quando a scuola ci fanno leggere questi libri non riusciamo ad amarli poi ad una seconda lettura " da adulti " scopriamo capolavori indimenticabili. Passo subito da te.
    Un abbraccio.
    Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")