mercoledì 3 dicembre 2014

Storie di Natale, Il mio Presepe privato, Alda Merini





Il mio presepe privato
( racconto di Alda Merini )

È Natale e sui Navigli, come in centro a Milano, non si riesce più a entrare nei negozi: i magri o i lauti stipendi 
consentono a tutti una ressa ingenerosa alla ricerca di una felicità che non c'è, 
o che almeno non si compra.
Io quest'anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla 
che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello 
per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava "el pan de Toni"...









Ma oggi Milano si affanna a cambiare faccia, ad abbattere le nostre vecchie dimore per apparire moderna, così i rifacimenti delle case hanno abbattuto anche noi, gli anziani. 
C'è una bella poesia dialettale che dice fai piano, ogni volta che dai un colpo al muro lo dai al mio cuore.
Casa: quanto la ami a Natale! Ricordo quando, sempre bambina, persi la mia, abbattuta anche quella: allora c'erano le bombe,
ci rifugiammo chi nelle risaie e chi nei paesi limitrofi, dove tutti eravamo un po' degli stranieri. 
Nei granai la sera recitavamo il rosario su dei pagliericci di fortuna, poi di giorno si andava nelle cascine in cerca di pane, in breve
si mendicava dai contadini abbienti. Oggi, invece, che abbiamo una casa non abbiamo più quella cortesia e quell'amore dei contadini.









Io dormivo con una vecchia che ogni notte pregava la morte che la venisse a prendere, e avevo paura. 
Ma come bambina ho dovuto accontentarmi.
Adesso che sono un'anziana poetessa continuo ad accontentarmi. Ma ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c'erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo.









Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. La Madonna non appariva sorpresa, neanche San Giuseppe, e noi piccoli eravamo in un regno di favola bello che abbiamo perduto. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l'amore della Madre. Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l'amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.
Sì, si può morire d'amore per un uomo, ma quello che mi fece impazzire, forse, fu quella porta chiusa di mia madre dolcissima, che io credevo eterna, come tutti i figli.










E mi sono resa conto, a un tratto, che non avevo mai ascoltato i suoi lamenti tanto ero giovane. Ma quanto si paga la giovinezza! 
Anch'io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché nella mia casa sarebbero
stati bene, e una madre si fa sempre derubare. A lungo andare morì, senza chiedere mai niente, ma era così felice della nostra 
gioia che forse non morì veramente mai. L'abbiamo derubata, ma soprattutto e sembra un eufemismo avremmo voluto (che Dio mi perdoni) 
portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi.









Sono passati decenni da quei Natali e ancora cerco l'odore dei mandarini o del bollito, che si mangiava solo quel giorno. Erano i nostri doni. 
Oggi invece si tende a saltare il Natale, si va direttamente all'arrivo dei Magi, ai doni, la nascita quasi non esiste più, forse perché 
le nostre donne non sanno essere madri. E i bambini, tra televisione e futili regali, sono i più grandi emarginati del nostro tempo: 
abbiamo rubato loro l'infanzia e la religiosità della vita.







Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte 
quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata 
perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le "nenie" di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose 
poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. 
Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino.





( Immagini dal web )





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28 commenti:

  1. wow... questo racconto mi ha davvero commossa, è vicino a quello che sento in questi giorni, nonostante (per fortuna) non abbia mai vissuto l'esperienza della guerra. Bellissimo racconto e anche le foto allegate sono splendide e tramite loro posso assaporare un un sapore antico mai vissuto.
    Bellissimo post, a presto... Dream Teller

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    1. Grazie...anche a me piace molto questo racconto e può aiutarci a ritrovare il vero spirito del Natale.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  2. Carissima Antonella,
    prima di tutto sono contenta di rileggerti; spero che la salute di Renato vada meglio, auguri di cuore per tutto.
    Ho letto questo scritto con tanata emozione.
    A tutte le frasi mi si accendeva un nuovo ricordo, anche se diverso nelle situazioni, ovviamente, ma identico nelle emozioni.
    Una frase mi è dispiaciuta "perché
    le nostre donne non sanno essere madri.".
    Sono parole di rammarico, non di accusa, quelle della Poetessa, ma tanto tristi. I bambini, poi, interessano alla società in quanto consumatori, una cosa che fa pensare.
    Mi vengono tanti pensieri, ma ti lascio con un abbraccio:)))
    Marilena

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    1. Ciao Marilena, non riesco ancora ad essere presente come prima ma per fortuna avevo già preparato qualche post e poi un po' più di tempo e di tranquillità ci sono. Renato sta recuperando e anche lui ti ringrazia per i tuoi auguri.
      Effettivamente è uno scritto che emoziona tanto, a tratti duro come nel caso della frase che hai citato, a tratti malinconico come, in realtà erano quei Natali, commuovente quando parla degli occhi della mamma...lascia un po' di rimpianto per certi valori che , con il benessere, abbiamo perso per strada.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  3. Ciao Antonella
    tutto bene???
    Mi piacciono tantissimo le fotografie antiche in bianco e nero.... Il tuo post é bellissimo.
    Sta arrivando il natale, e per me é arrivato un po' troppo in fretta....
    Un abbraccio e buona serata.
    thais

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    1. Ciao Thais, sì, va un po' meglio, quanto meno adesso siamo a casa e quindi tutto sembra più semplice.
      Non so a Roma ma qui è un Natale di grande crisi, parecchio sotto tono...o forse sono io che quest'anno sono così...Sono contenta che tu abbia letto volentieri il racconto di Alda Merini.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  4. Cara Antonella, questo è un post grandioso, parla del passato che tutti abbiamo sognato, oggi la modernità e il progresso ha creato tanti e tanti problemi.
    Ciao e buona serata cara amica.
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso...chissà, forse dovremmo imparare a vivere così il Natale, con poche cose materiali e tanta spiritualità nel cuore.
      Un caro saluto, a presto.
      Antonella

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  5. Ciao Antonella, ho letto questo racconto di Alda Merini con trasporto..veramente molto bello ...ogni parola tocca il cuore..grazie, una bella proposta.
    Auguri a tuo marito per una buona ripresa. Un abbraccio e buona serata, Stefania

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    1. Ciao Stefania, anche a me piace molto questo racconto, ogni parola ti entra direttamente nell'anima, ti ringrazio per aver apprezzato questa scelta.
      Anche mio marito ti ringrazia per gli auguri.
      Un abbraccio e a presto.
      Antonella

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  6. Anche a me questo racconto ha coinvolta molto... nel bene e nel male. Racconta tanta storia e tanta verità sul nostro presente... non vorrei scadere nella banalità del "si stava meglio quando si stava peggio", ma il Natale anche solo 60 anni fa era qualcosa di molto, molto più autentico.

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    1. Quanto hai ragione...ormai il Natale ha perso spiritualità, magia, poesia...è solo una corsa al regalo e al divertimento. Non credo che sia una banalità pensare che si stava meglio quando si stava peggio, in quegli anni si sapeva dare un valore alle cose.
      A presto e buona serata.
      Antonella

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  7. Ciao Antonella,
    ma che bello questo post. Tra le immagini magiche e le parole della Merini mi hai regalato un momento di dolce relax ;)
    un dolce abbraccio amica mia

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    1. Ciao Audrey, un racconto un po' malinconico in sintonia con il mio modo di sentire in questi giorni, un grandissimo scritto di una grande donna che riesce sempre a toccare il cuore.
      Ricambio il tuo dolce abbraccio...e spero di tornare ad essere me stessa.
      Antonella

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  8. Grandissima, Alda.
    E col corredo fotografico che hai inserito hai impreziosito questo racconto malinconico, ma gioioso e natalizio.

    Moz-

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    1. Grazie Moz, avevo paura fosse un po' troppo triste invece vedo che lo avete letto volentieri...credo che sia proprio quello lo spirito del Natale.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  9. C'è poco da commentare se non dire che hai condiviso una "poesia" di una dolcezza e profondità incredibili, che non conoscevo e di un artista che mi piace molto.
    Perciò grazie di cuore.
    Debora

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    1. Grazie a te Debora, sono contenta di avertelo fatto conoscere e sono contenta della tua visita.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  10. Ciao Antonella.
    Questo racconto è anche una parte della vita di quest'autrice. Vita vissuta con difficoltà e disagi psicologici, purtroppo. Era troppo geniale.
    Qui scrive qualcosa di molto semplice, c'è un grande messaggio che riguarda il vivere di cose semplici, senza influenze dovute alla moda del momento.
    Momenti di vita vissuta tra l'infanzia ed il significato di essere madre ed anche figli.
    Momenti giusti da ricordare soprattutto a Natale, nell'attesa, da vivere in semplicità.
    Accetto il consiglio, grazie.
    Ti abbraccio, baci.

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    1. Ciao Pia, mi piace la tua frase finale " accetto il consiglio ", forse è quello che dovremmo fare tutti, imparare a vivere una vita più semplice, imparare ad apprezzare le piccole cose di ogni giorno, imparare, in definitiva, ad essere più saggi.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  11. Grazie Antonella di queste immagine antiche che amo!Che bel fascino avevano una volta le città!Bellissime le parole della Merini!Sono contenta che da bambina ho vissuto quel sapore del Natale che oggi non c'è più!E facciamo fatica a trovare!Lo vogliamo portare fuori dal nostro cuore e immetterlo nella nostra realtà!baci,Rosetta

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    1. Ciao Rosetta, sarebbe bellissimo se tutti riuscissimo a tirare fuori dal nostro cuore quel sapore di quei Natali e imparassimo a vivere di nuovo di cose semplici.
      Un bacione.
      Antonella

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  12. Splendido post, malinconico e gioioso allo stesso tempo!
    Un abbraccio da Beatris

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    1. Grazie Beatris, sicuramente un racconto che ci porta ad essere più introspettivi e a riflettere.
      Un abbraccio.
      Antonella

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  13. Ancora una volta le parolle della grande Alda mi hanno commosso con la sua realta e dolcezza
    ciao Antonella buona giornata

    Tiziano.

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    1. Sempre grande Alda Merini, in questo racconto la trovo fantastica, sono felice che anche tu lo abbia letto volentieri.
      Buona giornata anche a te, a presto.
      Antonella

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  14. E sempre bello leggerti Antonella. Complimenti per il post. I miei auguri di pronta guarigione per tuo marito. Grazie di cuore per lagradita visita sei sempre gentilissima.
    Un abbraccio, buon Avvento
    Maurizio

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    1. Grazie Maurizio, ti ringrazio tanto anche per gli auguri a mio marito...è un momento decisamente difficile.
      Un abbraccio.
      Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")